Giovedì Santo | Santa Messa in “Coena Domini”

DIOCESI DI TRIESTE

Santa Messa in Coena Domini

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 13 aprile 2017 – Giovedì santo

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.        Con questa celebrazione hanno inizio i tre giorni più santi dell’anno liturgico in cui facciamo memoria della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. Questi sono i giorni che devono risvegliare in noi un vivo desiderio di aderire a Cristo e di seguirLo con amore e generosità, consapevoli del fatto che Egli ci ha amati sino a dare la vita per noi. In questa Santa Messa, denominata In Coena Domini, ricordiamo tre grandi doni di Gesù alla sua Chiesa: l’istituzione dell’Eucaristia, l’istituzione del Sacerdozio e il programma di vita cristiana nel nome della carità. Questi doni sono inscindibilmente legati l’uno all’altro, sono un unico dono. Attraverso di essi giunge a noi la consolante rivelazione che Dio non ci lascia mai soli, che Egli è sempre presente: per questo ha istituito l’Eucaristia, per questo ha voluto il Sacerdozio, perché il suo Amore fosse sempre vivo e operante tra gli uomini.

2.        Carissimi fratelli e sorelle, nel racconto dell’istituzione dell’Eucaristia che san Paolo ci ha trasmesso nella sua prima Lettera ai Corinti che abbiamo appena ascoltato, ci viene comunicato che Gesù nell’ultima cena ha offerto da mangiare il suo Corpo dato e il suo Sangue versato, chiedendo ai suoi apostoli di continuare a fare questo in Sua memoria. Ora, nei segni sacramentali del pane e del vino, Egli continua a consegnarci – perché sia assunto, perché sia fatto nostro, perché diventi ispirazione e sorgente di vita – il Suo Sacrificio, il Suo atto di offerta totale e obbediente, la Sua vita nella condizione della suprema carità. Gesù Crocifisso e Risorto è, davanti al Padre, nel gesto eterno e sacrificale dell’offerta d’Amore per la salvezza dell’umanità. Questo sacrificio si rende presente nella Santa Eucaristia come pane che ci nutre e come vino che ci disseta, affinché anche noi diventiamo un popolo incendiato dall’amore di Dio.

3.        Carissimi fratelli e sorelle, il Giovedì santo la Chiesa ricorda anche il dies natalis del Sacerdozio cattolico. Mediante l’imposizione delle mani i sacerdoti sono consacrati dallo Spirito Santo e vengono definitivamente aggregati alla missione di Cristo Signore. Agendo in persona Christi, in Cristo, con Cristo e come Cristo sono luce che illumina; pane che dona la vita; medicina che guarisce. Attraverso il loro quotidiano ministero, sono l’oggi di Cristo “che annuncia ai poveri un lieto messaggio; che proclama ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista”. Sono l’oggi di Cristo “che predica un anno di grazia del Signore”, che si adempie mediante il loro ministero apostolico, nonostante le tante povertà e mancanze e infedeltà che possono caratterizzare le loro vite. “Il senso ultimo del sacerdozio di Cristo e di ogni sacerdozio che da lui trae origine, è quello di essere modello per tutti coloro che offrendosi in lui, con lui, per lui in sacrificio a Dio gradito, mettono la loro vita a servizio dei fratelli….” (Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, Premesse, p. 12).

4.        Carissimi fratelli e sorelle, l’evangelista Giovanni, nel raccontarci le ultime ore di Gesù con i suoi discepoli non riferisce i gesti rituali sul pane e sul vino come gli altri evangelisti; piuttosto richiama l’attenzione sul gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi e lascia, come suo testamento, di fare altrettanto tra i fratelli. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio e di carità attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo. L’evento della lavanda dei piedi, dell’inginocchiarsi di Dio di fronte all’uomo per servirlo, svela uno stile, un agire di Dio che diventa contemporaneamente “comandamento”, criterio di vita, per tutti: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,13-15). Il Vangelo ci esorta a chinarci e lavarci i piedi gli uni gli altri. È un comandamento nuovo: viene da Dio ed è un grande dono che questa sera riceviamo. Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di stare fermi nel proprio egoismo; la vita secondo il Vangelo è piegarsi verso i fratelli e le sorelle, iniziando dai poveri e dai più deboli.