Carissimi fratelli e sorelle,
in questo Venerdì Santo vi propongo un’omelia, piena di eloquenza spirituale, scritta dal Beato Don Francesco Bonifacio e proposta ai suoi fedeli l’11 aprile del 1941. È un testo da meditare e da usare come base per la preghiera personale e familiare. Ringrazio di cuore il “Gruppo amici di don Francesco” dell’Azione Cattolica di Trieste che mi ha recapitato questo coinvolgente e commovente documento spirituale, che ora propongo all’attenzione di tutta la nostra Chiesa Diocesana.
Vi benedico e vi segno con la Croce del Signore Gesù.
✠ Giampaolo Crepaldi
OMELIA DEL BEATO DON FRANCESCO BONIFACIO PER IL VENERDÌ SANTO
O voi tutti che passate per via fermatevi e guardate se vi è dolore simile al mio dolore.
Le parole del profeta Geremia la Chiesa le vuole simbolicamente dette dalla Vergine Addolorata e possiamo immaginarci che quest’oggi siano rivolte a tutte le anime cristiane. O voi tutti che passate per la via della vita, che passate in questa valle di pianto, fermate il vostro pensiero a considerare se vi è dolore simile a quello che patì Gesù nel suo corpo santissimo e la Vergine addolorata nel cuore. Due dolori indicibili sofferti per amore degli uomini e questa sera noi siamo raccolti nella chiesa vestita a lutto per meditare questi due dolori. Ma ben poca cosa sarebbe soltanto il mio ricavarne frutto. Dobbiamo perciò meditarli con la seria volontà di trarne propositi di bene, propositi di abbandonare la via del male e riprendere con coraggio la strada segnataci da Colui che noi oggi ricorderemo vittima dei nostri peccati, Colui che, dopo aver beneficato il popolo per tre anni con ogni sorta di miracoli e prodigi, alla fine dal popolo stesso venne dichiarato reo di morte. Era infatti vicina la festa di Pasqua, che al popolo ebreo ricordava 1’uscita dei loro padri dell’Egitto, e i capi dei sacerdoti, i dottori della legge e gli anziani del popolo tennero consiglio nel palazzo del sommo sacerdote Caifa mettendosi d’accordo sul modo d’impadronirsi di Gesù per farlo morire di una morte, la più spaventosa e così cancellare dalla faccia della terra il nome di Gesù.
Ma per quale delitto vogliono la sua morte? Perché, come dice lo Sacra Scrittura, era contrario alle loro opere cioè Lui innocente, senza ombra alcuna di peccati, era la condanna continua della loro vita peccaminosa. Lo vogliono morto e riescono nei loro intenti perché proprio per questo era Gesù disceso dal cielo in terra: per morire sulla croce e cosi aprirci le porte del Paradiso, chiuse per il peccato di Adamo. E chi ci aiuterà a contemplare con sentimenti di compassione il triplice spettacolo di perfidia, di dolore e di amore che è la Passione di Gesù? Oh, soltanto la Croce. Vieni o Croce benedetta, o unica speranza in questo tempo di dolore, vieni a consolare i nostri cuori, vieni ad insegnarci che soltanto attraverso la via del dolore si può giungere alla gioia, vieni a spezzare 1’indifferenza di tanti cuori cristiani e sia merito tuo 1’aumento di grazia di tanti cuori, il perdono dei peccati a tanti pentiti.
Finita la cena, dove ha lasciato ai suoi discepoli l’Eucarestia, esce con essi dal Cenacolo e va al monte degli Olivi. Entrato nel Getsemani, raccomanda agli apostoli di vegliare e pregare e poi entra nel fitto della boscaglia. Era notte, le tenebre avvolgevano la terra e Gesù s’inginocchia e comincia a meditare quando ad un tratto un pallore di morte si dipinge sul suo volto, comincia a tremare tutto. Gesù si alza, sente bisogno di essere consolato; si avvicina ai suoi Apostoli. Miei cari, dice loro: miei cari se sapeste quanto soffro, se sapeste quello che provo! In verità io soffro tanto quanto sarebbe sufficiente per far morire. La mia anima è triste fino alla morte. Ma quäle vantaggio da tutte queste parole? Nessuno, perché nessuno l’ascolta ma tutti dormono. Eppure Gesù aveva loro detto di vegliare e di pregare. Povero Gesù! Neppure un’ora essi hanno voluto star desti e pregare con lui. Egli allora ritorna a pregare poi si rialza viene una seconda volta dagli Apostoli e li trova ancora addormentati: Ritorna di nuovo alla preghiera, poi di nuovo agli Apostoli che sempre dormono. Finalmente questa volta sentendo che l’angoscia cresce, alza gli occhi al cielo e con voce lacrimevole dice: Padre, questo calice è amaro. Padre, passi da me questo calice. Tuttavia si faccia non la mia ma la tua volontà. Ma come, Gesù che sospirava il momento della passione ora vorrebbe tornare indietro? Ma quale è la causa della sua grande tristezza? Sono dapprima o cristiani, tutti i patimenti che dovrà soffrire. In quel momento passano davanti alla mente di Gesù tutti i dolori che sta per provare. II tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’abbandono degli Apostoli, gli schiaffi, gli sputi, gli insulti di ogni maniera, la croce, la corona di spine, sono là presenti alla sua mente. Quei dolori che Egli soffrirà ad uno ad uno nella sua Passione ora gli sono presenti tutti assieme per farlo soffrire. Oh! ma la causa principale dei patimenti, della tristezza di Gesù non è soltanto questa ma sono specialmente i nostri peccati, e il pensiero dell’inutilità della sua morte per tanti uomini. Finché ha davanti a sé 1’utilità della Redenzione per tanti oh! come sospira la morte, ma d’altra parte quanto soffre quando vede di morire inutilmente per tante anime che nei secoli avrebbero voluto dannarsi. Chi consolerà Gesù? Fratelli miei per consolare Gesù cosa faremo? Tutti abbiamo un’anima, cerchiamo di salvarla; abbiamo tanti fratelli che non pensano alla loro anima cerchiamo di salvarli; preghiamo per essi e così avremo consolato Gesù. Giuda aveva preparato nell’ombra il più nero dei tradimenti contro Gesù e nel tempo stesso che sedeva a tavola con il suo Maestro divino pensava di venderlo ai suoi nemici e proprio ricevuta la S. Comunione l’empio compie il più terribile delitto di cui si è macchiata la coscienza umana: vende il suo benefattore, per 30 denari. Egli si mette a capo di una banda di soldati mandati a prendere Gesù, si presenta a Lui e gli dice: Ave Rabbi: Ti saluto o maestro! II cuore di Gesù è passato dal dolore. Gesù ha fatto tutto per guadagnare il cuore di Giuda; si era abbassato a lavargli i piedi, gli aveva dato per nutrimento il suo corpo stesso nella Santa Comunione e ora si vede tradito.
Ma tenta un ultimo sforzo e con grande dolcezza, gli dice: A che sei venuto amico? Quali sono le tue intenzioni? Amico, figlio dilettissimo, queste parole che avrebbero commosso un cuore di bronzo, non toccarono il cuore di Giuda. Egli bacia Gesù, era il segnale convenuto per far riconoscere Gesù dai soldati. Viene legato e si lascia trascinare a Gerusalemme. Quäle spettacolo! quäle umiliazione per Gesù! Sono passati appena cinque giorni dacché egli era entrato in quella città acclamato dal popolo ed ora il medesimo popolo segue Gesù ma per deriderlo, per disprezzarlo come un malfattore. Figli dilettissimi, non facciamo conto delle lodi del mondo perché tante volte lodi e acclamazioni si cambiano ben presto in disprezzi e umiliazioni. I soldati condussero Gesù da Anna, suocero di Caifa, sommo sacerdote di quell’anno. Intanto Pietro e Giovanni avevano seguito Gesù da lontano, Giovanni essendo conosciuto dal sommo pontefice entrö nell’atrio del suo palazzo assieme con Gesù, Pietro invece rimase fuori la porta. Ma Giovanni uscito fuori parlò con la portinaia e fece entrare anche Pietro. Intanto i servi e le guardie se ne stavano attorno al fuoco a scaldarsi perché faceva freddo ed anche Pietro si sedeva in mezzo a loro, curioso di vedere come la cosa sarebbe andata a finire. II sommo sacerdote interrogò Gesù intorno ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: Io ho parlato in pubblico, e sempre ho insegnato nelle sinagoghe e nel tempio dove tutti i Giudei si radunano; interroga coloro che mi hanno udito. Parole giuste, dette con calma ma che fecero scattare una delle guardie che diede uno schiaffo a Gesù dicendo: Cosi rispondi al sommo sacerdote? Uno schiaffo è un colpo mortale tra gli uomini, è una gravissima ingiuria, ma pure Gesù sopporta tutto con pazienza. Viene condotto da Caifa, si fa una specie di processo s’interrogano i testimoni. Ma in ogni processo ben ordinato vi deve essere chi prende la difesa del reo, vi deve essere l’avvocato. Vi è alcuno che difenda Gesù? Dove siete voi infermi, voi ciechi, voi lebbrosi, voi paralitici che Gesù ha guarito? Venite e narrate quello che Gesù ha fatto per voi. Nessuno ha il coraggio di esporsi per Lui. E i suoi discepoli dove sono? Ecco: uno l’ha tradito, uno per paura sta per rinnegarlo, gli altri sono fuggiti. Oh figli dilettissimi, pesa tanto nel giorno del dolore l’abbandono di un amico! Vedete invece degli infermi, invece dei discepoli quanti sono i nemici di Gesù, quanti i falsi testimoni. Quel giudice domanda a Gesù: Sei tu veramente il Figliuolo di Dio? E Gesù con maestosa tranquillità risponde: Tu l’hai detto. E un giorno vedrete il Figliuolo dell’Uomo venire alla destra del Padre con potere e colla maestà fra le nubi per giudicare il mondo. A queste parole Caifa si straccia le vesti e grida: A che cerchiamo più testimoni? non avete udito? Egli ha bestemmiato! Oh empio sei tu che bestemmi; ma verrà un giorno nel quäle Egli sarà il tuo giudice. E tutti quei furibondi che circondano Caifa si mettono a gridare: È reo di morte! Quando un colpevole viene condannato a morte diviene come sacro e per quanto cattivo è sempre degno di compassione e di rispetto. Solo per Gesù non vi fu compassione: Gesù è abbandonato nelle mani dei soldati che lo insultano, lo coprono di sputi, schiaffi e Gesù non ha parola per lamentarsi. Ma in quella notte Gesù ebbe a soffrire un’offesa ancor più grande: quello che Gesù aveva stabilito come capo degli apostoli, quello che aveva detto di essere pronto piuttosto a morire che abbandonare Gesù, proprio Pietro aspettava nell’atrio del palazzo per vedere l’esito del processo. Una serva gli si avvicina e gli dice: Tu sei uno dei suoi discepoli? e Pietro tremando risponde: T’inganni, io non lo conosco neppure. Io non so quello che dite. Altri gli fanno la medesima domanda ma Pietro per ben tre volte afferma di non conoscere Gesù. Ah! non lo conosci? Ma non è stato Gesù che ti ha ordinato di abbandonare le reti per farti diventare pescatore d’anime? Non è stato Egli a costituirti persino capo degli Apostoli? Tu lo conosci benissimo e lo rinneghi e ciò fa dolorare Gesù. E anche in mezzo a noi quanti rinnegati. Quanti che in un momento di fervore promettono di voler piuttosto morire che offendere Gesù e poi per un vile rispetto umano, per paura di un disprezzo, abbandonano tutto e ritornano al peccato? Ma fratelli miei se abbiamo avuto la disgrazia di imitare Pietro nella colpa imitiamolo anche nel pentimento. Pietro pentito riconosce il suo delitto e piange amaramente. Quando abbiamo peccato ricordiamoci che Gesù ci guarda e sentiremo tutta la sua misericordia.
Allo spuntar della prima luce, Gesù è condotto da Pilato. E questi domanda subito: Quale accusa presentate voi contro quest’uomo? Risposero: Se non fosse un malfattore non te 1’avremmo messo nelle tue mani. Pilato ancora: Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge. I Giudei: Ma a noi non è lecito dar morte a nessuno. E cominciano allora ad accusare Gesù: Quest’uomo seduce la nostra nazione perché proibisce che si paghino le tasse all’Imperatore, e va dicendo di essere egli il Cristo Re. Pilato si trova imbrogliato, riconosce l’innocenza di Gesù e vorrebbe salvarlo ma ha paura del popolo, ha paura di perdere il posto di preside romano e sentendo che Gesù predicava nella Galilea lo manda legato da Erode. Costui avendo udito narrare tante cose di Lui, sperava che avrebbe operato qualche miracolo! Ma Gesù non opera i miracoli per accontentare la curiosità: ai superbi e ai disonesti non parla. Ingannato di quanto s’aspettava, Erode lo tratta da pazzo e fattolo vestire da pazzo lo rimanda a Pilato. Il sole ormai era alto, il popolo girava per le vie di Gerusalemme e Gesù deve attraversare quelle vie con quella veste che pareva dicesse: Ecco il pazzo che viene. Figli diletti, deve essere ben grande il peccato della superbia se Gesù per espiarla ha sofferto tanta umiliazione. Pilato tenta ancora un modo di liberare Gesù. Lo mette a confronto con Barabba, un omicida e il popolo giudeo rinnega Gesù e vuole libero Barabba. Come fa meravigliare la ingratitudine di quel popolo che Gesù aveva tanto amato e beneficato, ci sorprende anche la debolezza di quel giudice che conosciuta l’innocenza di Gesù non ha il coraggio di liberarlo. Gesù interrogato tace; accusato non si difende, in ogni riga del vangelo della Passione è scritto: tace. Che silenzio eloquente! Questo silenzio non soltanto condanna le calunnie e le mormorazioni ma anche il nostro modo di comportarci quando veniamo offesi. Vedete Gesù soffre delle ultime offese e non vuole difendersi. E noi invece non possiamo soffrire, noi sentiamo il bisogno di rispondere all’offesa con 1’offesa. Ma ascoltate ancora. Pilato domanda: Che cosa debbo fare di costui? – Crocifiggilo. Non vogliamo che costui regni sopra di noi! – Ma che male ha fatto? Non è il vostro re? – Non abbiamo altro re che Cesare: crocifiggilo. Il suo sangue ricada sopra di noi e sui nostri figli.
O ingrati, essi sono stati esauditi. Innanzi a quelle parole Pilato si turba, e per una falsa pietà crede di liberare Gesù condannandolo alla flagellazione. Iniquo giudice, s’Egli è colpevole condannalo ma se è innocente perché lo punisci? Tu vuoi essere innocente del sangue di quel giusto e ti lavi le mani ma non puoi però lavare la tua coscienza e il tuo nome sarà disprezzato nei secoli. Gesù è consegnato ai carnefici, e legato ad una colonna, gli sono strappate le vesti, una tempesta di colpi si scarica sul suo corpo. Comincia a scorrere il suo sangue e di sangue sono bagnate le mani dei carnefici, di sangue sono bagnati i flagelli. Ma i carnefici non si commuovono: non li commuove né 1’innocenza né la pazienza, né i dolori della vittima. Non sanno più dove percuotere e percuotono ancora quel corpo che è ridotto in una piaga e quando sono stanchi di percuotere succedono altri. E poi gli mettono sul capo una corona di spine: sul capo di Colui che è il padrone della terra mettono un fascio di spine; ad un re occorre uno scettro e gli mettono nelle mani una debole canna; ad un re occorre un trono e il suo trono è la colonna alla quale è legato; ad un re occorre un manto e gli mettono sulle spalle una lacera porpora. Un re è circondato dalla corte e i soldati s’inginocchiano ironicamente davanti a Lui salutandolo: Salve re dei Giudei. Ti salutiamo o Re dei Giudei. La crudeltà non poteva andar più oltre. Gesù viene presentato dal balcone al popolo in quello stato. Ecce homo, dice Pilato e così crede di intenerire il cuore di quei crudeli. Pilato dice: Ecco 1’uomo, ma Gesù pare che dica: Io non ho 1’aspetto di un uomo ma sono come un verme percosso, pare che dica. Vedete in quale stato è ridotto il Figlio di Dio per vostro amore. Anch’io dico a voi: ecco quanto hanno costato a Gesù le nostre anime. I dolori che comincia Gesù nel Pretorio di Pilato terminano sul Calvario. Appena Pilato ha detto al popolo: Ecce homo, questo popolo invece grida crocifiggilo. Pilato cedendo, lo condanna a morte
Subito viene portata la croce. Appena la vede Gesù la abbraccia, se la carica sulle spalle e volgendo uno sguardo alla città amata, sale il Calvario. Ma le ginocchia non lo possono sostenere, si piegano sotto il peso della croce e Gesù cade tre volte. Alcune pie donne vedendolo in tale stato piangono ma Gesù dice loro: Non piangete sopra di me ma sopra di voi e sui vostri figli. Gesù giunto al calvario è spogliato delle sue vesti che il suo sangue aveva attaccato alle sue carni, le piaghe si riaprono, si rinnova il dolore. Gesù è gettato al suolo e, disteso sulla croce, chi gli martella una mano, chi 1’altra, e chi i piedi e si sente una tempesta di colpi che fanno gemere 1’eco del Calvario. Il sangue di Gesù bagna i chiodi, la croce, il martello e le mani dei crocifissori. Giustizia di Dio, come sono terribili i tuoi colpi. Dunque non son stati sufficienti, 1’agonia del Getsemani, la flagellazione, gli insulti dei soldati e del popolo, bisognava ancora l’agonia del Calvario. Intanto si innalza la croce, si apre la fossa, e vi si lascia cadere d’un colpo. Anche le ferite si allargano, si rinnovano, il sacrificio sta per finire. È allora che il sole comincia a oscurarsi, che misteriose tenebre si distendono sulla faccia della terra quasi per non lasciar vedere il tormento di quel misero corpo. Mentre Gesù agonizza io vedo i soldati che gettano sputi sulla sua veste, vedo i suoi nemici che gli gettano la sfida: Se sei Figlio di Dio discendi ora dalla croce. E Gesù a tanti oltraggi tace. Anzi ancor di più domanda perdono al Padre suo per tutti e dice: Padre perdona loro perché non sanno quel che fanno. E come fosse poco questa preghiera si volge al ladro moribondo alla sua destra e gli dice: Oggi sarai con me in paradiso. Gesù aveva dato tutto loro: la sua parola, le sue lacrime, il suo sangue; gli rimaneva ancora una Madre e sapete che si volge a Lei e dice: Donna ecco tuo figlio e a Giovanni: Ecco tua madre. Ed ora tutto è consumato. Consumata la giustizia e la misericordia, consumato il sacrificio e la nostra salute eterna, Gesù china il capo, e i suoi occhi si spengono, le sue labbra si chiudono e Gesù dopo aver passato trent’anni lavorando, e tre anni predicando, dopo esser stato perseguitato dai nemici e abbandonato dagli amici e dal Padre stesso, muore. È morto. È morto perché ci amava, è morto per 1’anima nostra, è morto perché noi non abbiamo a morire per sempre. Oh Gesù riempiamo il cuore di questo spettacolo di amore e di dolore. Miriamo questo volto livido, queste mani squarciate, questi piedi che son divenuti due sorgenti di sangue, questo cuore lacerato dai dolori devono essere il nostro cuore e il nostro tempio. Figlioli, vi fu mai un giorno più opportuno per convertirci e tornare a Dio, che è questo che ci ricorda la morte di Gesù Cristo? Prima di morire Gesù ha domandato perdono per noi, .ma possibile che questi occhi si spengano senza scuotere il nostro cuore? Ma figli dilettissimi saremmo più insensibili del ladro che piangeva alla Sua destra? Gesù ha dato per noi il suo sangue e noi non daremo per Lui neppure una lacrima? Ma non sono le lacrime che vuole Gesù? Risoluzioni e fermi propositi. Sì, o Gesù, che diceste che quando sarai alzato sulla croce avresti tratti tutti a te, ascolta questa preghiera: Se vi fosse tra questi miei figli ancora uno che non ti amasse e che fosse sordo alla tua preghiera, se vi fosse ancora chi non volesse il perdono e ti odiasse, se vi fosse alcuno tenuto ancora schiavo nel vizio, Gesù compi le tue parole, opera per lui un miracolo di misericordia e di amore e che nessuno resti indifferente alle tue tenerezze, sicché dopo aver ascoltato il racconto di tutto ciò che hai sofferto per noi, egli si chiami felice di portar la tua croce. Sì o Gesù perdonaci e pegno del tuo perdono sia la benedizione che io imploro su tutti. Benedictio Dei Omnipotentis, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, Amen
Villa Gardossi 11.IV.1941