1 gennaio | Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

DIOCESI DI TRIESTE

Maria Santissima Madre di Dio

+Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo

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45ª Giornata Mondiale della Pace

Cattedrale di San Giusto, 1 gennaio 2012

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1. Oggi, primo giorno dell’anno, celebriamo la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la Theotókos, colei che “ha dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno”. Con Lei siamo invitati a contemplare il mistero del Verbo fatto uomo, mentre ripetiamo che è nato dalla Vergine Maria. La liturgia odierna è quindi una singolare occasione per rinnovare l’adorazione al neonato Principe della pace; per contemplare Dio che ha dato il suo Unigenito Figlio come capo del nuovo popolo per mezzo di Maria; per ricordare il nome dato al Messia, che ascoltiamo pronunciato con tenera dolcezza da sua Madre. Infine, la liturgia ci invita ad invocare per il mondo la pace, la pace di Cristo, attraverso Maria, mediatrice e cooperatrice di Cristo (cfr Lumen gentium, 60–61). Provvidenzialmente questo ottavo giorno dopo il Natale coincide con il primo dell’anno, ed è cosa molto bella iniziare un nuovo anno nel Nome di Maria, celebrando una Festa che è tra le più belle in suo onore.

2. La straordinaria ricchezza dei riferimenti a Maria contenuti nei Vangeli del tempo di Natale, fa di questo periodo liturgico una prolungata memoria della sua maternità. Tutto il tempo di Natale può essere considerato una celebrazione della maternità di Maria e del suo ruolo nella manifestazione del Signore quale Salvatore. La solennità di Maria SS. Madre di Dio è la prima festa mariana comparsa nella Chiesa occidentale. La recente riforma del calendario ha riportato al 1° gennaio la festa della Maternità Divina, che dal 1931 veniva celebrata l’11 ottobre, a ricordo del concilio di Efeso (431), che aveva sancito solennemente una verità tanto cara al popolo cristiano: Maria è vera Madre di Cristo, che è vero Figlio di Dio e vero Figlio dell’uomo. Attribuire a Maria il titolo di Madre di Dio significa riconoscere il suo Figlio Gesù come vero Dio e vero Uomo, ingenerato e increato nel Mistero del Padre, fattosi carne nel seno della Vergine Maria nella pienezza dei tempi per opera dello Spirito Santo. Tutto in Lei è relativo a Cristo e tutto dipende da Lui: in vista di Lui Dio Padre la scelse Madre e la ricolmò dei doni dello Spirito. Tutti i suoi privilegi hanno come finalità quella di servire l’opera redentrice di Cristo. La sua maternità è dunque prima di tutto dono gratuito di Dio, ma, nello stesso tempo, comporta un’apertura totale alla grazia di Dio. Il suo si nella Annunciazione, la colloca nella storia della salvezza: Madre di Dio, Maria è anche Madre della Chiesa, come il papa Paolo VI volle proclamare il 21 novembre del 1964, durante il Concilio Vaticano II. Maria è, infine, Madre spirituale dell’intera umanità, perché per tutti Gesù ha dato il suo sangue sulla croce, e tutti dalla croce ha affidato alle sue materne premure.

3. Carissimi fratelli e sorelle, è nel nome di Maria, Madre di Dio e Madre degli uomini, che dal 1967 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pace. Ad istituirla fu il papa Paolo VI allo scopo di dedicare nel primo giorno dell’anno civile una particolare celebrazione ai pensieri e ai propositi per la pace. La pace, in senso biblico, è il dono messianico per eccellenza, è la salvezza portata da Gesù, è la nostra riconciliazione e pacificazione con Dio. La pace, che affonda le sue radici nel mistero di Cristo (cf Gaudium et Spes, cap. V), è anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico. Il Magistero della Chiesa non ha cessato di attirare l‘attenzione sulla pressante necessità di fare della pace una dimensione effettiva dell’umana convivenza. Esso continua a rinnovare l’annuncio di quella pace che è poggiata sulla verità, la giustizia, l’amore e la libertà, “i quattro pilastri della casa della pace”, come affermava il beato Giovanni XXIII. I Messaggi pontifici per tale annuale occasione ribadiscono fondamentalmente che la pace si afferma solo con la pace, grazie ad una giustizia alimentata dalla carità e dalla solidarietà.

4. Il Santo Padre Benedetto XVI, per la celebrazione della 45ª Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, ha scelto il seguente tema: Educare i giovani alla giustizia e alla pace. Il tema entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: educare le nuove generazioni alla pace e al bene comune. Il Santo Padre si rivolge, in modo particolare, ai responsabili dell’educazione. Oggi “sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi”. Il Papa esorta i genitori “a non perdersi d’animo” nonostante le difficoltà: “viviamo in un mondo in cui la famiglia, e anche la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro spesso poco armonizzabili con le responsabilità familiari, preoccupazioni per il futuro, ritmi di vita frenetici”. Si rivolge ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi affinché “abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione” assicurando “alle famiglie che i loro figli possano avere un cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi”. Si rivolge ai responsabili politici, “chiedendo loro di aiutare concretamente le famiglie e le istituzioni educative ad esercitare il loro diritto dovere di educare. Non deve mai mancare un adeguato supporto alla maternità e alla paternità. Facciano in modo… che le famiglie possano scegliere liberamente le strutture educative ritenute più idonee per il bene dei propri figli… Offrano ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti”. Lancia un appello “al mondo dei media affinché dia il suo contributo educativo”. Ma responsabili sono anche i giovani che “devono avere il coraggio di vivere prima di tutto essi stessi ciò che chiedono a coloro che li circondano”.

5. Carissimi fratelli e sorelle, nel porre il bene prezioso della pace sotto la materna protezione di Maria Madre di Dio, desidero chiudere questa omelia con una preghiera mariana che prendo dall’antico inno Akathistos, inno liturgico della Chiesa bizantina del secolo V, che fu e resta il modello di molte composizioni innografiche e litaniche. Il termine greco Akathistos significa letteralmente non seduti perché la Chiesa ingiunge di cantarlo o recitarlo stando in piedi come si ascolta il Vangelo, in segno di riverente ossequio alla Madre di Dio.

L’incomprensibile Verbo discese in terra nella sua pienezza senza per nulla allontanarsi dai cieli;
perché con condiscendenza divina e non mutazione di luogo si abbassò e nacque dalla Vergine che, assorta in Dio, udiva:
Gioisci, dimora del Dio infinito;
Gioisci, porta di un venerando mistero;
Gioisci, verità incomprensibile per chi non crede;
Gioisci, indubbio vanto per chi crede;
Gioisci, cocchio santissimo di Colui che siede sui Cherubini;
Gioisci, dimora bellissima di Colui che è sopra i Serafini;
Gioisci, perché concili cose contrarie;
Gioisci, perché congiungi verginità e maternità;
Gioisci, perché hai distrutto la prevaricazione;
Gioisci, perché hai fatto spalancare il Paradiso;
Gioisci, perché sei la chiave del regno di Cristo;
Gioisci, speranza di beni eterni;
Gioisci, Vergine Sposa.
Madre degna di ogni canto, che desti alla luce
il Verbo più santo fra tutti i santi,
accogli ora l’offerta;
da ogni sventura libera tutti e riscatta
dal futuro castigo quelli che acclamano a te.
Alleluia! Amen!