Festa diocesana dei Popoli nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

DIOCESI DI TRIESTE

FESTA DIOCESANA DEI POPOLI

+ Giampaolo Crepaldi

Santuario Santa Maria Maggiore, 15 gennaio 2017

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.         Sono particolarmente lieto di accogliervi qui nel Santuario di Santa Maria Maggiore per vivere, attorno all’altare eucaristico, la Festa diocesana dei popoli. L’Eucaristia è il sacramento della vita e dell’unità, il sacramento che ci rende fratelli e sorelle in Cristo al di là delle nostre differenze di origine e di cultura. Anzi, l’Eucaristia è il sacramento che coltiva l’unità senza mai mortificare il valore di quello che ci differenzia. Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda le parole di Giovanni Battista che ripetiamo ad ogni liturgia eucaristica: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo”. Chiediamoci: in che modo Cristo toglie il peccato del mondo? Il Battista afferma di aver visto scendere lo Spirito come colomba ed è proprio una colomba che riportando un ramo di ulivo segna la fine del diluvio causato dalla violenza del peccato. Colomba e ulivo sono due immagini bibliche simili: la prima ricorda lo Spirito che alla creazione aleggiava sulle acque per farne uscire la vita, mentre l’ulivo fornisce l’olio, simbolo dello Spirito, che si riversava sull’eletto per consacrarlo al Signore. Il battesimo di Gesù sintetizza queste due realtà in modo stupendo: Gesù inizia una nuova creazione ed è l’unto del Signore che viene a ristabilire la pace tra Dio e l’umanità, che viene a immergere l’umanità nello Spirito di Dio. Gesù è l’Agnello mite e umile che toglie il peccato del mondo perché accoglie ogni ingiustizia, accettando di prendere su di sé ogni sofferenza. Gesù insegna che non si può amare senza condividere il disagio che ha provocato l’azione negativa. Questa è la salvezza portata dall’amore, la via nuova aperta da Cristo realmente capace di cambiare tutto.

2.         Carissimi fratelli e sorelle, il peccato porta alla morte, cioè toglie le forze della vita, rende debole colui che pecca. Chi toglie il peccato, invece, dona quella forza di vita che il peccato ha tolto. Gesù esercitando amore dove c’era odio, ha immesso una forza nuova: ha attuato la sua missione amando sino alla fine, curando gli ammalati, accostandosi a loro con compassione; ha portato la sofferenza dei fratelli perdonando i loro peccati, comunicando, con la sua presenza e le sue parole, la grazia della salvezza. La missione di Gesù deve essere continuata nel tempo: è questo il compito di ogni discepolo di Gesù, di ogni comunità cristiana. Ogni giorno dobbiamo scoprire i mali che emergono nelle nostre famiglie, in noi e nel nostro mondo e assumere dinamiche opposte per sollevare gli uomini dal loro male, per togliere il peccato del mondo. Ognuno di noi, pur essendo diversi per origine e per cultura, è chiamato, nell’unità della fede cristiana, a lottare contro il male e il peccato e a costruire il bene, con dedizione e amore. Il male si annulla immettendo nella storia le forze del bene, che sono quelle della verità, che sono quelle della giustizia, che sono quelle della solidarietà e della pace. Per fare questo è necessario superare le nostre resistenze, le nostre pigrizie, i nostri egoismi, che impediscono gli sviluppi del bene, della verità, della giustizia. Di fronte alla violenza siamo chiamati ad esercitare mitezza, di fronte all’odio ad esercitare amore, di fronte all’egoismo ad esprimere oblatività. Mettiamo questi nostri propositi nelle mani della Madonna della Salute che veneriamo in questo Santuario, chiedendo e implorando la sua materna protezione per le nostre persone, le nostre famiglie, i nostri cari, per la nostra città e per i vostri Paesi di origine.