1 maggio | Celebrazione Eucaristica per il mondo del lavoro

DIOCESI DI TRIESTE

OMELIA GIORNATA DEL LAVORO

+Giampaolo Crepaldi

Sant’Antonio Taumaturgo, 1 maggio 2014

 

 

Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre,

1.           Anche la nostra Chiesa di Trieste si associa, volentieri e con convinzione, alle celebrazioni del 1 maggio, promosse in occasione della Giornata dedicata tradizionalmente al lavoro e ai problemi dei lavoratori. Lo fa con lo sguardo rivolto a San Giuseppe che onorò e santificò il lavoro, e con l’umile convinzione di avere una parola da dire sul lavoro piena di fiducia e di speranza. Nel primo libro della Bibbia, il libro della Genesi, troviamo scritte queste parole: “Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza … Dio creò l’uomo a sua immagine”. Le parole del libro della Genesi costituiscono la pietra angolare della visione cristiana dell’uomo. Esse hanno la forza eloquentissima di svelarci la ragione della dignità propria di ogni persona, che la rende la creatura più perfetta e preziosa in tutto l’universo. La ragione è la sua somiglianza con Dio; essa è l’unica creatura cui Dio può rivolgersi assegnandole un compito: “siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare… e su ogni essere vivente”. Queste stesse parole sono anche la pietra angolare della nostra civiltà. Parole che devono risuonare in modo particolare nella nostra coscienza morale oggi, dentro a una cultura che sta oscurando una evidenza originaria: la diversità-superiorità di ogni singola persona umana nei confronti di tutto l’universo. Sì, una sola persona umana vale più dell’universo intero!

 

2.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, la dignità della persona umana ci aiuta ad avere una concezione corretta del lavoro umano. Esso non è mai equiparabile agli altri fattori del sistema produttivo, poiché il suo valore primario non è misurabile in termini economici, ma etici. Nella visione cristiana, la preziosità del lavoro dipende primariamente dal legame che esso ha con la persona umana. È la persona che dà dignità al lavoro, non il lavoro alla persona. La prima violazione quindi della dignità del lavoro, quella che è all’origine di tutte le altre, consiste nel considerarlo al di fuori del suo rapporto con la persona. Si colloca qui una domanda bruciante che ci riguarda tutti: come abbiamo custodito e promosso la dignità umana nei lavoratori, come l’abbiamo promossa nella nostra città, irretita spesso da una loquacità inconcludente e da una rissosità paralizzante? Sono sicuro, in questo momento, di dare voce a tanti che non possono farlo. Sono convinto che la questione lavoro è questione centrale nella nostra città. Non posso non pensare al dramma di tante famiglie che vivono nell’insicurezza del lavoro. Non posso non pensare ai tanti, decisamente troppi, che, in quest’anno, sono rimasti senza lavoro. Non posso non pensare alla preoccupante condizione di tanti giovani in cerca di un primo impiego e di un lavoro dignitoso. Non posso non pensare alle gravi difficoltà in cui si dibattono molti lavoratori del mondo artigianale e del commercio. In una situazione come questa, è chiesto a tutti un grande sforzo di sapienza politica, amministrativa, economica: per recuperare il vero senso dell’attività umana nelle sue dimensioni personali, familiari e comunitarie; per superare la ricorrenti tentazioni dell’egoismo, del corporativismo; per non porre criteri utilitaristici al primo posto nell’affrontare i problemi del lavoro. E’ la questione lavoro che va posta al primo posto e non altre questioni, spesso fasulle. Prego, oggi in particolare, perché la nostra città diventi di nuovo e sempre di più una città del lavoro libero, dell’impresa e della partecipazione e non una città destinata a un declino doloroso e triste.

Affidiamo alla Madonna della salute, patrona della nostra città in questo primo giorno del mese di maggio a Lei dedicato, i nostro propositi di bene, invocando la sua materna protezione.