Introduzione
S.E. Mons. Andrej Ćilerdžić
Vescovo della Chiesa Serbo-Ortodossa per Austria, Svizzera, Italia e Malta
La missione comune riguardo la promozione di un ordine economico mondiale giusto, la richiesta della compatibilità ambientale dell’economia ed il tema della giustizia e pace, sono ora venute alla ribalta nella coscienza dell’uomo moderno e sembrano mettere in secondo piano le difficoltà teologiche tra le chiese e le religioni. Data la complessità della nostra realtà sociale ed ecologico-spirituale, l’imperativo della cooperazione ecumenica è diventato così palpabile anche nelle questioni etico-sociali che questo è spesso sottolineato anche nelle testimonianze comuni delle nostre chiese e religioni triestine.
In relazione ai valori primariamente secolari dell’illuminismo, siamo nel mezzo di un processo di unificazione europea con una crisi climatica. L’allargamento dell’Unione Europea ha aperto un nuovo spazio per la convivenza. Però, tristemente, molte persone si trovano oggi in una sensazione di reclusione e paura, come se il loro spazio vitale stia diventando sempre più stretto. Poiché l’amore per il creato e l’amore per Dio non possono mai essere separati, ma devono essere realizzati solo insieme, le future visioni delle chiese e delle comunità religiose sono indispensabili grazie al loro lavoro spirituale, socio-caritativo e della società civile.
Costruire ponti nella sfida storica del nostro tempo è un invito alle chiese e alle comunità religiose, da un lato, a riconoscere con gratitudine la ricchezza derivante dalla loro diversità e, dall’altro, a conformarsi finalmente alla costruzione di ponti da tempo attesa. Una formulazione di posizioni comuni sulle tematiche socio-etiche in cooperazione ai compiti del bene comune, sviluppate da tutte le denominazioni e religioni, è oggi indispensabile, come il beneficio del tutto concepibile della divisione del lavoro.
Anche le priorità politiche, economiche o tecnologiche non dovrebbero essere imposte alle persone, ma i nostri valori spirituali ed etici dovrebbero essere preservati e rappresentati pubblicamente. Una semplice unità politica, separata dalla spiritualità e dal significato fondamentale dei rapporti umani, non farebbe che indebolire la volontà di unità e solidarietà dei popoli europei e della comunità mondiale.
La pratica di dialoghi costanti è tanto più necessaria poiché gravi debolezze a livello comunicativo emergono ripetutamente quando si affrontano argomenti difficili. Accolgo quindi con favore questa preghiera ed assemblea ecumenica come gesto della nostra competenza e disponibilità dialogica. Le differenze strutturali che esistono nelle comunità religiose dovrebbero anche essere una ragione sufficiente in futuro per clero e credenti per parlare di principi sostenibili di riflessione comune sull’attuale crisi climatica e non solo dal punto di vista delle nostre denominazioni e religioni. Sono pieno di gioia e gratitudine che stasera possiamo ascoltare le riflessioni di Sua Eccellenza Arcivescovo di Trieste, Monsignor Giampaolo Crepaldi, qui nella nostra chiesa storica di San Spiridione a Trieste. Grazie per l’attenzione!
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Omelia
S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo di Trieste
Eccellenza Reverendissima, cari fratelli nel sacerdozio, fratelli e sorelle in Cristo!
1. Siamo qui riuniti nella Chiesa di San Spiridione della Comunità Serbo-Ortodossa di Trieste per celebrare la XV Giornata per la Custodia del Creato, promossa congiuntamente dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse della nostra Città sul tema Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà. Permettetemi di rivolgere un saluto affettuoso e grato al Vescovo Andrej che ha voluto prendere parte a questa celebrazione, rendendo, con la sua presenza e la sua parola, particolarmente significativo questo momento di preghiera e di riflessione comune. Nel brano del Vangelo di Luca che è stato proclamato, Gesù ci invita ad abbracciare con uno sguardo sapiente il creato, cioè non in termini utilitaristici, ma di gratuità: “guardate i passeri come non seminano e non raccolgono, non hanno un ripostiglio e nemmeno un granaio…”. Gesù ci invita a guardare la creazione non in termini di sfruttamento, ma di bellezza: guardate i gigli… non faticano, non tessono, neppure Salomone, nella sua gloria, non vestiva come loro. Sono parole che richiamano il Libro della Genesi dove il creato è descritto come buono e bello. Inscritte nella creazione ci sono una bellezza ed una bontà da scoprire, che precedono lo stesso riconoscimento di esse da parte nostra. Gesù ha comunque uno sguardo sulla realtà. Egli osserva con realismo le preoccupazioni quotidiane delle persone: il cibo, i vestiti… Anzi, parte proprio da questi problemi concreti delle persone e, per aiutarle a non lasciarsi sopraffare dall’affanno, consiglia loro d’imparare a guardare la realtà con il suo stesso sguardo e a confidare che Dio si prende cura di ogni sua creatura e tanto più si preoccuperà per noi, suoi figli.
2. Carissimi, questa mirabile prospettiva teologico-spirituale presente nel Vangelo di Luca è purtroppo resa vana dalla insensatezza e dal peccato dell’uomo che vengono duramente stigmatizzati da Dio. È il messaggio che ci giunge dall’ascolto del brano del profeta Geremia dove Dio si lamenta sconsolato: «Quelli non sentono nulla… rifiutano di ricevere la correzione… rifiutano di convertirsi» (Gr 5,3). È su questa linea di severa denuncia che si pone il vibrante Messaggio di S.S. il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I per questa Giornata, dove afferma che: “…i paesi e i fattori economici non sono capaci, nel nome di pianificazioni geopolitiche e della “legge propria della economia”, di prendere le corrette decisioni per la protezione del creato e coltivano la illusione che ciò che riguarda “una catastrofe ecologica mondiale” è una ideologizzazione dei movimenti ecologici e che l’ambiente naturale ha la forza di rinnovarsi da sé stesso. […] Lo sviluppo economico non può restare un incubo per l’ecologia. Siamo certi che esiste una via alternativa di organizzazione e di sviluppo economico nei confronti dell’economismo e dell’orientamento della attività economica nel massimizzare la redditività. Il futuro dell’umanità non è l’homo oeconomicus“.
3. Carissimi, la giusta e doverosa denuncia del male non deve impedirci di considerare anche le tante cose buone che nascono, portate avanti, con generosa disponibilità, da uomini e donne di buona e sana volontà. È questa la sottolineatura che ci giunge dal Messaggio di Sua Santità Papa Francesco dove si afferma con convinta fiducia che: “…siamo testimoni di come lo Spirito Santo stia ispirando ovunque individui e comunità a unirsi per ricostruire la casa comune e difendere i più vulnerabili. Assistiamo al graduale emergere di una grande mobilitazione di persone, che dal basso e dalle periferie si stanno generosamente adoperando per la protezione della terra e dei poveri”. Speranza che si fa appello: “Questo anno dovrebbe portare a piani operativi a lungo termine, per giungere a praticare un’ecologia integrale nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle diocesi, negli Ordini religiosi, nelle scuole, nelle università, nell’assistenza sanitaria, nelle imprese, nelle aziende agricole e in molti altri ambiti”. Questa consapevolezza, tutta evangelica e cristiana, per l’ecologia integrale, conosce anche un rinnovato sforzo di intesa ecumenica di cui essere profondamente grati al Signore, al quale rivolgiamo la nostra preghiera con le parole del Salmo 104: ” “Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra” (cfr Sal 104,30).