DIOCESI DI TRIESTE
Benedizione sacrestia restaurata
+ Giampaolo Crepaldi
Sant’Antonio Taumaturgo, 20 dicembre 2014
Carissimi fratelli e sorelle,
1. In questa quarta domenica di Avvento la liturgia sottopone alla nostra spirituale considerazione la figura della Vergine Maria. Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci rivela che, attraverso di Lei il Signore si manifesta al mondo. Maria diventa il tempio vivo del Signore. Ella rappresenta, per tutti i cristiani, l’insuperato modello da seguire, per accogliere in se stessi la parola che si fa carne, perché ciascuno divenga, come Lei, “dimora di Dio”. Molto prima della nascita di Gesù – come narra la prima lettura – Davide aveva deciso di costruire un tempio al Signore ma Dio, attraverso il profeta Natan, disse che Lui stesso avrebbe fissato la sua dimora in mezzo al suo popolo e gli avrebbe anche assicurato una lunga discendenza (Cfr. 2Sam 10). Questo antico disegno d’amore di Dio – fissare la sua dimora in mezzo a noi – viene “ora rivelato e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell’eterno Dio […] per mezzo di Gesù Cristo” (Rm 16,26-27). Si realizza attraverso il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.
2. Carissimi fratelli e sorelle, lo straordinario incontro tra Maria e l’angelo é avvenuto nella quotidianità ed é immagine dell’incontro permanente che Dio vuole avere con l’uomo, con ogni uomo. L’annuncio: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te” (Lc 1, 28) indica come in Maria Vergine sia presente la pienezza della grazia, per questo la Figlia di Sion per eccellenza, gioisce: perché Dio la ama! Maria Vergine desidera che ciascun uomo si unisca alla sua gioia, per il dono della venuta del Figlio e per l’annuncio che tale venuta implica: un amore incondizionato, gratuito, personale, capace di cambiare la vita, di trasformarla ne presenta, dilatandone l’orizzonte, e di renderla partecipe dell’Eterno. S. Luigi M. G. de Monfort, un innamorato di Maria, scrisse: «La Vergine Maria è la fortunata persona alla quale fu rivolto questo divino saluto per concludere “l’affare” più importante e più grande del mondo: l’incarnazione del Verbo eterno, la pace fra Dio e gli uomini e la redenzione del genere umano. Grazie al saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio, il peccato fu perdonato, la grazia ci fu data. Insomma il saluto angelico è l’arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia che Dio concesse al mondo» (S. Luigi M. G. de Monfort, Segreto ammirabile del Rosario, nn. 44-45).
3. Carissimi fratelli e sorelle, come abbiamo ascoltato le odierne letture bibliche ci parlano di dimora e di incontro. Questa santa messa vuole essere anche di ringraziamento al Signore perché sono giunti a conclusione i lavori di restauro e ripristino di una dimora e di un luogo di incontro: sto parlando della sacrestia di questa bella chiesa dedicata a sant’Antonio Taumaturgo. Essa, che dopo la messa benediremo e potremo visitare, è ritornata al suo antico splendore. Sotto la guida sapiente e volonterosa del parroco don Fortunato Giursi, di uno stuolo qualificato tra cultori di storia, architetti, imprese, operai si è provveduto, con intelligenza e sensibilità artistica, a ridonare alla nostra città un ambiente sacro che ormai era finito in uno stato irriconoscibile. A questa magnifica opera hanno concorso anche alcune istituzioni finanziarie ma, soprattutto, la generosità di tanti fedeli che con le loro offerte hanno capito di fare un’opera di carità religiosa e culturale. A tutti va il riconoscimento della nostra Chiesa diocesana e il grazie del Vescovo. Con l’animo pieno di gioiosa gratitudine al Signore, vogliamo, cari fratelli e sorelle, affidare anche questa impresa alla materna protezione di Maria, Madre di Dio e Madre nostra.