Ordinazione presbiterale di don Daniele Del Gaudio

DIOCESI DI TRIESTE

ORDINAZIONE PRESBITERALE

DON DANIELE DEL GAUDIO

Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

+ Giampaolo Crepaldi

Trieste, Cattedrale di San Giusto, 9 giugno 2012

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Carissimi fratelli nel sacerdozio, carissimi fratelli e sorelle, la liturgia odierna ci invita a invocare lo Spirito del Signore con queste parole: Apri, Signore, spalancaci il cuore, comprenderemo le tue parole! Sì, Signore, spalanca il nostro cuore al sentimento della gratitudine per aver donato alla tua Chiesa che è in Trieste, in questa vigilia della Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, due sacerdoti: don Angelo Alomoto, ordinato questa mattina a Pola e don Daniele Del Gaudio che sarà ordinato tra poco in questa Chiesa Cattedrale.

 

Carissimo don Daniele,

1.            La nostra Chiesa tergestina è oggi in festa per la tua ordinazione sacerdotale. Lo è il presbiterio diocesano, pronto ad accoglierti tra i suoi componenti come il fratello più piccolo. Lo sono la tua comunità parrocchiale di origine e tutte le comunità che, in questi anni, hai frequentato e che hanno avuto la grazia di conoscerti e apprezzarti. Lo è la comunità educativa del Seminario qui ben rappresentata dal suo Rettore, dal Vice Rettore e dai tuoi compagni con i quali hai condiviso il cammino di preparazione a questo giorno, solenne e decisivo, della tua esistenza. Lo sono i tuoi genitori, i tuoi familiari, i tanti amici che ti hanno accompagnato, con trepidazione e con la preghiera, nei lunghi anni di discernimento. Lo è il Vescovo che sente l’urgenza di ringraziare il Signore che dona alla sua e nostra Chiesa tergestina un nuovo sacerdote. L’ordinazione ti consacrerà per tutta la tua vita al Signore per seguirlo e servirlo nel ministero del presbiterato. L’offerta che fai oggi al Signore della tua vita non nasce da un obbligo. Chi potrebbe importi una tale scelta? Né è dettata da un qualche tornaconto umano. Quale vantaggio puoi trarre dalla decisione di rinunciare a vivere per te stesso? Non vieni eletto o nominato per assumere un ruolo di prestigio nella società. Al giorno d’oggi, non sono pochi quelli che considerano quella dei sacerdoti, e dei consacrati in genere, una vita sprecata. Nessun ragionamento umano, pertanto, potrebbe giustificare quanto sta accadendo in questa solenne liturgia. Solo il mistero di un amore che il Signore ti ha manifestato in mille modi e sotto molte forme può spiegare il senso profondo di quanto stiamo celebrando.

 

2.            Coro Daniele, con la tua ordinazione assistiamo con stupore al prodigio della chiamata del Signore che, un giorno, ti disse: Vieni e seguimi. La storia di ogni vocazione è la storia del farsi presente di Dio nella vita delle persone. Dio, nella sua paternità, trova il modo di bussare al cuore del chiamato. Lo fa attraverso gli eventi della vita, tramite la parola del Vangelo, attraverso la Chiesa. Il Signore ci parla, poi, per mezzo delle persone concrete che ci vivono intorno e attraverso i poveri. C’è una via misteriosa che dai poveri, dalla carità, va alla scoperta della fede. Su questa via ti ha ingaggiato il Signore, come operaio della sua vigna. Ed oggi, Daniele, la Chiesa, attraverso il vescovo, avendo operato il discernimento, ti dà la certezza, che è il Signore che ti chiama al sacerdozio. Tutti noi, chiamati dal Si­gnore, ricordiamo sempre che non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi (Gv 15,16). Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio (Eb 5,4). Noi siamo chiamati ad essere la voce del Cristo Crocifisso e Risuscitato, che continua a portare gli uomini dalle tenebre del peccato alla sua mirabile luce. Quale icona di Cristo, che dona la vita per la comunione, ut unum sint (Gv 17,11), sii sempre presbitero della comunione e della fraternità, in obbedienza al vescovo e nella stima dei confratelli presbiteri. La tua docilità al Si­gnore farà sì che i diversi doni che il Signore ti ha dato serviranno all’edificazione dell’unica Chiesa.

 

3.            Carissimo don Daniele, la tua ordinazione presbiterale avviene nel contesto della Settimana Eucaristica Diocesana, che ho voluto come evento conclusivo dell’Anno dedicato all’Eucaristia in preparazione al Sinodo diocesano che, con l’aiuto di Dio, inizierà il prossimo 11 di ottobre. La grazia del presbiterato, che tra poco ti verrà donata, ti collegherà intimamente, anzi strutturalmente, all’Eucaristia. Con l’ordinazione sacerdotale ti viene conferito il ministero di presiedere l’Eucaristia! Ti viene affidato il sacrificio redentore di Cristo, il suo corpo dato e il suo sangue versato. Nel disegno di Dio, il sacrificio di Cristo viene reso presente nell’Eucaristia grazie a quella potestas sacra che il sacramento dell’Ordine conferisce al presbitero. Permettimi, pertanto, di riproporti le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto ad alcuni giovani nell’omelia per la loro ordinazione presbiterale: “Quando celebriamo la Santa Messa teniamo nelle nostre mani il pane del Cielo, il pane di Dio, che è Cristo, chicco spezzato per moltiplicarsi e diventare il vero cibo della vita per il mondo. È qualcosa che non vi può non riempire di intimo stupore, di viva gioia e di immensa gratitudine: ormai l’amore e il dono di Cristo crocifisso e glorioso passano attraverso le vostre mani, la vostra voce, il vostro cuore! E’ un’esperienza sempre nuova di stupore vedere che nelle mie mani, nella mia voce il Signore realizza questo mistero della Sua presenza! Come allora non pregare il Signore, perché vi dia una coscienza sempre vigile ed entusiasta di questo dono, che è posto al centro del vostro essere preti! Perché vi dia la grazia di saper sperimentare in profondità tutta la bellezza e la forza di questo vostro servizio presbiterale e, nello stesso tempo, la grazia di poter vivere questo ministero con coerenza e generosità, ogni giorno”. Caro don Daniele, il segreto della riuscita della tua futura vita sacerdotale sta nell’Eucaristia. Fai in modo che la tua vita di presbitero sia sempre una vita eucaristica.

 

4.            Caro don Daniele, l’Eucaristia sarà il cibo indispensabile che dovrà alimentare il tuo cammino spirituale di santità, una santità che renderà luminoso e fecondo il tuo futuro ministero pastorale. A questo riguardo, un grande uomo di fede e di cultura, l’accademico francese Jean Guitton, si rivolse ai sacerdoti del postconcilio con queste parole: “Voi perderete sempre, se vorrete uguagliarvi a noi o guidarci sul nostro terreno laico. Voi vincerete sempre, se vi stabilirete con gioia, con forza, con una semplicità radiosa in ciò che è il vostro proprio ed incomunicabile dominio: il sacerdozio. Vi domandiamo innanzi tutto e al di sopra di tutto di dare a noi Dio, soprattutto con quei poteri che solo voi avete: assolvere e consacrare. Vi domandiamo di essere gli “uomini di Dio”, come i profeti, i portatori della Parola intemporale, i distributori del Pane della vita, i rappresentanti dell’Eterno fra di noi, gli ambasciatori dell’Assoluto!”. Prega il Signore, caro don Daniele, che gli uomini e le donne che sono in ricerca, incontrandoti, non trovino te, ma in te trovino le indicazioni corrette che li guidano sulle strade dell’Assoluto, sulle strade di Dio, della sua misericordia, della sua consolazione, della sua pace, della sua liberante salvezza.

 

5.            Caro don Daniele, non molti anni fa, tu sei stato giocatore di calcio della nostra sventurata Triestina. Ora, diventando sacerdote, il tuo ministero sarà rivolto, in modo particolare, ai giovani. Permettimi, pertanto, di farti una consegna calcistica: insegna loro a fare gol, dribblando il male e il demonio e calciando il pallone della loro esistenza dritto nella porta della fede, quella Porta fidei che il Santo Padre Benedetto XVI ci ha invitato a varcare con l’indizione dell’Anno della fede che si aprirà a Roma in contemporanea con il nostro Sinodo diocesano sulla fede il prossimo 11 di ottobre. Ai giovani che incontrerai, fai incontrare Cristo e, in Cristo, fai loro incontrare la Chiesa. Coltiva le loro vocazioni, anche quelle al sacerdozio. Essi apprezzeranno certamente la tua simpatia e la tua gioiosa amicizia, ma soprattutto cercheranno in te una guida sicura e coraggiosa per essere condotti a Cristo, verso una autentica esperienza di vita secondo lo Spirito, per scoprire e realizzare, come hai fatto tu, il progetto di Dio sulla loro vita. Le parole che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani nella toccante veglia a Madrid ti siano di stimolo e di riferimento per il tuo ministero: “Cari amici, che nessuna avversità vi paralizzi! Non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza. Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perché grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo Nome in tutta la terra. Vi invito a chiedere a Dio che vi aiuti a riscoprire la vostra vocazione nella società e nella Chiesa e a perseverare in essa con allegria e fedeltà. Vale la pena accogliere nel nostro intimo la chiamata di Cristo e seguire con coraggio e generosità il cammino che ci propone!” (Benedetto XVI, Veglia con i giovani, 20 agosto 2011).

 

6.            Carissimo don Daniele, affido il tuo prezioso sacerdozio alla Madonna, la Vergine e la Madre di Dio e della Chiesa. Da Maria impara ad amare tutti con affetto fraterno; a gareggiare nella stima verso tutti; a non essere pigro nel bene; a essere fervente nello Spirito; a servire il Signore nei fratelli; a essere forte nella tribolazione e perseverante nella preghiera; a non nutrire desideri di grandezza perché solo l’amore umile rende grande l’uomo; a essere aperto alla comunione fraterna. Essere prete, significa stare costantemente presso la croce, unito al sacrificio di Cristo, insieme con Maria. La preghiera e l’augurio di tutti noi è che Ella possa dire di te a Gesù, quello che disse del discepolo Giovanni: “Don Daniele è mio figlio”. Così sia!