Vărvăreuca (Moldova)

A Vărvăreuca, accanto

alla Chiesa cattolica moldava

dal 29 giugno al 13 luglio 2013

 

È partita anche quest’anno l’esperienza di servizio ed animazione dei giovani di Trieste, in cammino con i ragazzi del villaggio di Vărvăreuca, diocesi di Chişinău, per donare un messaggio di speranza e di amicizia.

Pubblichiamo qui il diaro dell’esperienza, con l’invito a seguire i nostri ragazzi anche su Facebook alla pagina “Giovani di Trieste – Vărvăreuca”.

Primo giorno – 29 giugno

Partenza alle 5.30 di questa mattina, e gia’ l’ansia di cominciare e di vedere la Moldavia, in particolare Varvareuca, si potevano leggere negli occhi assonnati di noi 11 ragazzi che iniziamo oggi questa avventura che terminera’ il 14 luglio.
Dopo il viaggio in aereo, l’attesa in aereoporto a causa dell’eccessiva severita’ nel controllo dei passaporti (per i due seminaristi provenienti dal continente americano) ci ha rallentati, ma in tutti c’era sempre un grande desiderio di toccare con mano, di vedere con i nostri occhi, di poterci fare un’idea, di tutto cio’ che ci e’ stato raccontato da chi era presente gia’ lo scorso anno e ci accompagna anche quest’anno. Arrivati a Chisinau subito abbiamo riscontrato la grande contraddizione, che regna un po’ dovunque qui in Moldavia, di una classe che ostenta ricchezza e benessere, ed un’altra che riesce appena a sopravvivere, conducendo una vita piuttosto modesta. Una contraddizione sempre piu’ evidente dopo l’arrivo a Varvareuca, un piccolo paesino di 3000 abitanti, che attingono l’acqua dai diversi pozzi presenti in giro per il villaggio e che vivono in piccole case molto semplici e povere anche a livello estetico.
Chisinau, capitale della nazione, ospita il centro Cenacolo, dove vivono, crescono, vengono educati, bambini orfani, abbandonati, malati e che non avrebbero possibilita’ di ricevere le attenzioni necessarie. Appena arrivati siamo stati guidati nella comunita’ Cenacolo, potendo vedere e prendere coscienza delle sofferenze profondissime di questi bambini, ma allo stesso tempo, della loro serenita’ nonostante quella situazione, che solamente l’aiuto, il sostegno, l’amore della Chiesa che come madre si preoccupa dei suoi figli, puo’ portare in queste tragedie esistenziali. E’ stata per noi tutti una conferma di come Cristo attraverso la Chiesa ha il potere di ricostruire la vita dell’uomo, anche se distrutta e lacerata dai suoi stessi peccati.
Caricati i pacchi da portare a Varvareuca, ci siamo messi in cammino verso questo piccolo centro, e durante il viaggio di piu’ di due ore, abbiamo percorso strade molto poco praticabili in auto, a testimonianza di una situazione difficile che abbraccia ogni ramo della societa’. Arrivati finalmente a Varvareuca, subito ci siamo incontrati con i bambini del luogo che, forti dell’esperienza dello scorso anno, erano davvero contenti di vederci. Con loro abbiamo condiviso immediatamente bei momenti: e’ stato straordinario vedere come, anche se divisi da un’oggettiva barriera linguistica, abbiamo avuto da subito una grande intesa, che ci fa ben sperare per i prossimi giorni, perche’ possiamo servire questi bambini nel miglior modo, e perche’ anche loro possano divertirsi e trovare gusto nei giochi e in tutto cio’ che gli proporremo. Dopo aver giocato con loro, cercando di capire qualcosa del loro idioma, ci siamo incontrati anche con i ragazzi piu’ grandi, adolescenti e giovani, dei quali alcuni si sono tenuti lontani, ma molti invece si sono avvicinati alla casa della Fondazione Regina Pacis e, in lingua inglese e con gesti, hanno voluto conoscerci, sapere qualcosa di noi, dando possibilita’ anche a noi di conoscere loro. Durante una cena (definita da Don Mario “frugale”) abbiamo scambiato tra noi qualche opinione sulla giornata e sulle impressioni, riflessioni che ci fanno ben sperare per la buona riuscita di questi giorni.
Il nostro motto da oggi e’: lavorare con amore e amare lavorando!

Secondo giorno – 30 giugno

Oggi sveglia comoda! La nostra prima intera giornata a Varvereuca e’ iniziata con la preghiera delle Lodi, seguita da una colazione ricca (buona la marmellata di arance!).
Finite le pulizie, abbiamo iniziato la preparazione della S. Messa con l’allestimento della sala, usando candele alla citronella per ornare l’altare, e la preparazione dei canti. Celebrata da don Mario, parroco ad honorem di Varvareuca, la Messa e’ stata uno dei momenti fondamentali per iniziare appieno con il Signore queste giornate che ci aspettano. Dopo qualche momento di convivialita’ abbiamo preparato il pranzo a base di pasta con i funghi contornata da pomodori e cappucci. Nel pomeriggio, mentre alcuni si dedicavano alla pennichella post pranzo, altri si allietavano guardando un film. Ripresi dagli svaghi terreni ci siamo dati alla preparazione delle ultime cose per i ragazzi che da domani, e per due settimane, animeremo. Mentre certi disegnavano cartelloni, altri pitturavano i cappellini per dividerli in squadre e altri ancora meditavano profondamente sul senso della vita (…spavava!).
Siamo stati interroti da un botto causato dall’esplosione di un lampione della luce a una cinquantina di metri dalla nostra casa, con l’immediato arrivo dei “pompieri” moldavi su camionetta targata “Unione Sovietica”… vi lasciamo immaginare l’epoca del mezzo.
La cosa piu forte della giornata e’ stata senz’altro l’arrivo e la seguente chiaccherata con don Cesare, il quale, dopo le dovute presentazioni, ci ha un po’ raccontato del lavoro che lui e i suoi collaboratori svolgono qui in Moldavia. Due dei nostri ragazzi sono rimasti particolarmente colpiti dalla collaboratrice Victoria. Il don, con tutto il suo entusiasmo e la sua passione, ci ha dato un ulteriore carica per iniziare al meglio le attivita’ dei giorni a venire. Dallo stesso abbiamo ricevuto un’ulteriore elogio per il lavoro fatto a Trieste con i quadri dipinti dai ragazzi moldavi, che sono esposti in Curia Vescovile fino al 3 luglio p.v. il cui ricavato andra’ devoluto interamente alla Fondazione. Salutati gli ospiti iniziamo i preparativi della cena: un’ottima zuppa alle verdure e carne in scatola.
La cassa? Ce l’abbiamo! E suona pure molto bene!!! Con la musica abbiamo attirato piu’ di un ragazzo, sono venuti a bussarci alla porta e abbiamo continuato la loro conoscenza iniziata ieri, intrattendoli con un bellissimo duetto, chitarra piu violino, di due dei seminaristi che sono con noi. Dopo qualche tuono, un assolo di violino e un fulmine, ha iniziato a piovere; andati a casa i ragazzi per la pioggia ci diamo allo svago serale: torneo di “Uno”.

Terzo giorno – 1 luglio

La notte è trascorsa serenamente, lo scroscio della pioggia intervallato assieme a qualche tuono in lontananza ha accompagnato il sonno. Sveglia alle 7 e lodi alle 7.30, potremmo dire che il “moto” giornaliero ci è stato dato dalla lettura breve proposta nella prima settimana del salterio tratta dalla seconda lettera di San Paolo ai tessalonicesi: “voi fratelli non lascatevi scoraggiare nel fare il bene” lettura quanto mai premonitrice…. Succesivamente colazione con gli stessi ingredienti della domenica mattina… Il tempo meterologico in effetti, non è dei migliori, nonostante ciò don Mario e Daniele decidono di andare presso la scuola di Varvareuca per fare un po’ di accoglienza ed indirizzamento ai ragazzini che si presentavano per il primo giorno. Verso le 8,45 si sono ripresentati presso la struttura dove allogiamo com’erano “partiti”….da soli. La giornata quindi poteva non essere ritenuta delle migliori per l’affluenza… ma succesivamente, rivolte le casse di musica verso l’esterno, da i diversi punti cardinali si iniziavano ad intravedere movimenti di “bambini” incuriositi, interessati… abbiamo così iniziato a giocare con i primi a palla, chiedendo qualche nome, qualche numero in moldavo. Così lo sparuto numero iniziale ha preso via via consistenza. Abbiamo passato la mattinata a giocare a palla, con qualche scivolata nel pantano…indispensabile per rompere il “ghiaccio”!!!
Ore 13 circa pranzo, penne al pomodoro, cetrioli, pomodori e l’immancabile “varza”! Il primo pomeriggio è trascorso quasi per la totalità dei partecipanti nel letto, per una rigenerante pennichella, interrota poi verso le 15.30 dall’aumentante vocio esterno: il numero dei ragazzini era decisamente aumentato, probabilmente triplicato. Si!!! ci aspettavano!!! in 10 minuti ci siamo rinfrescati, caffettati, risvegliati…!!! pronti!!! Ci dirigiamo quindi con la ciurma verso la scuola di Varvareuca per iniziare i giochi. Iniziamo la divisione in squadre dei circa sessanta “interessati”. Squadre: gialli, bianchi, rossi, viola, neri, azzuri. Venti minuti e le squadre sono pronte (rispetto l’ora e mezza dello scorso anno… un bel passo avanti!). Molti ragazzi che avevano partecipato ai giochi anche l’anno passato, insistevano per riappartenere al “proprio colore” o per entrare nel gruppo che l’anno passato aveva vinto. Bene! Tutti pronti! Palla avvelenata! Gialli contro rossi, neri contro blu, bianchi contro azzurri…prosegue così l’intero pomeriggio, con le varie sfide tra squadre… i ragazzi sono molto sereni, motivati, incalzanti, carichi, entusiasti…certo, la loro lingua che noi non cosciamo a volte può essere stata un freno, ma ha certamente contribuito a inventare, selezionare sperimentare tutta la gestualità possibile!
Alle 18,15 i giochi sono terminati e ci siamo dati appuntamento per il giorno successivo. Quasi tutti sono rientrati nelle loro case, tranne qualcuno che ci ha simbolicamente accompagnato fino al nostro alloggio per poi anch’egli sparire quando noi ci siamo ritirati per celebrare i Vespri. Mentre alcuni di noi si fanno la doccia altri preparano la cena: bocconcini di pollo ai funghi, fettine di petto di pollo ai ferri, pomodori e ovviamente “varza” viola!!!
Dopo cena Miguel con la chitarra e Matteo con il violino sul porticato della casa hanno attirato, allietato e divertito un bel numero di ragazzi del paese….. La serata si è conclusa con un caldo clima d’amicizia e serenità!

Quarto giorno – 2 luglio

Secondo giorno di attività, il primo a pieno ritmo, dato che i primi giorni della nostra permanenza erano stati, ahimé, caratterizzati da pioggia e/o freddo.
Oggi è stata una gran bella giornata di sole, e finalmente abbiamo ri-assaporato quel bel caldo caratteristico delle estati qui: questo è infatti il secondo anno che ci lanciamo in questa splendida avvventura.
Oggi ci sono stati quattro piccoli “miracoli”: niente di impressionante, ma bei segni che ci danno un’ulteriore motivazione per il servizio che facciamo qui. Ve li racconterò man mano che vi narro con ordine la nostra giornata.
Dopo qualche iniziale problema tecnico (non trovavamo una presa della corrente per mettere la musica con cui solitamente iniziamo l’attività), abbiamo pregato insieme il Padre Nostro: qui la maggioranza della popolazione e’ ortodossa, e il Padre Nostro è la preghiera che possiamo considerare “ecumenica” per eccellenza.
A proposito di ecumenismo, primo miracolo: questa mattina don Mario è andato al mercato di Floresti per fare scorte di frutta e verdura, ed è rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che un prete ortodosso, avendolo visto e sapendo chi fosse, lo ha salutato per primo, sorridendo. L’anno scorso non era successo niente del genere, e sinceramente nessuno di noi se lo aspettava, sono quelle piacevoli sorprese che scaldano il cuore.
Poco dopo (secondo miracolo), una venditrice di frutta, riconoscendolo, gli ha fatto 5 lei (30 centesimi circa) di sconto, per ringraziarci del servizio che facciamo a Varvareuca, dove anche suo figlio partecipa alle attività che proponiamo.
Abbiamo speso la mattinata giocando a una sorta di baseball: senza mazze e con palle di dimensioni normali. Ci abbiamo messo un po’ a spiegare le regole, ma fortunatamente molti dei bambini/ragazzi erano gli stessi dell’anno scorso e quindi hanno ricordato in fretta.
Inoltre (terzo miracolo) uno dei ragazzi più grandi, che l’altr’anno ci creava non pochi problemi mentre cercavamo di fare l’attività, visto che era uno dei “buletti casinisti”, quest’anno si è offerto di spiegare le regole del gioco in moldavo per ben sei volte (una per ogni squadra), dopodiché si è messo a giocare con la squadra più debole, per rendere il gioco un po’ più “equilibrato” (e quindi più divertente).
Erano tutti così presi dal gioco che non siamo nemmeno riusciti a finire tutte le partite, dato che queste si allungavano inevitabilmente entro il tempo limite.
Abbiamo così iniziato il pomeriggio finendo le partite che mancavano, per poi dedicarci a quella che è la caratteristica delle nostre attività del dopo pranzo: i laboratori.
Questi consistevano oggi in due attività.
Da una parte c’era Ilaria che aiutava i ragazzi a fare braccialetti di vario tipo con fili (ha sempre molto successo come laboratorio). Dall’altra parte Matteo, con il nostro aiuto, preparava dei fogli di carta disegnandoci sopra un cerchio (fatto in vari modi), e poi invitava i ragazzi a disegnare dentro a quel cerchio qualcosa che ricordasse un’emozione (gioia, amore, leggerezza…).
Entrambi i laboratori sono stati davvero di grande successo.
In più (quarto miracolo) una signora che passava ha aiutato i ragazzi a fare i braccialetti insieme a Ilaria (potrebbe sembrare normale, ma l’anno scorso la gente del posto non si avvicinava a noi, si teneva sempre a distanza).
Alla fine alcuni ragazzi, presi dalla foga del disegno, hanno cominciato a disegnare e dipingere sui muri della casa, costringendo noi a concludere il pomeriggio ripulendoli.
Alcuni ragazzi si sono anche fermati oltre, invitandoci a un’improvvisata (ma piacevole) partita di pallavolo che si è protratta fin quasi all’ora di cena.
Devo dire che oggi i ragazzi si sono evidentemente divertiti molto: hanno partecipato molto volentieri alle attività che gli proponevamo e lo hanno fatto in maniera entusiasta e “leale”.
È stata quindi una giornata di vera Grazia: i quattro bei segni che vi abbiamo raccontato, infatti, a nostro avviso, indicano che la gente del posto apprezza il lavoro che stiamo facendo qui, e noi al tempo stesso ci sentiamo sempre più arricchiti e ancor più responsabilizzati.

Quinto giorno – 3 luglio

Questo terzo giorno era pieno di adrenalina e azione. All’inizio della mattina, poco a poco arrivavano i ragazzini per chiamarci alla porta della casa, e dare inizio alle attivita’. Per cominciare abbiamo fatto la preghiera come negli altri giorni, e dopo abbiamo dato inizio ai giochi. Ogni gruppo si e’ preparato per iniziare la giornata, piccoli e grandi, tutti insime pieni di allegria e voglia di giocare. Oggi e’ toccato a palla lenzuolo, ogni componente della squadra doveva prendere il lenzuolo con entrambe le mani, mettendosi in cerchio attorno ad esso. Lo scopo del gioco era quello di lanciare la palla solo col lenzuolo, senza toccarla con le mani. L’altra squadra doveva riceverla e poi rilanciarla.. se la palla cadeva al suolo, il punto era per la squadra avversaria.
All’inizio del gioco i bambini non capivano quello che gli si diceva, ma dopo sono riusciti a giocare bene. Era bello vedere come il sorriso si infondeva in loro, soprattutto se vincevano (infatti gridavano come dei pazzi!). Nel pomeriggio, alle quattro, eravamo tutti pronti per iniziare le attivita’. I ragazzi volevano fare tutto quello potevano, qualcuno faceva scooby-doo, altri facevano il rosario ortodosso e altri ancora gli origami.
C’e’ stato un unico lato negativo nella giornata, quando in un istante ha cominciato a piovere, per fortuna ai ragazzi non importava e hanno continuato a svolgere le attivita’.
Il bello e’ stato quando ha smesso di piovere, ovviamente subito dopo aver finito i laboratori!
E’ stato a questo punto che abbiamo visto i ragazzini al culmine dell’ allegria, anche perche’ hanno potuto portare a casa i lavoretti che hanno fatto, sorridendo.
Oggi Dio ci ha regalato una bella giornata XD.

Sesto giorno – 4 luglio

Mentre ancora stavamo sognando, le grida dei bambini ci hanno risvegliato pian piano, ricordandoci che una nuova giornata ci aspettava. Rispettando la routine, con la preghiera del mattino e la colazione, abbiamo ricaricato lo spirito e il corpo per il gioco del mattino: oggi “palla cordino”, una versione piu’ simpatica e semplice rispetto alla pallavolo. Anche questa volta nuovi bambini si sono aggiunti alla mischia, in un andirivieni dinamico che, nonostante sia di norma, riserva sempre delle sorprese e rende l’atomsfera piu’ energica e viva. Il gioco del mattino e’ trascorso con lo spirito di squadra e di tenacia che mai e’ mancato in questi giorni. E’ incredibile come il gioco riesca ad oltrepassare i limiti di comunicazione con la parola, grazie al potere che ha di aggregare e comunicare con il cuore e con la gioia. Certo, qualche intoppo c’e’ stato. La squadra dei blu si e’ scoraggiata nella partita finale, ma grazie al nostro incoraggiamento ha raccolto le forze e si e’ rimessa in gioco. Come previsto la squadra dei neri anche oggi ha completato la sua ‘crociata’: vincere grintosamente tutti i round. La squadra di Francesco, chiamata “asilo nido”, ha invece spensieratamente perso tutte le partite. Ma in fondo diciamocelo, a giudicare dai sorrisi e dalle pernacchie dei bambini, l’importante non e’ stato solo vincere, ma partecipare e divertirsi.
Mentre al mattino qualche sopportabile e rinfrescante gioccia di pioggia ha allietato il gioco, al pomeriggio il tempo non ce l’ha proprio fatta a resistere. Ma nonostante la pioggia, il via-vai di ragazzini non si e’ interrotto. Gia’ nel dopopranzo ci aspettavano. Quando la pioggia si e’ intensificata, abbiamo spostato le attivita’ del pomeriggio all’interno della casa “Regina Pacis”. La scelta andava dai tatuaggi al disegno creativo. Ovviamente i maschietti sfoggiavano su braccia e polsi, teschi, scorpioni, pugni infuocati, vampiri e draghi, che Ilaria, Matteo e Miguel hanno minuziosamente tatuato personalizzando la scelta dei bambini. Le femminucce hanno preferito il loro nome e i cuoricini. Anche oggi curiosita’ e creativita’ non sono mancate. Tra disegni e tatuaggi, ad un certo punto, ci ha fatto visita anche il sindaco di Varvareuca, felicissima ed entusiasta di vederci tutti riuniti assieme nella gioia e nella speranza.
Proprio verso la fine dei laboratori il sole si e’ fatto vedere, e con dolcezza alcuni bambini sono ritornati a casa.
Prima di cena, alcuni di noi hanno tentanto di raggiungere il lago di Varvareuca, fallendo la missione a causa di un ottimo senso dell’orientamento, ma portandosi dietro delle zolle di terra ‘autocotona’ sotto le scarpe, mentre gli altri si sono messi a giocare davanti casa con i bambini rimasti, assaggiando, tra l’altro, le albicocchine gentilmente offerte dagli alberi degli abitanti di Varvareuca e presi in prestito dai nostri ragazzi.
La giornata si avvia al termine, ma un briefing sui programmi di domani ci preparano per ricomiciare con nuova vitalita’.

Settimo giorno – 5 luglio

Ciao!!! Altro giorno altra storia..! Oggi ci siamo alzati alla stessa ora, per niente estiva, e dopo le lodi abbiamo fatto colazione col piacevole vocio di sottofondo dei bambini che gia alle 8:15 erano sotto casa ad aspettarci.
Dato il brutto tempo dei giorni precedenti, ci siamo quindi avviati al campo della scuola e abbiamo rimandato di mezza giornata la gita al parco.
Il gioco di questa mattinata e’ stato ruba-bandiera, diverso dagli altri perche’ al posto del torneo le manches si sono svolte tutti contro tutti, e i bambini si son dati battaglia a suon di “scalpo”. I bianchi han dato forfait, mentre gli altri si son dati da fare.. con sorpresa, oggi, i gialli si son classificati al secondo posto, dopo la squadra dei neri! Sul finire della mattinata, su insistenza dei ragazzi, ci siamo messi a fare tatuaggi coi pennarelli, davanti la porta di casa.
Il pomeriggio siamo andati al parco, vicino c’era un lago – tipo film dei Simpson – e mentre alcuni bambini si son fatti un bagno non del tutto autorizzato, con gli altri abbiamo giocato a varie cose, tra le quali rugby dove ci siamo letteralmente massacrati e pallavolo (Italia 2 Moldavia 0). La cosa bella della giornata, tra le altre, e’ stata che sono venuti al parco anche i ragazzi piu’ grandi, e che anche loro hanno giocato insieme a noi!
Tornando, tutti stanchi morti, abbiamo mangiato lungo la strada un po’ di frutti colti dai ragazzi, e una volta arrivati, siamo rimasti davanti a casa ancora un po’ con loro per giocare a pallavolo.
Si manda tutti a casa, ci si doccia (serve a tutti, davvero!) e poi cena e nanna/film, contenti che la sveglia di domani e’ posticipata di un’oretta! Buona Notte.

Ottavo giorno – 6 luglio

E il sabato e’ arrivato, la prima settimana si e’ ufficialmene conclusa.
Oggi nessuna attivita’ con i bambini di Varvareuca: la sveglia e’ posticipata di un’ora, quindi siamo leggermente piu’ riposati. Dopo le lodi mattutine, che sono ormai incluse nella nostra sveglia, facciamo colazione e prepariamo le cose che ci servono per partire in direzione della capitale oltre a sistemare un po’ la casa, e salutare i bambini che passano sotto al nostro terrazzino ogni tanto.
Aspettiamo il nostro passaggio in pandino e arriviamo a Floresti, dove abbiamo l’autobus di linea, meglio conosciuto come “maxi taxi”, che ci aspetta. Per fortuna abbiamo i posti “prenotati” e ci possiamo sedere, visto il numero di persone che salgono su sto benedetto furgoncino da 19 posti, e per fortuna che la giornata era poco soleggiata, dato che sfortunatamente, “proprio oggi” il condizionatore si era rotto..! In ogni caso il conducente, simpaticissimo, per allietare le quasi tre ore di viaggio ha messo come colonna sonora l’intero album di Romina e Albano, con tanto di occhiata di intesa diretta verso di noi!
Arriviamo a Chisinau e ci dirigiamo subito verso il Cenacolo, chi in auto, chi in bagagliaio dello scudo (che alcuni di noi – e molti di quelli rimasti a Trieste – ben conoscono), dove i bambini e i ragazzi che sono li ci aspettano. Curiosi sia noi che loro, in realta’, passiamo la prima parte del pomeriggio a giocare insieme per far conoscenza. A differenza dei bambini di Varvareuca, loro sanno qualcosa di italiano, sono piu’ abituati, e a suon di calcetto balilla, il gioco della sedia, dama e cavalieri e un due tre stella, abbiamo rotto il ghiaccio!
Siamo stati contenti di passare il pomeriggio con i ragazzi che stanno qui, anche perche’ l’anno scorso non c’era nessuno nel periodo in cui eravamo noi in capitale. In questo modo abbiamo visto un po’ come stanno, cosa fanno e come passano il tempo qui al Cenacolo, e abbiamo avuto modo di vedere una realta’ un po’ diversa, migliore sotto certi aspetti, rispetto a quella a cui ci siamo abituati, e che ad alcuni un po’ manca gia’..
Abbiamo fatto poi prove dei canti e ci siamo preparati per la Messa, celebrata da don Mario, dato che don Ce non e’ qui in capitale questo fine settimana, e poi siamo andati a cena.
Una cena super, abbondantissima e buonissima, conclusa con un ottimo sorbetto alla mela verde, dopodiche’ siamo tornati al Cenacolo e abbiamo passato la serata giocando tra di noi..
Eeeeee si, una meritata giornata di “relax”!

Nono giorno – 7 luglio

Giornata tranquilla oggi, ci siamo risvegliati nei comodi letti del “Cenacolo” della Fondazione Regina Pacis.
Fatte le lodi (più tardi del solito vista la tranquillità della giornata e l’assenza di bambini assordanti sotto le finestre) ci siamo incontrati con George e Ludmilla, due collaboratori di don Cesare alla Fondazione. Ci hanno raccontato un po’ della loro vita, della loro conversione (erano ortodossi e ora sono cattolici) e del loro lavoro.
In particolare è stato bello quando ci hanno detto che erano rimasti sorpresi dal modo di pregare dei cattolici, dalle celebrazioni liturgiche piu’ “partecipate” e, dalla propensione della Chiesa cattolica alla solidarietà.
Fatto ciò siamo andati in città a far colazione in un bellissimo posto dove, la tanta varieta’ di dolci e cose da mangiare, ha messo in difficolta’ le nostre scelte.
Abbiamo poi trascorso la mattinata visitando la cattedrale cattolica e quella ortodossa: in particolare in quella cattolica siamo stati accolti da un sorridente giovane prete, che ci ha dedicato un po’ del suo tempo (pur dovendo occuparsi di tutto, dato che il Vescovo era assente).
Ci siamo poi recati al mercato (dove si fanno sempre acquisti interessanti dell’arte e degli oggetti tipici di qui) e al centro commerciale, dove, dopo aver magngiato qualcosina di veloce, abbiamo fatto qualche piccolascorta per la nostra seconda settimana di permanenza e per i ragazzi di Varvareuca.
Insomma è stata decisamente una giornata di gran movimento, terminata con l’allegra gita di ritorno nel maxi-taxi dove, siamo stati animati da musica “dance” autoctona (finivamo nelle buche nel cemento a ritmo di musica: pensate che bello!) e dalla simpatia del conducente, che ha aumentato decisamente il volume quando ha visto che apprezzavamo la loro scelta musicale.
Unica nota negativa: uno dei nostri compagni ha dimenticato il suo cellulare sul maxi-taxi, peccato! Fortunatamente ha cambiato le necessarie password, proteggendo i suoi dati personali.
In ogni caso, adesso, riposati e ristorati dai due giorni passati nella capitale, andiamo a dormire per prepararci alla seconda settimana di attività con i ragazzi!

Decimo giorno – 8 luglio

La settimana comincia, e con essa riprendono anche le nostre giornate tipiche a stretto contatto con i bambini. Dopo le lodi comunitarie ed una buona colazione, ci siamo preparati subito per le olimpiadi, come previsto dal programma dei giochi. I bambini gia’ dalle otto e mezzo, con ansia di iniziare ci aspettavano impazienti al portone della casa; noi contentissimi di rivederli dopo il fine settimana di pausa, ci siamo adoperati immediatamente perche’ la loro giornata potesse essere divertente e piena di allegria. Due di noi sono andati al pozzo a riempire l’acqua, che i ragazzi nella sosta dai giochi richiedono assetati, alcuni hanno accompagnato i bambini alla scuola, dove tutti i giorni si svolgono le attivita’ mattutine, altri hanno preparato la musica per la sigla rigorosamente ballata dai bambini con una carica incredibile. “ Sai cosa ti dico…puoi comunicare… canta insieme a noi e poi mettiti a ballare!”, fantastico sentirli cantare in un italiano approsimativamente comprensibile; nonostante sia sempre la stessa sigla, sono molto carichi. Iniziate le olimpiadi, sono iniziate anche le risate: cadute, scivoloni, i bambini che fanno di tutto per vincere, gli animatori che litigano tra loro per chi e’ arrivato primo, tutto fa parte del gioco, tutto divertentessimo da vedere. Dopo varie staffette, una particolarmente li ha distrutti (e non ha distrutto solo loro, dato che Chano per fare la ranocchia e’ rimasto bloccato con la schiena!): correre simulando il movimento della rana fino ad una distanza precisa segnata dalla presenza di uno degli animatori, che per la squadra nera (che e’ prima classificata) per una strano fenomeno era sempre piu’ lunga man mano che si giocava; bisognerebbe chidere a Don Mario che segnava la fine del percorso. Detto questo, il momento piu’ divertente e’ stato senz’altro quello del tiro alla fune: dopo la staffetta, squadra per squadra si sono affrontate per una gara divertentissima che ha visto scatenarsi tutta la solidarieta’ che questi bambini speciali hanno tra loro; molti infatti vedendo i loro compagni in difficolta’, anche se non toccava alla loro squadra, entravano in gioco per aiutare quella che perdeva, un grande esempio per tutti noi. Tocco magico e finale per quanto riguardava i giochi della mattina e’ stata la sfida squadra nera contro animatori: man mano non solo quella squadra ma tutti i bambini hanno preso la fune e con grande nostra sorpresa e anche fierezza, ci hanno stracciati! Dopo il pranzo e la siesta (santa Siesta prega per noi), abbiamo iniziato i laboratori, mentre don Mario ha incontrato il proprietario dell’impresa edile responsabile per la costruzione di un campo giochi per i bambini di Varvareuca, adiacente alla casa della fondazione; responso positivo, sembra che i lavori avranno inzio a breve, siamo molto contenti!
I laboratori fatti li hanno tenuti impegnati molto: quello di braccialetti, in cui hanno fatto bracciali con i loro nomi, quello in cui hanno utilizzato il cartone per costruire dei piccoli di coccodrilli colorati a tempera, e quello di musica, in cui dopo aver costruito maracas con bicchieri e sassolini raccolti, le hanno suonate al ritmo della musica latino-americano suonata dai nostri Luis Miguel e Felicano. Dopo aver giocato un po’ con loro a pallavolo (usando come rete i tubi del gas che qui corrono per la strada sospesi in aria da supporti di ferro, i soliti tubi del gas..), alcuni di noi hanno preferito passeggiare e vedere il lago qui vicino altri fare la doccia e regalarsi un po’ di relax. La cena sobbria, un po’ di chiacchiere e risate per la comunione; dopo alcuni hanno sono andati a guardare le stelle sotto la collina che e’ vicina alla casa, altri a lume di citronella hanno dato il via ad un simpatico karaoke a suon di chitarra, finito alle ore 0,30 quando erano rimasti solo don Mario e altri due, indefessi e instancabili nel cantare.Tutti a letto per prendere forze ed essere pronti a ricominciare domani!

Undicesimo giorno – 9 luglio

Sveglia alle 7:30 come nell’ordinario. Dopo aver fatto colazione abbiamo sentito subito le grida dei bambini, che erano gia’ pronti mezz’ora prima che aprissimo le attivita’. Il gioco di oggi e’ stato “palla avvelenata”, lo stesso che avevamo fatto il primo giorno,quando siamo arrivati a Varvareuca.
Come al solito la squadra piu’ forte e’ stata quella dei neri, che fino ad ora ha sempre vinto su tutti.
Verso mezzogiorno ci siamo dileguati per il pranzo.
Dopo mangiato alcuni volevano riposarsi, altri guardare un film, e c’era chi preparava i laboratori…
Le attivita’ le abbiamo riprese alle 16:00, e a disposizione dei bambini c’erano alcuni laboratori: di braccialetti, di pittura, di tatuaggi.. poi, ci siamo messi tutti a giocare fino a tardi, o a ballare sulle scale di casa.. bambini, animatori.. In tutto questo e’ arrivato don Cesare insieme a Victoria a trovarci e, appena sceso dall’auto, si e’ unito a noi nei balli scatenati, “convincendo” (tanto per cambiare) anche don Mario!
Poi i don sono saliti insieme ad alcuni di noi, e don Cesare ci ha chiesto un po’ come stanno andando le cose, come ci troviamo, per bere un caffe’ e stare un po’ insieme, dato che era appena rientrato in Moldova…
Oggi abbiamo festeggiato anche il compleanno di una delle nostre bambine, Olivia, che ci ha portato una bottiglia di spumantino e dei cioccolatini.
Dopo ci siamo riuniti per cenare e abbiamo anche riso un po’, soprattutto quando e’ sorta una domanda sul senso della vita, tirata fuori da uno di noi guardando intensamente una bottiglia di acqua congelata: “Come avete fatto a mettere il ghiaccio nella bottiglia?!?”. Vi lasciamo alle vostre riflessioni, se riuscite a trovare la risposta, scrivetecela pure, cosi’ magari risolviamo un grossissimo problema a Jr, che potrebbe rimuginarci sopra ancora per anni… noi invece intanto andiamo a nanna, pronti per un altra giornata.

Dodicesimo giorno – 10 luglio

Siamo gia al dodicesimo dei giorni in cui doniamo un po’ di quello che abbiamo, portando l’amore gratuitamente, cosi’ come Dio lo da a noi.
Dopo la pregriera delle lodi e la colazione, ci siamo trovati con i ragazzi per giocare a “uomo ghiaccio”, ci siamo divertiti mentre una squadra doveva ghiacciare tutte le altre a turno, purtroppo come ogni giorno in ogni gioco la squadra nera ha avuto la meglio, anche se i rossi se la sono cavata. Ora che siamo quasi alla fine, possiamo dire di aver constatato anche lo stile di vita di ogni ragazzino: tanti hanno giocato con gli stessi vestiti per tutta la settimana e molti in ciabatte, di conseguenza anche se nessuno si e’ fatto male, molti si sono feriti le dita dei piedi.
Visto che i bambini avevano ancora voglia di divertirsi, ci siamo messi a giocare a calcio con loro.
Dopo aver mangiato ci siamo ritrovati alle 16:00 come al solito e siamo andati tutti allo “stadio”, portando chitarra e violino, palloni, fogli e cartelloni, cere e pennarelli e ovviamente l’acqua del “pozzo”, e siamo arrivati in un campo con due porte, erba molto alta che sembrava essere una giungla. Alcuni ragazzi hanno giocato a calcio, altri a pallavolo, altri ancora a rugby, altri hanno disegnato e altri fatto origami vari e aereoplani di carta. Dopo un po ci siamo messi a suonare la chitarra, candando un po’ in spagnolo, in italiano.. purtroppo in rumeno non sappiamo cantare ma ci proviamo. Alcuni dei ragazzi del posto ci hanno sfidato a calcio, un altro “Italia vs Varvareuca”, e anche se c’era un messicano molto bravo che portava avanti la nostra squadra, abbiamo perso.
Le forze sono finite e anche l’acqua, cosi’ ritorniamo a casa. Non sono mancati, sulla strada del ritorno, i frutti che i ragazzi, come segno di gratitudine ed aprezzamento, prendevano dagli alberi e ci davano. Ancora una volta, siamo rimasti sorpresi dalla loro generosita’.
Alle 18.30 don Mario ed Emanuele, mentre gli altri si intrattenavano con i ragazzi giocando a pallavolo, sono andati a trovare una delle tante famiglie che vivono in questo paese e sono in una situazione terribile: la casa era di quelle tipiche del posto, con tetto in lamiera, molto semplici e povere, in cui viveva una coppia di circa settant’anni. I due hanno raccontato, attraverso la traduzione di Andrej, che non riescono piu’ a camminare per le molte malattie e la vecchiaia ormai avanzata, tanto che non riuscivano nemmeno a raccogliere i frutti dei loro alberi, e si vedeva nei loro occhi una sofferenza incredibile. Seduti entrambi su di una panca fatta di materassi, fuori nell’orto, non avevano neanche tre sedie perche’ potessimo sederci tutti e tre. Gli abbiamo portato farina, zucchero, sale, tonno in scatola, latte: sembrava che avessimo portato loro dell’oro, ci hanno ringraziato diverse volte. Abbiamo potuto portare queste poche cose solo perche’, come si dice qui a Varvareuca, “la busta era piccola”. Ci hanno raccontato che oggi vivono in quella situazione di poverta’ cosi’ profonda anche per il fatto che nessun familiare puo’ aiutarli, avevano un unico figlio, che a 19 anni e’ morto in un incidente con il trattore. La sensazione piu’ forte che ci ha attraversato l’animo e’ stata quella di vedere Cristo in quelle persone. Ci hanno gia’ chiesto di andare a casa di una signora sola, con una gamba in cancrena, cosi’ domani ci sara’ data un’altra possibilita’ di portare un sorriso e un po’ di speranza a chi e’ meno fortunato di noi, seguendo l’esempio di Gesu’. Dopo una buonissima cena, compieta e tutti a riposo per ricaricare le batterie. A domani Varvareuca!

Tredicesimo giorno – 11 luglio

Tredicesimo giorno iniziato ricordando nella preghiera delle lodi il patrono d’Europa San Benedetto da Norcia. Dalla finestra presente in cucina si scorge gia’ con assoluta certezza la bellezza del giorno da poco iniziato: cielo terso, ambiente circostante soleggiato, temperatura in aumento. Nell’arco di un’ora siamo tutti pronti: chi riempie le bottiglie d’acqua al pozzo, chi prepara i materiali per i giochi, chi si intrattiene con i ragazzi gia’ presenti in largo anticipo davanti alla casa.
Quest’oggi i ragazzi in attesa dell’inizio dell’attivita’ ufficiale hanno proposto un gioco di cui noi italiani (a parte chi era gia’ stato qui l’anno scorso) non eravamo a conoscenza: tutti in cerchio, ognuno passa/lancia la palla all’interno, chi sbaglia modalita’ di lancio come penitenza deve sedersi al centro all’interno del cerchio, il/i mal capitato/i possono essere liberati toccando la palla in transito sopra di loro. È stata un’attivita’ molto piacevole, divertente…mentre le goccioline di sudore iniziavano la loro abbondante comparsa sulle fronti di tutti i partecipanti.
È seguito il gioco programmato: palla lenzuolo, riproposto vista la buona riuscita e il buon coinvolgimento della scorsa settimana. Verso le 11, in anticipo rispetto al solito, abbiamo iniziato a ritirarci verso casa dato che avevamo in programma la celebrazione dell’Eucarestia alle 11.30 per commemorare San Benedetto. Le letture erano proprio azzeccate: la prima lettura tratta dal libro dei Proverbi ci ha invitato a tendere i nostri orecchi alla sapienza, inclinare il nostro cuore alla prudenza, invocare l’intelligenza…per comprendere il timore del Signore. Il versetto del salmo responsoriale cosi’ ci chiedeva di ripetere: “Gustate e vedete com’è buono il Signore”! Ma a Varvareuca vale quest’affermazione??? non forse qualche luogo migliore??? ci ha proposto don Mario durante l’omelia. Si!!! proprio qui ci è richiesto l’impegno piu’ faticoso: gustare e vedere la bonta’ del Signore nei volti e nelle impercettibili storie di quei bambini a volte agitati, a volte incomprensibili per la lingua, altre volte sporchi di terra…che giornalmente incontriamo.
Sono seguiti pranzo e pennichella come d’abitudine.
Alle 16 come ieri ci siamo portati con armi e bagagli (palloni, fili, carta, cartone, acqua …) verso lo “stadio”. Un gruppo ha deciso di continuare imperterrito nell’arte del “filo” per produrre bracialetti, altri hanno preparato su un grande cartellone bianco l’invito per la festa di domani, altri partite di calcio o pallavolo, altri ancora public relations!!!
Sotto il sole che risvegliava l’intorpidita melanina si è svolto nuovamente il match di calcio Moldavia-Italia, conclusosi poi con in vantaggio la prima ma a dir la verita’ abbandonata vergognosamente per il calo degli zuccheri…!!! Dopo le 18 i restanti si sono portati dinnanzi alla casa per una partita a pallavolo, queta volta portata a termine con la vittoria italiana.
Dato che il pollo era stato prelevato dal frizer un po’ tardi, rumorosamente è stata attesa la cena, anomali boati si percepivano da una stanza all’altra… prodotti dal nostro stomaco… intervallati da uno spettacolo insolito: la lotta tra capre, con Ciano che ha tentato di fare da paciere, inutilmente!!!
A notte innoltrata il gruppo si è riunito per preparare gli inviti per i bambini per la festa di domani pomeriggio.

Quattordicesimo giorno – 12 luglio

Oggi siamo partiti in quarta! E’ l’ultimo giorno a Varvareuca per noi. Sveglia un quarto d’ora in ritardo.
Ma questo e’ servito per recuperare un po’ di sonno dopo i 145 inviti alla festa finale scritti durante la notte in un moldavo improvvisato, ovviamente sbagliato, ma soprattutto capito alla perfezione.
Il numero di bambini e’ improvvisamente lievitato rispetto ai giorni precedenti e cosi’ anche i sorrisi, le grida, le risate, la confusione e la sana energia che solo loro sanno sprigionare. L’atmosfera di festa si e’ fatta sentire fin da subito.
Il gioco finale preparato da Louis e Federico detto Junior, e’ una caccia al tesoro, che abbiamo fatto al parco di Varvareuca. Oggi i bambini sarebbero stati capaci di trovare anche l’ago in un pagliaio pur di raccogliere in fretta tutti gli oggetti nascosti tra cespugli e erba alta, per arrivare primi in classifica. Infatti la squadra dei viola ha stracciato tutti i un battibaleno, accorciando la durata del gioco cosi’ tanto che alcuni ragazzi ci chiedevano quale altro gioco ci sarebbe stato dopo.
Cosi’, tra un tuffi nel lago (non permessi, ovviamente, ma “stranamente” i ragazzi in questi casi non sono piu’ intuitivi come nei giorni precedenti e proprio non ci riescono a capire…), pallavolo estrema tra buche, rami e “regalini” di pecora e di mucca, e animatori assaliti da bambini giocosi, la mattinata e’ trascorsa anche troppo velocemente.
Prima della pausa pranzo, abbiamo consegnato gli inviti per la festa ai bambini, i quali ce li sventolavano in faccia facendoci capire che loro erano stati invitati e noi no. Allora noi ci siamo autoinvitati alla festa e alle 16:00 abbiamo acceso la musica. Nel giro di pochi minuti sbucavano bambini da tutte le parti, alcuni “nuovi”, alcuni “vecchi” ma non ancora visti e gli immancabili delle due settimane trascorse con noi; i palloni volavano ovunque e i ragazzi aumentavano sempre di piu’. Non e’ facile descrivere a parole l’emozione provata vivendo una situazione del genere. C’era una piacevole confusione, un senso di unione e sinergia che si e’ creato tra noi e i ragazzi come risultato del tempo trascorso insieme.
Al momento delle premiazioni delle varie squadre, con un po’ di pazienza siamo riusciti a richiamare l’attenzione generale. A partire dall’ultimo classificato fino al primo, i bambini si sono messi in fila per ricevere in premio una maglietta e qualche gadget. Palloncini, magliette e palline di plastica. Tre ingredienti sufficienti per scatenare la creativita’ di un bambino. E cosi’ in poco tempo si sentivano scoppi e pernacchie ovunque, palloncini travestiti, palline utilizzate per creare tutti i tipi di maschere possibili (in che modo lo sanno solo i bambini), magliette che camminavano da sole indossate da bambini sotto il metro di altezza (dato che la festa era a perta a tutti, da 0 a 99 anni).
Nel frattempo anche le madri di alcuni ragazzi assistevano ridendo a questo allegro spettacolo.
E se la situazione non era ancora frizzante a sufficienza, abbiamo lanciato nella mischia delle caramelle frizzanti per vivacizzare un po’ il tutto.
E tra dolcetti, premi, saluti, don Mario che balla Gang Gnam Style e foto ricordo, anche le danze si sono chiuse con dolcezza, tra dediche e firme sulle magliette. Ma non ci siamo salutati con tristezza e nostaligia. Nella stretta di mano di questi ragazzi e nel loro sguardo c’era una forza particolare, spirituale. E’ stato un arrivederci al prossimo anno, un saluto capace di lasciare il suo magico effetto/affetto per un anno intero o per tutta una vita.
Nell’ultima Varva-cena (termine coniato dal fantastico umorismo di don Mario), la tavola era letteralmente imbandita, tanto che per poco non c’era posto per sedersi, dato che l’idea era quella di finire gli avanzi (escluse bucce di carote e cetrioli, sia chiaro). All’inizio c’era un silenzio da seminario. Addirittura le forchette erano silenziose. Ma purtroppo o per fortuna, a rompere quella pace e serenita’ e’ intervenuto Matteo, con qualche battuta senza filtro e tanta “irresistibile” ironia.
Ma la serata e’ ancora lunga, e due giorni interessanti ci aspettano prima di tornare a casa.
La revedere Varvareuca!

Quindicesimo giorno – 13 luglio

Sveglia anticipata alle 7.00. oggi si parte da Varvareuca per Chisinau, domani si torna in Italia.
Abbiamo fatto le ultime pulizie, sistemato le ultime cose in valigia, caricati i bagagli e noi, nel pulmino e nell’auto di don Cesare, e siamo partiti. Un senso di vuoto ci pervade, anche i piu’ “duri” quelli che dicevano di non vedere l’ora di tornare a casa sentono che qualcosa restera’ in quel paesino. Il paesino che ci ha accolti a braccia aperte, le braccia dei ragazzini che ci aspettavano gia’ dalle 8.30 sotto casa e restavano a giocare con noi fino alle 20.00. Arrivati alla casa di Chisinau abbiamo pranzato, pranzo che e’ iniziato in silenzio, come la cena di ieri sera, un silenzio che viene rotto solo da don Cesare, che ci fa domande. Domande a cui non troviamo risposta, a cui vorremo rispondere, ma il turbinio di emozioni che ci attraversa tutto il corpo e’ tale da ammutolirci. Dopo pranzo alle 16.00, mentre Ilaria era fuori con i ragazzi del Cenacolo a disegnar candele e a fare le prove dei canti, ci siamo incontrati con don Ce e con un gruppo di pellegrini accompagnati da un prete salesiano, che hanno voluto conoscere la Fondazione Regina Pacis, e poi, dopo un po’ di racconti di don Cesare e di alcune loro domande, quella fatidica, “voi cosa vi portate a casa?”…il silenzio, il solito silenzio, a cui solo don Mario trova risposta, una risposta diplomatica quanto vera, “stanno ancora assimilando, capendo cosa veramente e’ successo a Varvareuca”.
Alle 18.00 partecipiamo alla messa celebrata da don Cesare e concelebrata da don Mario, il momento commovente in cui Maria, una ragazza cieca che vive qui nella struttura della Regina Pacis, legge la seconda lettura, sfiorando un foglio in brail. Finita la celebrazione, prima della benedizione conclusiva, don Cesare e’ abituato a far parlare i fedeli della sua comunita’. Dopo un paio di parole da alcuni adulti che vivono qui a Chisinau e’ stato quasi d’obbligo da parte nostra cercare di tirar fuori qualcosa, almeno una piccola parte di quelle emozioni che abbiamo vissuto con i ragazzi di Varvareuca. E per fortuna che il Signore dopo essersi offerto per noi nell’eucarestia ha ispirato alcuni di noi a parlare, cosi’, almeno speriamo, abbiamo trasmesso una minima parte di quello che ci portiamo a casa. Forte e’ stata anche la testimonianza di un prete ortodosso a cui e’ affidata la comunita’ di Vicenza che quando viene chiamato qui in Moldavia, sua terra natale, partecipa alla celebrazione. Forse un po’ prolisso, ricordando alcuni don che abbiamo noi a Trieste, ma ha espresso a pieno il pensiero di una comunita’ come quella moldava e ortodossa che ha voglia di stare in comunione con noi catollici, perche’ alla fin fine siamo tutti fratelli! Dopo la Messa ci si ferma a scambiare due parole con i “parrocchiani” e a occupare il tempo con una partita di calcetto… Don Ce e don Mario VS Seba e Matteo… i due stolti ragazzi non hanno mica capito che non bisogna sfidare chi ha le spalle coperte dall’alto! Risultato ovvio, 10 a 5 per i “doni”! Ora dopo la cena, un’ottima pizza italiana, ci ritroviamo qui, al cenacolo, chi nel salotto della casa dei volontari, chi fuori a parlare con i ragazzi che vivono qui. Tutti comunque un po’ spaesati, lontani da quella che ormai era diventata la nostra routine a Varvareuca, tutti con il pensiero rivolto ai volti sorridenti di quei bambini che non hanno niente ma che ci hanno dato cosi’ tanto, quei volti in cui abbiamo visto il Volto di Cristo!

 

Leggi su Vita Nuova on line l’intervista a don Mario De Stefano

 

Vărvăreuca 2012: Il diario e le foto

Si parte sabato 30 giugno per la Moldova sotto la guida di don Mario De Stefano per una esperienza di carità oltre i confini della nostra terra e poter quindi condividere verso l’est dell’Europa la passione della nostra Chiesa triestina per i poveri.

L’iniziativa, che vede impegnati ben dieci giovani provenienti da diverse comunità della nostra Diocesi, ha origine dalla visita che il nostro Arcivescovo ha fatto in Moldavia nell’ottobre scorso, in occasione della Prima Settimana Sociale della Chiesa cattolica moldava. A Chişinău, capitale di questo paese dell’Est, Mons. Creapaldi non solo ha portato la sua esperienza di pastore per il sociale, ma è rimasto coinvolto da una piccola comunità cattolica capace di generare bene e speranza. Rapido il suo pensiero, ancor più rapida l’organizzazione di don Mario che ha condiviso con altri amici l’idea che ora si sta per realizzare.

Si andrà in Moldova, e precisamente in un villaggio del nord, chiamato Vărvăreuca, nei pressi di Floreşti, dove la Fondazione Regina Pacis, una Ong della Diocesi di Chişinău ha una sede ed una struttura di servizio. Con i ragazzi del villaggio verranno condivisi i momento più belli di animazione, di gioia, di conoscenza, entrando nella semplicità e povertà di un luogo che è già abituato ad accogliere giovani volontari italiani.

Il 30 giugno è previsto l’arrivo e dopo alcune ore di viaggio in pullman, lungo le modeste strade moldave, si giungerà a Vărvăreuca e l’abbraccio con i ragazzi del luogo sarà immediato, senza timori di lingua o non conoscenza, senza paura di sbagliare o non essere apprezzati. Sono già amici, perché è già viva nel cuore di un popolo, quello moldavo, che guarda con speranza i giovani che arrivano.

Ai moldavi stupisce il fatto che dei giovani sacrifichino tempo e vacanze per dedicarsi a loro. Il loro stupore è il grande messaggio evangelico che i giovani triestini porteranno in Moldova, perché certamente stupiranno per la passione, la semplicità, la dedizione, la voglia di amare e servire. Ma è questo il Vangelo della carità, il Vangelo che ci consegna il nostro Arcivescovo tutte le volte che ci invita ad amare senza confini, il Vangelo scritto a tratti brevi nel cuore di questi giovani che con gioia stanno intraprendendo il cammino.

Un timore… sarà difficile il distacco al rientro, difficile tornare a casa e non sentire il sapore della povertà e della semplicità, difficile star bene mentre altri non hanno ciò che noi abbiamo. Ed allora, buon viaggio, e noi tutti lasciamoci stupire dal Vangelo…

Si ringraziano le COOP Cooperative operaie di Trieste Istria e Friuli e il pastificio Pasta Zara per il sostegno all’iniziativa.

 

 

 

 

[box]Oltre che da questo sito, è possibile seguire gli aggiornamenti e mantenersi in contatto con i ragazzi tramite la pagina Facebook Vărvăreuca 2012[/box]

 Diario

Primo giorno – 30 giugno

Siamo in viaggio, si nota un po’ di tensione sul viso di tutti, forse è solo voglia di sbrigare il prima possibile il viaggio tra aeroporti bagagli etc.

In poco tempo i nostri autisti ci portano all’aeroporto di Venezia senza intoppi, ci salutiamo e siamo nella bolgia mattutina dell’aeroporto Marco Polo. Stride qualcosa tra noi e le molte persone che si accalcano ai vari check-in. Stride forse la destinazione: noi in Moldova via Romania, la maggior parte delle altre persone sono dirette in vacanza in qualche altra meta estiva ambita e di moda.

I voli filano lisci tra imbarco decollo atterraggio, tocchiamo prima Timișoara (Romania) e di lì Chişinău (Moldavia).

Gli ultimi minuti del volo per la Moldavia credo non li dimenticherò: naso incollato al finestrino a cercar di scorgere qualcosa di questa terra che ci ospiterà per le prossime due settimane. Da lassù tanto verde, qualche foresta, alcuni laghetti artificiali per l`irrigazione, campi per la coltivazione ovunque e paesetti piccoli aggrappati ad una strada principale che non si capisce se sia asfaltata o di terra appena battuta. E poi le casupole piccole, con i tetti rossi o anche blu. Poi d’improvviso ecco la città sotto di noi con le sue case alte e bianche, siamo in Moldavia!

In aeroporto passiamo i controlli per i passaporti e appena fuori ci accoglie Ilie con un suo collaboratore. Con un pulmino in prestito dai Salesiani e una macchina attraversiamo la capitale in direzione Vărvăreuca, anche qui occhi fuori dai finestrini e sguardi pronti a cogliere tutto quello che ci capita: dalla limousine al carretto trainato dal cavallo, dal palazzo stile Melara (solo molto più rovinato e decadente) al centro commerciale tirato a lustro.

Poi altre due ore di strada moldava polverosa e piena di buchi. Fuori si vedono solo campi molto secchi, animali al pascolo, pozzi per l`acqua e qualche baracchina che vende frutta e verdura. Ad una di queste ci fermiamo e comperiamo pomodori ed un`anguria.

Arriviamo a Vărvăreuca alle 20, ci fermiamo sulla collina a guardare il paese da un po’ più lontano, sotto di noi il fiume, c’è qualche pescatore.

In casa ci accolgono i volontari, Ana e la famiglia di Ilie. Si cena assieme pasta pomodori cetrioli e formaggio. Ci dissetiamo, un giro in paese in notturna ed il primo contatto con la gente del paese, qualche giovane e dei bambini, alcuni ragazzi in scooter illuminati con i led colorati ci seguono, ci sorpassano, si fermano, sembrano curiosi. Torniamo a casa e ci si prepara per il riposo dopo questa giornata intensa.

Concludiamo la giornata con la preghiera della compieta e poi tutti a dormire per un riposo meritato dopo questo viaggio!

1 luglio

Due partite di calcio.

Una, giocata nello scintillante stadio di Kiev, finale degli Europei. L’altra, giocata in uno spiazzo sperduto e polveroso tra le colline moldave (chiamato comunque “stadio”), una semplice partita di un campionato provinciale under 21.

Il risultato è lo stesso: 4-0.

Lo spirito cambia: qui a Vărvăreuca la partita domenicale è un evento importante, si riuniscono tutti i compaesani, non perché uniti da un momentaneo patriottismo. Ad alcuni la partita non interessa, altri invece pensano di essere gli allenatori e danno consigli direttamente ai giocatori in campo. Più in là, i bambini a loro volta giocano con un pallone, magari sognando di poter essere loro, fra qualche anno, a giocare nello “stadio”. Ed una prevista sconfitta non è la fine del mondo, anzi… la domenica qui è appena iniziata! Sotto al sole cocente del mattino si incontrano tante generazioni a confronto, e questa volta ci siamo anche noi, che in un certo senso siamo diventati compaesani, seppur per poco tempo.

E’ domenica anche per noi, e allora dopo pranzo ci attende la Messa celebrata da don Mario, durante la quale ci ricordiamo che la vera sfida inizia domani… Con i bambini che ci aspetteranno fuori dalla porta già dalle 8 di mattina. In fin dei conti, anche noi abbiamo voglia di giocare la nostra partita!  Alla prossima.

2 luglio

Arriva il lunedì: primo giorno di attività. Ci svegliamo alla mattina, lodi per cominciare la giornata in comunione e colazione. L’ostacolo della lingua rallenta i nostri progetti: con un po’ di fatica e una brava traduttrice ce la facciamo, divisione in squadre e parte la nostra caccia al tesoro! Intanto arrivano i bambini della scuola materna accompagnati dalle loro maestre e danno prova di obbedienza e adattamento. L’esito della caccia resta sconosciuto: evidentemente qualcuno non ha colto pienamente le regole, ma è stato comunque di gioia e divertimento.

Pian piano ci ambientiamo in questo nuovo mondo a noi estraneo: iniziamo a bere l’acqua del pozzo come ci insegnano i bambini, andiamo in giro con loro e impariamo qualche parolina, Calu, che vuol dire cavallo.

Dopo pranzo qualcuno di noi si fa accompagnare da qualche bambino per un bagno nel lago vicino al paese. Alle 4 riprendono le attività con i colori a dita: aperti i fogli tutti i bimbi ritornano a casa dipinti come indiani.

Verso sera continuiamo a giocare con loro sotto casa: sembrano entusiasti della nostra compagnia e che non si stanchino mai.

Concludiamo la giornata tra noi con la compieta perché il Signore ci aiuti in questo piccolo sacrificio, soprattutto perché abbiamo dovuto annodare 150 braccialetti di vari colori per le squadre di domani.

3 luglio

Siamo al quarto giorno, contraddistinto da due grandi eventi: il mercato e il torneo di palla avvelenata. In realtà avvelenati siamo stati noi che per un ora circa abbiamo provato in vari modi a suddividere la novantina di ragazzi in squadre. Prima con i numeri, poi a colori, poi per età… insomma, l’avvelenamento stava iniziando anche perché la nostra traduttrice Ana, con la sua vocina flautata, non riusciva proprio a farsi ascoltare. Poco male perché in modo o nell’altro riusciamo a formare le squadre con i braccialetti colorati che la sera prima fino tarda notte abbiamo amabilmente prodotto. Pronti, via! Si inizia, squadra neri (nigr) contro bianchi (alb), rossi (rush) contro gialli (galbian), azzurri (albastr) contro viola (viulet) e subito ci rendiamo conto che qualcosa non quadra… I neri sono formati dai “bulletti”, più grandi come età rispetto agli altri, e quindi chi meglio di Tomaz per stare con loro? Risultato? Nel giro di pochi minuti abbiamo tramutato un seminarista in un bulletto moldavo che a perdere (nemmeno volendo) proprio non ci sta! Vabbè, poco importa, in un modo o nell’altro lo recupereremo… Nel frattempo arriva il papà di Ilie pronto con il suo FIAT Scudo a portarmi a Floreşti al mercato, perché di mangiare tonno e carne in scatola siamo un pochino saturi. Prima fermata: la banca. Ho pensato di essere capitato improvvisamente in un film di Sergio Leone, con la differenza, però, che non sapevo se essere “il bello, il brutto o il cattivo”. Evidentemente, quando son entrato “accompagnato” nella banca per cambiare i soldi, gli sguardi delle persone hanno risposto al mio dubbio iniziale: ero solo straniero, italiano, e anche riconoscibile, tanto alcune persone mi hanno salutato con un sorridente “buongiorno” dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi ed aver ascoltato da Andrej una veloce anamnesi della mia persona. Dopo aver scoperto chi era l’ultimo (si usa ancora così), abbiamo cambiato i soldi e quindi ci siamo avventurati nel mercato. Mi ha un pochino ricordato qualche mercato di paese del sud Italia, con gli schiamazzi tipici del luogo, la frutta, la verdura (molta ancora con la terra sopra), la zona macelleria: insomma non mancava nulla, tranne gli scontrini e l’insalata che qui non esiste. Proseguiamo nella nostra spesa: pomodori, banane cetriolini, zucchine e, dulcis in fundo, due boccioni da sei litri ciascuno di acqua, perché azzardare troppo con l’acqua potrebbe essere un po’ fastidioso. Forse questi litri fino alla sera basteranno?! E poi via, si ritorna a casa a Vărvăreuca. I ragazzi hanno ormai finito i giochi mattutini, riuscendo però a portare a termine solo una piccola parte degli incontri di palla avvelenata previsti per il torneo. Nel pomeriggio riprendiamo la nostra attività con il resto delle partite, e i ragazzi sono anche più intraprendenti: finalmente tutti gli incontri vengono conclusi. La classifica finale della giornata racconta che i neri sono in testa (ma va?!) e San Tomaz (proprio nel giorno del suo onomastico: un caso?) ci aiuta a preparare la celebrazione dell’Eucaristia e dei Vespri. Finalmente questa sera si mangia carne fresca (di pollo) e verdura comprata al mattino: sembra poco, ma stando qui ci si accorge quanto anche questo possa diventare importante per noi cittadini che dell’agio ormai abbiamo fatto la normalità…
La nostra serata si conclude con un partita di carte, scacchi per alcuni altri e, prima della buonanotte, la preghiera di Compieta: pronti per la sfida del giorno dopo… Riusciremo a far iniziare un gioco prima di un ora di spiegazione?
Alla prossima!

4 luglio

E siamo a metà…della prima settimana, come da copione sveglia, lodi, colazione e poi via al campo della scuola per un’altra mattinata di giochi. Sembra che ormai stiamo ingranando in questa routine ma i ragazzi sono comunque un’incognita imprevedibile, puntualmente, infatti, ecco che alcuni bambini decidono di cambiare squadra, ma decidiamo di non essere eccessivamente fiscali, quindi via con i giochi!

La mattinata ha visto i ragazzi impegnati in un accanito torneo di palla base, come il giorno precedente anche oggi la squadra nigr (nera) ha dominato il campo grazie (anche) alla schiacciante superiorità numerica, degno di nota la prima vittoria in una partita degli alb (bianchi) che ha lasciato di stucco tanto i bianchi vincitori quanto i rossi sconfitti. Al termine della mattina si torna a casa per il pranzo e una (breve) pausa, durante la quale chi di noi è stato al lago ha avuto modo di ammirare un esempio di ingegno locale: un materassino gonfiato usando i gas di scarico di un auto come pompa. Nel pomeriggio concludiamo il torneo con i neri ancora vincitori, a seguire vari laboratori, e tra chi intreccia uno scooby-doo, chi lancia aereoplanini di carta e chi disegna con gessi e pennarelli anche il pomeriggio vola. Il momento di congedare i bambini coincide l’arrivo a Vărvăreuca di don Cesare, fautore di questa nostra missione assieme al nostro Arcivescovo, venuto a farci visita da Chişinău e ad assicurarsi che tutto vada per il meglio.

Concludiamo la giornata con una bella partita al paroliere e con la recita della Compieta, una bella notte di sonno che domani si ricomincia!

5 luglio

… una cosa incredibile: i ragazzi non si sono stancati ancora! Ogni giorno vengono più o meno nello stesso numero, nonostante i neri regnino sul campo giochi di mattina. Va bene, anche oggi, senza nessuna sorpresa, hanno battuto tutte le squadre, quasi tutte con almeno 10 punti di differenza. Non occorre parlare dei vari interventi per dare vantaggi alle altre squadre (ovvero finire prima del tempo, lasciare più tempo alla squadra avversaria ecc.), perché nessuno di questi riusciva a far perdere la squadra. Comunque oggi è stata una sfida anche per i neri, perché si sono aggiunti alcuni ragazzi più grandi alle altre squadre, minacciando il loro dominio sul campo, ma invano. È stata una battaglia straziante, siccome quattro ragazzi grandi si sono aggiunti alla squadra avversaria, anche se non era giusto per niente. Quindi dovevano eliminare uno dei loro (per la prima volta il capitano dei neri aveva paura della squadra nemica!). All’inizio è stata una partita alla pari, ma alla fine si è rivelata un massacro da parte dei neri come al solito. E così la gloria dei neri si e preservata anche questo giorno! Per parlare di altri eventi meno gloriosi, oltre il trionfo schiacciante della squadra oscura a palla lenzuolo, si potrebbe segnalare il fatto che tra noi non ci sono più ammalati (sia Luca che Daniele stanno bene) e che due bambini si sono fatti male (non per colpa dei neri!) ed abbiamo visto uscire un po’ di sangue, ma siamo riusciti a fermarlo prima che uscisse del tutto! Allora, tra gli altri eventi meno importanti (oltre la gloriosa part… ah, ho già accennato quello, no?) Enrico ha scoperto una talentuosa cantante di nome Aliona, che studia canto a Mosca, così abbiamo fatto una cantata insieme ad Enrico suonando la chitarra e Aliona alla voce. Sembra comunque che i ragazzi non si stancheranno neanche nei giorni prossimi, visto che oggi sono venuti prenderci a casa per portarci a campo, perché eravamo qualche minuto in ritardo (o forse erano loro qualche minuto in anticipo?). Bene, così tanto per oggi, questi sono tutti gli eventi più significativi e possiamo riassumerli in un motto semplice: forza squadra oscura!!! Un saluto dalla Moldavia.

6 luglio

Direttamente dal fronte moldavo: la giornata che sarà ricordata come il venerdì nero dei neri! I figli della luce, la squadra bianca, hanno sconfitto sul campo i figli delle tenebre, la squadra nera! In una settimana di scontri, gli unici capaci di rubare il punto ai neri sono stati loro, gli ultimi in classifica. Tutto questo nel gioco della palla cordino. Il nostro delegato responsabile dei neri lamenta brogli, inganni, aiuti da parte di ragazzi più grandi comparsi improvvisamente, ma si sa, tutte le scuse sono buone per giustificare la sconfitta.
Il resto della giornata è trascorso in maniera pulita, con una variante pomeridiana: anziché giochi, laboratori, dove i più piccoli hanno costruito degli aquiloni, mentre i più grandi, al piano terra della casa dove viviamo, imparavano a intrecciare rosari alla maniera ortodossa o a fare dei braccialetti. Questo nodo dei rosari è un dei più difficili in assoluto da realizzare. Notare la loro caparbietà nel voler imparare è stata una gran soddisfazione per noi. Gli aquiloni son stati meno fortunati, causa il sopraggiungere del forte vento accompagnato da alcune gocce di pioggia, peraltro molto attese dai contadini di queste zone!
In tutti questi movimenti, stando in mezzo ai ragazzi, sperimentiamo la presenza e la potenza del Signore, che, ci precede sempre nei pensieri. Tanto stiamo ricevendo da questa esperienza, e per questo non possiamo far altro che benedirLo.

7 luglio

Oggi è stata una giornata decisamente alternativa.
Abbiamo iniziato, come sempre, con i ragazzi, solo che anziché farli giocare come sempre alla scuola, li abbiamo portati in un parco a un chilometro circa dalla scuola. Oltretutto, essendo sabato, non abbiamo preparato dei giochi organizzati come nei giorni prima, ma abbiamo lasciato che i ragazzi si divertissero liberamente.
Così alcuni si son messi a giocare a rugby, altri a pallavolo (abbiamo teso un nastro tra due alberi come cordino), e altri ancora si sono buttati in acqua in un lago lì vicino, oppure si sono semplicemente sdraiati a prendere il sole e a godersi la bella giornata.
Insomma è stata una mattinata decisamente insolita, ma rilassante. Il pomeriggio lo è stato un po’ meno. Il nostro programma pomeridiano consisteva essenzialmente nel viaggio a Chișinău, dove avevamo appuntamento con don Cesare, sacerdote diocesano “fidei donum” che da dodici anni si trova in missione qui in Moldavia.
Il viaggio non è stato dei migliori. Sapevamo da giorni che avremmo dovuto prendere un pulmino (che qui chiamano “maxi-taxi”, ma che io definirei piuttosto “minibus”) per arrivare fino alla capitale; ma quello che abbiamo scoperto solamente la mattina è che il mezzo non si sarebbe fermato qui a Vărvăreuca, ma che avremmo dovuto prenderlo nel paese qui vicino, Floreşti. Il problema è che Floreşti dista circa 3 chilometri da Vărvăreuca, che a piedi si sarebbero tradotti in almeno mezz’ora di cammino sotto il sole cocente dell’ora di punta (l’autobus partiva da Floreşti alle 14.20!).
Provvidenzialmente però, Andrej, il padre di Ilie (colui che ci accompagnò a Vărvăreuca il primo giorno e che lavora con don Cesare a Chișinău), si è gentilmente offerto di accompagnarci a Floreşti con il suo furgone fatto per trasportare merci che ha solo due posti a sedere. Nel retro dunque, dove dovevamo sedere noi, non c’era nulla: né sedili, né finestre per vedere l’esterno.
Così, alle due meno dieci circa, Andrej è arrivato sotto casa, ha parcheggiato il furgone (all’ombra! Dio lo benedica!) e noi, armati di sano spirito da clandestini, ci siamo stretti (e non poco) nel retro. Che dire, molto meglio così che camminare sotto il sole!
Una volta a Floreşti la situazione non è migliorata: il maxi-taxi (o minibus che sia) era decisamente piccolo, e sopratutto molto, molto caldo! Per fortuna i finestrini aperti sul tetto facevano girare un po’ l’aria all’interno perché altrimenti non avremmo resistito più di mezz’ora (il viaggio era di due ore) e chiaramente all’aria condizionata non si poteva nemmeno pensare.
Dopo questo avventuroso viaggio siamo stati accolti da don Cesare, Ilie, e Luca (un altro Italiano che aiuta don Cesare in estate) alla stazione degli autobus di Chișinău. Siamo stati condotti alla casa famiglia, “Il Cenacolo”.
Questa casa è uno dei tanti progetti che don Cesare ha avviato e porta avanti qui nella capitale da quando ha iniziato la sua missione moldava, e consiste essenzialmente nell’accogliere i ragazzi di strada per dar loro un posto dove crescere. Passeremo qui la notte.
Alle 18 circa, abbiamo celebrato la messa che don Cesare presiede ogni sabato per gli italiani che lavorano a Chișinău. Prima della Benedizione finale don Cesare ha chiesto a don Mario di presentare sé stesso e noi. Così don Mario ha raccontato come si sono incontrati, in quale circostanza e come nostra la diocesi, in particolare il nostro Arcivescovo, sia stato colpito e coinvolto da questo progetto e da questa particolare situazione di Chiesa “neonata”.
Finita la messa siamo andati a cena, in un ristorante italiano (da Carmelo) in centro a Chișinău, gestito proprio da uno di quegli italiani che frequenta sempre la messa prefestiva di don Cesare. Dopo aver mangiato e chiacchierato in abbondanza, fisicamente distrutti dal viaggio e dalla lunga giornata, siamo finalmente tornati alla casa famiglia.
Anche per stasera quindi è tutto, e da Chișinău (almeno per oggi!) vi salutiamo! Alla prossima!!

8 luglio

E’ domenica, sveglia al Cenacolo, comoda, direi, per le 8.00.

Oggi non ci sono bambini a bussare alla porta, non ci sono giochi o laboratori da fare, non ci sono nemmeno i bambini ospitati in questa struttura: sono stati mandati in “vacanza”!

Ci troviamo per fare le lodi assieme nella cappella. E’ proprio bella e c’è chi ne approfitta e si mette in adorazione del Santissimo in attesa che arrivino tutti. Poi per le 9 ci raggiunge don Cesare con Ilie e Luca, tutti in auto e via a fare un’italianissima colazione, ma qui in Moldavia a Chișinău sarà possibile questo sogno? Sì, come per l’ottima cena di ieri sera da Carmelo, si avvera: cornetto, cappuccino, spremuta d’arancia, torte e dolci di ogni tipo. Non ci pare vero. Siamo tornati nella civiltà e apprezziamo anche queste piccole cose a cui solitamente non diamo valore. Poi una bella chiacchierata con don Cesare. Ci chiede le nostre impressioni, come ci stiamo trovando, come procede il lavoro con i bambini. Poi ci si confronta sul ruolo della Chiesa in Moldavia, su ciò che svolge e dove deve puntare. Facciamo anche qualche paragone con la “nostra” Chiesa che è in Italia e ci domandiamo se effettivamente risponde alle esigenze della gente, le sa ascoltare, si fa prossima, sa farsi missionaria ed attenta alle povertà e non solo. Forse restiamo con un punto di domanda e non è semplice dare risposte a queste domande così grandi.

Torniamo a parlare di Vărvăreuca e della casa famiglia di Chișinău… forse già in più d’uno di noi nel cuore c’è una domanda: come fare ad aiutare ancora questa gente, questi bambini? Don Cesare ci invita a non chiudere questa esperienza semplicemente tornando a casa. Ci vuole qualcosa di più. Dobbiamo trasmettere alle persone, a casa, quello che stiamo provando qui e far sì che altri giovani rispondano alla proposta del don Mario di turno. Qui, abbiamo capito, c’è bisogno di ragazzi come noi che impegnino un po’ del loro tempo donandolo con estrema semplicità a questa gente! Sì, ci proveremo a trasmettere tutto questo, in parte cerchiamo di farlo anche scrivendo qui e mostrando alcune delle foto delle giornate. Già in alcuni di noi nasce il desiderio che questa esperienza, giunta ormai al giro di boa, non finisca sabato rientrando in Italia. Siamo stati stregati da questa realtà? I bambini hanno iniziato a rapire un po’ del nostro cuore? Circola anche qualche idea buttata là un po’ per scherzo per far sì che queste due settimane non siano un episodio unico: si pensa alle feste di Natale… e ad una nostra possibile presenza nella casa famiglia di Chișinău… don Cesare ed Ilie annuiscono… ok, ok, però non corriamo troppo, lasciamo queste pazze idee e custodiamole nel cuore come fece Maria. Sarà il Signore a far maturare le cose nei tempi opportuni. Usciamo dalla cremeria-pasticceria e ci tuffiamo nella vita di questa capitale: centri commerciali, mercato di strada, qualche acquisto necessario alla vita ordinaria delle prossima settimana e qualche sorpresa per i ragazzi “del lago”: materassino e bracciali per nuotare… finora usavano bottiglie vuote o pezzi di polistirolo nelle mutande! Tutto sta aggrappato sulla via principale della città lunga qualche chilometro e su qualche altra laterale. Tutto qui il centro della capitale che riusciamo a visitare, ma è abbastanza esemplificativo. Stridono le grandi marche conosciute, GEOX, Columbia, le numerose banche e le baracchine del mercato dove le donne e gli uomini dei villaggi vendono frutta e verdura o qualche paia di scarpe in tutto quattro pezzi in croce. Stridono i palazzi fatiscenti a fianco di quelli scintillanti come i centri commerciali o i palazzi governativi o qualche monumento. Stridono le auto di lusso che nemmeno vediamo in Italia assieme a qualche carretta russa o slava (Lada o Skoda anni 70 … praticamente le nostre vecchie Fiat 124, 125 ecc). Stridono i filobus che stanno in piedi e marciano tenuti assieme dalla ruggine di anni ed anni di servizio con quelli nuovi entrati in servizio appena da qualche settimana.

A pranzo ci ospita nel suo locale Marco, un altro degli immigrati italiani in Moldavia. Ci accoglie con un sorriso e ci serve finalmente pennette all’arrabbiata e spaghetti con il pesto. Per secondo pollo e patate. E per finire macedonia! Ci sentiamo trattati da re…! Abbiamo anche il tempo per guardare il finale della gara di Moto Gp e la partenza del Gran Premio di Formula 1, poi è tempo di tornare verso la stazione nord ed accaparrarsi i posti sul maxi-taxi per il rientro a Vărvăreuca. Il sole picchia e fa veramente caldo… speriamo che non ci sia troppa gente sul pulmino… infatti è strapieno e caldo come un forno pronto per lessarci. Qualcuno cerca di dormire ma l’esito è lo stesso di sempre… la testa che picchia o contro il sedile o peggio ancora, come ci può ben raccontare Andrea, sul finestrino. Le strade di qui sembrano più ad un formaggio Emmental che a qualcosa di tendente al liscio. Arriviamo a Floreşti in orario… ma c’è ancora il “servizio taxi” di Andrej che ci carica tutti nel vano trasporto dello Scudo e via a casa. Cena leggera e poi si pensa ai primi giochi della settimana… e siamo di nuovo immersi nel nostro servizio a Vărvăreuca.

Buona settimana a tutti!

9 luglio

Lunedì. Si sente subito che siamo ritornati a Vărvăreuca: i soliti affezionati si fanno sentire già alla mattina. possiamo riconoscere subito il FUN CLUB di Sara che sono delle pupette alte poco più di due angurie, e un bambino romantico che non si stacca mai da lei, che gridano SARA!!!!!! MERE MERE MERE!!!!! che vuol dire che vogliono andar a prendere le mele.

A parte queste vicende iniziamo subito alla mattina con delle sfide tra le squadre: staffetta con i piedi legati, staffetta del cucchiaio con la pallina, staffetta dell’ubriaco, staffetta della pallina in bilico sulle due fronti, staffetta con i bicchieri tra i denti, staffetta saltando a rana e staffetta schiena contro schiena. Con una super sorpresa si infilano in prima posizione la squadra dei BIANCHI e la squadra dei VIOLA, destreggiandosi nelle varie discipline di questa serie di gare a squadre. Purtroppo per i neri che sempre hanno dimostrato la loro supremazia sugli altri, questa volta devono accontentarsi della terza posizione.

Il pomeriggio abbiamo fatto dei lavoretti con i bambini a grande richiesta abbiamo continuato con i rosari e gli aquiloni. La fine della giornata non si poteva non concluderla senza una festa, una delle ragazze più grandi ha compiuto 12 anni e ha portato due bottiglie di spumante, nel momento di rientro verso la casa abbiamo radunato i ragazzi più grandi e abbiamo brindato alla salute di OLIVIA.

Prima di andare a dormire Tomas ci propone un film muto di un ora e mezza, alcuni intrepidi volontari lo seguono in questa bizzarra idea mentre gli altri vanno a riposare le membra stanche…

Ciao Ciao

10 luglio

Ed è martedì, un’altra giornata è passata. Sveglia come al solito all’alba, nonostante i segni della stanchezza si facciano vedere, noi, imperterriti, ci svegliamo presto per fare le lodi. Cosa? Non possiamo definire le 7.40 “alba”?? Vabbè.. allora, ci svegliamo con calma e ancora mezzi addormentati facciamo le lodi..! Poi super colazione, e la giornata comincia!

Come al solito, troviamo i bambini fuori dalla porta che ci aspettano e che fanno a gara per aiutarci a portare le cose fino alla scuola. Poi tutti insieme in cerchio per fare il Tatal Nostru (se si scrive così..) e a ballare “Sai cosa ti dico”, che ormai cantano quasi alla perfezione, e via, si parte col gioco della mattina. E’ il turno di “Ruba bandiera”, gioco semplicissimo, lo scopo del gioco è ovviamente quello di recuperare e rubare la bandiera alla squadra avversaria, e poi portarla nella propria metà campo. La parte difficile è riuscire a farlo senza essere presi e ghiacciati dagli avversari! In quel caso, si deve aspettare che qualche compagno di squadra ci tocchi e ci liberi. Poi, in realtà, si sa che tra il dire e il fare.. i bambini, di alcune squadre più che di altre, come del resto avrete già capito dagli altri resoconti giornalieri, cercano o trovano i modi di aggirare le regole, fare delle regole che gli tornino utili, o ogni tanto perfino di imbrogliare…

…ok, questa ve la raccontiamo.. alla fine di un turno di gioco, è il momento di rimettere le bandiere a posto, ognuna nella sua area all’interno del campo. Un bambino di una squadra fa finta di metterla a terra, mentre in realtà se la mette sotto la maglietta. Nessuno vede. Il gioco comincia, questo bambino si guarda intorno e si atteggia come se stesse cercando di prendere la bandiera, dopo un po’ la tira fuori dalla maglietta e inizia ad urlare la vittoria, insieme a tutta la sua squadra! Che fenomeni!

Partita dopo partita, che causa ogni tanto motivo di alterazione tra i bambini e tra i capisquadra, arriva la fine della mattinata e la fine del gioco.

Al pomeriggio, niente lago, prepariamo i laboratori con i bambini che guardano quello che stiamo facendo dal vetro della porta, pronti per partire alle 4. Andiamo tutti alla scuola e gli facciamo le nostre tre proposte:

1) Disegnare con la matita bianca sui fogli neri

2) Costruire gli strumenti musicali (maracas e tamburi)

3) Costruire un gioco (con la parte alta delle bottiglie, uno spago e una pallina di polistirolo, il gioco è quello di fare oscillare la pallina legata allo spago e di farla entrare nella bottiglia)

Abbiamo cominciato dividendo i bambini, 10 con Sara per fare i disegni e 15 con Ilaria per costruire gli strumenti a casa, e 15-16 con Luca per fare il gioco. Una volta arrivate a casa, Sara e Ilaria si sono trovate con 30 bambini per i laboratori, e anche se un po’ stretti, hanno cominciato. La costruzione degli strumenti è andata bene, i ragazzi hanno capito come fare e si sono impegnati anche ad andare in giro a trovare sassetti abbastanza piccoli per fare le maracas, così come i disegni in bianco e nero sono andati bene. La confusione è arrivata quando i bambini che han finito il laboratorio del gioco hanno iniziato ad arrivare ed entrare in casa, chiedendo scoobydoo (che erano stati dati a quelli che avevano già finito il laboratorio mentre aspettavano gli altri) e fili per braccialetti, assillando particolarmente Ilaria. Ma ce la facciamo, arrivano le 6, finiscono i laboratori, e continuiamo a stare fuori con i ragazzi senza attività organizzate, giusto per stare in loro compagnia. Nel frattempo Piero e qualche bambino completavano il logo che i bambini hanno dipinto il giorno prima, rinforzandolo con cartoni e legnetti recuperati in giro, in modo da poterlo appendere fuori.

La sera abbiamo fatto conoscenza anche con i ragazzi più grandi, che si sono ritrovati sulle scale di casa nostra, ma dopo un po’ siamo rientrati. Compieta e nanna, pronti per ricominciare domani!

11 luglio

Altro giorno, altra tacca. Le forze iniziano a scemare, mentre ci avviamo alla conclusione di questa seconda settimana, ma ancora una volta scendiamo dalle nostre brande per le lodi mattutine e la colazione, ormai abbiamo i segni tangibili che siamo agli sgoccioli, questa mattina anche l’ultima bottiglia di succo è finita, con grande rammarico, beh non importa rimangono ancora moltissimi ceci (che non abbiamo ancora toccato). I pochi minuti di silenzio del mattino svaniscono all’arrivo dei bambini che, impazienti, ci chiamano. E allora via con i giochi, oggi decidiamo di riproporre un grande classico di questo centro estivo: palla prigioniera. Proposto il primo giorno (sembra passato così tanto tempo) e oggi riportato in auge.

La mattina presenta una grande sorpresa, dopo più di una settimana di dominio incontrastato oggi la squadra nigr (neri) è stata scalzata dal suo trono, il merito di questa grande vittoria va alla squadra violet (viola) i quali pur in inferiorità numerica hanno ottenuto un trionfo pulito, finalmente qualcuno batte i neri! Ormai il loro strapotere aveva iniziato ad infastidire un po’ tutti (eccetto il loro caposquadra).

Nel frattempo le pupette di Sara, hanno deciso che il basamento della casa in cui siamo alloggiati era di un nero troppo monotono e quindi, armate di gessi colorati lo hanno “abbellito” e decorato con ogni sorta di disegno.

Nel primo pomeriggio siamo stati sorpresi da alcuni scrosci di pioggia, più lunghi dei soliti 10 minuti, tanto da illuderci che il pomeriggio sarebbe saltato causa pioggia, per “fortuna” poco prima delle 4 è tornato il sereno, quindi via con i laboratori! Oggi abbiamo tenuto tutti i laboratori nelle sale della casa, quindi il piano terra era invaso da bambini che creavano trottole di carta, pupazzetti per dita, braccialetti, collane con perline e scatoline di carta. Le attività del pomeriggio sono piaciute particolarmente ai ragazzi che si sono comportati molto bene. Arrivate le sei i ragazzi sono andati a casa portando orgogliosamente le loro vistose creazioni, quanto a noi dopo un po’ di pulizie, abbiamo celebrato l’eucaristia prima di metterci ai fornelli. Dopo cena una sana partita al Paroliere e in più una lunga videochiamata per Alex con chi è rimasto a casa ed è po’ curioso di sapere qualcosa su questo paese così strano per noi e su questa esperienza, che ogni momento si conferma più ricca per ognuno di noi, e ora a nanna che domani si ricomincia!

A presto amici!

12 luglio

Sai cosa ti dico!?… Sai cosa ti dico!? (è la nostra sigla iniziale della giornata) Vi dico che a grande richiesta dei soliti numerosi ragazzi di Vărvăreuca questa mattina abbiamo riproposto il gioco della palla base… “minge baseball”… dove al termine della mattinata tra i scontri a squadre i violet hanno ottenuto i sei punti che però nella classifica generale…. ma questo lo racconteremo domani…. Pranzo veloce oggi… “finalmente” a base di spaghetti al pomodoro… stiamo iniziando a mangiare cibo che già avevamo in casa… ormai non ha più senso andare al mercato, siamo al meno 1 prima del rientro nella nostra Trieste… In verità la stanchezza si fa sentire eccome e, in qualche momento della giornata, anche le cose più piccole iniziano a diventare “elefanti”, ma poco male avevamo messo in preventivo anche questo il giorno della partenza… tutto però si risolve nella semplicità e nella fraternità… così dovrebbe essere sempre, così è qui tra noi a Vărvăreuca.

Ma ecco la grande novità di giornata! il giorno tanto atteso finalmente è arrivato…. piove! o meglio noi (e anche i nostri amici del villaggio) ci saremmo accontentati di semplice pioggia magari di una durata più lunga dei classici dieci minuti dei giorni passati… invece ecco un bel nubifragio…. che ha sì rinfrescato (anche se a dire il vero molto leggermente) la temperatura ma soprattutto ha “distrutto” i piani per il nostro pomeriggio di attività…Allora tutti chiusi in casa, con i bambini che si stavano accalcando alla nostra porta e che abbiamo fatto entrare in casa fradici, come del resto qualcuno di noi (Ilaria) che è andata alla scuola a recuperare il resto della “gioventù”. Tutti in casa, quindi con le porte e finestre chiuse, a fare lavoretti in alcuni casi anche improvvisati, ma qui l’improvvisazione, in certe circostanze è di casa. A cena per risollevare il morale della truppa polpette fritte e crocchette di patate, tutto rigorosamente fatto in casa e con molta fantasia (senza uova e con buste di purè). A rendere l’atmosfera più intima e romantica ci ha pensato il black out che ha colpito tutto il Villaggio per tre ore dalle 18.00 fino alle ore 21.00 (di Vărvăreuca)… ci mancava solo la cena al lume di candela!

il Day 13 ormai sta per concludersi, tra un po’ diremo compieta per terminare la nostra penultima giornata in terra Moldava in grazia di Dio… già in grazia di Dio, perché in questi giorni, diversi dalla nostra quotidianità è stato proprio quello che abbiamo sperimentato, e che speriamo di portarci a casa e di essere riusciti a comunicare anche attraverso le foto a tutti gli amici che seguono le nostre vicende…in qualcuno serpeggia già l voglia di ritornare l’anno prossimo… forse è un sentimento a caldo, ma il cuore caldo può essere tale solo se ripieno dell’Amore di Dio, che abbiamo cercato di dare con semplicità e con tutti i nostri limiti, ma che in realtà ci è stato donato a piene mani… E’ più tristezza o più stanchezza?

13 luglio

Già dal mattino ci svegliamo con l’idea che questo sarà il nostro ultimo giorno coi ragazzi di Vărvăreuca. Siamo stanchi e provati da queste due settimane di intensa attività, ma anche felici e soddisfatti di questa esperienza. A dir la verità c’è anche un po’ di tristezza, perché dover salutare i ragazzi a cui hai dato tutto nelle ultime due settimane non è facile.

Come sempre, però, i nostri ritmi si impongono sui pensieri e allora, senza indugi, partiamo con la preghiera delle lodi e la colazione.

All’orario solito, ovvero le 8.30, siamo tutti davanti alla scuola che però oggi non ci vedrà per molto tempo: abbiamo deciso infatti, visto il successo della settimana precedente, di andare coi ragazzi al parco del paese, distenderci un po’ sulle rive del lago e lasciare che qualcuno faccia anche il bagno per rinfrescarsi. Non mancano palloni di vari tipi, il nastro bianco e rosso per mettere su un campo di pallavolo e la corda, che verrà utilizzata per diversi e inaspettati giochi… come legare gli animatori e trascinarli come prigionieri nel parco.

La mattinata passa veloce, e in men che non si dica sono già le 11.30, l’ora di ritornare a casa. Lungo il tragitto ci sono compagne le immancabili soste ai pozzi d’acqua fresca e potabile, le mele “rubate” da alcuni alberi e le domande dei ragazzi, a volte incomprensibili ancora dopo due settimane.

L’unica cosa sicura è l’appuntamento per il pomeriggio, alle 17 di fronte alla nostra casa, per partecipare alla festa finale della nostra missione. Non c’è problema: nessuno dei ragazzi arriverà in ritardo, anzi qualcuno non torna proprio a casa e resta a farci compagnia con gli schiamazzi durante il pranzo, il riposino e le prime pulizie che ci vedono protagonisti (d’altronde è l’ultimo giorno, e bisogna lasciare la casa come l’abbiamo trovata… più facile a dirsi che a farsi, con noi dentro…).

La festa inizia, ed è il momento tanto atteso delle premiazioni: in classifica si piazzano sesti (ed ultimi) i rossi, poi a pari merito i blu e i bianchi. Sul podio troviamo al terzo posto i gialli, al secondo i viola e, udite udite, i neri al primo. Nonostante questa vittoria finale un po’ scontata tutti sono felici, e per ognuno dei partecipanti ci sono tanti gadget e caramelle, che in un batter d’occhio scompaiono nelle tasche dei nostri piccoli amici. Per tutto il pomeriggio seguono schiamazzi, canti, balli e giochi col pallone. Tutti si divertono e le ore passano velocemente: in realtà nessuno di noi vorrebbe che questa festa finisse, dal momento che queste due settimane resteranno indelebili nei nostri cuori come momenti di vera crescita interiore e di confronto.

La nostra serata si conclude con una cena semplice ma superlativa, con gli ultimi “lavori di casa”, con la preghiera di compieta e con la consapevolezza di dover affrontare l’ultima notte sul suolo moldavo. In tutti noi, però, nasce una riflessione comune: la Moldavia, per come l’abbiamo conosciuta, è una realtà piuttosto vicina geograficamente, ma che possiede uno stile di vita, una mentalità e uno spirito che invece è molto lontano dal nostro. Questa constatazione ci ha fatto comprendere quante volte nelle nostre vite diamo per scontata la ricchezza, il benessere, lo studio, una casa… E anche che per comunicare (anche tra lingue diverse) non servono parole, sms o chat: bastano un sorriso, gli occhi che si incrociano e un cuore aperto.

14 luglio

Beh.. manca il ritorno.

Quindi…

Sveglia e lodi, poi finiamo le valigie e le ultime pulizie di casa.

Portiamo tutto giù, e troviamo alcuni dei ragazzi più grandi che sono sulle scale ad aspettarci, ci sono venuti a salutare.

aspettiamo con loro che i nostri autisti ci vengano a recuperare, giocando, parlando, stando insieme ancora per un po’.. scopriamo che qualcuno verrebbe volentieri anche a Trieste, si informano sui prezzi di aerei o di treni (magari una volta si organizza una vacanza per qualcuno di loro qui da noi?!?) e ci danno una mano a portare gli ultimi scatoloni di cibarie avanzate nella cucina della casa. Gli autisti arrivano, siamo tutti pronti, ci salutiamo.

Anche ai ragazzi più grandi e a prima vista più burberi scappa un abbraccio (..alla fin fine sono teneroni anche loro!) e ci salutano dando già a qualcuno di noi appuntamento all’anno prossimo.

Saliamo su auto e pulmino e via, alla volta di Chisinau. Viaggio superlusso, in confronto al maxi taxi della settimana prima!!!

Pranziamo insieme a don Cesare, Ilya, sua sorella e Luca, e poi prendiamo la strada dell’aeroporto.

Gli ultimi saluti a don Cesare e a Ilya, che siamo stati felici di incontrare e conoscere, poi ci vengono consegnati dei regalini fatti dai bambini della casa Regina Pacis di Chişinău, molto belli e molto apprezzati. Ringraziateli ancora una volta da parte nostra.

E andiamo.

3 ore di aereo, poi atterraggio a Bergamo, e altre 4 di pullmino.

A mezzanotte passata arriviamo a Trieste. E fa già strano: qua la sera si vede! Mentre, purtroppo, le stelle vengono nascoste..siamo tornati a casa, eppure ci fa uno strano effetto..

Robe da ritorno al futuro?! ..o è Vărvăreuca che ci manca già?

P.S. Ora è qui che l’acqua ha un sapore strano, non è vero?!?

Un grazie di cuore a don Cesare e a Ilya, non che ai suoi genitori che ci hanno aiutato, ad Anna, la nostra supertraduttrice, che ci ha accompagnato in queste due settimane, e soprattutto un grazie ai bambini e ai ragazzi di Vărvăreuca, dal primo all’ultimo, che hanno giocato con noi, che ci hanno aiutato a farci capire, che si sono messi in gioco e fatti conoscere, e che ci hanno dato tanto.

Portategli un saluto e un abbraccio grande da parte nostra!