Chiusura dell’Anno della Fede nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

DIOCESI DI TRIESTE

CHIUSURA ANNO DELLA FEDE

 

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 24 novembre 2013

 

Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre,

 

1.           Con l’ultima domenica dell’anno liturgico che la Chiesa dedica alla regalità di nostro Signore Gesù Cristo – riconosciuto e professato come l’unico Signore delle nostre vite, della storia e del cosmo – si chiude l’Anno della fede anche nella nostra Chiesa diocesana: Anno voluto dal Santo Padre Benedetto XVI per fare grata memoria del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II – Concilio che resta il punto di riferimento essenziale nel cammino contemporaneo della Chiesa – e per rendere più salda e fresca la nostra testimonianza cristiana; Anno continuato, con crescente entusiasmo, dal  suo Successore Papa Francesco che lo ha impreziosito con la pubblicazione di una impegnativa Lettera Enciclica, la Lumen fidei, che ci offre delle luminose e profonde indicazioni per capire e per vivere la fede cristiana; Anno vissuto con particolare intensità anche nella nostra Chiesa, soprattutto con la celebrazione del suo Sinodo, il Sinodo della Fede.  “Nella fede, dono di Dio, virtù soprannaturale da Lui infusa, riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che, accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia. Fede, speranza e carità costituiscono, in un mirabile intreccio, il dinamismo dell’esistenza cristiana verso la comunione piena con Dio” (Lumen fidei, n. 7).

 

2.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, questa celebrazione è iniziata con una processione preceduta da un Diacono che portava, tra le mani e ben visibile da tutti, un prezioso Evangeliario, Evangeliario che resterà poi in dotazione alla Cattedrale, la Chiesa Madre della nostra Diocesi.  «Questo è il Libro della vita; questa la fonte e l’origine dei libri. Qui scintillano i quattro fiumi dall’unica sorgente». Nei versi anonimi scritti sulle prime pagine di un manoscritto del IX secolo possiamo cogliere il significato e il valore che la Chiesa, sin dall’antichità, ha attribuito all’Evangeliario, cioè a quel libro, destinato al culto liturgico, che contiene il testo dei quattro Vangeli. I cristiani hanno sempre riconosciuto uno statuto particolare a questo libro che custodisce le parole del Signore Gesù, raccolte dagli apostoli e dalle prime comunità cristiane e trasmesse sino a noi. Non si tratta semplicemente di un libro, ma del Libro per eccellenza: nella fede della Chiesa che si esprime nella liturgia, questo oggetto è riconosciuto come segno vivo e icona trasparente del Cristo risorto, che si fa presente in mezzo alla sua comunità riunita in preghiera eucaristica, che parla al suo cuore e spezza il pane delle Scritture. Attraverso l’Evangeliario si rende visibile ai nostri occhi e udibile alle nostre orecchie la presenza del Verbo di Dio, che si è fatto uomo per narrare agli uomini la misericordia e l’amore del Padre celeste.  Ecco, il nuovo Evangeliario della nostra Cattedrale, prezioso anche per i materiali con cui è stato fatto, ci sta a dire che la cosa più preziosa che abbiamo è la nostra fede in Cristo, Parola eterna del Padre che ci anima con il suo Spirito, indicando costantemente alla Chiesa le strade della conversione e quelle della liberazione. Prezioso, perché ci istruisce e ci sprona all’amore verso Dio e verso il nostro prossimo – soprattutto verso i peccatori, i poveri e i sofferenti – additandolo quale strada maestra per la nostra salvezza. Prezioso, perché segna per tutti la mappa della felicità cristiana: beati i poveri, beati i miti, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace, beati quanti cercano la giustizia, beati coloro che professano la fede nel nome santo di Gesù e che, per questa professione, sono tentati dal demonio e perseguitati dal mondo.

 

3.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, alla Parola santa di Dio che sollecita la nostra generosa e pronta adesione, risponderemo con il Credo, che, devotamente e con spirituale convinzione, seguiremo mentre sarà cantato dalla Cappella Civica che, per l’occasione, interpreterà una composizione del Maestro Sofianopulo, scritta per questa circostanza. Il Credo è la professione di fede in Dio Padre Figlio e Spirito che la Chiesa, nella sua saggezza millenaria, ha messo per iscritto per far dire ai suoi membri nella loro singolare individualità “Signore io credo in te e solo in te”, “Signore io ti credo” e per far dire a tutto il popolo preso nella sua dimensione cattolica e globale “Signore noi crediamo in te e solo in te”, “Signore noi ti crediamo perché solo tu sei degno di fiducia”. Il Credo ci apre la porta della fede e ci conduce al consolante incontro con il Signore Gesù. La fede cristiana, infatti, consiste in un incontro vitale di due persone. Nella persona di Cristo, che chiama ed attira il credente ad affidarsi a Lui e alla sua Parola, ad accettare il mistero che Egli annuncia e la salvezza che Egli porta con la sua persona e con la sua opera redentrice. Nella persona del credente che, sentendo nel profondo del suo spirito che solamente in Cristo egli può provare la pienezza di senso della sua esistenza, risponde alla chiamata di Cristo con tutto il suo essere, in ciò che questo ha di più intimo e di più personale. Nel Credo, ognuno di noi impegna tutto se stesso, perché su di esso si gioca il nostro destino. Con il Credo non professiamo di credere in qualche cosa, ma in Qualcuno. Questo Qualcuno è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, l’Amore trinitario, il Dio unico in Tre Persone. La fede cristiana, oltre a possedere un carattere personale, ha, per sua natura, un carattere comunitario: è, nello stesso tempo, un Io credo e un Noi crediamo. Il Credo dà espressione a un credere insieme dentro la Chiesa, cioè all’interno di una comunità credente. Per questo motivo, anche qualora non se ne renda conto, il cristiano, nella sua fede, è sempre unito a tutta la Chiesa. Riscoprendo il Credo, riscopriremo la fede e la gioia di viverla, di celebrarla, di annunciarla e di testimoniarla.

 

4.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, il dono inestimabile della fede va custodito, ma anche va condiviso e offerto. Papa Francesco ci sprona in questa direzione: “Dobbiamo avere sempre il coraggio e la gioia di proporre, con rispetto, l’incontro con Cristo, di farci portatori del suo Vangelo. Gesù è venuto in mezzo a noi per indicare la via della salvezza, ed ha affidato anche a noi la missione di farla conoscere a tutti, fino ai confini della terra. Spesso vediamo che sono la violenza, la menzogna, l’errore ad essere messi in risalto e proposti. E’ urgente far risplendere nel nostro tempo la vita buona del Vangelo con l’annuncio e la testimonianza, e questo dall’interno stesso della Chiesa” (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, n. 3). Cosa fare di concreto – insieme semplice ed efficace – per accogliere questo invito del nostro Santo Padre per portare il Vangelo a tutti? Come Chiesa diocesana e come singoli fedeli, con quale compito intendiamo continuare a diffondere la grazia dell’Anno della fede? Un modo semplice potrebbe essere quello dell’adozione spirituale: adottare un fratello o una sorella che ha perso la luce della fede o che ne è in ricerca, pregando per questo fratello o per questa sorella, avvicinandolo per parlare e riflettere insieme, annunciandogli con rispetto il Vangelo di Gesù, accompagnandolo fino all’incontro sacramentale con il Signore, condividendo gioie e speranze, sofferenze e angustie della vita quotidiana con il senso vivo della speranza cristiana…; facendo di tutto e  tutto con l’umile fiducia che sa che l’unico che converte i cuori e salva le anime è lo Spirito del Signore che agisce con la forza liberante e sanante della santità di Dio.

 

5.           A Maria, Madre della Chiesa, affidiamo i nostri propositi e preghiamo affinché ci conservi nella fede: infatti, “Nella pienezza dei tempi, la Parola di Dio si è rivolta a Maria, ed ella l’ha accolta con tutto il suo essere, nel suo cuore, perché in lei prendesse carne e nascesse come luce per gli uomini. San Giustino Martire, nel suo Dialogo con Trifone, ha una bella espressione in cui dice che Maria, nell’accettare il messaggio dell’Angelo, ha concepito “fede e gioia”. Nella Madre di Gesù, infatti, la fede si è mostrata piena di frutto, e quando la nostra vita spirituale dà frutto, ci riempiamo di gioia, che è il segno più chiaro della grandezza della fede” (Lumen fidei, n. 58).