DIOCESI DI TRIESTE
Santo Natale: Messa del giorno
✠ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2020
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. Abbiamo appena ascoltato il Prologo del Vangelo di Giovanni, una tra le pagine più dense di tutto il Nuovo Testamento, che la Chiesa ci propone in questa solenne circostanza per farci comprendere in profondità il mistero del Natale di nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo che era presso Dio ed era Dio (cf. Gv 1,1). Se davanti ad un Presepio ci concentriamo nella contemplazione del Bambino seguendo le mirabili rivelazioni del Prologo giovanneo, il Natale ci si svela in tutta la sua strabiliante ricchezza spirituale. In primo luogo, quel Bambino, povero e indifeso, scioglie l’enigma dell’origine delle cose. Afferma il Prologo: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv 1,3). In secondo luogo, quel Bambino nato a Betlemme ci offre una direzione chiara e sicura al nostro pellegrinaggio terreno in questa valle di lacrime. Infatti, troviamo scritto nel Prologo che quel Bambino è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Non siamo più dei viandanti che camminano al buio: non solo la nostra origine, ma anche la nostra meta viene chiarita nell’evento del Natale, che è quella di assimilarci al Verbo che si è fatto uomo, ed essere come lui generati da Dio (cf. Gv 1,13), cioè possessori, rimanendo creature umane, della vita divina. Una vita che va oltre i limiti della fragile natura umana ed è capace di sottrarci alla tirannia della morte e di porci al riparo dagli insulti del male.
2. Carissimi fratelli e sorelle, l’odierna solennità è un invito pressante ad accogliere il Signore Gesù con una fede autentica e piena. Afferma il Prologo: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,12-13). Sapere che “…il Verbo si fece carne e venne ad abitare il mezzo a noi” (Gv 1,14), che è nostro familiare e nostro compagno di viaggio: tutto questo deve alimentare l’intima motivazione della gioia natalizia. Si tratta di un dono speciale e prezioso, soprattutto in questi tempi difficili e complicati segnati dalla pandemia da coronavirus, quando siamo afflitti da snervanti solitudini e prede del disagio dell’incomunicabilità. Ma, da quando a Betlemme il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha preso dimora fra noi, nessun deve più sentirsi solo e abbandonato: c’è un Dio che è con noi, un Dio che sa che ci siamo e non ci dimentica, un Dio che ci ha raggiunto con il suo amore. Questa è la bellezza del Natale. Questa l’ineffabile gioia natalizia che si posa come una rugiada rigenerante sui giorni tristi che viviamo, gioia che deve entrare in tutte le case di Trieste e posarsi come una carezza sul capo dei nostri bambini, come un conforto per i nostri malati e anziani, come una consolazione per coloro che hanno perso il lavoro o faticano a trovarlo, come presenza rasserenante nel deserto disperante di chi è povero e nel bisogno, come una certezza per tutti di un’esistenza piena di senso. A tutti auguro un sereno e santo Natale!