1 maggio Celebrazione Eucaristica a Sant’Antonio Taumaturgo | Il messaggio dei Vescovi del Triveneto

Il primo maggio, festa di S. Giuseppe lavoratore, l’Arcivescovo Mons. Giampaolo Crepaldi presiederà la Celebrazione eucaristica alle ore 18 nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo per  tutti gli operatori del mondo del lavoro della Città e della Provincia.
Tutti siamo preoccupati per la situazione che vivono le nostre famiglie. Credo sia importante riflettere sulla dignità della persona che nella precarietà dell’occupazione viene impoverita.
È importante che i cristiani, dando il primato a Dio fonte e garante dell’ordine morale, come afferma Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, cerchino – a tutti i livelli – soluzioni concrete per un presente e un futuro dove sia tutelata e promossa quella dignità della persona umana che include il lavoro come continuazione dell’opera del Creatore (GS n.34).

Lasciamoci convocare per un momento di preghiera per il nostro Paese, per le nostre famiglie, per tutti coloro che sono provati, affinché con l’aiuto di Dio non venga meno il senso di responsabilità, di solidarietà e la speranza.

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Di seguito riportiamo il testo del Messaggio dei Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto in occasione del 1 maggio

CONFERENZA EPISCOPALE TRIVENETO

MESSAGGIO

1 MAGGIO 2013

 

LAVORO E COESIONE

 

Cari fratelli e sorelle,

 

nell’approssimarsi del 1° maggio – giornata dedicata dalla Chiesa a fare grata memoria di san Giuseppe Lavoratore e nella quale, opportunamente, si celebra la tradizionale festa del lavoro – come Vescovi della Regione Ecclesiastica del Triveneto desideriamo far giungere un messaggio di vicinanza, umana e cristiana, a quanti soffrono per la mancanza di quel bene necessario alla realizzazione di una vita buona che è il lavoro.

Esso, da sempre, è considerato dalla Chiesa come un diritto fondamentale dell’uomo che costituisce, in qualche modo, la chiave e lo strumento indispensabili per affrontare e portare a soluzione le varie questioni sociali che sorgono lungo la storia umana.

Anche oggi, in un tempo segnato da un crescendo di preoccupazioni legate ad una crisi economico-finanziaria e produttiva sempre più severa, lo sforzo da fare per uscire da un tunnel senza luce che continua paurosamente ad allungarsi, resta quello di ripartire, sul piano dell’intrapresa economica e su quello dell’iniziativa politica e sociale, dal lavoro.

La crisi è gravissima e anche noi, per la parte che riguarda qualche realtà ecclesiale, ne siamo spesso direttamente coinvolti con intima e dolorosa partecipazione. Una partecipazione che si allarga ogni giorno di più e che, insieme alle nostre Diocesi, ci porta a condividere quotidianamente il dramma di persone – soprattutto lavoratori e imprenditori – che si trovano senza lavoro e senza futuro, di famiglie travagliate da paralizzanti incertezze e dal sentirsi come in mezzo ad una strada che non porta da nessuna parte, di giovani respinti dal mercato del lavoro e ai quali viene negata l’opportunità di farsi una famiglia e di realizzare la propria personalità.

È arrivato il tempo di cambiare marcia, con una rinnovata assunzione di responsabilità che veda prevalere l’impegno e la disponibilità di tutti verso il lavoro: banche, imprese, sindacati dei lavoratori, società civile, comunità politica.

Con il lavoro, c’è da salvaguardare il bene incommensurabile della coesione sociale e, soprattutto, di quella spirituale e culturale dei nostri popoli che – resi ricchi dal dono della fede e con una laboriosità esemplare e intelligente – hanno saputo compiere nel tempo memorabili opere di promozione umana.

Una rinnovata e condivisa considerazione del valore del lavoro, del diritto ad esso e dei diritti che ne accompagnano l’esercizio, consentirà di dare concreta attuazione anche a quelle esigenze etiche di base, assai urgenti e pressanti, che consentono di offrire un profilo integrale, comunitario e solidale ai processi del nostro sviluppo e alla nostra convivenza.

Ci riferiamo, in particolare, alle esigenze connesse con il rispetto della dignità e della centralità della persona umana, con la salvaguardia del bene prezioso della famiglia cellula fondamentale di ogni sano convivere sociale, con l’impegno incondizionato, soprattutto da parte dello Stato e del ceto politico, per il bene comune e con la promozione di una cultura della solidarietà e della sussidiarietà nelle relazioni sociali, civili e istituzionali.

A tutti vogliamo far giungere la nostra benedizione e l’assicurazione della nostra preghiera al Signore.

I Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto