scritta da Giampaolo Crepaldi | Arcivescovo-Vescovo . 26 giugno 2011
Carissimi fratelli e sorelle,
1. Giunti al termine della nostra devota processione, ricca di adorazione e amore profondi, permettetemi di rivolgere la mia gratitudine al Padre celeste che sa custodire nel cuore del suo popolo credente l’amore per il Corpo e il Sangue del suo Figlio Gesù. Questo popolo, amato e benedetto da Dio, sa che Gesù eucaristia è l’unica realtà, realtà pura e autentica, che possa veramente alimentare, con i suoi doni di grazia, ogni vita personale, familiare e collettiva. Questo popolo sa, custodendone gelosamente il Mistero, che senza il pane e il sangue di salvezza che è Gesù, si rischia l’abulia del cuore e delle relazioni, delle intelligenze e dei progetti. Nel Vangelo di Giovanni che abbiamo letto nella santa Messa, Gesù afferma: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo [ovvero di Gesù] e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,53-55). Questo popolo cristiano, legato mani e piedi a Gesù eucaristia, sta imparando, nonostante le mille sirene che ne stordiscono l’udito, a tenersi definitivamente lontano da quell’illusione fuorviante che ritiene che, fatto fuori Dio dalla vita delle persone e dalla pubblica piazza, le cose funzionano meglio. Un’attenta considerazione delle cose ci svela un’altra verità: fatto fuori Dio, arrivano gli dei, quelli che devastano le vite e le relazioni personali e collettive con le ideologie, con le droghe, con gli egoismi distruttivi di ogni legame di solidarietà. La vostra presenza sta a dirci che il cammino della vita, se non si sostenta di Gesù eucaristico, rischia di essere tragicamente pericoloso.
2. Carissimi fratelli e sorelle, l’Eucaristia sarà al centro del secondo anno di preparazione alla straordinaria esperienza di grazia del Sinodo diocesano, che il Signore ha indicato alla nostra Chiesa come via e strumento per un profondo rinnovamento personale ed ecclesiale. Ho scritto nel documento Essere Lettera di Cristo a Trieste: “L’Eucaristia è l’atto più importante nella vita della Chiesa, poiché essa è il centro in cui batte il cuore della stessa Chiesa. Il mistero eucaristico, proclamato come il Mistero della Fede, costituisce per la Chiesa l’inesauribile sorgente di grazia e di vitalità, che alimenta la sua crescita, ne sostiene lo sviluppo, ne anima la speranza. L’Eucaristia ha in sé una tale forza rinnovatrice di proposta e di provocazione, che stimola continuamente la Chiesa, le singole comunità e ogni credente a tradurre in opere di vita e di carità le implicazioni sociali dello «spezzamento del pane», attuato sacramentalmente nel mistero eucaristico. Per tutta la Chiesa, sia nel suo insieme di Corpo di Cristo sia per i singoli fedeli, l’Eucaristia «è fonte e apice di tutta la vita cristiana» (Lumen gentium, n. 11). Il Concilio Vaticano II ha espresso con immagini significative la centralità e la complementarità dell’Eucaristia nella Chiesa, affermando che proprio l’Eucaristia «è il culmine (culmen) verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte (simul fons) da cui promana tutta la sua virtù» (Lumen gentium n. 5).
Nel nostro cammino di preparazione al Sinodo per l’anno pastorale 2011-2012, l’Eucaristia sarà pertanto il cuore pulsante della nostra Chiesa, quale fonte e culmine della sua comunione e alimento insostituibile per la sua missione di riconciliazione ecclesiale e sociale. La nostra Chiesa diocesana imparerà a essere casa di comunione nella quale trovano accoglienza gioiosa soprattutto i poveri di beni dello spirito e i poveri di beni materiali. L’Eucaristia è la miglior scuola perché tutti i cristiani crescano in una rinnovata coscienza di Chiesa grazie alla quale, nella partecipazione all’unico dono e nella collaborazione all’unica missione, tutti imparino a comprendersi e a stimarsi fraternamente, ad aspettarsi e a prevenirsi reciprocamente, ad ascoltarsi e a istruirsi instancabilmente, affinché la casa di Dio, cioè la Chiesa, sia edificata dall’apporto di ciascuno e perché il mondo veda e creda (cf Gv 17, 21).
3. Carissimi, l’Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore: quello è il momento più prezioso del nostro esistere. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un’unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e così possiamo ottenere le grazie più grandi. Colta in questa prospettiva, l’Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. Nella prima Lettera ai Corinti, San Paolo scrive: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti, infatti, partecipiamo all’unico pane» (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani, anche quando si vedono per la prima volta, devono sentirsi uniti da un vincolo di carità come se si fossero da sempre conosciuti. L’Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, siamo un cuore e un’anima sola. Quanto triste e desolante è, invece, lo spettacolo di cristiani che alimentano divisioni e scandali, diffondendo, attraverso comportamenti e pubblicazioni, virus corrosivi e distruttivi dell’unità della fede e della Chiesa, sbeffeggiando il Magistero del Papa e dei Vescovi che di quella unità ne è il garante apostolico, offendendo il popolo credente con proposte di improbabili modi alternativi di vivere la fede e di essere chiesa. In questa solennità siamo chiamati, invece, a fare un serio esame di coscienza su quella che è la nostra fede e la nostra carità. A dare man forte ci sono poi quei non cristiani sempre pronti ad alimentare, in modi mai visti fino ad ora, un odio violentissimo contro la Chiesa, accusata di ingerenze clericali e di non rispettare la laicità. Hanno il potere e gli strumenti per imporre questa bugia. La verità è altra: è la Chiesa, oggi, a subire ingerenze, violenze e ostilità inaudite, ispirate da un clima pericoloso che gli esperti di diritti umani definiscono di generalizzata cristianofobia. Perfino Istituzioni importanti come le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa e la Comunità Europea, generalmente poco propense ai valori cristiani, sono state costrette a registrare questa emergenza morale, civile e giuridica, denunciandone le derive cristianofobiche. Spero e prego che la nostra città venga preservata da questa sventurata prospettiva. Come cristiani, che fare? Carissimi, se amiamo l’Eucaristia, che è il Corpo di Cristo, non abbiamo alternative al perdono e all’amore. Ogni volta che riceviamo Gesù, ogni volta che ci avviciniamo a Lui, presente nel Tabernacolo, noi ci rendiamo vicini a tutti, anche ai nostri nemici. Uniti a Gesù eucaristia, andiamo avanti sereni e fiduciosi: con la sua passione, morte e risurrezione il Signore Gesù ha vinto il mondo. Amen!