Solennità del Corpus Domini

DIOCESI DI TRIESTE

PROCESSIONE CORPUS DOMINI

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 7 giugno 2015

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.         Il nostro devoto procedere seguendo Gesù eucaristico è giunto ora nel colle di San Giusto nei pressi della nostra Cattedrale. È stato un procedere arricchito dalla fede nel sacramento dell’Eucaristia dove Cristo è presente in corpo, sangue, anima e divinità. In esso è quindi presente «Cristo intero: Dio e uomo» (CCC, 282). È stato un procedere che ha inteso dire con semplicità a tutti gli abitanti di Trieste e a tutti i suoi visitatori: “Senza il Dio-con-noi, il Dio vicino, come possiamo sostenere il pellegrinaggio dell’esistenza, sia singolarmente che in quanto società e famiglia dei popoli? L’Eucaristia è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione. In effetti, non basta andare avanti, bisogna vedere verso dove si va!” (Benedetto XVI, Omelia del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 2008). È stato un procedere che ci ha permesso di apprezzare il grande dono dell’Adorazione eucaristica, che dovremmo essere più solleciti nel praticarla. Come diceva il Santo Curato d’Ars, riportando l’acuto rilievo di un contadino assiduo nell’Adorazione eucaristica: “Sto davanti al Signore: Lui guarda me e io guardo Lui“.

2.         Carissimi fratelli e sorelle, l’Adorazione eucaristica e, in genere, il culto del Santissimo Sacramento anche fuori della celebrazione della Santa Messa, lo possiamo descrivere come l’ambiente spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Guai a ridurre il culto eucaristico alla sola celebrazione della Santa Messa, come purtroppo si è fatto mal interpretando la riforma liturgica del Vaticano II quando si è giunti a togliere il Santissimo dall’altare maggiore per collocarlo in luoghi periferici, nascosti, e spesso inaccessibili. Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio o seguendo il Sacramento dell’Amore, come abbiamo fatto questa sera. Tutti: il sacerdozio comune e quello ministeriale. Stare tutti davanti al Signore presente nel suo Sacramento, deve essere una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che prepara ed esalta quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio e accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si devono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente in modo personale.

3.         Carissimi fratelli e sorelle, l’adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi: si nutre di amore, di verità, di pace; si nutre di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma. In questo contesto il mio pensiero corre ai tanti giovani del nostro territorio che hanno un bisogno indicibile di incontrare Gesù eucaristico per poter nutrire la loro anima di amore, di verità, di pace e di speranza. Purtroppo non è così, irretiti come sono dai cattivi esempi di molti adulti e da un clima culturale e sociale caratterizzato da un individualismo egoista che li fa crescere senza passione per la vita e per le relazioni stabili nel matrimonio e nella famiglia, con il cuore vuoto e la mente resa cieca da tante insane ideologie, a cominciare da quella denominata ideologia del gender, più volte denunciata dal nostro Santo Padre Francesco. Con questi presupposti saranno mai in grado di affrontare adeguatamente un mondo sempre più difficile e un futuro sempre più oscuro? L’inquinamento del cuore e dello spirito si vince con l’aria pura di Gesù eucaristico. Egli non ci lascia in balia di noi stessi e dei nostri sentimenti e delle nostre paure. Egli è venuto a darci un pane che non perisce, che nutre la nostra fame di amore, di verità, di pace e di speranza. Abbiamo bisogno di questo cibo di vita eterna. Questo cibo crea: unità dove c’è divisione; perdono dove ci sono rancori e vendette; amicizia dove c’è inimicizia; pace dove ci sono animosità e litigi; gioia dove c’è tristezza; speranza dove ci sono disperazione e rassegnazione.

4.         Carissimi fratelli e sorelle, l’Eucaristia ci rende una sola cosa con Gesù. Al momento della Comunione, Gesù viene nel nostro cuore. In quel momento, come insegnava san Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e alimentano un’unica fiamma. Inoltre, l’Eucaristia ci rende una cosa sola anche tra di noi. San Paolo afferma: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (1Cor 10,17). Se io sono unito a Gesù e anche tu lo sei, ne consegue che, nel Signore, siamo una cosa sola. Per questo motivo, i cristiani, anche se si vedono per la prima volta, si sentono uniti da un vincolo di carità ed è come se si fossero da sempre conosciuti. L’Eucaristia annulla le distanze: uniti a Gesù, siamo un cuore e un’anima sola. Poiché l’Eucaristia annulla le distanze, vogliamo fare nostro l’invito espresso da papa Francesco durante la processione del Corpus Domini di giovedì scorso: questa sera sentiamoci particolarmente in comunione “con tanti nostri fratelli e sorelle che non hanno la libertà di esprimere la loro fede nel Signore Gesù. Sentiamoci uniti a loro: cantiamo con loro, lodiamo con loro, adoriamo con loro. E veneriamo nel nostro cuore quei fratelli e sorelle ai quali è stato chiesto il sacrificio della vita per fedeltà a Cristo: il loro sangue, unito a quello del Signore, sia pegno di pace e di riconciliazione per il mondo intero”. Amen!