In memoriam di Matteo Demenego e Pierluigi Rotta

DIOCESI DI TRIESTE
IN MEMORIAM DI MATTEO DEMENEGO E PIERLUIGI ROTTA

✠ Giampaolo Crepaldi
Sant’Antonio Taumaturgo, 2 ottobre 2020

Distinte Autorità, cari familiari e agenti di polizia, fratelli e sorelle in Cristo!

1.        A un anno dalla loro morte, con questa santa messa vogliamo ricordare, con immutato affetto e accresciuta gratitudine, i due agenti di Polizia Matteo Demenego e Pierluigi Rotta che furono privati, da una mano folle e omicida, del bene incommensurabile della vita. Fu un evento sventurato che gettò nello sconcerto e nel pianto i loro familiari, i loro colleghi e l’intera città di Trieste. Ora, questa giornata tutta dedicata alla loro memoria sta a significare che Matteo e Pierluigi sono entrati nel cuore buono della nostra Città come un qualcosa di prezioso da custodire e da coltivare. Nei giorni dolorosissimi e convulsi di un anno fa, tra le tante manifestazioni di affetto ci furono anche quelle dei bambini che, con la loro disarmata e profonda intuizione, definirono Matteo e Pierluigi come i loro angeli. Oggi, per una felice e singolare coincidenza, la Chiesa celebra e venera gli Angeli custodi, grata al Signore che concede di sperimentare la loro potente intercessione, “fino a che il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli Angeli con lui (cf Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cf ICor 15, 26-27)” (LG, 49). Un Angelo portò l’annuncio a Maria quando il Verbo si è fatto carne; nel Getsemani un Angelo raccolse l’offerta di Cristo mentre pregava sia fatta, o Padre, la tua volontà!; la Risurrezione fu annunciata da un Angelo in bianche vesti che rincuorò le donne dicendo: Non temete; non è qui: è risorto!.

2.        Carissimi fratelli e sorelle, gli Angeli hanno ricevuto da Dio il compito di custodirci dal male e di indicarci le vie del bene. Con loro e con il loro aiuto possiamo percorrere il complicato slalom della vita senza perderci nelle nebbie del nulla e del non senso e giungere a mete di pienezza e di luce appagante. Non sia considerato un azzardo se accosto gli Angeli custodi a Matteo e Pierluigi: con il sacrificio della loro vita, infatti, ci hanno lasciato un’eredità densa di messaggi di bene. Soprattutto il messaggio della nonviolenza e dell’amicizia civile da coltivare quotidianamente con il rispetto reciproco e con una concordia operosa e feconda. A costruire la città e la civiltà sono gli uomini e le donne pronti al dono di sé che vedono nell’altro non un nemico da abbattere ma un fratello e una sorella con cui camminare insieme, mentre a distruggerle sono quelli che coltivano l’odio, il proprio egoistico interesse e svuotano il presente di ogni sana e feconda speranza. Poi Matteo e Pierluigi – che si definivano figli delle stelle – ci hanno lasciato in eredità l’invito a staccare qualche volta gli occhi dalla terra – questa valle di lacrime – per alzarli al cielo a contemplare le stelle. Tra queste una soprattutto ha il potere misterioso di diradare le nebbie e le oscurità dei cuori e delle menti, delle vite personali e collettive: la stella della fede che ci indirizza direttamente a Dio che ama e perdona, che orienta e salva. Come un anno fa, anche oggi Trieste è tutta unita a Matteo e Pierluigi che sono diventati i suoi amati figli delle stelle, i suoi angeli.

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