Santa Messa di ringraziamento per Mons. Marcello Labor Venerabile

DIOCESI DI TRIESTE

Santa Messa di ringraziamento
per Mons. M. Labor Venerabile

Sant’Antonio Taumaturgo, 19 settembre 2015

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.     Sono particolarmente lieto di poter celebrare questa santa Eucaristia condividendo la gioia di tutti voi per il riconoscimento che il Santo Padre Francesco ha voluto decretare sulle preclare ed eroiche virtù del nostro amato sacerdote Mons. Marcello Labor, rendendo in questo modo disponibile alla nostra devota considerazione come Venerabile la sua personalità sacerdotale. Tutti insieme e con il cuore pieno di gratitudine vogliamo prima di tutto ringraziare il Signore che, attraverso la decisione del Papa, ha dato al Suo popolo che è in Trieste l’ennesimo segno del suo amore e della sua bontà. Tutto nella Chiesa e tutto della Chiesa – le persone che la compongono e le azioni che vengono intraprese – vanno sempre ricondotti al Signore, perché il Signore ne deve essere il principio e il fine, soprattutto quando succede l’evento che un figlio della Chiesa – e questo è il caso del Mons. M. Labor – viene riconosciuto come Venerabile e viene indicato come esempio di santità di vita. La Chiesa è santa ed è madre di santi: è il suo generare santi e sante, infatti, il senso profondo del suo essere e del suo operare, il suo compito principale e caratterizzante. In questo modo, i Santi manifestano, in diversi modi, la presenza potente e trasformante del Signore Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso Popolo di Dio” (Lumen gentium, 50).

2.     Carissimi fratelli e sorelle, se abbiamo la grazia di leggere un profilo biografico di Mons. Marcello Labor o un qualche suo scritto, vi accorgerete subito che la sua anima sacerdotale viveva costantemente in una comunione intensissima con il Signore Gesù – comunione sostanziata quotidianamente dalla celebrazione della santa Messa, dalla recita del Breviario, da un’incessante preghiera e da una filiale pietà mariana – e in una generosissima attenzione per le anime dei fratelli e delle sorelle cristiani che incontrava a Trieste nell’esercizio del suo ministero pastorale quale Rettore del Seminario e Parroco di San Giusto. Dio e le anime: questi i poli totalizzanti del sacerdozio di Mons. Labor. E questi devono essere e restare anche oggi i poli per i nostri sacerdoti: uomini di Dio dediti alla salvezza delle anime. Non assistenti sociali o che si illudono e illudono di portare gente a Dio attraverso attività ludiche. La Chiesa ha bisogno di preti tutti dediti a Dio e al bene delle anime. L’autentico apostolato del sacerdote, infatti, consiste in una lenta e laboriosa plasmazione di Cristo nelle anime. Questo è il titolo di onore e di grandezza di ogni prete. Questa è la grazia del sacramento dell’ordine che dà al sacerdote il senso delle paternità spirituale per cui si presenta alle anime e le conduce sulla via del cielo.

3.     Carissimi fratelli e sorelle, Mons. Marcello Labor – prima ebreo poi convertito alla fede cattolica, prima sposo poi prete celibe, prima medico dei corpi poi medico delle anime – è un caso assai singolare che ci consente di intravedere come l’azione di Dio nella vita di una persona sia sempre guidata da un imperscrutabile disegno di provvidente amore. Quali e quanti cambiamenti nella vita di questo venerabile sacerdote, che egli, in spirito di obbedienza filiale, assecondò convinto che la vera realizzazione e la vera felicità consistevano nel fare non la sua volontà, ma sempre e solo la volontà di Dio. E’ questa la grande lezione spirituale che ci lascia in eredità il nostro Venerabile: non resistere a Dio, ma obbedirgli in tutto, non fare la nostra, ma la sua volontà, che è volontà di bene e di salvezza. Se si ricerca, attraverso il Nuovo Testamento, in che cosa consiste l’obbedienza, si fa una scoperta sorprendente e cioè che l’obbedienza è vista come obbedienza a Dio. Si parla, certamente, anche di tutte le altre forme di obbedienza: ai genitori, ai padroni, ai superiori, alle autorità civili, “a ogni umana istituzione” (1Pt 2,13), ma assai meno e in maniera molto meno solenne. Il sostantivo “obbedienza” è usato sempre e solo per indicare l’obbedienza a Dio o, comunque, a istanze che sono dalla parte di Dio. Ma perché è così importante obbedire a Dio? Perché Dio ci tiene tanto a essere obbedito? Non certo per il gusto di comandare e di avere dei sudditi! È importante perché obbedendo noi facciamo la volontà di Dio, vogliamo le stesse cose che vuole Dio e così realizziamo la nostra vocazione originaria che è di essere “a sua immagine e somiglianza”. Siamo nella verità, nella luce e di conseguenza nella pace. Dante Alighieri ha racchiuso tutto ciò in un verso considerato da molti il più bello di tutta la Divina Commedia: “e ’n la sua volontate è nostra pace”.

4.           Carissimi fratelli e sorelle, il Venerabile Mons. Labor deve continuare a restare vivo nei cuori e nelle menti dei sacerdoti di Trieste e dei cristiani della nostra Diocesi. Il lavoro prezioso che Mons. Cian e l’associazione SILOE svolgono per tenerne viva la memoria va continuato e sostenuto con generosità. A loro, il mio e il vostro ringraziamento. La figura umana e sacerdotale del Venerabile e i suoi illuminanti scritti spirituali sono un tesoro cristiano di valore inestimabile. Permettetemi quindi di chiudere questa mia omelia con un pensiero di Mons. Labor che idealmente vi offro quale segno della grandezza della sua anima. E’ una preghiera sulla fede che scrisse in un periodo difficile della sua vita: “Quale fede vuoi dunque da me? Tu mi rispondi nel tuo divino misterioso silenzio: la fede in Gesù che può tutto; la fede in Gesù che tutto vuole donare; la fede in Gesù che vuole tutti salvi per l’eternità”. Con l’aiuto della Madonna della salute, patrona di Trieste, che sia così anche per noi!