DIOCESI DI TRIESTE
Pasqua di risurrezione
+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 5 aprile 2015
Carissimi fratelli e sorelle,
1. A Pasqua, come cristiani, diamo espressione pubblica al cuore della nostra fede: il Crocifisso, morto sul Golgota, è veramente, realmente, corporalmente risorto ed è vivo. Come alle donne sconvolte per aver trovato la tomba scoperchiata, l’angelo vestito di bianco dà anche a noi la notizia sbalorditiva: “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui” (Mc 16,6). E’ risorto, cioè ha ripreso a vivere, non ritornando ad essere l’uomo che era prima della sua morte, ma entrando in quella condizione che ci riguarda direttamente e che professiamo nel Credo: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Cristo è risorto! Questo è l’annuncio, antico e sempre nuovo, dello straordinario avvenimento realizzatosi a Gerusalemme venti secoli fa e che la Chiesa continua a far risuonare in tutto il mondo, fino ad oggi. Su questo annuncio si fonda la fede di noi cristiani di oggi, certi della testimonianza di Maria la Madre di Gesù, di Maddalena e delle altre donne che per prime videro il sepolcro vuoto, di Pietro e degli altri Apostoli, dei discepoli di Emmaus e di tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo (cf. Mc 16,9-14).
2. Carissimi fratelli e sorelle, nel tempo pasquale la Chiesa prega ed esulta con queste parole: “In resurrectione tua, Christe, caeli et terra laetentur – Nella tua risurrezione, o Cristo, gioiscano i cieli e la terra” (Liturgia delle Ore.). E noi cristiani siamo lieti e ringraziamo il Signore, perché con la risurrezione del Salvatore crocifisso l’esistenza umana è stata riscattata dalla disperazione e dall’assurdità. Scrisse San Paolo: “Se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1Cor 15,17-19). E noi cristiani siamo lieti e ringraziamo il Signore anche per la possibilità che è offerta ai non credenti: senza la fede pasquale gli uomini si dovrebbero riconoscere votati a vivere in un mondo senza una sostanziale e definitiva speranza. E noi cristiani siamo lieti e ringraziamo il Signore, perché la sua Pasqua è il cuore della missione della Chiesa, quella di portare la notizia della risurrezione di Cristo a tutte le genti. Nessun’altra notizia è più determinante e decisiva di questa. Essa apre orizzonti di salvezza sul nostro presente, sul nostro futuro e sul futuro dell’universo.
3. Carissimi fratelli e sorelle, la Risurrezione di Cristo è come la primavera quando spuntano e si schiudono le gemme sui rami degli alberi, perché da essa promana una straordinaria irradiazione di vita spirituale che dà forza e significato ad ogni speranza umana, ad ogni attesa, desiderio, progetto. E’ in questa illuminante prospettiva che desidero collocare il mio augurio di una buona e santa Pasqua. Sia la Risurrezione di Cristo una primavera di pace per il mondo, segnato da guerre disumane e distruttive; sia soprattutto una primavera per le migliaia di cristiani perseguitati e discriminati che attendono libertà di professare la loro fede e serenità per le loro comunità. Sia la Risurrezione di Cristo una primavera di vita per le nostre famiglie, desiderose come sono di un rinnovato riconoscimento del loro insostituibile ruolo pubblico e per i bambini che sono il bene più prezioso della nostra società. Sia la Risurrezione di Cristo una primavera per i lavoratori, molti dei quali vivono giorni di angoscia per le incerte prospettive di sviluppo del nostro territorio e dei giovani che devono fare i conti quotidianamente con una precarietà sociale e lavorativa che li lascia sgomenti e impauriti. Sia la Risurrezione di Cristo una primavera di futuro per la nostra città che ha bisogno di ritrovare le ragioni alte della sua nobile tradizione civile, culturale e sociale. Sia la Risurrezione di Cristo una primavera dei cuori e delle menti che metta in soffitta vecchie e nuove ideologie – sempre disumane -, per far gustare a tutti la felicità e la gioia di essere uomini e donne, in quella pace e in quella solidarietà che il Signore ci ha conquistato con la sua Pasqua di morte e di risurrezione.