Giorno del Ricordo

DIOCESI DI TRIESTE

GIORNO DEL RICORDO

+ Giampaolo Crepaldi

Foiba di Basovizza, 10 febbraio 2020

 

Distinte autorità, cari amici, fratelli e sorelle!

1.           Siamo convenuti alla Foiba di Basovizza spinti dal bisogno interiore di celebrare il Giorno del Ricordo, istituito con un’apposita legge dello Stato nel 2004 per custodire e coltivare la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo di migliaia di connazionali dalle terre dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. Siamo convenuti qui spinti dal bisogno interiore di dire una preghiera di suffragio alle vittime di quella tragedia, sottratte ingiustamente e prematuramente alla vita e per manifestare la nostra affettuosa prossimità ai loro famigliari e amici. Siamo convenuti qui spinti dal bisogno interiore di denunciare il volto disumano e violento di ideologie che partorirono distruzione e morte. Siamo convenuti qui spinti dal bisogno interiore di compiere un atto morale di responsabilità verso le giovani generazioni con le quali costruire un mondo segnato dai valori positivi della giustizia e della pace. Siamo convenuti qui spinti dal bisogno interiore di compiere il dovere umano e civile di testimoniare la verità storica di una tragedia che troppi e per troppo tempo hanno fatto di tutto per rimuovere, dimenticare e negare.

2.           Cari amici, la tragedia che si è consumata in queste terre ha visto un popolo allontanato e privato della propria patria. San Giovanni Paolo II, nel libro Memoria e identità (2005), con felicissima intuizione, fa risalire il termine patria al quarto comandamento, quello che ordina di onorare il padre e la madre. Scrisse: “la patria in un certo senso si identifica con il patrimonio, con l’insieme di beni che abbiamo ricevuto in retaggio dai nostri padri”[1], e per questo il patriottismo “si colloca nell’ambito del quarto comandamento, il quale ci impegna ad onorare il padre e la madre”[2]. La patria è così collegata con la famiglia ed ambedue rimangono realtà necessarie e insostituibili[3]. Questo lungimirante insegnamento del grande Pontefice polacco, collocato nel contesto del Giorno del Ricordo, è un invito, ancora attualissimo, a valorizzare la patria che – se preservata dal pericolo della chiusura nazionalistica in se stessa – è la realtà comunitaria, dotata di una propria cultura e di una propria storia, soprattutto cristiana, di simboli e significati, in cui le persone e le famiglie trovano un loro compiuto orizzonte di senso e di appartenenza. La patria è il luogo delle radici, che vanno conosciute, amate, protette e coltivate. Si tratta di un’esigenza profonda dettata dalla storia dei nostri giorni quando non solo le patrie e le nazioni vengono nuovamente colonizzate con strumenti sofisticati di natura culturale o finanziaria, ma vengono negate nella loro natura e nei loro doveri/diritti da spinte sovranazionali, mondialiste e globalizzanti che svuotano le persone delle loro radici. In questo Giorno del Ricordo, affidiamoci alla Vergine Maria, Regina dei popoli e della pace, invocando la sua materna e consolante protezione.

[1] Giovanni Paolo II, Memoria e identità. Conversazioni a cavallo dei millenni, Rizzoli, Milano 2005, p. 76.

[2] Ivi, p. 83.

[3] Cf. Ivi, p. 85.