DIOCESI DI TRIESTE
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
EDUCARE I GIOVANI
ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE
+ Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo
Sant’Antonio Taumaturgo, 1 gennaio 2012
Distinte Autorità, carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
1. Oggi, la Chiesa celebra la solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Madre di Dio, Maria è anche Madre della Chiesa, come il papa Paolo VI la volle proclamare il 21 novembre del 1964, durante il Concilio Vaticano II. Maria è anche Madre spirituale dell’intera umanità, perché per tutti Gesù ha dato il suo sangue sulla croce, e tutti dalla croce ha affidato alle sue materne premure. Maria è quindi la Theotókos, la Mater Dei, colei che “ha dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno”, a Gesù, al neonato Principe della pace. Opportunamente la liturgia odierna ci invita ad invocare per il mondo la pace, la pace di Cristo, attraverso Maria, mediatrice e cooperatrice di Cristo (cfr Lumen gentium, 60–61). Sono contento, in questo primo giorno dell’anno, di poter celebrare la santa Eucaristia per la Giornata Mondiale della Pace, lodevolmente organizzata dall’Azione Cattolica Diocesana. Alla fine del rito, il Presidente, prof. Giovanni Grandi, e il Sottoscritto consegneranno ad alcune personalità istituzionali, in segno di condivisione del valore inestimabile della pace, il testo del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI sul tema Educare i giovani alla giustizia e alla pace. Il riferimento papale ai giovani, mi consente di invitare tutti a fare pensosa memoria dei due giovani triestini – Giovanni Novacco e Francesco Pinna – che, nel 2011, sono morti in tragiche circostanze, per rinnovare oggi, nel contesto di questa celebrazione, i sentimenti di civile solidarietà e cristiana pietà già espressi, con coinvolgente partecipazione, da tutta la città e dalla comunità diocesana.
2. Carissimi fratelli e sorelle, è nel nome di Maria, Madre di Dio e Madre degli uomini, che dal 1967 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pace. Ad istituirla fu il papa Paolo VI allo scopo di dedicare ai pensieri e ai propositi per la pace, nel primo giorno dell’anno civile, una celebrazione particolare. La pace, in senso biblico, è il dono messianico per eccellenza, è la salvezza portata da Gesù, è la nostra riconciliazione e pacificazione con Dio. La pace, che affonda le sue radici nel mistero di Cristo (cf Gaudium et Spes, cap. V), è anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico. Il Magistero della Chiesa non ha cessato di attirare l‘attenzione sulla pressante necessità di fare della pace una dimensione effettiva della umana convivenza. Esso continua a rinnovare l’annuncio di quella pace che è poggiata sulla verità, la giustizia, l’amore e la libertà, “i quattro pilastri della casa della pace”. I Messaggi pontifici per tale annuale occasione ribadiscono fondamentalmente che la pace si afferma solo con la pace, grazie ad una giustizia alimentata dalla carità e dalla solidarietà.
3. Il Santo Padre Benedetto XVI, per la celebrazione della 45ª Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, ha scelto il seguente tema: Educare i giovani alla giustizia e alla pace. Il messaggio sottolinea fortemente la necessità di educare i giovani alla verità e alla libertà. “Il volto umano di una società dipende molto dal contributo dell’educazione a mantenere viva” l’insopprimibile domanda sulla verità, su chi è l’uomo: “l’uomo è un essere che porta nel cuore una sete di infinito, una sete di verità – non parziale, ma capace di spiegare il senso della vita – perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio”. Riconoscere questa verità porta ad “avere un profondo rispetto per ogni essere umano”. D’altra parte “solo nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il significato della propria libertà”. “Questa non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è l’assolutismo dell’io. L’uomo che crede di essere assoluto, di non dipendere da niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole, finisce… per perdere la sua libertà”. Oggi minaccia la libertà la “massiccia presenza” del “relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio “io”. “Il retto uso della libertà è dunque centrale nella promozione della giustizia e della pace, che richiedono il rispetto per se stessi e per l’altro, anche se lontano dal proprio modo di essere e di vivere”.
4. Nell’affrontare la questione educativa delle nuove generazioni, il Santo Padre Benedetto XVI con il suo Messaggio si rivolge, in modo particolare, ai responsabili dell’educazione. Oggi “sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi”. Il Papa esorta i genitori “a non perdersi d’animo” nonostante le difficoltà: “viviamo in un mondo in cui la famiglia, e anche la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro spesso poco armonizzabili con le responsabilità familiari, preoccupazioni per il futuro, ritmi di vita frenetici”. Si rivolge ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi affinché “abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione” assicurando “alle famiglie che i loro figli possano avere un cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi”. Si rivolge ai responsabili politici, “chiedendo loro di aiutare concretamente le famiglie e le istituzioni educative ad esercitare il loro diritto dovere di educare. Non deve mai mancare un adeguato supporto alla maternità e alla paternità. Facciano in modo… che le famiglie possano scegliere liberamente le strutture educative ritenute più idonee per il bene dei propri figli… Offrano ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti”. Lancia un appello “al mondo dei media affinché dia il suo contributo educativo”. Ma responsabili sono anche i giovani che “devono avere il coraggio di vivere prima di tutto essi stessi ciò che chiedono a coloro che li circondano”.
5. Nella parte finale del suo Messaggio, il Santo Padre Benedetto XVI si rivolge direttamente ai giovani: “Non sono le ideologie che salvano il mondo – afferma – ma soltanto il volgersi al Dio vivente” che è amore: “e che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?”. Il Papa, invitando a guardare “con maggiore speranza al futuro”, lancia un accorato appello ai giovani: “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio … Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace”. Così, mentre affidiamo tutto alla materna protezione di Maria e ci rivolgiamo con speranza al nuovo anno appena iniziato, sentiamo importanti e necessarie per ciascuno di noi e per la nostra città di Trieste le parole benedicenti di Dio: “Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”.