In attesa dello Spirito | Santa Messa con i giovani nella vigilia di Pentecoste

DIOCESI DI TRIESTE

S. Messa in attesa del dono dello Spirito

+ Giampaolo Crepaldi

Roiano – Santi Ermacora e Fortunato, 22 maggio

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.     Per questa celebrazione eucaristica nella vigilia della solennità della Pentecoste, la Chiesa di Trieste – attraverso l’opera infaticabile e generosa della pastorale giovanile che ringrazio di cuore – vede riuniti i giovani nell’invocazione dello Spirito Santo, il Consolatore, il Dono più grande e più bello che il Risorto abbia fatto. Quando medito sul significato della Pentecoste, cresce dentro di me il sentimento profondo della fiducia e della speranza, perché questa solennità mi svela che dentro alla vicenda umana c’è una Presenza: la presenza del Signore risorto. Spesso siamo presi da turbamenti e da tribolazioni forti ed attraversiamo periodi di profonda oscurità da sentirci come consegnati ad un destino enigmatico e nemico. La Pentecoste invece ci dice che la nostra vicenda personale, la vicenda della nostra città, la vicenda storica generale è abitata da una potenza che è più forte del male. È la potenza redentiva di Cristo resa presente dallo Spirito mediante la Chiesa. La Chiesa allora è il luogo della fiducia e della speranza. In che senso? Le cose grandi della vita, quelle di cui abbiamo più bisogno – l’amicizia, l’amore, la gioia, la vera felicità – non possiamo realizzarle noi, col solo sforzo della nostra volontà. Ci giungono solo come dono. La Chiesa è la presenza di Colui che può donarcele, poiché è la presenza di Cristo, il Dio-con-noi, il Dio-vicino-a noi. I frutti dello Spirito Santo che ci viene donato sono: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” [Gal 5,22]. Questa celebrazione ci dona anche la gioia profonda di appartenere alla Chiesa. È questa appartenenza la ragione della nostra speranza in mezzo alle confusioni del tempo presente.

2.     Carissimi, alla fine della celebrazione, in un momento assai bello e importante, vi consegnerò una croce. Che significato attribuire alla Croce di Cristo? La Sacra Scrittura ci offre due punti di riferimento. Uno di essi è il rapporto fra morte di Cristo ed i nostri peccati (cfr. 1Cor 15,3). Egli si è assunto i nostri peccati e li ha eliminati (cfr. Rm 6,10). In sintesi: la morte di Cristo è un fatto che è accaduto per causa nostra, per amore della nostra persona, nel senso che Egli morendo ha preso su di Sé e così ha eliminato i nostri peccati e ha tolto al peccato ogni potere. L’altro è l’amore del Padre: “Dio infatti ha tanto amato il mondo…” (Gv 3,16). E’ il mistero più profondo e sconvolgente. Il Padre ama sul serio la persona umana e non può “sopportare” che vada perduta. Vuole nel suo indicibile “dolore” di Padre che la persona umana sia riammessa alla Sua vita. Per questo “ispira” al Figlio il suo desiderio di salvare l’uomo. Questi accoglie liberamente l’iniziativa del Padre, non considerando come un tesoro da custodire gelosamente la sua uguaglianza al Padre medesimo, ma si fa obbediente fino ad accettare anche la morte in croce. Chi rese possibile questo “incontro” fra la decisione del Padre e la volontà del Figlio? Lo Spirito Santo era la forza divina della carità che il Padre ispirava nel Figlio e il Figlio accoglieva, offrendosi per noi. La risposta sintetica alla nostra domanda, “quale significato attribuire alla croce di Cristo?”, potrebbe essere formulata nel modo seguente: la Croce rivela concretamente chi è Dio per noi, che cosa ha voluto essere Dio per noi: sola misericordia, solo amore. “Guarda se trovi in Me altro che amore”, disse il Padre alla Beata Angela da Foligno.

3.     Carissimi, nel momento in cui vi consegnerò la Croce vorrei che dedicaste un pensiero e una preghiera ai tantissimi fratelli e sorelle che sono perseguitati e martirizzati nel mondo, con la stessa intensità spirituale che abbiamo manifestato durante la Via Crucis del Venerdì Santo. L’anno scorso Papa Francesco affermò: “Mentre contempliamo la santa Croce, pensiamo con commozione a tanti nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e uccisi a causa della loro fedeltà a Cristo.  Questo accade specialmente là dove la libertà religiosa non è ancora garantita o pienamente realizzata. Accade però anche in Paesi e ambienti che in linea di principio tutelano la libertà e i diritti umani, ma dove concretamente i credenti, e specialmente i cristiani, incontrano limitazioni e discriminazioni”.  Facciamo nostro questo invito del Papa Francesco. Ricordatevi sempre che la Croce che vi consegnerò…. non è un segno magico o un semplice ornamento! Credere nella Croce di Gesù comporta seguirLo sulla sua via. In questo modo anche noi come cristiani collaboriamo alla sua opera di salvezza, accettando con Lui il sacrificio, la sofferenza, anche il martirio per amore di Dio e dei fratelli. In questa vigilia della Pentecoste in cui celebriamo lo Spirito Santo, affidiamo alla Madonna il presente e il futuro della Chiesa, perché́ tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù.