DIOCESI DI TRIESTE
GIORNO DEL RICORDO
+ Giampaolo Crepaldi
Foiba di Basovizza, 10 febbraio 2017
1. Distinte autorità, cari amici, fratelli e sorelle, in questo Giorno del Ricordo un profondo sentimento di pietà e commozione per le vittime dei tragici eventi delle foibe e per quanti furono costretti all’esodo giuliano-dalmata ci unisce in questo momento e ci ha spinto in questo luogo emblematico che è la foiba di Basovizza, monumento nazionale, per coltivare una doverosa memoria e per pregare il Signore per quanti hanno visto spezzata la loro vita, travolti da altri uomini guidati dall’odio e da ideologie mortifere e disumane. Il Giorno del Ricordo, anche se istituito tardivamente, è oggi un Giorno che, con legge del nostro Parlamento, segna i termini morali, alti e nobili, della nostra coscienza nazionale, ristabilendo la verità dei fatti, impegnando tutti a dare l’onore della memoria alle vittime e consegnandoci la responsabilità di operare tutti per la giustizia e la pace. Ed è sconfortante e sconcertante che ci sia oggi in giro qualcuno che tenta di coltivare l’ideologia, balzana e balorda, del negazionismo. Stretti attorno all’altare eucaristico del sacrificio di Cristo, noi siamo qui oggi per ricordare, non per negare. Siamo qui a ricordare con la piena e lucida consapevolezza delle responsabilità educative che ci impegnano a dire una parola di verità alle giovani generazioni che devono essere pronte a non lasciarsi abbindolare dalle sirene di ideologie distruttrici dell’uomo che hanno preparato, alimentato e generato gli eventi che ricordiamo. A chi continua a negare, vorrei far leggere la lettera commovente pervenutami alcuni giorni fa, dove una Signora, ormai avanti negli anni, mi racconta tutto lo strazio della sua anima per non essere riuscita, lungo tutta la sua vita, a trovare il corpo infoibato di suo padre per rendergli l’affettuoso e filiale tributo della preghiera di suffragio. E tra le righe della lettera di questa figlia – lettera piena di pietas umana e cristiana – ho capito ancor meglio e ancora di più il valore di questo Giorno dedicato al ricordo dei padri e delle madri a cui fu tolto tutto. Noi li ricordiamo e continueremo a ricordarli sempre con la preghiera e con una memoria vigile.
2. Distinte autorità, cari amici, fratelli e sorelle, Papa Francesco ha scritto che fare “memoria di un evento, non significa semplicemente averne un ricordo, significa anche e soprattutto sforzarci di comprendere qual è il messaggio che esso rappresenta per il nostro oggi. Così che la memoria del passato possa insegnare al presente e divenire luce che illumina la strada del futuro”. Il Santo Padre ci invita, infatti, a fare tesoro della lezione del passato per costruire il presente con fiducia e speranza. La fede cristiana alimentata dal mistero della risurrezione del Signore Gesù ci istruisce che il bene è più forte del male, anche se il male fa più rumore. A fronte di un presente sempre più segnato da fragilità e disorientamenti strutturali, il Giorno del Ricordo ci sollecita a impegnarci tutti a coltivare il bene, a fare il bene e a farlo bene, nel rispetto della dignità di ogni persona, nella promozione della giustizia sociale, nella pace. Sono decisamente troppi e troppo spavaldi i cultori del male. Da essi dobbiamo difenderci, da essi dobbiamo tenere lontani le nostre anime, i nostri cuori, i giovani e la nostra convivenza civile e la nostra patria. Affidiamo alla Madonna, in questo Giorno del Ricordo, tutte le vittime del passato e anche le nostre persone, implorando da Lei la sua materna protezione.
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Invocazione per le Vittime delle Foibe
O Dio, Signore della vita e della morte, della luce e delle tenebre, dalla profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te.
Ascolta , o Signore, la nostra voce.
“De profundis clamo ad Te, Domine; Domine, audi vocem meam”.
Oggi tutti i Morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. E anche noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori, ma anche apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti. E ci rivolgiamo a Te, perché Tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro.
Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace.
In trent’anni due guerre, come due bufere di fuoco, sono passate attraverso queste colline carsiche; hanno seminato la morte tra queste rocce e questi cespugli; hanno riempito cimiteri e ospedali; hanno anche scatenato qualche volta l’incontrollata violenza, seminatrice di delitti e di odio.
Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua pace, una pace che sia riposo tranquillo per i Morti e sia serenità di lavoro e di fede per i vivi.
Fa che gli uomini, spaventati dalle conseguenze terribili del loro odio e attratti dalla soavità del Tuo Vangelo, ritornino, come il figlio prodigo, nella Tua casa per sentirsi e amarsi tutti come figli dello stesso Padre.
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà.
Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli di coloro che si trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra, e a tutti noi che siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore la pena per questi Morti, profonda come le voragini che li accolgono.
Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono. Che se ancora la loro purificazione non è perfetta, noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra preghiera, la nostra angoscia, i nostri sacrifici, perché giungano presto a gioire della splendore del Tuo volto.
E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà. Tu ci hai detto:
“Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia, beati i pacificatori perché saranno chiamati figli di Dio, beati coloro che piangono perché saranno consolati, ma anche beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati in Te, o Signore, perché è sempre apparente e transeunte il trionfo dell’iniquità.
O Signore, a questi nostri Morti senza nome, ma da Te conosciuti e amati, dona la Tua pace. Risplenda a loro la luce perpetua e brilli la Tua luce anche sulla nostra terra e nei nostri cuori. E per il loro sacrificio fa che le speranze dei buoni fioriscano.
Domine, coram te est omne desiderium meum et gemitus meus te non latet. Amen
Mons. Antonio Santin
Vescovo di Trieste
1959