Inizio dell’Anno pastorale e del III anno del Sinodo Diocesano

DIOCESI DI TRIESTE

Assemblea diocesana

Inizio anno pastorale 2014-2015

Sinodo diocesano: la fede testimoniata

 

+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 28 settembre 2014

 

Cari sacerdoti, carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre,

 

1.     Abbiamo ascoltato il capitolo terzo della Lettera di San Paolo ai Colossesi che, con le sue opportune esortazioni, ci sollecita a coltivare quegli atteggiamenti spirituali adeguati a iniziare, nel migliore dei modi, l’anno pastorale 2014-2015. Per San Paolo i cristiani sono risorti e sono morti; in quanto risorti devono cercare tutto ciò che è in accordo con il Cristo glorificato; in quanto morti vivono come nascosti in Dio fino al giorno finale e devono abbandonare tutto ciò che è contrario alla nuova vita. Paolo oppone le cose di lassù (vv. 1 e 2) alle cose della terra (vv. 2 e 5), non per indicare due ambiti speciali, ma per riferirsi a ciò che si accorda o si oppone a Cristo. Più avanti nel testo, dopo un doppio elenco di vizi e di atteggiamenti negativi, utilizza un’altra immagine: quella dell’uomo vecchio e dell’uomo nuovo. Ricorda ai Colossesi che un tempo erano immersi in quei vizi e li esorta a liberarsene proprio perché il loro uomo vecchio è stato deposto come un abito logoro ed ora hanno già indossato quello nuovo (vv. 7-10). E per descrivere meglio la nuova situazione ricorda che ormai tutte le grandi divisioni umane sono state superate, grazie a Cristo che regna totalmente in tutti (v. 11). Quindi l’esortazione procede soprattutto sul versante positivo, come invito all’esercizio delle virtù cristiane e come augurio a sperimentare la pace di Cristo (vv. 12-15). Negli ultimi versetti l’esortazione si fa ancora più generale: tutto l’impegno cristiano viene indicato come tensione verso la sapienza, continuo e gioioso ringraziamento, attenzione a compiere ogni cosa nel nome del Signore (vv. 16-17).

 

2.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, a partire da questo quadro, ricco di provocanti suggestioni spirituali, la nostra Chiesa è chiamata a lasciare, con tenace e convita conversione, le cose che si oppongono a Cristo e a rivestire i panni spendenti dell’umanità nuova per ritrovare la pace di Cristo e il vincolo della perfezione, quel vincolo che è l’amore, essenza e riassunto di tutto l’impegno cristiano. Come? La risposta è semplice, anche se impegnativa: mettendo sempre al centro della sua vita, dei suoi interessi delle sue attività Cristo e il suo Vangelo di liberazione e salvezza. “La Parola di Cristo abiti in voi!” È questo l’invito che San Paolo formula nel brano della Lettera alla comunità cristiana di Colossi che abbiamo ascoltato, esortando ogni cristiano a farsi casa dove possa vivere la Parola di Cristo. È questo l’invito che anch’io, come vostro Vescovo, rivolgo all’inizio di questo nuovo anno pastorale nel mettere nelle vostre mani il sussidio che è stato preparato e che vi consegnerò alla fine di questi vespri solenni, intitolato Il Vangelo in famiglia. Esso contiene i testi dei brani dei Vangeli che la Chiesa ci propone nella Santa messa della domenica. Un sussidio, quindi, che intende aiutarci a partecipare fruttuosamente all’incontro domenicale con Gesù eucaristia. Il sussidio può essere utilizzato in tanti modi, tutti buoni e legittimi, quello che mi preme di sottolineare è l’opportunità di usarlo – dedicando il tempo necessario – soprattutto in famiglia, insieme da tutti i suoi componenti. Sarà una grazia incomparabile riflettere su quello che il Signore vuole comunicarci, mettere in comune le ispirazioni che lo Spirito di Dio suscita e, alla fine, concludere con la preghiera di lode e gratitudine al Signore per averci donato la Sua Parola. Vivendo in un mondo pieno di parole che spesso ci frastornano, la Parola di Cristo illumina la mente, riscalda il cuore e ci indica le strade della fede e della carità, perché è Parola che salva e redime. Sulla copertina del sussidio Il Vangelo in famiglia sono state riprodotte le due lastre che ricoprono il prezioso Evangeliario della nostra Cattedrale – ora esposto nell’atrio del palazzo vescovile per una mostra – a significare che una Chiesa è tale se è unita attorno al Vangelo, se vive di Parola di Dio e a partire dalla Parola, se è fedele alla Parola del Signore che è Parola di salvezza.

 

3.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, la Parola è un dono incomparabile, capace di generare comunione e senso autentico di appartenenza e di amore verso la nostra Chiesa diocesana, sentita e vissuta come la madre delle nostre anime: Chiesa da vivere, Chiesa da amare, Chiesa da rispettare con una vita santa e intemerata. Vogliamo oggi tutti insieme ringraziare il Signore per gli innumerevoli segni di benevolenza che riserva alla nostra Diocesi. Solo alcuni dati che, senza alcuna pretesa di assolutezza, ci raccontano questa benevolenza divina verso la nostra Chiesa. L’età media del clero e quella dei parroci è la più bassa di tutte le Chiesa del Triveneto; nei due seminari ci sono 32 seminaristi a cui vanno aggiunti due adulti in serio discernimento; possiede un clero che è ammirevole per impegno pastorale e generosità; ha un numero considerevole di religiosi – ben 64 di cui 54 sono sacerdoti – che, con amore speciale, sono presenti nel servizio alle parrocchie; ad essi aggiungiamo le religiose che con i loro fratelli si stanno accingendo a vivere un anno dedicato alla vita consacrata; sta vivendo, con serietà e consapevolezza, un Sinodo che, alla fine dei suoi lavori, manifesterà tutta la sua ricchezza propositiva e propulsiva; è impegnata, senza condizionamenti ideologici o politici, in un dialogo e confronto culturali, ampi e costanti, con la città e le sue istituzioni; ha consolidato il dialogo ecumenico e interreligioso; è stata pronta, anche con iniziative innovative, a farsi carico delle tante povertà che affliggono il nostro territorio; è sensibile al richiamo missionario: due famiglie sono partite per la Cina in agosto; è, soprattutto una Chiesa dove migliaia di persone alla domenica, nelle nostre parrocchie, vanno a messa (quasi 34.000), quotidianamente pregano, testimoniano la fede, seminano speranza e coraggio. Potrei continuare, ma è meglio fermarsi qui e prendere il tempo per dare espressione alla gratitudine al Signore. Una domanda comunque non va elusa: siamo degni di queste grazie divine di cui beneficia la nostra Chiesa? No, fratelli e sorelle, non sempre! C’è stato un episodio che mi ha fatto molto soffrire e molto riflettere e sul quale tutti siamo chiamati a soffermarci e che, per la responsabilità che porto come Vescovo, sento il dovere di stigmatizzare con forza per la carica di controtestimonianza cristiana che ha avuto. Alla manifestazione contro il Vescovo per il trasferimento di alcuni preti conclusasi davanti al palazzo vescovile gli organizzatori hanno fatto partecipare dei bambini. E’ stata per questi piccoli una lezione di catechismo tragica e sconcertante, dove si è insegnato a marciare e a marciare contro qualcuno; dove si sono sentite e lette parole di odio; dove si sono visti gesti di disprezzo e di maleducazione. Se questi signori hanno intenzione di continuare a colpire il Vescovo, continuino pure a farlo: alla loro ossessiva intraprendenza mi sono abituato, ma lascino stare i bambini, che, per la loro crescita, hanno il diritto sacrosanto di imparare solo il catechismo cristiano della fede, dell’amore, dell’innocenza e della speranza. Di fronte a simili fatti è bene che si tengano a mente le durissime parole del Signore Gesù: “Chi… scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!” (Mt 6-7).

 

4.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, con l’anno pastorale 2014-2015 si celebrerà l’ultimo anno del nostro Sinodo diocesano che sarà dedicato al tema della fede testimoniata. Sarà un anno dedicato alla famiglia, ai giovani, ai lavoratori, ai poveri, alla cultura… Sarà, quindi, un anno che vedrà, in particolare, la messa a punto della testimonianza dei fedeli laici nella nostra realtà umana, culturale e sociale. La connotazione essenziale dei fedeli laici è l’indole secolare della loro sequela di Cristo, che si realizza appunto nel mondo. È compito proprio del fedele laico annunciare il Vangelo con un’esemplare testimonianza di vita, radicata in Cristo e vissuta nelle realtà temporali: famiglia; impegno professionale nell’ambito del lavoro, della cultura, della scienza e della ricerca; esercizio delle responsabilità sociali, economiche, politiche. Tutte le realtà umane secolari, personali e sociali, ambienti e situazioni storiche, strutture e istituzioni, sono il luogo proprio del vivere e dell’operare dei cristiani laici. Questa salutare prospettiva teologica mette in guardia da perniciose derive clericali su cui scivolano, spesso, anche alcuni laici della nostra Chiesa, tutti protesi a interessarsi, appunto, di cose clericali come trasferimenti di preti, curia, vescovo, di queste robe qui… Per non incappare in queste derive, i fedeli laici sono chiamati a coltivare un’autentica spiritualità laicale, che li rigeneri come uomini e donne nuovi, immersi nel mistero di Dio e inseriti nella società, santi e santificatori. Una simile spiritualità edifica il mondo secondo lo Spirito di Gesù: rende capaci di guardare oltre la storia, senza allontanarsene; di coltivare un amore appassionato per Dio, senza distogliere lo sguardo dai fratelli, che si riescono anzi a vedere come li vede il Signore e ad amare come Lui li ama.

 

5.     Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, in conclusione di questo nostro incontro consentitemi di parteciparvi alcune riflessioni che, all’inizio di un nuovo anno pastorale e in vista del nostro ultimo anno di attività sinodale, mi sembrano quanto mai opportune. Si tratta, in particolare di fare tesoro di quanto ci sta dicendo, con passione e amore, il nostro Santo Padre Francesco. Che cosa ci dice il Papa?

– Ci invita, innanzitutto, a coltivare la centralità di Cristo nella vita del cristiano e della Chiesa. Il Papa è un innamorato del Signore. Egli parla sempre dell’incontro con Cristo, soprattutto con Cristo misericordioso. Tutta la Evangelii gaudium è pervasa dalla “gioia” dell’incontro con Cristo. Credo che questo aspetto sia di grande importanza per eliminare dalla vita della Chiesa le possibili componenti ideologiche, frutto della tentazione orizzontalista, che talvolta la appesantiscono: “La Chiesa non è una ONG”. E’ anche importante per la Dottrina sociale della Chiesa, che è annuncio di Cristo nelle realtà temporali e che quest’anno sinodale dovrà essere riscoperta.

– In secondo luogo la missione o, come traducono spesso i giornali, “la Chiesa in uscita”. Non è certamente una novità nella vita della Chiesa, ma Papa Francesco le ha dato una accentuazione con il carattere dell’urgenza. La missione si deve attuare anche se non tutte le garanzie sono pienamente soddisfatte, perché deve basarsi sull’essenziale, poi verrà il resto. Papa Francesco ha una viva preoccupazione per il “primo annuncio”, che non esaurisce la missione ma le apre la strada.

– In terzo luogo c’è il tema della povertà, espressa con la famosa espressione delle “periferie esistenziali”. A questa indicazione di Papa Francesco si dà spesso un’interpretazione eccessivamente sociologica, o addirittura politica, che non trova conferma nelle sue parole. Le periferie esistenziali non sono geografiche o sociologiche o economiche, sono, appunto, esistenziali, ossia umane e riguardano ogni luogo in cui l’umanità dell’uomo è impoverita sia nei suoi aspetti materiali che spirituali.

 

Alla Vergine Maria, che con la sua santa maternità donò al mondo l’unico Salvatore e Redentore, affidiamo la nostra Chiesa, il suo impegno pastorale per il 2014-2015 e il nostro Sinodo diocesano: sia Lei a guidarci, sia Lei a custodirci, sia Lei a proteggerci. Amen!