DIOCESI DI TRIESTE
+ Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo – Vescovo di Trieste
IL BATTESIMO, FONTE DI VITA
MESSAGGIO PER L’AVVENTO
Carissimi presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, fedeli laici della Chiesa di Trieste: “grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1Cor 1,3).
Premessa
1. Per prepararci a una degna celebrazione del Natale, la Chiesa ci offre il tempo dell’Avvento. Questo tempo, particolarmente prezioso per la nostra coltivazione spirituale, è formato da quattro domeniche e può essere diviso in due periodi: nel primo – dalla prima domenica fino al 16 di dicembre – la liturgia sottolineata l’attesa della gloriosa venuta di Cristo alla fine dei tempi; nel secondo – dal 17 al 24 dicembre – la preparazione alle celebrazioni per la Nascita del Figlio di Dio fatto uomo, di colui che “fu annunziato da tutti i profeti, la Vergine Madre attese e portò in grembo con ineffabile amore; Giovanni proclamò la sua venuta e lo indicò presente nel mondo”, come dice uno dei prefazi propri di questo tempo. In questa ottica, il tempo dell’Avvento è una chiamata alla conversione e serve ad aprire le nostre persone all’azione del Signore che viene ogni giorno attraverso l’Eucaristia, i sacramenti, la comunità cristiana…. Viene nel cuore di ognuno di noi attraverso la preghiera personale e la lettura della Bibbia. Viene attraverso i fratelli, negli avvenimenti della nostra vita, in quello che facciamo e viviamo, nei poveri dove si riflette il suo volto… Attraverso la liturgia del tempo dell’Avvento, il Signore ci invita a fare nostri alcuni essenziali atteggiamenti: l’attesa vigile e gioiosa, la speranza, la conversione, la gioia e la pazienza che ci aiutano ad amare Dio e i fratelli come Gesù, per poter, un giorno, vivere per sempre con lui.
2. Il tempo dell’Avvento è particolarmente propizio per una riscoperta del sacramento del Battesimo. Il Signore ha istituito i sacramenti per donarci la vita divina e ammetterci nella sua famiglia: il primo e la porta di tutti è il Battesimo. Senza il Battesimo, non si può ricevere nessun altro sacramento. In questa prospettiva, con il seguente Messaggio per l’Avvento, ho scelto di offrire qualche spunto di meditazione sul sacramento del Battesimo. La parola battezzare deriva dal greco e significa immergere. L’immersione nell’acqua a cui si fa riferimento richiama in modo simbolico il seppellimento del catecumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge con lui, quale nuova creatura (cf. Rm 6,3-4; Col 2,12). Gesù Cristo, facendosi battezzare da Giovanni Battista nel Giordano con un battesimo destinato ai peccatori, si è caricato dei peccati di tutti gli uomini; santificando l’acqua del Giordano, ha santificato l’acqua del nostro Battesimo; con la sua Pasqua di morte e risurrezione, ha aperto a tutti gli uomini le fonti del Battesimo. Per questo egli aveva parlato della sua Passione come di un battesimo (cf. Mc 10,38).
Il dinamismo della celebrazione battesimale
3. La stragrande maggioranza di tutti noi è stata battezzata quando era nato da poco e, quindi, incapace di cogliere il senso e il valore della celebrazione. A farsi garanti di fronte alla Chiesa furono i nostri genitori. Quel fondamentale evento di grazia tuttavia non può restare relegato ad un passato remotissimo e sostanzialmente dimenticato. Piuttosto è bene riprenderlo in mano con un po’ di buona volontà e una catechesi accurata, per scoprirne le straordinarie ricchezze. A questo scopo, è opportuno iniziare mettendo in risalto alcuni aspetti del dinamismo della celebrazione battesimale. Essa si snoda in quattro momenti essenziali.
– Il primo momento è quello dell’accoglienza alla porta della chiesa: lì il celebrante rivolge un saluto ai genitori e ai parenti e a quanti partecipano al rito. In questa cornice di festosa accoglienza i nostri genitori hanno pronunciato il nostro nome, riconoscendoci come persone uniche, accolte nella comunità come un dono specialissimo.
– Il secondo momento è caratterizzato dalla liturgia della Parola. Questo secondo momento ha lo scopo di chiarire il significato del battesimo, di alimentare la fede dei genitori, dei padrini e dei partecipanti, di chiedere al Signore, tramite la proclamazione delle litanie dei Santi, che il sacramento sia fecondo ed efficace.
– Il terzo momento è incentrato sull’atto battesimale e costituisce il cuore della celebrazione. Dopo il rito della benedizione dell’acqua, con il quale sono richiamati gli interventi di salvezza compiuti da Dio nella storia del suo popolo, si chiede ai genitori e ai padrini, a nome del bambino, di rinunciare a false “signorie” e di esprimere l’adesione al Dio che salva. Finalmente si giunge all’atto battesimale: attraverso una triplice infusione nell’acqua o immersione in essa il bambino è reso partecipe della morte e risurrezione di Cristo ed è rigenerato a vita nuova. Seguono due segni che richiamano la rinascita spirituale del battezzato: la veste bianca per sottolineare che il bambino è stato rivestito della vita divina e immortale e il segno dell’effatà per dire che il bambino, con il tempo, potrà ascoltare e comprendere la Parola di Dio, professarla e lodare il Signore.
– Il quarto momento è dedicato ai riti conclusivi che consistono nella recita del Padre Nostro e nella Benedizione dei genitori. Con la recita del Padre Nostro i neo battezzati, anche se inconsapevoli, sono associati alla preghiera del popolo di Dio e sono in attesa, un giorno, di prendere parte alla mensa eucaristica.
4. Dopo aver descritto nella sua globalità e nel suo intrinseco dinamismo la celebrazione battesimale, è ora opportuno soffermarci in maniera più dettagliata sul significato dei principali riti battesimali, nei quali sono presenti parole, gesti e segni.
– Segno di croce: è il primo rito che il sacerdote, i genitori e i padrini compiono sulla fronte del bambino. Con questo segno si intende mettere in risalto l’appartenenza del bambino al Signore, mentre lo si affida alla protezione di Dio Padre, di Gesù Cristo e dello Spirito Santo.
– Litanie dei Santi: si invocano i Santi, anche quelli dei nomi dei bambini, affinché intercedano presso Dio, sostengano i genitori e la comunità nella loro missione educativa e proteggano il bambino nel cammino che lo attende.
– Orazione di esorcismo: si tratta di una preghiera particolare rivolta al Signore affinché liberi il battezzando dal potere del male e dall’influsso di Satana. L’esorcismo sottolinea la fragilità della creatura umana e impegna, successivamente, a non stancarsi di chiedere al Signore la liberazione dalla tentazione.
– Unzione con l’olio dei Catecumeni: come gli atleti e i lottatori anche il bambino è unto con l’olio benedetto affinché, fortificato dal Signore, nel tempo possa affrontare vittoriosamente il combattimento della vita.
– Benedizione dell’acqua: con questa preghiera, che ripercorre la storia della salvezza, si chiede al Signore, attraverso la potenza dello Spirito Santo, di rendere feconda l’acqua, fonte della nuova vita e, nello stesso tempo, si domanda a Dio di continuare oggi la sua opera di salvezza.
– Rinuncia a Satana e professione di fede: si tratta di due facce della stessa medaglia. Prima di tutto si rinuncia agli inganni di Satana, alle false “signorie” e ai poteri del mondo e a tutto ciò che allontana dal Signore. Segue l’atto di fede che è adesione piena a Dio Padre e Creatore, a Gesù Cristo Signore e Salvatore, allo Spirito Santo, alla Chiesa e a ciò che essa professa. La rinuncia a Satana e la professione di fede sono fatte dai genitori e dai padrini a nome del bambino ed hanno uno straordinario significato simbolico. Si tratta di un gesto di amore: i genitori imprestano cuore e labbra al loro bambino. Un atto che impegna genitori e padrini ad assumersi la responsabilità di far crescere il figlio o figlioccio nella fede e adesione al Signore.
– Atto del Battesimo: è il rito centrale e fondamentale. Il celebrante, versando per tre volte l’acqua sul capo del bambino, dice: “Io ti battezzo nel nome – cioè nella potenza e nella persona – del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Le tre infusioni di acqua rimandano all’antico rito della triplice immersione nel fonte battesimale con il quale si voleva simboleggiare i tre giorni di Gesù nella tomba seguiti poi dalla sua risurrezione.
– Unzione con il Sacro Crisma: il nuovo battezzato è unto dal celebrante con il Crisma, olio misto a profumo. Con questa unzione si sottolinea che il battezzato è un consacrato al Signore ed è stato scelto per essere sacerdote, re e profeta. Il rito troverà sviluppo e ratifica successivamente con il sacramento della Cresima o Confermazione, amministrato dal Vescovo.
– Consegna della veste bianca: l’abitino bianco simboleggia la vita nuova ricevuta in dono con il Battesimo. Il rito rinvia a san Paolo che ci ricorda: “Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,27); “Vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo” (Col 3,9-10).
– Consegna della candela: accesa al cero pasquale, la candela è consegnata ai genitori. Il gesto è richiamato da una frase breve e incisiva: “Ricevete la luce di Cristo”: essa illuminerà il cammino del bambino e la missione dei genitori.
– Rito dell’Effatà: la parola “effatà” in lingua ebraica significa “apriti”. Il rito richiama il gesto di Gesù che aprì gli orecchi e sciolse la lingua al sordomuto (cf. Mc 7,32-35). Con la grazia del Signore anche il nuovo battezzato potrà, con il tempo, ascoltare la Parola di Dio e professarla.
5. Il battesimo è sacramento della Chiesa che, in quanto tale, richiede un coinvolgimento della comunità cristiana. Essa è presente con il sacerdote, i genitori del bambino, i padrini, i parenti, i conoscenti, i catechisti e altri membri della comunità. A questo riguardo sarà comunque importante mettere a punto tutta una serie di iniziative per informare e far partecipare la comunità alla celebrazione dell’evento sacramentale del Battesimo, come evento particolarmente comunitario.
Nella celebrazione del battesimo, insieme alla partecipazione della comunità, un ruolo di particolare rilievo lo hanno i genitori. Essi esercitano un vero ministero espresso attraverso gesti concreti: chiedono pubblicamente il battesimo per il figlio; tracciano sulla sua fronte il segno di croce; fanno la rinuncia a Satana e la professione di fede; portano il bambino al fonte battesimale; tengono in mano il cero acceso; si recano all’altare per ricevere una particolare benedizione; portano all’altare della Madonna il bambino per affidarlo alla protezione di Maria. Attraverso questi gesti semplici e concreti i genitori svolgono un ruolo importante nella celebrazione che evidenzia la loro missione di educatori cristiani: portando il loro bambino al fonte battesimale si impegnano, nel tempo, a condurlo a Cristo, all’Eucaristia, alla comunità ecclesiale.
Accanto ai genitori un ruolo significativo è svolto dai padrini e dalle madrine. Essi, salvo rare eccezioni, non sostituiscono, ma affiancano i genitori. Ciò che compiono nella celebrazione dovrà trovare continuazione nel loro ruolo educativo. I gesti richiesti ai padrini sono significativi: danno il loro assenso ad aiutare i genitori nell’educazione alla fede; dopo i genitori anche i padrini tracciano sulla fronte del bambino il segno di croce; condividono con i genitori la rinuncia a Satana e la professione di fede; accompagnano i genitori che portano il bambino al fonte battesimale; stanno accanto ai genitori che ricevono il cero acceso; seguono i genitori all’altare per la preghiera finale.
Tratti essenziali della realtà sacramentale del Battesimo
6. “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Gal 3,27): con queste parole san Paolo ci insegna che il Battesimo ci ha associati a Cristo, dedicati a lui, fino a trasformarci in lui, assumendo quasi i tratti della sua persona. Rivestirsi di Cristo significa appunto divenire come lui, divenire lui. Sant’Agostino, con impareggiabile acume, spiega: “Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa”. Sant’Agostino ci dice che, con il Battesimo, si compie un cambiamento radicale: è una trasformazione che riporta il cristiano al possesso di Dio che il peccato aveva fatto perdere insieme con l’immagine divina. Seguendo il Catechismo della Chiesa Cattolica, cerchiamo ora di mettere in risalto alcuni tratti essenziali della realtà sacramentale del Battesimo.
7. Il Battesimo è necessario per la salvezza. È Gesù stesso che afferma questo (cf. Gv 3,5), comandando ai suoi discepoli di annunziare il Vangelo e di battezzare tutti i popoli (cf. Mt 28,19-20). Il Catechismo della Chiesa Cattolica chiarisce che la “Chiesa non conosce altro mezzo all’infuori del Battesimo per assicurare l’ingresso nella beatitudine eterna; perciò si guarda dal trascurare la missione ricevuta dal Signore di far rinascere dall’acqua e dallo Spirito tutti coloro che possono essere battezzati. Dio ha legato la salvezza al sacramento del Battesimo, tuttavia egli non è legato ai suoi sacramenti” (n. 1257). A questo punto sorge la domanda: sono condannati alla dannazione coloro che non vengono battezzati? Questa la risposta della Chiesa che troviamo nel documento del Vaticano II Gaudium et spes: “Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” (n. 22). Ogni uomo pertanto che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. È lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1258).
8. Con il Battesimo ci vengono rimessi i peccati, cioè il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna che in coloro che sono stati rigenerati, infatti, non rimane nulla che impedisca loro di entrare nel Regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la separazione da Dio (cf. n. 1263). A questa mirabile verità di fede il Catechismo della Chiesa Cattolica aggiunge una preziosa precisazione: “Rimangono tuttavia nel battezzato alcune conseguenze temporali del peccato, quali le sofferenze, la malattia, la morte, o le fragilità inerenti alla vita come le debolezze del carattere, ecc., e anche un’inclinazione al peccato che la Tradizione chiama la concupiscenza, o, metaforicamente, l’incentivo del peccato” (n. 1264).
9. Con il Battesimo riceviamo la grazia santificante, quella grazia cioè che ci consente di vivere secondo le virtù teologali, rendendoci capaci di credere in Dio, di sperare in lui e di amarlo. Il Battesimo ci rende “una nuova creatura” (2Cor 5,17), figli adottivi di Dio (cf. Gal 4,5-7), partecipi della natura divina (cf. 2Pt 1,4), membri di Cristo (cf. 1Cor 6,15; 12,27) e coeredi con lui (cf. Rm 8,17), templi dello Spirito Santo (cf. 1Cor 6,19) (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1265). Inoltre, siamo abilitati a vivere e agire sotto la mozione dello Spirito Santo per mezzo dei suoi doni e di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1266). Tutta la nostra vita soprannaturale ha la sua radice e la sua fonte nel santo Battesimo.
10. Con il Battesimo siamo resi membra del Corpo di Cristo e incorporati alla Chiesa (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1267). Afferma san Paolo: “Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo” (1Cor 12,13). In quanto battezzati siamo diventati pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo (cf. 1Pt 2,5). Per mezzo del Battesimo siamo partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale, siamo “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui” che li “ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce” (1Pt 2,9). Il Battesimo ci rende partecipi del sacerdozio comune dei fedeli (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1268).
11. Con il Battesimo siamo destinatari di una serie di doveri e di diritti che vanno esercitati con il senso di una profonda responsabilità. In modo particolare, rigenerati dal Battesimo per essere figli di Dio, come battezzati siamo tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa (cf. Lumen gentium, n. 11) e a partecipare all’attività apostolica e missionaria del Popolo di Dio (cf. Lumen gentium, n. 17; Ad gentes, nn. 7; 23). Come membri della Chiesa non apparteniamo più a noi stessi (cf. 1Cor 6,19), ma a Cristo Signore che è morto e risuscitato per noi (cf. 2Cor 5,15). Perciò siamo chiamati a sottometterci agli altri (cf. Ef 5,21; 1Cor 16,15-16), a servirli con amore e mitezza nella comunione della Chiesa (cf. Gv 13,12-15), ad essere obbedienti e sottomessi ai capi della Chiesa (cf. Eb 13,17) e a trattarli con rispetto e carità (cf. 1Ts 5,12-13). A questi doveri vanno aggiunti una serie di diritti che come battezzati ci devono essere garantiti all’interno della Chiesa: ricevere i sacramenti, essere nutriti dalla Parola di Dio e sostenuti dagli altri aiuti spirituali (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1269; Lumen gentium, n. 37; Codice di diritto canonico, can. 208-223).
12. Con il Battesimo siamo stati segnati con un sigillo spirituale indelebile –carattere -, che esprime il nostro essere incorporati a Cristo, conformati a Cristo, appartenenti a Cristo (cf. Rm 8,29). Conferito una volta per sempre, il Battesimo non può essere ripetuto. Inoltre, il sigillo non può essere cancellato dai nostri peccati, sebbene il peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza. Il sigillo battesimale ci consacra, ci abilita e ci impegna a servire Dio mediante una viva partecipazione alla Liturgia della Chiesa e a esercitare il sacerdozio battesimale con la testimonianza di una vita santa e con una operosa carità (cf. Lumen gentium, n. 11). Il sigillo del Signore è il sigillo con cui lo Spirito Santo ci ha segnati per il giorno della redenzione (cf. Ef 4,30). “Il Battesimo, infatti, è il sigillo della vita eterna” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1274).
13. Il Battesimo ha un’essenziale importanza se considerato nella prospettiva ecumenica. A questo riguardo, nel Catechismo della Chiesa Cattolica troviamo scritto queste illuminanti affermazioni: esso “…costituisce il fondamento della comunione tra tutti i cristiani, anche con quanti non sono ancora nella piena comunione con la Chiesa cattolica: “Quelli infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto debitamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica… Giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo, e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore”. “Il battesimo quindi costituisce il vincolo sacramentale dell’unità che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati” (Unitatis redintegratio, n. 3) (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1271).
Battesimo, porta della vita spirituale
14. Janua vitae spiritualis: queste tre parole latine, che si leggono all’ingresso di alcuni antichi battisteri, descrivono il Battesimo come la porta della vita spirituale. Per cogliere in profondità questa antica consapevolezza cristiana dobbiamo approfondire il legame tra Battesimo e vita spirituale. Con il Battesimo la nostra vita spirituale ha ricevuto la sua costitutiva dimensione pasquale: siamo morti con Cristo, siamo stati sepolti con lui e siamo rinati con lui a vita nuova. Con il Battesimo, impartito “nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito santo” (Mt 28,19), la nostra vita spirituale ha ricevuto il suo orientamento trinitario: ad Patrem, per Christum, in Spiritu Sancto. Si tratta della stessa dinamica che regge la preghiera cristiana. Con il Battesimo la nostra vita spirituale è configurata come esperienza di conversione che ci impegna in una lotta quotidiana contro gli idoli e la mondanità. Con il Battesimo, innestati nel corpo di Cristo che è la chiesa (cf. Ef 1,22-23; CoI, 18; 1Cor 12,13) la nostra vita spirituale riceve la sua struttura comunitaria ed ecclesiale. La spiritualità del battezzato è la spiritualità del cristiano.
15. Per coltivare la nostra vita spirituale non ci resta che percorrere la strada della riscoperta della coscienza battesimale, oggi profondamente assopita. Che fare di fronte all’urgente necessità di questa riscoperta? Credo che non ci sia altra strada se non quella di andare all’essenziale della vita spirituale, con il porre al suo centro Gesù Cristo, il Signore, il Figlio di Dio, colui che ci salva e ci ha insegnato a vivere in pienezza la nostra umanità. Purtroppo si deve prendere atto che, in questi anni, nelle nostre parrocchie, sono andati imponendosi sospetti e contrarietà a far spazio a esperienze di vita spirituale, a cammini di preghiera e di conoscenza della fede, a ricerche di approfondimenti spirituali. Soprattutto, la coltivazione della vita spirituale è stata mortificata da un’enfasi spropositata data a tematiche di carattere sociale. In questo quadro risulta difficile riconoscere l’originalità della fede cristiana, perché la vita delle nostre comunità si è ridotta ad essere una delle tante esperienze di servizio della società. A fronte di questa situazione, le nostre comunità parrocchiali devono interrogarsi. Sono uno spazio per conoscere Dio? Sono richiamo costante della vocazione alla santità rivolta a ciascun battezzato? Sono un luogo di iniziazione alla preghiera e al discernimento? Sono capaci e disponibili ad accompagnare il battezzato nella sua crescita fornendogli gli strumenti e le armi per la vita spirituale, cioè per inverare quotidianamente il suo Battesimo?
16. Sulla base della ricchezza insita nel Battesimo come configurazione a Cristo morto, sepolto, risorto, mi permetto ora di darvi qualche suggerimento per tradurre nel vissuto la densità spirituale che il sacramento dischiude.
16.1 In primo luogo bisogna dare il primato alla fede, perché il Battesimo è sacramentum fidei e la fede ha un’identità battesimale. Come battezzati siamo anzitutto dei credenti. A questo riguardo, nel vangelo di Giovanni troviamo un dialogo singolare tra la folla e Gesù. La folla chiede: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù risponde: “Questa è l’opera di Dio: credete in colui che egli ha mandato” (Gv 6,28-29). La risposta di Gesù è folgorante e piena di conseguenze per la nostra vita spirituale, perché ci invita a non dare troppa importanza alle tante opere, ma a dedicarci all’unica e fondamentale opera: la fede. Questo significa che il cuore della nostra vita spirituale è la relazione personale con Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio. Chi è il cristiano? San Pietro ci offre una lapidaria risposta, che costituisce anche un mirabile programma di vita: il cristiano è colui che ama il Signore Gesù, pur senza averlo visto; e senza vederlo crede in lui e aderisce a lui (cf. 1Pt 1,8).
16.2 In secondo luogo, bisogna dare uno spazio centrale alla Parola di Dio. Essa è la fonte stessa della spiritualità cristiana che non può che essere una spiritualità biblica, celebrata nella liturgia e vissuta nel quotidiano. La Bibbia, sacramento che contiene e trasmette la Parola di Dio, ci consente la conoscenza, coinvolgente e dinamica, di “Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio” (Gv 20,31) (cf. Dei Verbum, n. 21). Come cristiani non possiamo sottrarci alla fatica e alla gioia di un rapporto assiduo con la Scrittura, recependo la centralità della Parola di Dio nel nostro itinerario di fede. Si tratta di coltivare la lettura spirituale della Scrittura e di assumere la lectio divina come arte dell’incontro personale con il Signore. La Parola di Dio incontrata e accolta nella lectio divina personale, nella celebrazione eucaristica e nelle liturgie della Parola, nello scambio fraterno nei gruppi biblici diviene così l’anima della spiritualità del battezzato e la realtà che lega vita personale e incontro fraterno, preghiera personale e comunitaria, liturgia e vita.
16.3 In terzo luogo bisogna tenere insieme nella carità la valorizzazione della Parola di Dio e il servizio al fratello. La Parola di Dio è sacramento dell’amore del Padre per noi che deve tradursi nel comando ad amare che ci rivolge (cf. Lv 19,18; Mc 12,30.31). Infatti, l’altro è il “fratello per cui Cristo è morto” (1Cor 8,11) e verso il quale abbiamo “il debito dell’amore” (Rm 13,8). La vita spirituale tende alla santità e il contenuto della santità è la carità (cf. Lumen gentium, n. 42). Amore di Dio e amore dei fratelli sono un atto indissolubilmente unitario. Separare Parola di Dio e carità verso il fratello – come oggi spesso avviene a causa di una prassi pastorale che rischia di esaurirsi in forme di assistenza sociale o di attivismo caritativo – significa ancora una volta tradire quell’arte dell’unificazione a cui ci chiama la vita spirituale cristiana. Rischio che si può svicolare quando il battezzato, mosso dall’obbedienza alla Parola, discerne il volto di Cristo nella Scrittura e nel fratello, tendendo a un’unificazione del proprio essere e vivere nella carità.
16.4 Dedicare tempo ed energie alla preghiera personale, perché la vita cristiana non può reggersi senza di essa. Senza l’incontro a tu per tu con il Signore, non si va da nessuna parte. La vita spirituale esige che una parte del nostro tempo, dunque della nostra vita, sia offerto al Signore, in modo da rendere reale la relazione con lui. La preghiera è questo sacrificio del tempo per il Signore. È un concreto “perdere la vita per il Signore” (cf Mc 8,35) e si sviluppa all’interno di quelle esigenze richieste a ogni battezzato per coltivare la sua vita teologale che è vita di fede, di carità, di speranza. La fede ha bisogno di essere costantemente alimentata con la preghiera per non depauperarsi o scomparire. Il conto che si pagherebbe sarebbe salato: senza la fede la carità si riduce ad assistenzialismo; senza la fede la speranza si riduce ad ideologia. La preghiera allora, e in particolare la preghiera personale, è indispensabile per sostenere la nostra fede.
Conclusione
17. Nel tempo dell’Avvento la Chiesa ci invita a guardare a Maria: Lei è la nuova Eva che non ebbe bisogno di essere battezzata perché fu preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Ogni battezzato deve guardare a Maria che è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più splendido della redenzione di Cristo. Dio volle che ella fosse “l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza”, come ci dice il Prefazio dell’Immacolata. Il Figlio di Dio venne nel mondo attraverso Maria. Donna partecipe delle speranze del suo popolo e di tutto quello che i profeti avevano annunciato e promesso, Ella attese piena di fede l’arrivo del Messia. Dio la chiamò ad essere Madre del Salvatore ed ella rispose con fede, accogliendo nel suo seno il Salvatore del mondo. San Paolo VI parlò dell’Avvento come del tempo liturgico più indicato per ricordare e pregare Maria, invitandoci ad unirci a Lei come esempio da seguire, in attesa della venuta di Cristo.
Trieste, 21 novembre 2019, Madonna della Salute