DIOCESI DI TRIESTE
SAN GIUSEPPE LAVORATORE
+ Giampaolo Crepaldi
Sant’Antonio Taumaturgo, 1 maggio 2015
Distinte Autorità, fratelli e sorelle in Cristo,
1. In questo primo maggio, tradizionalmente dedicato al mondo del lavoro, la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giuseppe Lavoratore, fissata dal grande Pontefice Pio XII nel 1955 con l’esplicita intenzione di santificare il lavoro. In vista di questa celebrazione i Vescovi del Triveneto hanno reso pubblica una loro Nota pastorale sul tema Il lavoro in tempo di cambiamenti. La Chiesa vicina. Si tratta di un intervento autorevole che testimonia l’attenzione della Chiesa per la crisi che ha investito il mondo della produzione e del lavoro e affronta, con sensibilità etica e religiosa, alcuni nodi che, se non vengono sciolti, rischiano di costituire dei paralizzanti handicap nello sviluppo futuro del Triveneto. Per uscire da una situazione di oggettiva difficoltà, i Vescovi ritengano che sia necessario ripartire da una concezione alta e adeguata del lavoro umano, avendo chiari i criteri per i quali un lavoro può essere definito dignitoso e ripensando anche il modello economico complessivo, affinché esso non produca «costi umani» insostenibili, primo fra tutti la perdita generalizzata per enormi masse di persone della possibilità di lavorare dignitosamente. Sono esigenze di estrema attualità, che devono continuamente essere tenute presenti a tutti i livelli (cf. n. 3).
2. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa custodisce e offre a tutti una visione alta del lavoro umano. Con la sua dottrina sociale, infatti, la Chiesa ci invita a promuovere i diritti fondamentali dei lavoratori, pur nella necessità di adattarne le forme giuridiche; a coltivare la dimensione comunitaria e solidale del lavoro e della stessa impresa, argine all’individualismo e alla frammentazione; ad avvertire costantemente la consapevolezza che il lavoro ha il primato sul capitale e che l’uomo ha il primato sul lavoro; a confermare la convinzione (espressa tra l’altro nella Costituzione italiana) che il lavoro deve servire anche al mantenimento della famiglia; ad armonizzare il lavoro e la vita complessiva della persona che lavora, rispettando il riposo e il tempo della festa; a far procedere di pari passo e in feconda connessione le politiche del lavoro e quelle della famiglia; ad affinare la sensibilità per la custodia del creato, elemento imprescindibile per la vita stessa dell’uomo; a garantire la possibilità reale e concreta di strumenti di previdenza sociale; a incrementare la stima assegnata alla capacità di fare impresa; a valorizzare l’economia civile e solidale e l’apprezzamento per quelle imprese che non hanno come unico obiettivo la massimizzazione del profitto. Si tratta di punti assai importanti che, purtroppo, vengono sempre più disattesi.
3. Cari fratelli e sorelle, la Nota dei Vescovi affronta una questione oggi particolarmente attuale: si tratta del rapporto tra lavoro e denaro. Ispirati da Papa Francesco, i Vescovi del Triveneto pronunciano un «no» chiaro all’«idolatria del denaro» e al denaro che, idolatrato dall’uomo, «governa invece di servire». Sul rapporto tra lavoro e denaro, sono tre le affermazioni più rilevanti del documento.
– Ogni lavoro fatto secondo gli accordi va pagato, e va pagato in tempi ragionevoli. Scrivano i Vescovi a questo proposito: “Sembra una banalità, ma il contatto quotidiano con tante persone ci fa percepire come questo meccanismo normale abbia subito una grande deformazione. Dobbiamo tutti ripartire ripristinando un’etica nei rapporti economici, onorando la fiducia accordataci e dandola a nostra volta” (n. 10).
– Verificare sempre l’intenzione con la quale si investe il proprio denaro, lo si presta, lo si utilizza. Su questo punto scrivono i Vescovi: “Si può investire per generare profitto veloce per se stessi oppure per produrre un insieme di beni – lavoro, processi, prodotti – durevole nel tempo e a beneficio di tanti… Dobbiamo tenere sempre a mente che solo una delle due modalità di investire e prestare denaro creerà lavoro vero e dignitoso” (n. 11).
– Combattere la corruzione. Dure e inequivocabili le parole dei Vescovi: “La corruzione compromette e distrugge il lavoro buono e favorisce quello di scarsa qualità; penalizza gli onesti, non promuove i talenti, non libera energie, mette a repentaglio la fiducia e il patto democratico e a rischio intere generazioni, impoverisce il tessuto economico: tutti fenomeni che si scaricano impietosamente sui più deboli, incolpevoli. Il nostro appello qui è accorato: convertiamoci tutti, anche da quelle scorciatoie che a volte sembrano innocue, ma che sono il terreno di coltura della corruzione più eclatante. La corruzione è un danno troppo grande; chi apparentemente se ne avvantaggia, deve ricordare che il vantaggio è solo temporaneo, solo materiale, e distrugge l’anima” (n. 12).
4. Carissimi fratelli e sorelle, in questa giornata dedicata al lavoro vogliamo riservare un’attenzione privilegiata nei confronti del mondo giovanile, che risulta essere quello più esposto alle conseguenze negative dei cambiamenti intervenuti e quello meno preparato sul piano etico e culturale ad affrontarli adeguatamente. E’ in questo quadro di rinnovata sensibilità pastorale per i giovani, che le nostre comunità cristiane devono diventare “luoghi dove si ascolta, si approfondisce e si annuncia il Vangelo del lavoro, espresso nella tradizione del pensiero sociale cristiano”. Luoghi dove si educa al lavoro e ai suoi valori fondamentali, alle sue dimensioni umane e cristiane, al suo senso profondo; dove, per questo, si fa anche in qualche modo esperienza concreta di ciò che può allenare al lavoro; spazi dove si parla di lavoro, dove si condividono le difficoltà e le preoccupazioni alla luce del Vangelo, e dove si possono mettere insieme idee e risorse. Affidiamo tutti i lavoratori, i senza lavoro, i giovani alla materna protezione di Maria, che di San Giuseppe Lavoratore fu sposa castissima e di Gesù – il Divino Operaio – fu Madre piena di amore.