Santa Messa per gli Universitari | omelia

DIOCESI DI TRIESTE

Santa Messa per gli Universitari

 

Omelia

+Giampaolo Crepaldi

 

13 dicembre 2011, Cattedrale di San Giusto

 

 

Carissimi amici, cari Professori e Studenti universitari,

 

1.            Quest’oggi la Chiesa fa memoria della martire Santa Lucia, che subì il martirio sotto l’imperatore Diocleziano. Secondo la sua passio, la giovane apparteneva a una ricca famiglia siracusana, promessa sposa a un pagano. Per una malattia della madre compì un viaggio a Catania, per visitare il sepolcro di S. Agata, sul quale pronunciò il voto di conservare la verginità. Distribuì perciò i beni ai poveri e rinunciò al matrimonio. Arrestata su denuncia del fidanzato, fu sottoposta a diverse torture: condotta in un lupanare, trascinata da una coppia di buoi, cosparsa di pece bollente, posta sulla brace ardente. Per sfuggire al carnefice si strappo gli occhi. Solo dopo questi tremendi tormenti cadde sfinita e morì. La passio di Santa Lucia ci introduce in un’altra passio di dolore e di morte che ha visto un giovane triestino, Francesco Pinna, uno studente universitario, morire ieri in tragiche circostanze mentre prestava il suo lavoro per allestire il palco di un concerto. Una morte che ha lasciato tutti sgomenti. Vogliamo in questa nostra celebrazione eucaristica elevare una preghiera di suffragio al Signore per l’anima di questo vostro giovane collega ed esprimere la nostra vicinanza, umana e cristiana, ai suoi genitori, ai suoi famigliari e ai suoi amici. Proprio un suo amico mi ha inviato oggi un sms con questo significativo ricordo di Francesco: “…ha condiviso con me tanti racconti, sogni, momenti di preghiera e di formazione, e io ero ammirato davanti alla sua vitalità, alla sua allegria e al suo modo coinvolgente di essere amico”.

2.            Carissimi amici, di Santa Lucia si può dire che è la Santa della luce. E’, infatti, universalmente invocata come protettrice degli occhi: degli occhi del corpo, ma soprattutto degli occhi dell’anima, cioè della fede, della quale l’evangelista Giovanni dice che è la stessa vita del Verbo di Dio: “La vita era la luce degli uomini e la luce splende nelle tenebre” (Gv 1,4). Chi l’accoglie “non cammina nelle tenebre” (Gv 8,12), conosce la via da seguire (Gv 14,6-7), sa da dove viene e dove va; ha sempre accanto un Compagno di viaggio che gli fa ardere il cuore (Lc 24,32); ha la chiave interpretativa della realtà e della vita. La luce che ci dà Cristo è la fede. Avere fede significa vedere al di là delle apparenze, scoprire la sorgente dell’essere, cioè Dio, fonte di ogni dono; significa saper scorgere l’orma di Dio nella natura, la presenza del Signore Gesù nella Chiesa, la presenza di Dio nella nostra storia; significa vedere la presenza della SS. Trinità nel cuore del credente che si apre all’amore di Dio (cf Gv 14,23); significa vedere la presenza di Gesù nelle persone più povere, in coloro che sono affamati di pane e di amore, di dignità e di accoglienza (cf Mt 25,31 ss); significa vedere il disegno di Dio che si snoda lungo i sentieri della nostra storia personale, nelle vicende liete e tristi, negli incontri che viviamo e che ci interpellano. Aver fede significa guardare il mondo, la storia, l’umana vicenda con l’ottica di Dio.

3.            Carissimi giovani universitari, santa Lucia ha seguito Cristo fino al martirio. Straordinario esempio di fortezza, essa, fragile e inerme, ha tenuto testa ai suoi persecutori con la forza dell’amore a Cristo e del perdono. Santa Lucia può insegnare la fortezza, la coerenza con il Vangelo, il coraggio di percorrere la via stretta (cf Mt 7,14) proposta da Gesù. Martiri sono coloro che non sanno vivere senza Cristo e sono pronti a morire per Lui, perché, anche per loro come per Paolo, vivere è Cristo e morire un guadagno. Oggi, nella nostra società, è martirio resistere all’ostilità di un mondo, che vuole spegnere il messaggio evangelico tentando di renderlo culturalmente insignificante e socialmente irrilevante. È martirio tener testa, con dignità e compostezza, a quell’umanesimo radicalmente ateo e falsamente libertario, che mortifica l’uomo e ne ignora il supremo destino. È martirio rendere ragione della propria speranza di fronte a coloro che rifiutano la ragionevolezza della fede e ammettono soltanto un fideismo irrazionale o un razionalismo senza fede. È martirio remare controcorrente in un mondo intriso di agnosticismo, impenetrabile al messaggio evangelico. È martirio amare chi non ci ama, collaborare con chi non ci accetta, perdonare chi ci ha fatto del male. Come ha fatto Gesù. Come hanno fatto i santi. Come ha fatto Lucia.

4.            Carissimi amici,  il martirio è anche il seme che può generare un nuovo umanesimo. L’evento dell’Incarnazione che celebreremo a Natale, apre l’intelligenza della fede alla conoscenza dell’amore di Dio per l’uomo e alla comprensione del senso della vita e della storia. Fissando lo sguardo sul mistero del Verbo Incarnato l’uomo ritrova se stesso (cfr. Gaudium et Spes, 22). In modo particolare, il ricercatore e lo studente credenti possono comprendere che ogni aspetto di un autentico umanesimo è strettamente collegato al mistero di Cristo (cfr. ibid, 10). Promuovere in Cristo un nuovo umanesimo: ecco il compito che, all’inizio del terzo millennio, è affidato in modo speciale a voi, che operate nell’università. La vostra condizione di persone che lavorano e studiano in università vi aiuta a prendere parte, con specifica competenza e sensibilità, a questo sguardo rivolto a Cristo, verità dell’uomo e della storia. Amate lo studio e amate la conoscenza che si allarga e si approfondisce nella ricerca e si arricchisce nel confronto, manifestando lo splendore della verità. Maria, la mamma celeste, vi aiuti ad essere fedeli a Dio e fedeli all’uomo. Con questi sentimenti ed auguri vi saluto tutti cordialmente e vi benedico nel Signore.