Solennità di San Giusto Martire, Patrono della Città e della Diocesi di Trieste

DIOCESI DI TRIESTE

Solennità di San Giusto Martire

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 3 novembre 2017

 

 

Eccellenza Reverendissima, Eccellenza Sig. Prefetto, Sig. Sindaco, amici fraterni delle Chiese e Comunità ecclesiali, distinte Autorità civili e militari, cari presbiteri, fratelli e sorelle, bratje in sestre!

1.           Celebriamo oggi, con gioia e devozione, la solennità di San Giusto, patrono della Chiesa e della Città di Trieste. Egli, lungo l’arco della sua vita, assunse con consapevole dedizione le esigenze poste da Gesù a coloro che intendono seguirlo come discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina sé stesso? Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi” (Lc 9,23-26). San Giusto prese la sua croce, pesante e dolorosa; scelse di perdere la sua vita per Cristo; guadagnò la vita che non ha fine, meritando la corona di gloria che lo fa risplendere come stella che illumina e orienta il cammino di noi tutti suoi devoti fedeli. E oggi, ancora una volta, il nostro santo Patrono offre alla nostra Chiesa e alla nostra Città l’esempio di una vita coerente con la fede professata e chiede a tutti noi di essere onorato con una devozione vera e autentica attraverso una testimonianza personale che manifesti nelle opere l’adesione a Cristo e l’appartenenza ecclesiale (cfr. Gc 2,14.17.26). San Giusto, martire tergestino, intercede per noi, suoi concittadini, perché in questo nostro tempo siamo testimoni coraggiosi di Cristo e con la nostra fede operosa diamo una rinnovata bellezza alla vita della nostra città e del suo territorio.

2.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, un capitolo significativo di questo impegno comune a rendere più bella la nostra convivenza ecclesiale e civile riguarda l’attenzione che dobbiamo prestare ai giovani, che sono i custodi designati del futuro. Ad essi e alle loro impellenti problematiche la nostra Chiesa diocesana ha deciso di dedicare l’anno pastorale 2017/2018, facendo tesoro di quanto programmato dal Santo Padre Francesco che ha convocato per il mese di ottobre del 2018 un’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Tutti siamo consapevoli che – unitamente alla famiglia – il mondo dei giovani è un mondo che sembra aver preso la strada dell’allontanamento da Cristo e dalla Chiesa, mettendoci di fronte a una situazione complicata e incerta sui suoi esiti. Perché e come si è giunti a questa situazione? È una domanda che, con molta umiltà, tanta preghiera e autentico discernimento pastorale, bisognerà affrontare, ponendoci in ascolto della realtà giovanile sia all’interno delle nostre comunità (parrocchie, associazioni e movimenti) sia dei giovani del nostro territorio, con la convinzione che senza la fede in Cristo e senza l’esperienza della comunione ecclesiale un giovane rischia non di essere più ricco, ma di essere più povero in umanità e nei suoi propositi e progetti di vita. Tutto questo non sarà possibile se il tutto non sarà accompagnato da un atteggiamento spirituale di profonda fiducia nella grazia potente di Dio che sa abbattere i muri dell’indifferenza e di grande fiducia nei giovani stessi che, nella maggior parte dei casi, sono vittime inconsapevoli di adulti che – nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nelle istituzioni, nella Chiesa stessa – sono spesso dediti a contro testimonianze o, peggio ancora, sono anch’essi un popolo di smarriti e di vagabondi senza mete e senza orizzonti. San Giusto con il suo luminoso esempio di vita cristiana ci dice che anche il buio di questo nostro tempo attende di essere illuminato da Cristo, unico e vero lumen gentium! Un mondo che ha bisogno della luce di Cristo. Sta qui la missione della Chiesa, abilitata nella sua azione evangelizzatrice e missionaria a portare Cristo ai giovani e i giovani a Cristo, con fiducia e con speranza.

3.           Predragi bratje in sestre, carissimi fratelli e sorelle, a fronte dei tanti problemi che attanagliano il mondo giovanile, c’è l’impellente necessità di riprendere a tessere la tela dell’educazione. Con una puntualizzazione preliminare: limitarsi a parlare della crisi dei giovani senza inquadrarla nel contesto della crisi del mondo degli adulti è qualcosa di fuorviante. Noi adulti – genitori, dirigenti politici, insegnanti, organizzatori del tempo libero, uomini dei media, sacerdoti… – siamo parte del problema. Dobbiamo pertanto interrogarci seriamente sulla qualità delle nostre relazioni con le generazioni dei più giovani. Tutti noi adulti siamo chiamati a fare uno sforzo eccezionale, che si rivela tale se si è in grado di mettersi in gioco e di mettere in campo le risorse spirituali ed educative migliori, soprattutto sui seguenti ambiti: il recupero di un significato alto della relazionalità affettiva e sessuale dei giovani in vista del matrimonio e della costituzione della famiglia, oggi inquinata da una visione che ha separato sessualità e genitorialità e che è giunta, tramite una martellante propaganda a proporre, con la teoria del gender, il superamento del dato naturale del maschile e del femminile; il recupero alto del senso del lavoro, dell’uso del tempo libero, del bene comune, della responsabilità sociale e di quella politica dei giovani in un paese come l’Italia dove diventa sempre più difficile anche solo orientarsi tanta è la confusione culturale, il disorientamento generale, l’egoismo distruttivo dei potentati, la corruzione…. Consentitemi a questo punto di toccare un problema specifico che, da qualche tempo, affligge e spaventa molti genitori, insegnanti e tutori dell’ordine: lo smercio crescente di droga che, se non affrontato in tempo e con la necessaria severità e incisività, rischia di provocare disastri irreparabili sulla pelle indifesa dei nostri ragazzi e ragazze. Chiudere un occhio, non denunciare i trafficanti, non fare nulla come se il problema non esistesse o, peggio, tentare di legalizzare l’uso sono tutti comportamenti che colpevolmente hanno abdicato in partenza ad affrontare la sfida educativa.

4.           Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, a Trieste abbiamo invece bisogno di una convinta e convincente alleanza educativa che guardi ai giovani e al loro futuro con responsabilità e amore. Su queste questioni sono chiamati ad interrogarsi le nostre parrocchie, i gruppi, le associazioni, i movimenti in generale e quelli giovanili in particolare, gli oratori con le loro attività, ma anche le famiglie, la scuola e l’università, ma anche il mondo economico e politico e tutti coloro che avvertono i tratti drammatici che contrassegnano i nostri tempi. Se non metteremo in atto questa alleanza educativa, risulterà inutile chiedersi quale mondo lasceremo ai nostri figli, perché la vera domanda è la seguente: quali figli lasceremo al mondo futuro? La nostra città e il suo territorio – che stanno vivendo un promettente momento fatto di congiunture economiche e sociali assai favorevoli dovute ad un ritrovato spirito collaborativo a livello politico e istituzionale – hanno le risorse umane e spirituali per avviare questa alleanza educativa e per affrontare con decisione le varie e gravose problematiche che ho sopra richiamato. A san Giusto, nostro esempio di vita e nostro protettore, affidiamo questi propositi di bene. Alla Madonna – alla quale il 13 di ottobre, in ricordo del centenario delle apparizioni di Fatima, ho consacrato la Città e il suo territorio, gesto ripetuto in ogni parrocchia domenica 29 di ottobre – ci affidiamo, implorandola, insieme con San Giusto e con gli altri nostri Santi e Sante, di proteggere e di custodire la nostra Città, il suo territorio e la nostra Chiesa e di garantire alle nostre famiglie e a tutti giorni di pace, di concordia e di operosa serenità.