Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria – Ordinazione dei Diaconi permanenti

DIOCESI DI TRIESTE

 

SOLENNITÀ  DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA VERGINE MARIA

ORDINAZIONE DEI DIACONI PERMANENTI

 

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto

8 dicembre 2012

 

Fratelli nel sacerdozio, carissimi Giorgio e Gabriele, fratelli e sorelle in Cristo!

1.           Oggi la Chiesa celebra la Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Solennità affascinante e singolarmente cara al cuore cristiano, ma anche cara all’amorosa sapienza di Dio per la verità che oggi viene gioiosamente celebrata. Che cosa dice questa verità? Dice che la Madonna fu preservata, come ci insegna il catechismo, da quel peccato originale che in noi viene cancellato col battesimo. Anche Maria, come noi, arrivò in un mondo immerso nel male e contaminato; ma in Lei l’azione redentrice del Figlio suo Gesù Cristo ha dimostrato il massimo della sua potenza. Il dono d’amore di Cristo si manifestò in Maria subito nel grado più alto, perché, fin dal primo istante, questa creatura fu in comunione con Dio. Nessun dissidio interiore ha potuto lacerare l’armonia del suo animo. La vittoria del Salvatore, che in noi ha avuto la conseguenza di guarirci, in lei è stata così radicale da tutelarla anticipatamente da ogni male. Per noi la redenzione è stata il farmaco che cicatrizza la piaga; per lei è stata la medicina che previene il deperimento ed evita la ferita. In ogni uomo, anche nei più santi, la misericordia del Signore ha assunto necessariamente anche la forma del perdono; in Lei no: in Lei è stata soltanto una sublimazione che l’ha sollevata “più su del perdono”, per usare l’espressione ammirevolmente sintetica e intensa di un grande poeta cristiano, Alessandro Manzoni:
“Te sola più su del perdono l’Amor che può tutto locò” (Ognissanti 47-48). In questo contesto particolarmente solenne celebriamo, in questa nostra Chiesa Cattedrale, l’Ordinazione di due nuovi diaconi permanenti.

2.           Cari Giorgio e Gabriele, desidero percorrere con voi il cammino della vocazione cristiana che vi ha portato fino all’ordinazione diaconale. Per prima cosa desidero ricordarvi che la prima chiamata che vi è stata rivolta è stata quella del Battesimo. Per il Battesimo siete stati portati alla chiesa parrocchiale, entrando a far parte di una famiglia più grande, ma non meno responsabile della vostra educazione cristiana. Chiamati ad uno ad uno, per nome. Nella Chiesa non si entra in massa, come ad una festa di parata, ma ad uno ad uno, chiamati per nome. Quel nome che è segno della propria povertà creaturale, ma anche di una propria vocazione. E su di voi quel giorno sono stati invocati i Santi, in particolare il Santo di cui portate il nome, Giorgio e Gabriele, a ricordarvi che nel Battesimo siamo chiamati tutti alla santità. Domandare il battesimo alla Chiesa è incominciare una vita comune con la Chiesa, entrare a farne parte, condividerne i momenti più belli e impegnativi, come in una grande famiglia. Diceva S. Agostino, predicando alla sua comunità di Ippona e ricordando il suo Battesimo nella Chiesa di Milano, “cristiano sono con voi, e vescovo per voi!”. Analogamente, bisognerà che, da oggi in poi, impariate a dire “cristiano con voi, diacono per voi”.

3.           Una seconda chiamata è giunta il giorno del vostro Matrimonio. Chiamati insieme alle vostre spose, Mirella e Sonia, che ringrazio per aver espresso il loro consenso che assumiate gli impegni del ministero diaconale. Insieme alla vostra sposa, cari ordinandi, siete chiamati a essere testimoni credibili e autorevoli: anzitutto verso i vostri figli. Educare resta il “segreto” che presiede all’atto stesso del generare e che perdura per tutta la vita, ed è fortemente legato alla testimonianza di verità, di bellezza e di bene, che un genitore riesce a stabilire in un rapporto di fiducia e di pazienza con ciascuno dei figli. Inoltre, fare della propria famiglia una chiesa domestica vi consentirà di essere pienamente diaconi all’interno della comunità cristiana.  La vita della comunità cristiana non è solo il convergere verso la chiesa, organizzare attività catechetiche, liturgiche, caritative, ricreative; è anche quella che si svolge nei luoghi di lavoro, nella scuola, nella vita quotidiana, soprattutto nelle famiglie e andando incontro alle famiglie. Come diaconi permanenti dovrete coltivare in modo assiduo e nuovo anche questa vocazione al matrimonio e alla famiglia, la vostra e quella più grande della comunità cristiana.

4.           La terza chiamata è quella cui ora vi accingete a rispondere. Proprio oggi, nel 1965, il Concilio Vaticano II – di cui celebriamo il 50° anniversario della sua apertura – ripristinò il diaconato permanente, rendendolo positivamente integrato con la pastorale ordinaria e configurandolo come ministero a servizio della comunione tra il Vescovo e il suo presbiterio. Il diaconato è una chiamata e, dunque, un evento di grazia. Il diacono riceve il sacramento dell’Ordine, ha una propria veste liturgica, sull’altare ha un posto suo, ha il compito di proclamare il Vangelo e di tenere l’omelia, ha l’obbligo di celebrare la Liturgia delle ore a nome dell’intera Chiesa, può celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti. Egli è un ministro di Cristo a tutti gli effetti. Il ministero diaconale va pertanto accompagnato da una continua crescita spirituale, ricercata nella linea del servizio. La parola greca diacono venne utilizzata fin dall’inizio della Chiesa per indicare colui che si poneva nella comunità al servizio del prossimo, in modo autorevole e ufficialmente riconosciuto. Ben presto quella del diacono divenne una vera e propria figura ministeriale, che si affiancò alla figura del vescovo e del presbitero. Il servizio, direte, è la regola di ogni cristiano. Ma appunto per questo esiste il diacono: per ricordare a tutti che il Cristianesimo è servizio. L’intera vita del diacono e la sua stessa persona sono un richiamo costante e ben visibile al dovere di servire. Il diacono è nella Chiesa l’immagine viva del Cristo che serve; del Cristo che per amore si china a lavare i piedi dei suoi discepoli; del Cristo che si fa carico delle sofferenze dei più deboli; del Cristo che proclama la parola del Regno; del Cristo che si fa vicino a chiunque è minacciato dalla tristezza e dall’angoscia; del Cristo che offre la sua stessa vita in sacrificio. Il servizio reso nel nome del Signore sarà per voi diaconi la via maestra della vostra santificazione.

5.         Carissimi Giorgio e Gabriele, Dio vi benedica con tutto il suo amore e renda feconda di bene la vostra vocazione e la vostra nuova missione. La Chiesa di Trieste è lieta per questo evento di grazia e pronta ad accogliere il vostro ministero. Ringrazio le vostre spose e i vostri figli per l’appoggio e per la multiforme collaborazione che vi hanno dato e che vi daranno nel ministero diaconale. Affido a Maria, nella festa della sua Immacolata Concezione, questa vostra dedizione alla Chiesa: Chiesa che, custodita dalla Parola e dall’Eucaristia, è chiamata a generare, anche attraverso il vostro ministero, nuovi figli. Siate come Maria che, nel mistero dell’Annunciazione, secondo quella pagina mirabile del Vangelo di Luca che è stato appena proclamata (cf. Lc 1,26-38): pronti, ogni giorno, a dire il vostro Sì al Signore e alla Chiesa, solleciti nel servizio di Dio e dei fratelli e attenti a portare il Vangelo a tutti.