31 dicembre | Celebrazione del Te Deum

DIOCESI DI TRIESTE

Celebrazione del Te Deum

+Giampaolo Crepaldi

Arcivescovo-Vescovo

Cattedrale di San Giusto – 31 dicembre 2011

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.            Al termine di questo 2011, siamo riuniti nella Cattedrale di San Giusto per elevare un inno di ringraziamento al Signore per le innumerevoli grazie che ci ha donato. Ringraziamo soprattutto il Padre per averci donato il Figlio suo prediletto, il Signore nostro Gesù Cristo. Con il Natale di Gesù, infatti, il tempo – scandito nei suoi ritmi annuali, mensili, settimanali e quotidiani – è abitato dall’amore di Dio. Il Dio eterno è entrato nel tempo dell’uomo e vi rimane con la persona di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. Scrisse San Paolo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio…perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4-5). Con la venuta di Cristo e con la sua redenzione, siamo giunti alla pienezza del tempo. Il Natale ci richiama a questa pienezza del tempo, ossia alla salvezza rinnovatrice portata da Gesù a tutti gli uomini. Ce la richiama e, misteriosamente ma realmente, ce la dona sempre di nuovo. Il nostro tempo umano è sì carico di mali, di sofferenze, di drammi di ogni genere – da quelli provocati dalla cattiveria degli uomini a quelli derivanti dagli infausti eventi naturali –, ma racchiude ormai e in maniera definitiva e incancellabile la novità gioiosa e liberatrice di Cristo salvatore.

2.            Per dare espressione piena alla nostra gratitudine verso il Signore, tra poco canteremo il Te Deum. E’ un inno di ringraziamento le cui prime parole sono di gioia: “Noi ti lodiamo Dio, ti proclamiamo, Signore….” e le ultime di fiducia: “Tu, o Dio, sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno.” Nonostante i tanti problemi e le numerose sventure che hanno reso difficile l’anno che si sta per chiudere, il canto del Te Deum di fine anno racchiude una saggezza profonda che ci fa dire che, nonostante tutto, il bene prevale sul male e che il bene è destinato a vincere: l’albero che cade fa più rumore della foresta che cresce; l’omicidio efferato fa cronaca mentre l’amore e il servizio e la fatica quotidiana sopportata con fedeltà non fanno notizia.  Alla fine di questo 2011, prima di consegnarne i giorni e le ore a Dio e al suo giudizio giusto e misericordioso, dobbiamo sentire più vivo nel cuore il bisogno di elevare il nostro “grazie” a Lui e al suo amore per noi.

3.            Il suo amore si è manifestato alla Chiesa di Trieste, orientandola a intraprendere le strade del Sinodo diocesano che è stato indetto in occasione della solennità di San Giusto. In quella circostanza è stato annunciato anche il tema che farà da catalizzatore dell’assise sinodale:la fede. Il tema ha una sua stringente e drammatica attualità. Il Santo Padre Benedetto XVI, nel Discorso pronunciato in occasione del tradizionale incontro conla Curia Romana per lo scambio degli auguri natalizi, affermava: “La grande tematica… è in effetti: come annunciare oggi il Vangelo? In che modo la fede, quale forza viva e vitale, può oggi diventare realtà?….Che cosa, dunque, dobbiamo fare? Esistono infinite discussioni sul da farsi perché si abbia un’inversione di tendenza. E certamente occorre fare tante cose. Ma il fare da solo non risolve il problema. Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci”. Alcuni, anche dalle nostre parti, pensano e scrivono che la crisi la si risolve affermando il primato della prassi sull’ortodossia, abolendo il celibato dei preti e dando il sacerdozio alle donne… Si tratta, in realtà, di  proposte fuorvianti che confondono e dividono il popolo di Dio, esse stesse emblematiche espressioni di una stagione di decadenza e di crisi della fede. Il nostro Sinodo non inseguirà questi fantasmi senza futuro, ma sarà tutto proteso ai temi dell’evangelizzazione e della missionarietà, cioè a far incontrare gli uomini e le donne di Trieste con Cristo. In quell’incontro – garantito nella sua verità dal Magistero del Papa e dei Vescovi – e solo in quell’incontro di grazia con il Salvatore Gesù è segnata la strada dell’autentico rinnovamento personale e di quello comunitario. In quell’incontro e solo in quell’incontro con Cristo – desiderato, cercato, amato, incontro liberante e appagante – è dato il futuro della fede e della Chiesa.

4.            Il tema del futuro della fede e della Chiesa sollecita un’attenta riflessione sui giovani: tutta la Chiesa diocesana deve sempre più avvertire il dovere di assicurare e trasmettere loro il bene inestimabile della fede cristiana. Voglio qui ricordare e con voi ringraziare il Signore per i 500 giovani della nostra Diocesi, che hanno partecipato a Madrid alla Giornata Mondiale della Gioventù con il Santo Padre Benedetto XVI. Fu un’indimenticabile esperienza di fede e di Chiesa, che alimentò in tutti il senso della speranza e della fiducia. Desidero ringraziare il Signore anche per i nostri venti seminaristi che, nei due Seminari diocesani, si stanno preparando a servire Cristo e la Chiesa. Anche questo è un segno che ci parla della provvidente bontà del Signore e di speranza per la nostra Chiesa. Ma, accanto a questi confortanti dati, non si possono dimenticare i due giovani triestini che, quest’anno, hanno perso la vita: Giovanni Novacco e Francesco Pinna. Due morti non assimilabili per le modalità in cui sono maturate, ma che ci chiedono un grado più grande di consapevolezza nel considerare la tenuta morale della nostra convivenza e le responsabilità che portiamo verso l’inserimento lavorativo delle giovani generazioni. A questo proposito, il Santo Padre Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, affronta il tema  Educare i giovani alla giustizia e alla pace.  “Non sono le ideologie che salvano il mondo – afferma Benedetto XVI – ma soltanto il volgersi al Dio vivente” che è amore: “e che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?”. Il Papa, invitando a guardare “con maggiore speranza al futuro”, lancia un accorato appello ai giovani: “Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio … Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli.La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace”.

5.            L’autorevole richiamo papale alla giustizia e alla pace, ci porta a dire una parola sulle attuali difficoltà socio-economiche, che interessano a vario titolo famiglie, imprenditori, lavoratori e giovani. Il momento presente, che genera una diffusa preoccupazione per la precarietà in cui versano tante persone, chiede all’intera città – già significativamente impegnata sul fronte di una efficace e operosa solidarietà –  e alla comunità diocesana di essere vicine a coloro che vivono in condizioni di povertà e disagio.  In questa prospettiva, i Vescovi delle Diocesi del Friuli Venezia Giulia sono intervenuti, in occasione del Santo Natale, con un loro puntuale e articolato documento, sollecitandole comunità cristiane, in un dialogo fecondo con la società civile, affinché siano testimoni credibili dell’annuncio evangelico…a promuovere il senso profondo di prossimità che deve caratterizzare ogni cristiano nei confronti delle famiglie e di quanti soffrono – soprattutto i giovani – per mancanza di lavoro, di modo che nessuno debba sentirsi abbandonato, tanto meno dai propri fratelli in Cristo”. La testimonianza della carità possiede un’essenziale dimensione teologale ed è profondamente unita all’annuncio della Parola. In questa celebrazione di ringraziamento a Dio per i doni ricevuti nel corso dell’anno, ricordo in particolare chela nostra Chiesa Diocesana – con le attività caritative promosse dalle parrocchie, dalla San Vincenzo, dalla Caritas e dalla Stella Maris, da poco istituita – sta già fornendo una testimonianza concreta di attenzione ai poveri, attraverso il servizio e la generosa dedizione di numerosi volontari. In questo modo, tanti uomini e donne possono toccare con mano l’amore di Dio.

6.            Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, un altro anno si avvia a conclusione mentre ne attendiamo uno nuovo con la paura e la trepidazione, i desideri e le attese di sempre. Si rimane stupiti di quanto in fondo sia breve e fugace l’esperienza della vita. Per un attimo si è spesso anche raggiunti dall’interrogativo: quale senso a questi miei giorni?  E’ una domanda che attraversala storia. Anzi, è una domanda che attraversa il cuore di ogni essere umano. Ma a questa domanda – noi lo sappiamo – c’è la risposta: scritta nel volto di un bambino che duemila anni fa è nato a Betlemme e che oggi è il Vivente, per sempre risorto da morte. Così, mentre affidiamo tutto alla materna protezione di Maria e ci rivolgiamo con ferma speranza al nuovo anno che viene, sentiamo importanti e necessarie per ciascuno di noi e per Trieste le parole benedicenti di Dio: “Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace”.