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Solennità del Natale del Signore – Messa della Notte

DIOCESI DI TRIESTE

SANTO NATALE – MESSA DELLA NOTTE

 

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2012

 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

 

1.           Nella preghiera delle offerte di questa Santa Notte del Natale del Signore Gesù, la Liturgia ci fa pregare con queste mirabili parole: “Grata tibi sit, Domine, quaesumus, hodiernae festivitatis oblatio, ut, per haec sacrosancta commercia, in illius inveniamur forma, in quo tecum est nostra substantia. Qui vivit et regnat in saecula saeculorum“. Ne faccio una traduzione letterale che riproduce meglio il senso illuminante della preghiera: “Ti sia gradita Signore l’oblazione di questa odierna festività, affinché, per questo sacrosanto commercio, troviamo la forma (siamo formati), in Colui che con te è la nostra sostanza. Colui che vive e regna nei secoli dei secoli”. Il cuore di questa preghiera natalizia è l’invito a trovare la nostra forma in Cristo. Nel misterioso scambio della nostra umanità e della sua divinità, unite per sempre nella persona del Figlio di Dio Gesù Cristo nostro Signore, possiamo diventare simili a Lui che ha portato in Dio la nostra umana sostanza, quello che noi siamo. Lui prende la nostra umanità e ci dona la sua divinità. In questo commercio tra l’umano e il divino che si realizza nel Natale del Signore Gesù nella grotta di Betlemme noi siamo formati, ci è data una forma, possiamo ritrovare nuovamente noi stessi e, con noi stessi, ritrovare il tutto e il senso del tutto. Questa è la buona notizia del Natale, il cuore del Vangelo natalizio.

2.           Carissimi fratelli e sorelle, tutti noi siamo in ricerca, spesso affannosa e inconcludente, di quella identità e di quella forma che sono la premessa indispensabile della realizzazione della nostra umanità personale e sociale e della nostra felicità. Possiamo dire che i temi dell’identità e della forma siano i problemi capitali del nostro tempo, resi problematici proprio dall’adozione di una prospettiva cultura riconducibile a un pernicioso riduzionismo, che produce un vero e tragico impoverimento del nostro essere uomini, ben al di là delle pur preoccupanti conseguenze dell’odierna crisi economico-finanziaria. La persona umana è ridotta ai suoi geni o ai suoi neuroni, l’amore è ridotto a chimica, la famiglia, quando va bene, è ridotta a un accordo, i diritti vengono ridotti a desideri, la democrazia viene ridotta a procedura, la religione viene ridotta a mito, la procreazione è ridotta a produzione in laboratorio, il sapere è ridotto a scienza e la scienza viene ridotta a esperimento, i valori morali sono ridotti a scelte soggettive, le culture vengono ridotte a opinioni, la verità è ridotta a sensazione, l’autenticità viene ridotta ad autoaffermazione. Sono i tanti riduzionismi di oggi che ci rubano beni essenziali al buon vivere, minando quella identità e quella forma di cui parla la preghiera dell’offertorio.

3.           Carissimi fratelli e sorelle, consentitemi di dire una parola in più su questi problemi, richiamando la vostra attenzione soprattutto sulla famiglia che, più di altre realtà, soffre, al giorno d’oggi, la sventura di essere costantemente messa in discussione e compromessa nella sua verità e nel suo valore cristiano e sociale dal riduzionismo sopra richiamato. Lo faccio con le parole, coraggiose e illuminanti, del nostro Santo Padre Benedetto XVI che prendo dal suo ultimo discorso alla Curia Romana in occasione degli auguri natalizi, dove ha colto l’occasione per avvertirci dei pericoli insiti nel venire meno dei legami familiari: “Il rifiuto del legame umano, che si diffonde sempre più a causa di un’errata comprensione della libertà e dell’autorealizzazione, come anche a motivo della fuga davanti alla paziente sopportazione della sofferenza, significa che l’uomo rimane chiuso in se stesso e, in ultima analisi, conserva il proprio io per se stesso, non lo supera veramente. Ma solo nel dono di sé l’uomo raggiunge se stesso, e solo aprendosi all’altro, agli altri, ai figli, alla famiglia, solo lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l’ampiezza dell’essere persona umana. Con il rifiuto di questo legame scompaiono anche le figure fondamentali dell’esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell’esperienza dell’essere persona umana”. Fratelli e sorelle, colpita la famiglia è colpita al cuore la fede cristiana che – nelle sue verità, nelle sue preghiere, nelle sue manifestazioni espressive e generatrici di cultura e di opere sociali e caritative – si rifà in maniera essenziale e costante al Padre celeste, al Figlio Gesù Cristo e a Maria santissima, la Madre di Dio.

4.         Fratelli e sorelle, la buona notizia del Natale è che la nostra ricerca di senso, di forma, di identità può avere un esito positivo a condizione che, nella grata contemplazione del mistero di Gesù Bambino, vero Dio e vero uomo, ci affidiamo a Lui, crediamo in Lui, seguiamo Lui, amiamo Lui. E’ Lui la risposta che allarga la mente, riempie il cuore, dà una forma compiuta e appagante alla nostra umanità e alla nostra ricerca di una vera e autentica felicità. Che questo Natale vi porti il dono più bello: il Dio della vostra vita, il Dio con voi, Gesù Cristo, quello che faceva esclamare a un giovane ebreo convertito a Lui: “Se mi strappi gli occhi io vivrò ancora. Se mi strappi la lingua io ci sarò ancora. Ma se mi togli Gesù, tu mi strappi il cuore: io non posso vivere senza di Lui”. Gesù, il Compimento e il Compendio di tutto, il Vivente, il Datore assoluto della vita e di ogni bene: a Lui la nostra lode perenne e a Lui la nostra gratitudine per sempre!