DPCM e Libertà di culto: il disaccordo dei Vescovi nella dichiarazione della CEI

Alle decisioni del Governo italiano circa l’accesso alle chiese e le celebrazioni liturgiche, rese pubbliche nella sera della domenica 26 aprile durante la conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha replicato la Conferenza Episcopale Italiana pochi minuti dopo con un duro Comunicato che qui viene proposto per opportuna e doverosa informazione. Nella mattinata di domenica, il tema era stato trattato anche dal nostro Arcivescovo nella sua omelia pronunciata nella Cattedrale di San Giusto per la III Domenica di Pasqua con le seguenti parole: “È l’Eucaristia il luogo e l’anima della compagnia cristiana: di Gesù con noi e di noi con Lui. Eppure oggi, non so se per qualche omissione di istanze doverose o per imponderabili decisioni lesive della libertà di culto, noi cristiani siamo ormai da troppo tempo privati dell’Eucaristia, e anche, in qualche caso, oggetto di sanzioni che sconcertano e preoccupano. A questo stato di cose bisogna porre rimedio, in modo veloce e responsabile”.

 

 

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali

 CS n. 34/2020

Il disaccordo dei Vescovi

DPCM, la posizione della CEI

 

“Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”. Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio.

Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che – nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia – la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.

Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.

Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.

I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale.

 

Roma, 26 aprile 2020