Celebrazione eucaristica per il mondo del lavoro

DIOCESI DI TRIESTE

SAN GIUSEPPE LAVORATORE

+ Giampaolo Crepaldi

1 maggio 2013
chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo

 

Distinte Autorità, fratelli e sorelle in Cristo,

l.          Oggi, 1 maggio, è giornata dedicata dalla Chiesa a fare grata memoria di San Giuseppe Lavoratore e nella quale opportunamente si celebra, anche nella nostra città di Trieste, la tradizionale festa del lavoro, con una serie di manifestazioni tutte protese a far crescere la coscienza comune sul significato del lavorare e sui problemi connessi alla mancanza del lavoro. Siamo qui riuniti attorno all’altare del Signore, l’altare che esprime in maniera ineguagliabile il valore della comunione che in Cristo si è stabilita tra Dio e l’umanità, l’altare della piena solidarietà umano-divina. Comunione e solidarietà che da questo altare dovranno farsi regole di pensiero e di comportamento nella vita di ognuno di noi nel momento stesso che ci accingiamo a pregare e a riflettere provocati dall’esperienza umana del lavoro, sentendoci particolarmente vicini a quanti soffrono per la mancanza di esso, bene necessario alla realizzazione di una vita buona. Il lavoro, da sempre, è considerato dalla Chiesa come un diritto fondamentale dell’uomo che costituisce, in qualche modo, la chiave e lo strumento indispensabili per affrontare e portar a soluzione le varie questioni sociali che sorgono lungo la storia umana. Anche oggi, in un tempo segnato da un crescendo di preoccupazioni legate ad una crisi economico- finanziaria e produttiva sempre più severa, lo sforzo da fare per uscire da un tunnel senza luce, resta quello di ripartire dal lavoro. La crisi è gravissima e mette sotto gli occhi di tutti il dramma di persone – soprattutto lavoratori e imprenditori – che si trovano senza lavoro e senza futuro, di famiglie travagliate da paralizzanti incertezze e dal sentirsi come in mezzo a una strada che non porta da nessuna parte, da giovani respinti dal mercato del lavoro, ai quali viene negata l’opportunità di farsi una famiglia e di realizzare la propria personalità.

2.         Fratelli e sorelle, questa mattina, in una affollatissima piazza San Pietro, Papa Francesco ha parlato di lavoro, indicando ci, con la chiarezza e la semplicità che ne caratterizza il Magistero, alcuni fondamentali insegnamenti. Queste le sue illuminanti e preziose parole: “Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’ opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale. Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza; anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona”.
Di fronte ai tanti problemi che ha il mondo del lavoro, le parole di Papa Francesco – forti nella denuncia e sapienti nell’incoraggiamento – ci sollecitano a dire che è arrivato il tempo di cambiare marcia con una rinnovata assunzione di responsabilità che veda prevalere l’impegno e la disponibilità di tutti verso il lavoro: banche, imprese, sindacati dei lavoratori, società civile, comunità e istituzioni politiche.

3.         Fratelli e sorelle, il Santo Padre ci ha invitato alla speranza. E, finalmente, qualche segnale di speranza comincia a intravedersi ed ha trovato una prima espressione in quella comune volontà tra forze diverse – spesso, troppo spesso, impegnate in conflitti che hanno lasciato un Paese mezzo morto una ritrovata volontà di collaborazione che SI sta responsabilmente mettendo in campo a livello politico-istituzionale, a livello sindacale, a livello di relazioni industriali.
Voglio auspicare che questa comune volontà divenga operosa anche a Trieste che, tra poco, è chiamata a far fronte ai complessi problemi della Ferriera. Con il lavoro, infatti, c’è da salvaguardare il bene incommensurabile della coesione sociale e, soprattutto, di quella spirituale e culturale delle persone. Una rinnovata e condivisa considerazione del valore del lavoro, del diritto ad esso e dei diritti che ne accompagnano l’esercizio, consentirà di dare concreta attuazione anche a quelle esigenze di base, assai urgenti e pressanti, che consentono di offrire un profilo integrale, comunitario e solidale ai processi del nostro sviluppo e alla nostra convivenza. Sono le esigenze connesse con il rispetto della dignità e della centralità della persona umana; con la salvaguardia del bene prezioso della famiglia cellula fondamentale di ogni sano convivere sociale; con l’impegno incondizionato, soprattutto da parte dello Stato e del ceto politico, per il bene comune; con la promozione di una cultura della solidarietà e della sussidiarietà nelle relazioni sociali, civili e istituzionali. A tutte le persone che hanno perso il lavoro, alle famiglie che si trovano in uno stato di difficoltà, ai tanti commercianti che hanno chiuso i loro negozi e agli artigiani le loro attività, ai giovani che scrutano un futuro carico di incertezze, a tutti voglio dire la vicinanza del Vescovo e della Chiesa di Trieste.
Voglio anche dire loro, rubando le parole a Papa Francesco, di non perdere la speranza, perché Trieste è una città nobile, generosa e solidale che saprà unirsi concordemente attorno a loro e alle loro famiglie. A san Giuseppe, patrono dei lavoratori, chiediamo nella preghiera il dono della generosità costante e dell’altruismo solidale. Amen