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L’ arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi: “Attenti, cattolici in politica”

Scritto da Andrea Tornielli – giovedì 09 giugno 2011
«Non ci sarà una nuova generazione di cattolici in politica se si seguiranno i venti del mondo»: lo afferma l’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi in un’intervista — che pubblichiamo integralmente — condotta da Andrea Tornielli, vaticanista, autore del Blog “sacri palazzi” sul quotidiano “La Stampa”. Mons. Crepaldi affronta tra l’altro i temi del referendum e delle recenti elezioni amministrative.
Molte associazioni laicali e missionarie, ma anche qualche esponente della gerarchia, ha messo in guardia dalla privatizzazione dell’acqua. Come la pensa lei in vista del voto al prossimo referendum?
Mi sembra che a proposito dei quesiti referendari sull’acqua si sia concesso troppo agli slogans ecologisti e non si sia affrontato il problema con i dovuti seri riferimenti alla Dottrina sociale della Chiesa.
Il referendum riguarda la gestione dell’acqua qui da noi, in Italia, non nel Corno d’Africa o in Mauritania. La gestione della rete idrica, comprese depurazione, distribuzione e manutenzione sono cosa diversa dalla proprietà e dal controllo e può essere affidata sia ad aziende pubbliche o semipubbliche sia a soggetti privati, a seconda delle situazioni e delle opportunità. I quesiti referendari sono stati caricati da parte cattolica di eccessive valenze ideologiche o addirittura salvifiche con contrapposizioni inaccettabili. Lo stesso concetto di “privatizzazione” dell’acqua è fuorviante. Questo tipo di approccio superficiale — si pensi alla strumentalizzazione di san Francesco cui abbiamo purtroppo assistito — denota una incertezza e povertà culturale nell’affrontare i problemi.
La Cassazione ha ammesso anche il referendum sul nucleare, nonostante la decisione del Governo di rinunciarvi. Che cosa può dire?
Non entro nel merito giuridico, noto solamente che sul nucleare c’è una marcia indietro generalizzata — si pensi solo alla Germania che spegnerà i suoi reattori entro 10 anni — che riguarda anche l’Italia. Ho quindi l’impressione che l’interesse del quesito sul nucleare in questo momento sia soprattutto politico.
Ai ballottaggi per le amministrative i “valori non negoziabili” sembrano non aver avuto un gran peso, dato che in grandi città come Milano hanno vinto anche grazie al voto cattolico candidati non certo in linea con quelle indicazioni.
Come giudica ciò che è avvenuto?
Intanto va precisato che i richiami ad una coerenza personale con alcuni valori umani fondamentali, coerenza che riguarda tutta la vita e anche quindi il momento del voto, non hanno un significato elettoralistico. Per i pastori è un dovere. Bisogna riconoscere con coraggio, però, che su questo tema c’è ancora molto fare e non solo nell’immediatezza degli impegni elettorali.
La penetrazione nella base dei nostri fedeli della Nota Ratzinger del 2002 e delle indicazioni del Papa sui “principi non negoziabili” non è ancora avvenuta e prevale ancora una notevole confusione che, in occasione di consultazioni elettorali, si traduce in disorientamento. Ma la diaspora in questi casi è frutto di una precedente diaspora culturale cui non si è ancora posto rimedio. In queste elezioni amministrative, in particolare, non è stato sufficientemente chiarito come i principi non negoziabili siano oggi di fondamentale importanza anche negli enti locali.