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Vescovo Andrej | Il Concilio Pan-Ortodosso del giugno 2016

Giovedì 20 ottobre il centro pastorale Paolo VI, attraverso lo Studium Fidei, ha accolto per la seconda volta S.E. mons. Andrej Ćilerdžić, Vescovo della Chiesa Serbo-Ortodossa per Austria, Svizzera, Italia e Malta.

Mons. Ettore Malnati nella sua introduzione ha sottolineato l’importanza di questi momenti di incontro culturale-religioso, in quello spirito di dialogo ecumenico che è tesoro prezioso  delle Chiese cristiane nella città di Trieste. “È doveroso – ha continuato – ricordare che la prima pietra del centro pastorale Paolo VI fu benedetta alla presenza del metropolita Jovan, dell’Archimandrita greco Thimoteos, quale auspicio affinché questo Centro fosse luogo di dialogo ecumenico ed inter-religioso.
Tema dell’incontro era il Concilio Pan-Ortodosso svoltosi a Creta nel giugno scorso che ha coinvolto la maggior parte delle Chiese autocefale di tradizione greca e slava, sotto la presidenza inter pares del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. Il vescovo Andrej, è testimone privilegiato in quanto ha partecipato all’evento straordinario del Concilio, quale impegno di evangelizzazione e di testimonianza cristiana, in un mondo travagliato da guerre e bisognoso di Cristo.
Enormi erano le attese su questo appuntamento, in preparazione dal 1961, da quando cioè si riunì la prima conferenza pan-Ortodossa indetta dal patriarca Atenagora. Il titolo scelto era: “He called all to unity” Li ha chiamati tutti all’unità, dall’inno di Pentecoste nel rito bizantino. Le varie Chiese Ortodosse, infatti, condividevano il desiderio di incamminarsi verso una più esplicita sinodalità e condivisione e di ribadire l’unità della Chiesa Ortodossa, spinte anche dal bisogno di confrontarsi insieme sulle nuove sfide del millennio. Convocato su decisione sinodale presa all’unanimità dai capi delle 14 Chiese Ortodosse, durante la loro riunione a Chambesy del gennaio scorso, è stato segnato fin dall’inizio da un grande dolore: l’assenza fisica di 4 delle 14 Chiese. Ciò nonostante il giudizio sul Concilio è positivo come ha voluto ribadire anche Papa Francesco: «Il mio giudizio è positivo! È stato fatto un passo avanti … il solo fatto che queste Chiese autocefale si siano riunite, in nome dell’Ortodossia, (…) è positivissimo. Io ringrazio il Signore. Al prossimo saranno di più. Benedetto sia il Signore!».

A dare il benvenuto della Diocesi al Vescovo Andrej è stato l’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi che ha calorosamente salutato anche l’Archimandrita Gregorio della Chiesa Greco Ortodossa e Padre Rasko, Pastore della Comunità Serbo Ortodossa. Mons. Crepaldi ha evidenziato come uno dei frutti più rilevanti del Concilio Vaticano II è il capitolo dell’ecumenismo, cioè quell’ansia sentita dalla Chiesa di farsi carico della preghiera di Gesù, che resta per tutti un impegno, affinché tutti i cristiani siano uniti.

Il Vescovo Andrej ha ripercorso la storia della preparazione del Concilio sottolineando come “la Chiesa Ortodossa Serba sin dall’inizio ha salutato con i migliori auspici l’iniziativa della convocazione del Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa e le ha attribuito il significato di evento divino, come una specie di Pentecoste, proprio perché, dalle prime Conferenze Episcopali preparatorie, sono trascorsi più di 50 anni”.
Ha evidenziato poi come “il senso della celebrazione del Sinodo è quello di porre l’accento sul bisogno – sempre vecchio e sempre nuovo – di predicare il Vangelo di Cristo come Salvezza degli uomini e sulla necessità di rievangelizzazione del nostro mondo e dell’uomo moderno”.
Con grande chiarezza ha ribadito che “nel corso dei decenni le commissioni per la preparazione hanno speso tanto tempo nella redazione e revisione dei testi, affinché siano solida base per il Sinodo. Era finalmente giunta l’ora in cui tutti i Vescovi potessero riunirsi e non si poteva più rimandare questo evento. Purtroppo, poco tempo prima dell’inizio dei lavori sinodali, le Chiese di Bulgaria, di Georgia e d’Antiochia (di tradizione araba) hanno disdetto la loro partecipazione e così pure alla fine anche la Chiesa Russa”.
L’instrumentum laboris del Sinodo comprendeva i seguenti temi: la Testimonianza ed il Compito della Chiesa Ortodossa nel mondo odierno, la Diaspora Ortodossa, l’autonomia della Chiesa Ortodossa ed il modo del suo annuncio, il Sacramento del Matrimonio e gli impedimenti, l’importanza del digiuno e la sua prassi odierna, il rapporto della Chiesa Ortodossa con le altre Chiese cristiane nel mondo.
Per ogni punto il Vescovo Andrej ho offerto qualche spunto rimarcando che “i testi basilari sono stati studiati, elaborati, valutati dettagliatamente dalle 10 Chiese presenti e, con piccoli cambiamenti, grazie a Dio, approvati”.
“Nonostante tutte le circostanze, le situazioni ed i pregiudizi negativi, per me e per la mia Diocesi d’Austria e Svizzera, Italia e Malta – ha continuato il Vescovo –, ora si tratta di fare memoria della parte positiva del Sinodo e poi di far confermare da parte dei Vescovi, i testi basilari e le deliberazioni approvate. E alla fine di informare dettagliatamente il popolo di Dio”.

Mons. Crepaldi ha infine voluto ringraziare il Vescovo Andrej per aver offerto una cornice e una preziosa chiave interpretativa del Concilio Pan Ortodosso, ribadendo come nei testi appare chiara la presenza di passaggi molto rilevanti dal punto di vista spirituale che vanno approfonditi anche da parte cattolica. Un invito ha quindi rivolto alla Commissione diocesana per l’Ecumenismo ad analizzare in special modo quello sul dialogo ecumenico. In un tempo difficile, segnato dalla sfida della secolarizzazione che vuole fare sparire Dio dalla vita delle nostre società, se vogliamo invece mantenere Dio nella nostra società la strada dell’Ecumenismo è quella che dobbiamo percorrere. Lo dobbiamo prima di tutto al Signore. Molti sono i percorsi che anche Papa Francesco ci offre: l’ecumenismo della preghiera, quello della carità e purtroppo oggi anche l’ecumenismo del sangue dei martiri per la fede e dei cristiani perseguitati.

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S.E. Mons. Andrej Ćilerdžić
Vescovo della Chiesa Serbo-Ortodossa
per Austria, Svizzera, Italia e Malta

IL SINODO PANORTODOSSO E LE SUE ASPETTATIVE PASTORALI

 

Dopo intensa e pluridecennale preparazione, intorno alle Pentecoste e più precisamente dal 16 al 27 giugno 2016, si è tenuto a Creta il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa. Rispettando la procedura della convocazione, che è stata lunga ed esauriente, i rappresentanti delle Chiese Ortodosse autocefale hanno elaborato e stabilito l’ordine del giorno (compreso i testi basilari) che segue:

  1. La Testimonianza ed il Compito della Chiesa Ortodossa nel mondo odierno
  2. La Diaspora Ortodossa
  3. Autonomia della Chiesa Ortodossa ed il modo del suo annuncio
  4. Il Sacramento del Matrimonio e gli impedimenti
  5. L’importanza del digiuno e la sua prassi odierna
  6. Rapporto della Chiesa Ortodossa con le altre Chiese cristiane nel mondo

È giusto ricordare che la Chiesa di Georgia, appena alla fine del gennaio 2016, ha respinto il punto 4 dell’ordine del giorno del Sinodo, proprio quel punto che avrebbe dovuto trattare i rapporti tra le Chiese cristiane e la questione dei “matrimoni misti”, su ciò che i Georgiani tradizionalmente ritengono che la Chiesa non debba espressamente benedire, appunto, i matrimoni fra Cristiani di differenti confessioni. La Chiesa d’Antiochia, anch’essa appena alla fine del gennaio del 2016, non ha nel frattempo voluto confermare l’instrumentum laboris del Sinodo.

La Testimonianza ed il Compito della Chiesa Ortodossa nel mondo di oggi

Nel documento si parla della promozione della pace, della giustizia, della libertà, della fratellanza ed amore fra i popoli e dell’abolizione della discriminazione razziale e delle altre discriminazioni. Quando la Chiesa si raduna nella Santa Eucaristia, non fa differenza di razza, di sesso, d’età e di estrazione sociale. La Chiesa non può essere indifferente ai problemi di tutti gli uomini né può prescindere dagli stessi a causa dell’epoca nella quale essi vivono. Non è forse la Chiesa il Buon Samaritano che risana le ferite dei popoli per mezzo dell’amore attivo, con l’olio ed il vino? La Chiesa non emette giudizi sul mondo e non lo condanna, però Ella annuncia il Vangelo del Regno di Dio. Il male, nella qualsiasi sua forma, non avrà l’ultima parola nella storia e non si permetterà mai al male ed alla cattiveria di girare la ruota della storia.

In tal senso la Chiesa Ortodossa contribuisce favorendo la comprensione e la collaborazione interreligiosa e respinge qualsiasi tipo di fanatismo, sostiene l’avvicinamento tra i popoli e accetta la sfida del secolarismo e quella che concerne la violenza, la devastazione morale degli uomini, la schiavizzazione della gioventù per mezzo della dipendenza, delle malattie sociali di dipendenza, come anche della manipolazione degli stranieri e delle influenze dei mass media.

Il caos intorno ai profughi, la morte ecologica, l’ingegneria biogenetica con la manipolazione della nascita e del concepimento, l’inizio, la durata ed il fine-vita devono essere il tema principale della predicazione nelle Chiese, nell’ambito teologico, durante la celebrazione degli uffici divini e delle attività pastorali, se l’umanità non vuole alla fin fine, privarsi dalla propria libertà.

La Chiesa deve alzare la sua voce contro il commercio degli uomini e contro la schiavitù moderna. Nel periodo della crisi economica la Chiesa deve invitare i responsabili dell’economia sostanziale, in modo da diminuire l’abisso tra i poveri ed i ricchi e limitare l’accumulazione della ricchezza nelle mani dei pochi leaders, proprio nell’attuale corso della grande battaglia contro la fame e contro la povertà nel mondo, pur rispettando i bisogni reali della nostra umanità.

L’avidità universale e la dipendenza dalla ricchezza materiale conducono all’impoverimento dei popoli ed alla distruzione del creato. La società nostra consumistica priva di valori morali, lascia gli uomini senza fondamenta spirituali. I mass media a mezzo della pubblica diffusione delle informazioni, stanno di solito sotto il controllo ideologico della radicale globalizzazione e provocano l’esagerato ricorso al consumo ed il malcostume.

Contemporaneamente per mezzo dell’incontrollato abuso dell’ambiente, si consumano le risorse naturali del nostro pianeta. La crisi ecologica ci ha portati al cambiamento del clima ed all’esagerato riscaldamento del nostro pianeta. L’uomo ha dimenticato che la ricchezza naturale della terra non è soltanto il suo possedimento, bensì la benedizione del Creatore di tutti e del tutto.

Privi dei fondamentali principi della morale umana e cristiana, alcuni conseguimenti scientifici particolarmente nel campo biologico e la moderna ingegneria biogenetica hanno ridotto l’uomo alla semplice aggregazione di cellule ed organi viventi, quasi che l’uomo non fosse l’immagine di Dio nella creazione. La Chiesa deve occuparsi di ciò per poter conservare la promessa della Volontà creativa di Dio.

Diaspora Ortodossa

Il punto che il Sinodo Ortodosso riteneva importante è stato il tema dell’organizzazione ecclesiastico-canonica della Diaspora Ortodossa. Questo quesito doveva essere risolto il prima possibile, anche se si è in concordia deciso, che per passare in rassegna velocemente l’argomento, introducendo l’ordine giuridico concreto, risultava impossibile, in quanto era prima necessario esaminare a fondo la prassi della Chiesa Ortodossa nella Diaspora. Il problema non si poteva risolvere in fretta durante il Sinodo. Perciò la Chiesa Ortodossa ha trovato una soluzione transitoria: le Conferenze Episcopali locali nella Diaspora, continueranno ad essere ancora guidate e dirette dal Consiglio direttivo, che si compone dei Vescovi delle Chiese Locali, assieme al rappresentante del Patriarcato Ecumenico. Le Conferenze Episcopali ortodosse, rispetto all’ordine del giorno e del Regolamento, tratteranno le posizioni ortodosse comuni sui vari e diversi argomenti.

Il rappresentante esecutivo (Presidente) del Patriarcato Ecumenico, presiede tutte le Liturgie Pontificali e rappresenta la Chiesa Ortodossa davanti allo Stato ed alla società, particolarmente nel coordinamento dell’istruzione religiosa. Le diversità delle tradizioni nazionali così nuovamente confermano l’unità dell’Ortodossia nella comunione della fede e dell’amore. Le Conferenze Episcopali verificano pure se le comunità ecclesiali a livello locale siano in comunione con la Chiesa Ortodossa autocefala o meno.

Autonomia nella Chiesa Ortodossa ed il modo della sua proclamazione (annuncio)

Il Sinodo si è occupato della questione dell’autonomia della Chiesa, del suo significato, del contenuto e delle sue varie forme. Sono state analizzate le precondizioni d’una Chiesa locale, che chiede l’autonomia dalla Chiesa madre. Per autonomia si sottintende lo status canonico che rimane relativamente e parzialmente dipendente dalla Chiesa madre (da una concreta parte della Chiesa). Allo stesso tempo può esistere più d’un livello nella dipendenza. Il rappresentante della Chiesa autonoma, durante la Liturgia, ricorda il nome della Chiesa madre (…) e partecipa alle conferenze Episcopali della Chiesa madre autocefala.

La Chiesa autocefala prepara ed approva un documento apposito (il cosiddetto Tomos), che definisce i nuovi confini geografici ed i rapporti tra le due Chiese. Il nome del rappresentante della Chiesa autonoma non sarà registrato nel dittico e riceve il sacro myron (olio crismale) dalla Chiesa madre. Nella diaspora ortodossa non possono essere create le Chiese autonome.

Il Sacramento del Matrimonio e gli impedimenti

È noto molto bene che l’istituzione della famiglia nella società odierna è minacciata dalla secolarizzazione e dalla crisi morale. Secondo la tradizione cristiana il matrimonio è l’unione del maschio con la femmina, benedetta dal sacerdote per lo scopo, non di soddisfare l’istinto umano naturale, bensì di rendere gloria a Dio in tutto, secondo le parole del Cristo: “Dove sono due o tre uniti in nome Mio, Io sono in mezzo a loro”.

La Chiesa, nei tempi moderni, che non sono affatto favorevoli alla Sacra Istituzione della famiglia, deve prendere – a livello pastorale – delle misure durature e stabili per proteggere i suoi fedeli. La pressione del mondo moderno nel favorire le forme nuove della vita comune, rappresenta una minaccia reale alla famiglia cristiana tradizionale e soprattutto problematizza i rapporti tradizionali tra le diverse generazioni all’interno delle famiglie allargate.

La Chiesa deve nuovamente ammaestrare l’uomo moderno a riguardo di cosa sia veramente il Sacramento del Matrimonio, che cosa ci possa essere, nel vero senso di penitenza e dell’amore, di veramente benedetto da Dio nel matrimonio e perché la Chiesa non approvi i rapporti delle persone dello stesso sesso.

Oggi Vescovo benedice il Matrimonio dei cristiani ortodossi con i cristiani non ortodossi allo scopo della salvezza di tutti gli uomini, a condizione che i figli nati dal matrimonio misto, debbano essere battezzati ed educati nella Chiesa Ortodossa.

L’importanza del digiuno e come e quanto si pratica oggi

È un fatto conosciuto che molti fedeli ortodossi non rispettano le regole del digiuno, a causa della indifferenza e di alcune condizioni di vita cambiate. Però, il digiuno per noi è in un certo senso una specie d’introduzione alla lotta spirituale ed esso si considera un cibo spirituale ed un modello della vita del secolo futuro. La Chiesa all’epoca degli Apostoli digiunava ogni mercoledì e venerdì legando a ciò la preghiera fervente, la penitenza e le opere pie. Più tardi, gli altri digiuni sono stati legati alla preparazione per le grandi Festività. Il vero digiuno protegge la nostra natura caduta a causa del male e serve per l’allontanamento da quest’ultimo e per la sobrietà.

La nostra astinenza dal cibo è simbolo della morte, per mezzo della quale il Cristiano rinuncia al mondo, muore in esso, per poi poter rivivere ricevendo i Sacramenti divini in Cristo. Durante il digiuno soffriamo e moriamo con Cristo, per poter, in tal modo, rinascere in Lui e vivere con Lui in eterno. Per mezzo del digiuno siamo stati resi partecipi della morte e della Resurrezione di Cristo ed eredi della vita in Lui.

Così l’uomo, nell’umiltà e su solide fondamenta, non deve trascurare i digiuni seguenti: la Quaresima, il digiuno di ogni mercoledì e venerdì, l’Avvento (digiuno natalizio), il Digiuno apostolico, quello della Madre di Dio, la Vigilia della Teofania, la Decollazione del Giovanni Battista. Il digiuno ci protegge dall’aggressione del diavolo.

La chiesa (in virtù della propria consapevolezza e premura materna) può alleggerire il digiuno per l’economia nei confronti dei malati, nelle situazioni straordinarie, anche durante le guerre e a causa di difficili condizioni climatiche.

La regola d’oro dice che l’uomo dovrebbe digiunare tanto quanto le proprie forze glielo permettono. Al posto dell’impossibile bisogna fare il possibile. La regola non è cambiata per quanto riguarda il digiuno assoluto, cioè quello di non consumare niente da mezzanotte fino all’accostarsi alla santa comunione.

I candidati adulti per il battesimo e quelli per l’ordinazione devono digiunare prima di essere battezzati ed ordinati; pure i pellegrini devono fare altrettanto prima di svolgere qualsiasi tipo di azione che si organizzi come segno di penitenza.

Il Rapporto della Chiesa Ortodossa con le altre Chiese cristiane nel mondo

Il Sinodo a Creta si è occupato anche del rapporto tra la Chiesa Ortodossa con l’altro mondo cristiano. La Chiesa Ortodossa prega sempre per l’unione di tutti e mantiene cura del dialogo con quelli che sono divisi dall’Ortodossia. Gli Ortodossi, nel cercare l’unione di tutti in Cristo, devono essere più comprensivi e più aperti.

Per questo motivo gli Ortodossi sin dall’inizio partecipano alle attività nel movimento ecumenico e hanno dato il proprio contributo per il suo incremento e sviluppo.

Il contributo espresso in tal senso non si pone in nessun modo contro la natura e contro la storia dell’Ortodossia, perché la Chiesa Ortodossa riconosce l’esistenza storica delle altre Chiese e comunità cristiane, anche se esse, già da tempo, non sono in comunione con Essa.

Si sa molto bene che il movimento ecumenico si trova in una profonda e provocata crisi, la quale ha ostacolato la diffusione del Vangelo di Cristo. L’Ortodossia non ignora queste difficoltà ma le condivide con gli altri Cristiani.

Dopo l’abbandono del Consiglio Mondiale delle Chiese cristiane, da parte delle Chiese di Georgia e di Bulgaria, le altre Chiese Ortodosse sono rimaste fortemente legate alle Istituzioni del Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane e delle Conferenze Episcopali Europee e con quelle del Medio Oriente.

Il Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane ha introdotto nei suoi statuti e nella sua costituzione le richieste degli Ortodossi di creare una particolare commissione al fine per cui gli Ortodossi potessero continuare a partecipare alle attività del Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane. Da allora in poi la collaborazione ed il coordinamento sono migliorati.

Nella Dichiarazione del 1950 a Toronto, gli Ortodossi e non Ortodossi hanno nuovamente dimostrato che il Consiglio Mondiale delle Chiese cristiane non è una “super Chiesa” e tale non ci sarà mai. Il Consiglio Mondiale delle Chiese Cristiane non può fare le trattative a nome delle Chiese per restituire l’unione, ma può impegnarsi nel motivare le Chiese di rendere i contatti tra di loro più vivi ed efficaci.

La Commissione Internazionale per la fede e per le Regole delle Chiese Cristiane ha pubblicato i testi, che sono stati valutati positivamente da parte degli Ortodossi, per mezzo dei quali hanno condannato alcuni individui e gruppi che, intorno al tema dei rapporti degli Ortodossi con le altre chiese cristiane, tentano di ostacolare la strada, affermando questi ultimi, come si dice, di voler solo difendere e proteggere la vera Ortodossia.

Il Sinodo Ortodosso è, in via esclusiva, l’unica realtà competente per proteggere la nostra Chiesa ed il Suo Ordine ecclesiastico ed è l’unico giudice responsabile sulla questione di fede.

Il dialogo Teologico tra i cristiani rientra certamente nella questione della nostra testimonianza al mondo a riguardo della comprensione e dell’amore tra di noi.

 

La Chiesa Ortodossa Serba sin dall’inizio ha salutato con i migliori auspici l’iniziativa della convocazione del Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa e le ha attribuito il significato di evento divino, come una specie di Pentecoste, proprio perché, dalle prime Conferenze Episcopali preparatorie, sono trascorsi più di 50 anni.

Mi sono imbarcato per Creta con la speranza che la presenza di tutti Vescovi risusciti in essi il sentimento della profonda fede Ortodossa, per lasciare lo spazio allo Spirito Santo affinché Esso agisca.

Per me il Sinodo è l’evento della Pentecoste, ossia evento dallo Spirito Santo, nel quale la fede vecchia si rinnova e noi ci ristoriamo nella confessione della vera e viva fede, nel senso del versetto 3 dell’Epistola di Giuda: “[…] combattere per quella fede, che fu consegnata ai santi una volta per tutte”. Il senso della celebrazione del Sinodo è quello di porre l’accento sul bisogno – sempre vecchio e sempre nuovo – di predicare il Vangelo di Cristo come Salvezza degli uomini e sulla necessità di rievangelizzazione del nostro mondo e dell’uomo moderno.

Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa, malgrado dei rapporti negativi tra Gerusalemme ed Antiochia, è stato preannunciato come l’invito concreto alla penitenza generale indirizzata a tutti, però anche come annuncio e conferma della viva e salvifica fede Ortodossa, in modo da potersi poi accostare, con fede rinnovata, alla Santa Comunione, così che il Sinodo ci potesse condurre al rinnovamento Eucaristico all’interno del nostro mondo Ortodosso.

Nel corso dei decenni le commissioni per la preparazione hanno speso tanto tempo nella redazione e revisione dei testi, affinché siano solida base per il Sinodo.

Per la Chiesa madre greca è stata anche l’occasione di vivere la presenza di un gran numero di Vescovi (slavi e non). Era finalmente giunta l’ora in cui tutti i Vescovi potessero riunirsi e non si poteva più rimandare questo evento. Purtroppo, poco tempo prima dell’inizio dei lavori sinodali, le Chiese di Bulgaria, di Georgia e d’Antiochia (di tradizione araba) hanno disdetto la loro partecipazione e così pure alla fine anche la Chiesa Russa.

Immediatamente prima della rinuncia a partecipare da parte di Mosca, la Chiesa serba ha proposto il rinvio del Sinodo per un periodo indeterminato, in modo da poter assicurare la partecipazione delle Chiese d’Antiochia, della Bulgaria e della Georgia.

Come si potrebbe infatti, a Creta, con l’assenza di 3 delle 14 Chiese, elaborare la tematica così importante come la Diaspora degli Ortodossi nell’Occidente, in modo Sinodale e dialogico in comunione con tutti i Vescovi delle Chiese Ortodosse?

In modo particolare l’argomento circa l’autorità ed il ruolo del Patriarcato Ecumenico nel 21° secolo ha posto sotto grande pressione tutte le Chiese Ortodosse e forse il tentativo di ragionare intorno al primato pan ortodosso (il primato d’onore di Costantinopoli) potrebbe aver rappresentato qualcosa di invalicabile. La chance nell’esaminare la questione è stata purtroppo sciupata. Però almeno i testi basilari delle 10 Chiese presenti, sono stati studiati, elaborati, valutati dettagliatamente e con piccoli cambiamenti, grazie a Dio, approvati.

Come nel corso della storia, i Sinodi convocati iniziarono e terminarono con la Liturgia comune, così è stato anche a Creta. Si è comunemente celebrata ogni giorno la Santa Liturgia con la comune Eucaristia di tutti Vescovi Ortodossi d’importanza primaria sinodale.

Rimane da vedere se la non partecipazione al Sinodo delle 4 Chiese possa incoraggiare i gruppi zeloti oppure persino quelli antiecclesiali o se forse agli pseudo-ortodossi, composti da testardi e teste calde, non possa soffiare pure il vento alle spalle. La storia ora con la ricezione del Sinodo, alla fin fine ci darà il giudizio degli eventi di Creta.

Nonostante tutte le circostanze, le situazioni ed i pregiudizi negativi, per me e per la mia Diocesi d’Austria e Svizzera, Italia e Malta, ora si tratta di fare memoria della parte positiva del Sinodo e poi di far confermare da parte dei Vescovi, i testi basilari e le deliberazioni approvate. E alla fine di informare dettagliatamente il popolo di Dio.

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