Santa Messa per il mondo del lavoro nello stabilimento della Wärtsila

DIOCESI DI TRIESTE

SANTA MESSA PER IL MONDO DEL LAVORO

✠ Giampaolo Crepaldi

Stabilimento Wärtsila, 1 maggio 2020

Carissimi fratelli e sorelle,

1.        In questo giorno che la Chiesa dedica a fare memoria di san Giuseppe Lavoratore, ringrazio il Signore per avermi offerto l’opportunità di celebrare questo primo maggio, dedicato al lavoro e ai lavoratori, all’interno della Wärtsila alla cui Presidenza va la gratitudine di tutti per questa significativa ospitalità, una gratitudine che allargo volentieri anche alla Commissione diocesana per il lavoro che, per questa occasione, ha reso pubblico un illuminante e importante documento che invito a leggere e a meditare. Celebriamo il giorno di San Giuseppe Lavoratore con la consapevolezza che il coronavirus, oltre alle persone, ha messo in crisi anche moltissime aziende del nostro territorio: familiari, piccole, medie e grandi. Alle ferite delle persone ammalate dobbiamo purtroppo sommare le ferite delle nostre imprese. Celebrare la Santa Messa qui in Wärtsila significa per me associare la via crucis di tante nostre imprese alla via crucis del Cristo crocifisso. Celebrare la messa qui in Wärtsila significa anche trovare la forza interiore per vivere questo doloroso Venerdì con lo sguardo fisso su Cristo Risorto, nella rigenerante prospettiva della Domenica di Pasqua. Sta qui la speranza cristiana, capace di trasformare le ferite personali e sociali in feritoie di luce e di vita nuova. A questo ci spinge la speranza. Con responsabilità e realismo, siamo chiamati a inventarci scenari nuovi e inediti con il fattivo e convergente contributo di tutti: imprenditori e operai, sindacato e politica, società civile e Chiesa, semplici cittadini e famiglie.

2.        Carissimi fratelli e sorelle, nel brano del Vangelo che è stato proclamato, Gesù viene descritto con il riferimento al lavoro di suo padre: “Non è costui il figlio del falegname?”. Da questa descrizione possiamo comprendere che il lavoro è ciò che dà un nome alle persone, dà una dignità. Senza lavoro non c’è dignità. Il lavoro è un elemento importante per l’uomo e la donna e le famiglie. Senza lavoro perdiamo anche l’identità delle persone. È giusto che in questo momento si offrano vari sussidi straordinari alle varie categorie sociali colpite dal coronavirus per sopravvivere. Ma non dimentichiamo mai che nessun sussidio potrà mai dare la dignità alle persone che solo il lavoro è in grado di offrire. Opportunamente scrive la Commissione diocesana per il lavoro nel citato documento: “Dobbiamo tornare a un’etica più attenta alla persona, nella società e nel mondo del lavoro. Per questo la rinascita non potrà prescindere da due punti fermi: la tutela dell’imprenditorialità che crea lavoro, e la garanzia di sicurezza negli ambienti di lavoro, senza baratti al ribasso sui diritti e la dignità delle persone e della famiglia che costituisce – come sottolinea San Giovanni Paolo II – uno dei più importanti termini di riferimento secondo i quali deve essere formato l’ordine socio-etico del lavoro umano” (Laborem exercens, n.10). Che San Giuseppe – che parlava poco, ma aveva la singolare perspicacia di fare scelte giuste in situazioni difficilissime – ci aiuti e ci sostenga in questi nostri giorni carichi di dolore, ma anche di inedite possibilità.