La Visita Pastorale del Vescovo – Nota Pastorale

LA VISITA PASTORALE DEL VESCOVO
…manteniamo ferma la professione della fede” (Eb 4,14)

NOTA PASTORALE

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Carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose, Fedeli tutti della Chiesa di Trieste, “…manteniamo ferma la professione della fede” (Eb 4,14)!

Senso e valore della Visita pastorale

1.       Sono particolarmente lieto di annunciarvi che mi accingo ad avviare la Visita pastorale della nostra Diocesi che, come sapete, è tradizionalmente considerata uno dei doveri più significativi del ministero episcopale. Dopo la celebrazione del Sinodo diocesano, la Visita pastorale sarà un’ulteriore grazia che il Padre celeste concede alla nostra Chiesa per incrementare la sua testimonianza di fede e di amore nel Figlio suo Gesù Cristo, nostro Salvatore e Redentore e per renderla pronta ad accogliere il dono dello Spirito Santo e obbediente alla sua azione di santificazione delle nostre anime.

Considerata come una grazia divina e sopranaturale, la Visita pastorale si configura anche come una preziosa opportunità di crescita nella comunione ecclesiale, intesa come generosa disposizione interiore alla valorizzazione dei tanti carismi e ministeri presenti nella nostra Chiesa, ad una rinnovata capacità di collaborazione pastorale tra il Vescovo, i presbiteri, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici; a promuovere uno slancio missionario proteso a far giungere a tutti l’Evangelii gaudium – la gioia del Vangelo – come indicatoci dal Santo Padre Francesco; a coltivare senza ritardi e pigrizie quelle attività caritative che sono espressione genuina dell’alta considerazione che noi cristiani riserviamo ai poveri e agli emarginati, visti come i primi e trattati da privilegiati.

2.       La Visita pastorale è sostanzialmente la presenza del Vescovo presso le comunità cristiane e, facendo tesoro delle consolidate esperienze in questo campo, è finalizzata a incrementare la vita cristiana, attraverso l’incoraggiamento per le cose buone e anche la correzione per quelle bisognose di essere rimesse nel binario del bene. A collaborare con il Vescovo, per quanto riguarda l’espletamento dei compiti connessi alla Visita pastorale ci saranno alcuni responsabili degli Uffici di Curia, mentre tutti gli aspetti organizzativi faranno riferimento ad un Segretario generale. Comunque i compiti sopra richiesti, prevalentemente di carattere amministrativo e organizzativo, pur necessari, non avranno la preminenza perché la Visita, con l’impegno corale di tutti, dovrà caratterizzarsi, nel suo svolgimento, per il suo carattere spirituale, ecclesiale e pastorale.

3.       Per cogliere fino in fondo il senso e il significato della Visita pastorale, è bene rifarsi ad un significativo brano del Direttorio per i Vescovi: «La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. È occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli; è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa. La visita gli consente inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e degli strumenti destinati al servizio pastorale, rendendosi conto delle circostanze e difficoltà del lavoro di evangelizzazione, per poter determinare meglio le priorità e i mezzi della pastorale organica. La visita pastorale è pertanto un’azione apostolica che il vescovo deve compiere animato da carità pastorale che lo manifesta concretamente quale principio e fondamento visibile dell’unità nella Chiesa particolare (LG 23). Per le comunità e le istituzioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1Pt 5,4) e guardiano delle nostre anime (cf. 1Pt 2,25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1,68)» (Direttorio per i Vescovi Apostolorum Successores, 2004, n. 221). Su questo illuminante testo, già di per sé molto chiaro e intellegibile, mi permetto solo di far qualche breve sottolineatura che spero risulti utile per la meditazione e per la preghiera.

4.       In primo luogo, il brano proposto presenta il Vescovo e il carattere apostolico del suo ministero nella Chiesa diocesana. Nella Visita pastorale, infatti, il Vescovo non è un ispettore amministrativo o, peggio, un controllore burocratico, ma, più propriamente, un pastore che svolge un’azione apostolica, cioè la visita di un inviato (apostolo) che rende presente Gesù Cristo nella comunità cristiana. Tramite la persona e l’azione del Vescovo quindi, è Gesù stesso, quale “pastore supremo” (1Pt 5,4) e “custode delle nostre anime” (1Pt 2,25), che realizza la sua presenza di salvezza e di misericordia nella Chiesa. Nella Visita pastorale alle comunità cristiane il Vescovo va considerato, in primo luogo come il successore degli Apostoli. In questo modo egli assicura alla Chiesa la nota dell’apostolicità che comporta la responsabilità di custodire e trasmettere la Sacra Scrittura e la Tradizione. Inoltre, egli è inviato per alimentare la virtù sopranaturale della carità affinché la Chiesa sia casa e scuola di comunione. In questa prospettiva, coltiverà con instancabile dedizione lo spirito della carità e della comunione con e tra i presbiteri, con e tra i diaconi, con e tra i religiosi e le religiose, con e tra i componenti del popolo di Dio, affinché la Chiesa sia conosciuta dal mondo come un regno profetico di unità e di pace. In modo particolare, il Vescovo è chiamato ad illuminare con la luce del Vangelo e con la sapienza secolare della Chiesa condensata nella sua dottrina sociale i numerosi problemi della società contemporanea, curando con il balsamo della speranza, come un buon samaritano, le ferite del cuore umano e della società. In vista della Visita pastorale pregate molto perché io possa essere capace e pronto a svolgere i miei compiti. Perché li possa esercitare in fedeltà e in umiltà, obbedendo alla parola apostolica: “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato non per forza, ma volentieri, non per vile interesse ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone a voi affidate ma facendosi modelli del gregge” (1Pt 5,2-3). Vengo a visitarvi, dunque, nel nome del Signore.

5.       Una seconda caratteristica della Visita pastorale delineata nel brano del Direttorio che è stato riportato sopra è il dovere del Vescovo a “mantenere contatti personali” con il clero, i religiosi e le religiose e i fedeli laici dentro quegli ambiti territoriali in cui sono inscritte le nostre comunità parrocchiali. Nel contesto della Visita pastorale, quindi, il contatto personale – più diretto e prolungato di quanto solitamente avviene – assume un’importanza assai significativa. I contatti, evidentemente, vanno resi fecondi e, in un certo senso, nobilitati da un preciso obiettivo, quello “di ravvivare le energie degli operai evangelici e richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa”. Contatti ben finalizzati quindi a confermare, sostenere e stimolare la fede, la testimonianza e l’impegno di evangelizzazione di ogni battezzato e di tutta la comunità cristiana. Evidentemente mettendo in primo piano il valore del contatto personale, non si intende che tutto il resto che attiene alla Visita pastorale venga trascurato e non preso in considerazione. Infatti, il Documento sopra citato, ci ricorda che la Visita riguarda anche le strutture e gli strumenti per verificare se sono idonei e utili al servizio pastorale e, in genere, all’opera di evangelizzazione a cui ci sollecita con insistenza Papa Francesco.

Facendo tesoro delle considerazioni sopra riportate, sono a sollecitarvi ad accogliere il Vescovo riconoscendolo quale inviato di Cristo stesso che lo ha mandato a reggere la Diocesi di Trieste come suo vicario e rappresentante per guidarla con la parola e l’esempio e anche con l’autorità e la sacra potestà che ha ricevuto nel momento della sua ordinazione, per edificarla nella verità e nella carità cristiane.

Sinodo diocesano e Visita pastorale

6.       La Visita pastorale avrà un sostanziale collegamento con il V Sinodo diocesano, il Sinodo della fede. Tale collegamento consentirà prima di tutto di verificare se e come le deliberazioni sinodali sono state recepite dalle nostre comunità parrocchiali e, in secondo luogo, di individuare le modalità e le forme più adeguate per poterle concretamente realizzare. Il collegamento con i temi e le decisioni sinodali sarà particolarmente utile a dare alla nostra Chiesa un profilo più unitario, superando individualismi dottrinali e pastorali che provocano colpevoli e scandalose disarmonie. A fronte dei tanti problemi che si trova a sperimentare l’esperienza credente – da problemi indotti da pervasivi processi culturali tipici del secolarismo e nichilismo odierni, a quelli tutti interni della Chiesa spesso in affanno nel suo rapporto con il mondo e con la modernità – il nostro Sinodo diocesano è stato in grado di indicare un illuminante e convincente tragitto di fede:

  • una fede da vivere intensamente per essere donata, con gioia e in un rinnovato sforzo di evangelizzazione missionaria, trasmettendola soprattutto alle nuove generazioni;
  • una fede alimentata dalla Parola e dai Sacramenti per celebrare quotidianamente, in Cristo e nello Spirito Santo, il Padre nostro che abbiamo nei cieli, il Padre che attende con impazienza la nostra conversione e il nostro ritorno;
  • una fede testimoniata con la santità di vita e con lo sguardo educato dalla speranza cristiana, che si concretizza nei mille atti e iniziative di carità e di solidarietà verso il prossimo, soprattutto verso gli ultimi e i poveri.

7.       In sintonia con il Sinodo diocesano, anche la Visita pastorale porrà al centro il tema della fede. Come riferimento, richiamo e motto si è scelto, infatti, una frase della Lettera agli Ebrei: “…manteniamo ferma la professione della fede” (Eb 4,14). Come possiamo mantenere ferma la professione di fede? Lo possiamo fare, “perché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio”. La nostra umanità, con le sue povertà, i suoi slanci, le sue illusioni, i suoi dolori, i suoi affetti come le sue violenze…, questa nostra umanità ormai è presso Dio nella Persona di Gesù. E lo è perché Gesù è il Figlio di Dio che è entrato in pienezza nella nostra umanità, sia nella sua realtà creaturale, sia nella sua storia: “Gesù è stato messo alla prova in ogni cosa, come noi”, ha provato tutto quello che definisce e caratterizza l’umanità, la condizione umana; e tutto ha assunto senza peccare. Questa nostra umanità, nella sua fragilità e povertà, è amata da Dio, e Dio la fa sua in Gesù. Egli è venuto per liberarla da ciò che la tiene prigioniera. Il Vangelo è la buona notizia di questa liberazione. Per questo Lui è venuto ed ha assunto fino in fondo la nostra condizione umana. Per questo, leggendo il seguito del versetto “…manteniamo ferma la professione della fede” (Eb 4,14) e, in particolare il versetto 16 del capitolo quarto della Lettera agli Ebrei, ci viene insegnato che il trono di Gesù Cristo, posto accanto a quello del Padre, è un trono della grazia. Si tratta cioè di una regalità espressa con l’immensità del dono. A questo trono possiamo accostarci “per ricevere misericordia e trovare grazia”, quando ne abbiamo bisogno. Dovrà essere cosi anche in occasione della prossima Visita pastorale. In tal modo l’infinito amore divino continua ad essere offerto a tutti. La “divinità”, infatti, non è un premio riservato ai più bravi, ma è offerta a tutti, a partire da quelli che fisicamente o spiritualmente sono ciechi, zoppi, lebbrosi, sordi, morti e poveri. A tutti. In questa ottica, già il Sinodo della fede ci aveva aperto gli occhi sul mistero e sul dinamismo della fede cristiana: essa è un dono inestimabile, un dono di grazia divina e di salvezza umana, un dono che libera le anime e le persone appesantite del peccato, dal male e dalla disperazione, aiutandole a guardare con speranza al futuro e ad operare nella società con carità e amore.

8.       La verifica e la ricerca di nuove strade che si cercherà di realizzare nell’ambito della Visita pastorale nella prospettiva delineata dal tema della fede, dovrà concretamente fare riferimento al alcune indicazioni pastorali assai importanti del Sinodo diocesano, secondo la scansione in esso seguita: la fede annunciata, celebrata, testimoniata.

a) Per quanto riguarda la fede annunciata sarà necessario far tesorodell’indicazione di fondo offerta dal Sinodo, riguardante l’urgenza che le nostre comunità acquistino un volto missionario. A questo riguardo sarà assai utile il riferimento ai 24-40 del libro del Sinodo. Inoltre, richiamando le tematiche sulla catechesi ogni comunità si dovrà interrogare su:

  • costituzione del collegio parrocchiale dei catechisti (nn. 44-49);
  • formazione del catechista (nn. 50-55);
  • scelta dei catechisti (nn. 56-57).

b) Per quanto riguarda la fede celebrata sarà molto utile leggere e meditare il documento introduttivo (nn. XXXI-LVII), dove vengono illustrate alcune esigenze connesse al riconoscimento del posto centrale e insostituibile che la liturgia deve avere nella comunità cristiana: “Il Sinodo, quindi, impegna la Chiesa tergestina a considerare la liturgia non come un oggetto da riformare, ma come un soggetto fondamentale per rinnovare la vita ecclesiale e cristiana” (n. XLI). In attesa che trovi compimento la delibera sinodale relativa alla pubblicazione del Direttorio diocesano liturgico-sacrametale, in vista della prossima Visita pastorale sarà necessario soffermarsi su queste tematiche:

  • iniziazione cristiana dei ragazzi (nn. 82-93);
  • iniziazione cristiana degli adulti (nn. 78-81; 94-95);
  • formazione alla preghiera personale e in famiglia (nn. 130-144);
  • formazione liturgica del popolo di Dio e gruppo parrocchiale di animazione liturgica (nn. 145-159).

c) Per quanto riguarda la fede testimoniata, il Sinodo diocesano si è particolarmente soffermato sulla missione specifica dei fedeli laici: “La sollecitazione del Sinodo diocesano a una maggiore valorizzazione dei fedeli laici nasce dalla constatazione che all’interno delle nostre comunità non è ancora stata superata una visione riduttiva del fedele laico, del suo essere e del suo operare (n. LXVI). Un’altra indicazione forte del Sinodo è stata l’invito ad un integrale e approfondito utilizzo del prezioso patrimonio della Dottrina sociale della Essa ha di per sé il valore di uno strumento di evangelizzazione: in quanto tale, annuncia Dio e il mistero di salvezza in Cristo a ogni uomo e, per la medesima ragione, rivela l’uomo a se stesso” (n. LXXII). Facendo tesoro delle illuminanti indicazioni del Sinodo diocesano, per la prossima Visita pastorale sarà doveroso soffermarsi su questi punti:

  • famiglia, sue possibilità e sue difficoltà;
  • preparazione al matrimonio (nn. 162-178);
  • giovani e proposta educativa (nn. 194-211);
  • povertà e attività caritative (nn. 251-260);
  • fedeli laici e formazione all’impegno sociale e politico (nn. 236-250; 261-275).

Visita pastorale in parrocchia: preparazione e svolgimento

9.       La Visita pastorale si rivolgerà in maniera privilegiata alle comunità parrocchiali, seguendo la scelta operata dal Sinodo: “La scelta della parrocchia è stata ribadita nel recente documento dei vescovi “Incontriamo Gesù”. Anche il Santo Padre Francesco ha raccomandato di valorizzare il radicamento in una dimensione comunitaria e territoriale visibile, riconoscibile e aperta. La comunità parrocchiale, nella sinfonia delle sue componenti, rimane pertanto il grembo concreto in cui prendono vita i percorsi di iniziazione cristiana, in cui si è accompagnati nel tempo della mistagogia (…) e in cui si continua a crescere attorno alla mensa eucaristica, maturando nella fraternità e nella prassi cristiana” (n. 73).

La Visita pastorale del Vescovo alla parrocchia intende dare slancio e vigore alle istanze sinodali e, nello stesso tempo, fare in modo di rafforzare l’unità e la comunione di tutta la Chiesa diocesana, in modo che le parrocchie – unitamente ai decanati, alle associazioni, ai movimenti e ai gruppi – riconoscano la loro vocazione a coltivare i beni preziosi dell’unità e della comunione, superando individualismi, particolarismi, separatezze così presenti, purtroppo, anche nella nostra realtà ecclesiale. Con la Visita pastorale alle comunità parrocchiali, il vescovo si propone come principio e fondamento visibile dell’unità della Chiesa particolare. Lo farà, promuovendo e animando la Visita in fraterna collaborazione con il presbiterio diocesano e con tutti quelli che sono chiamati a riconoscere la loro vocazione a vivere in comunione, disponibili a ricevere e a dare, fermi nel rifiuto di ogni tendenza alla chiusura e all’isolamento.

In modo particolare il Vescovo cercherà di raccordare la vita pastorale delle comunità parrocchiali alle scelte pastorali della Chiesa diocesana, seguendo nello specifico i precisi orientamenti del Sinodo.

10.       La Visita pastorale dovrà essere preparata in modo adeguato, in modo cioè che, dopo il Sinodo diocesano, possa diventare un’occasione per riscoprire la vita e la missione della Chiesa di Trieste. Per questo motivo, alla Visita bisogna dare tutta l’attenzione che merita, trattandosi di un evento significativo nella storia spirituale e religiosa della nostra Chiesa.

In vista di una preparazione che preluda ad una feconda e buona riuscita della Visita, mi permetto di offrire qualche indicazione.

a) È opportuno che la parrocchia, in tutte le sue componenti, sia informata per tempo circa i tempi e le modalità di attuazione della Visita. Si provveda, in particolare, a coinvolgere da subito e adeguatamente il Consiglio Pastorale Parrocchiale che, per decisione sinodale, deve essere presente in tutte le parrocchie della Diocesi.

b) Sarà bene che questo lavoro preparatorio non sia rivolto solo a coloro che abitualmente frequentano la comunità parrocchiale, ma si allarghi anche a quei battezzati e non, che continuano ad alimentare nel loro cuore la ricerca della verità e della giustizia, o sono in attesa di un’attenzione di misericordia e di perdono.

c) In attesa della Visita, sarà quanto mai utile predisporre un calendario di incontri di preghiera per invocare dal Signore tutte le grazie necessarie per conseguire il bene dell’anima.

d) Non dovranno mancare anche gli incontri formativi, dove illustrare con puntuali catechesi alcuni temi connessi con la Visita, facendo tesoro dei testi del Sinodo diocesano.

In questa prospettiva, sarà compito della Segreteria generale predisporre una serie di sussidi e di strumenti che rendano più agile il lavoro preparatorio. La Segreteria, inoltre, predisporrà alcune efficaci collaborazioni con i mezzi di comunicazione diocesani e non. Per quanto riguarda il programma della Visita nelle singole parrocchie, questo dovrà essere concordato con largo anticipo con il Vescovo e con il Segretario generale, secondo le modalità che verranno precisate con un apposito sussidio.

11.       Una parola va spesa per illustrare le modalità circa lo svolgimento della Visita pastorale. Si tratta di una parola in un qualche modo obbligata dalle indicazioni del Direttorio per i Vescovi che considerano la Visita pastorale come una forma privilegiata di incontro, di conoscenza reciproca, di dialogo tra il Pastore e i fedeli, come a voler riprendere e ripetere le parole di Gesù: “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10,14). Incontro, conoscenza, dialogo a partire dal comune patrimonio della fede e della carità cristiana in vista di confermare i buoni propositi sul fronte della testimonianza e dell’impegno apostolico. Se collocata in questa ottica, la Visita pastorale, quale incontro del Vescovo con la comunità parrocchiale, sarà l’occasione per confessare che Gesù è l’unico nostro Signore e l’unico Salvatore, che il suo Vangelo è la regola suprema della nostra vita, che la Chiesa con i suoi tesori sacramentali è la madre che ci nutre ed offrendoci la Parola è la maestra che ci istruisce, che la carità verso Dio e verso tutti scalda il nostro cuore, che tutti siamo accumunati dalla speranza in cieli nuovi e in una nuova terra. Su questa base, la prossima Visita pastorale privilegerà l’incontro con le persone, con i sacerdoti in maniera particolare. Tutte le altre incombenze connesse con l’esame dei luoghi di culto, delle strutture pastorali, dei beni culturali, artistici ed economici della parrocchia, che sono patrimonio della nostra Chiesa, saranno delegate dal Vescovo a dei suoi collaboratori (cf. Direttorio, n. 77). L’incontro, la conoscenza reciproca e il dialogo saranno predisposti al meglio nel programma specifico della Visita, che prevederà, oltre gli incontri con gli organismi di comunione e con i vari gruppi, uno spazio adeguato per incontri individuali con il Vescovo. Non sarà possibile incontrare tutti personalmente, ma tutto deve essere fatto con la consapevolezza della presenza misteriosa e gratificante di Gesù che disse: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Apertura della Visita pastorale

12.       L’annuncio della Visita pastorale è avvenuto il 3 di novembre 2016, solenne ricorrenza celebrativa di san Giusto, patrono della nostra Chiesa e della città di Trieste, che abbiamo pregato affinché ci accompagni in questo evento di grazia, unitamente a tutti i santi e i beati tergestini. È a questa storia esemplare di santità e di comunione dei e con i santi che la nostra Chiesa deve attingere per vivere con profitto la prossima Visita pastorale e per guardare con fiducia al suo futuro. Nella solenne concelebrazione in Cattedrale, infatti, si sono ritrovati riuniti attorno alla mensa del Signore il Vescovo, i Vicari episcopali, il Capitolo, i Decani, molti parroci e sacerdoti della Diocesi, religiosi e religiose, il Consiglio pastorale diocesano, rappresentanti dei Consigli parrocchiali e del laicato associato nella Consulta delle aggregazioni laicali e quanti hanno voluto prendervi parte spontaneamente: un segno di unità reso ricco dalla memoria devota per san Giusto. Per tutta la notte precedente, dopo la tradizionale veglia dei giovani, è stato esposto in Cattedrale il SS. Sacramento per l’adorazione eucaristica: si è pregato con fervore Gesù che, anche della nostra Chiesa, deve essere l’unico Capo e il vero Pastore.

13.       Carissimi, vogliamo tutti insieme mettere la prossima Visita pastorale sotto la materna protezione della Madonna che, nel progetto di salvezza di Dio, fu protagonista di tante e decisive visite, quella dell’Angelo soprattutto che Le annunciava la sua divina maternità, ma anche quella che Lei stessa effettuò per andare ad incontrare la cugina Elisabetta. Come le sue anche la Visita pastorale che farò alle parrocchie della nostra amata Chiesa, sarà un evento di grazia perché a visitarci sarà il Signore, al quale andremo incontro pieni di gioia e gratitudine.

+ Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo di Trieste