DIOCESI DI TRIESTE
Giampaolo Crepaldi
Arcivescovo-Vescovo di Trieste
LITURGIA DELLE ORE
E FEDELI LAICI
Verso una fraternità orante
Carissimi fratelli e sorelle, a tutti voi, “amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Rm 1,7).
Premessa
1. Con la Costituzione Sacrosanctum Concilium, il Concilio Vaticano II ha inteso far scoprire a tutto il popolo di Dio gli straordinari tesori di grazia e di salvezza della liturgia. Ricordiamo che un passaggio centrale[1] mette in evidenza che l’esperienza della preghiera liturgica (lex orandi) è strettamente connessa con l’esperienza della fede (lex credendi) e che, insieme, costituiscono il fondamento di una vita cristiana autentica. Pregare, credere, vivere: ecco lo straordinario programma di vita cristiana proposto dal Concilio, che anche la nostra Diocesi sta facendo proprio attraverso il Sinodo.
2. Per un pieno coinvolgimento della nostra comunità diocesana, teso a scoprire o a riscoprire la bellezza e la ricchezza della preghiera liturgica, è necessario mettere in evidenza alcuni punti.
2.1 Il primo riguarda la divaricazione, presente nel pensiero e nella prassi cristiana degli ultimi secoli, tra preghiera e liturgia. Anche pensatori significativi, fino alla prima metà del XX secolo, distinguevano tra una preghiera “spontanea” ed extraliturgica, privata e individuale, e una rituale e pubblica, attribuendo in sostanza solo alla prima il valore di un’esperienza spirituale forte e coinvolgente. Invertire questa concezione è una sfida che va accolta, nella consapevolezza che il percorso potrebbe dimostrarsi lungo e difficile.
2.2 Il secondo è di natura antropologica ed esistenziale e riguarda il senso del tempo. Da una parte, un tempo oggettivo, misurabile scientificamente ed utilizzato per il lavoro, gli impegni, le responsabilità; dall’altra, un tempo “libero”, individuale, privato, svincolato da relazioni opprimenti, da riempire con divertimento ed emozioni: questi due “tempi” costituiscono il paradigma e la dicotomia dei nostri giorni. Così anche i credenti partecipano di fatto a questo modo di pensare. La nostra esperienza e la nostra tradizione cristiana ci dicono però che esiste un ulteriore modo di intendere il tempo, quello della festa e della celebrazione, che entrambi supera e illumina, che riesce a conciliare otium e negotium, non per ignorarli ma per comprenderli e dar loro senso e spessore. Anche questa è una sfida, che ci impegna ad approfondire e a prendere in mano la nostra vita senza timore, anzi con fede e speranza.
2.3 Il terzo riguarda la convinzione che, per chi “non ha tempo” per pregare, la vita si possa identificare con la preghiera. Dunque sembrerebbe che i laici già preghino lavorando, mentre i monaci preghino in altro modo attraverso la liturgia. Questo potrà inverarsi solo al termine di un lungo cammino di educazione alla preghiera come polmone vitale dell’esistenza. Fino a quel momento, tale visione è in realtà una esclusione che confina i laici in una zona d’ombra rispetto all’esperienza di preghiera delle persone di speciale consacrazione. Con questa convinzione, propongo ai fedeli laici un percorso di avvicinamento e frequentazione verso la preghiera liturgica della Chiesa, di tutta la Chiesa – la Liturgia delle Ore – al fine di scoprire gradualmente questo tesoro.
3. Il Concilio Vaticano II e il nostro Sinodo diocesano ci spingono ad una specie di “caccia” a questo tesoro per fare in modo che esso venga conosciuto e reso disponibile a quanti più cristiani sia possibile, desiderosi di pregare con la preghiera della Liturgia delle Ore. Sollecitato da alcune persone sagge e ispirate, attraverso questa mia Nota desidero fornire qualche essenziale orientamento, al fine di costituire e di far crescere nel corpo vivo della nostra Chiesa diocesana una fraternità orante, una fraternità che loda e invoca il Signore con la preghiera della Chiesa.
La Liturgia delle Ore per la vita cristiana
4. Qualcuno di voi, mosso da una giusta curiosità, potrebbe interrogarsi sull’opportunità e sul significato di questa iniziativa diocesana. Una prima risposta può essere individuata se ci soffermiamo a riflettere sui due termini: liturgia e ore.
4.1 Con la parola liturgia si vuole certamente dire che la preghiera di cui si parla è un’azione liturgica, cioè un atto della Chiesa in quanto tale e, pertanto, partecipato da tutti i membri della Chiesa, in virtù del loro essere battezzati. Con questo sostanziale richiamo al battesimo, la Liturgia delle Ore, uscendo dalla logica dell’esercitare un diritto o dall’assolvere un dovere, diventa un dono meraviglioso che il Signore stesso, attraverso la sua Chiesa, offre ad ogni battezzato. Per mezzo di tale ricchezza di grazia, ci è offerta la partecipazione all’ufficio sacerdotale di Cristo che dona se stesso al Padre per la salvezza dell’umanità. Come corpo del Risorto, nella Liturgia delle Ore è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una santa cattolica e apostolica. Nel seguito approfondiremo questi temi.
4.2 La parola ore sta a significare che lo scopo primario di questa azione liturgica è la santificazione del tempo e delle ore della giornata. Come uomini e donne battezzati viviamo nel tempo e siamo, in qualche modo, impastati di tempo. Rischiamo però che esso ci scorra addosso; per questo la tradizione della Chiesa ci insegna a fermarci, per pregare sulle nostre “soglie esistenziali”: il risveglio, l’interruzione del lavoro, il termine del lavoro, l’addormentarsi. Si inizia a lodare la luce, a ringraziare per il proprio respiro, per le benedizioni ricevute, a chiedere di percorrere la via del bene. Si termina, prima del sonno, affidandoci al Padre come figli fiduciosi e sereni.
5. In questo modo, siamo chiamati ad aprire, più volte al giorno, la porta della nostra esistenza all’irrompere di Dio, facendo l’esperienza radicale della dipendenza. Una dipendenza che è liberazione e grazia e che ci offre la straordinaria opportunità di santificare le ore, di santificare il tempo e, in questo modo, di santificare la nostra umanità nel trascorrere del tempo, rendendola esistenza che brilla del riflesso di Dio. In questo modo permettiamo a tutta la nostra vita di diventare una liturgia perenne mediante la quale ci consacriamo in servizio di amore a Dio e ai fratelli. In sintesi, permettiamo al Signore di trasformare questo nostro tempo in un tempo di salvezza, in un tempo pasquale.
La Liturgia delle Ore: pregare con i Salmi
6. Il cuore della Liturgia delle Ore è costituito dalla preghiera dei Salmi. Il Salterio – libro biblico dell’Antico Testamento che raccoglie tutti i 150 salmi – è chiamato dalla tradizione ebraica libro di canti di lode.
6.1 I Salmi, come tutta la Bibbia, sono Parola di Dio all’uomo. Parola da accogliere con fede e nella speranza. Parola di sicura consolazione nell’ora umana del buio, dell’angoscia, della sofferenza e del dolore. Parola di Dio dentro la quale trovano collocazione e senso compiuto anche le parole della nostra umanità. La profonda natura di questo carattere espressivo della Scrittura è teologica: «le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo»[2]. Ciò vale anche e sommamente per i Salmi, dove trovano eco i problemi, le sofferenze e gli intimi travagli dell’uomo di ogni tempo, ma anche le sue gioie e la lode a Dio. Ed è anche una Parola che invita al silenzio interiore, che ci libera dal frastuono del mondo per riempirci della presenza liberante e misericordiosa dell’Amore eterno.
6.2 Il Salterio è anche parola dell’uomo a Dio. Attraverso la mediazione dei Salmi, Dio e l’uomo si pongono uno di fronte all’altro, in un dialogo personalissimo e coinvolgente: incontro tra l’eterno di Dio e il tempo dell’uomo. Mediante i Salmi ogni credente scopre di non essere più in grado di aiutare se stesso, di non essere autosufficiente: la sua parola si trasforma in preghiera, sperimentando così che il Dio lontano è, in realtà, un Dio vicinissimo, un Dio-con-noi, pieno di tenero amore, vero e unico e sicuro rifugio della vita nel tempo che scorre. Il credente esprime – con la Parola di Dio, con Salmi, inni e cantici – il suo grazie al Creatore del mondo e della vita, la sua meraviglia di fronte alla salvezza operata da Cristo, il suo abbandono fiducioso all’Amore di Dio. Il Salterio è, quindi, una scuola di preghiera, divina e umanissima insieme.
La Liturgia delle Ore nel cuore della Chiesa
7. La riscoperta del Salterio si configura, in queste ultime decadi, come uno dei doni del Concilio Vaticano II che lo propone e raccomanda, come preghiera comune e incessante di tutto il popolo di Dio, attraverso la Liturgia delle Ore. Tale felice intuizione conciliare affonda le radici nella Scrittura e nella più antica tradizione della Chiesa. Cristo stesso, rivolgendosi ai discepoli, esprimeva «la necessità di pregare sempre, senza stancarsi». (Lc 18,1). A questo invito del Maestro, la Chiesa ha risposto e risponde in vari modi. Infatti, sin dall’inizio, i battezzati «erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera» (At 2,42).
8. La tradizione monastica della Chiesa ha vissuto, fin dai primi tempi, la pratica della Liturgia delle Ore come costitutiva della “via” che conduce a Cristo. San Benedetto ne ha fatto una “regola”, cioè centro vitale e identitario delle sue abbazie. Nel corso dei secoli tutti gli ordini religiosi, con diverse modalità, siano stati essi di vita contemplativa o attiva, monastici o mendicanti, maschili o femminili, hanno fatto della Liturgia delle Ore lo stesso respiro orante delle loro comunità. Fra il clero secolare, durante il Medioevo, si diffuse una forma più semplificata della preghiera propria delle cattedrali, sul modello di quella monastica, ma gradualmente snellita a causa dell’impegno pastorale. Tale declinazione divenne così più “breve” (da cui il termine Breviario) e condusse alla pratica della celebrazione individuale dell’Ufficio. Questa sorta di “privatizzazione” ha condotto a una doppia lettura della Liturgia delle Ore – come esperienza personale di preghiera e come celebrazione comunitaria – che è perdurata fino ai nostri giorni e si trovano tracce anche in documenti abbastanza recenti[3]. In ogni caso, nei secoli, uomini e donne che hanno ricevuto il dono di una speciale consacrazione, diaconi, presbiteri e vescovi hanno accolto la Liturgia delle Ore, assumendola come impegno quotidiano e scuola di preghiera.
9. Il percorso storico brevemente delineato potrebbe indurre a pensare che non solo di fatto, ma anche costitutivamente, la Liturgia delle Ore è riservata al clero e ai consacrati. Così non è. Per uscire da questo pregiudizio ed entrare nella verità delle cose, occorre andare all’essenza di questa forma di preghiera liturgica, e dunque comprendere che la sua centralità nella storia e nell’esistenza della Chiesa trae la sua fondamentale origine dal fatto che la Liturgia delle Ore è innanzitutto preghiera di Cristo stesso! Gesù di Nazaret è l’uomo orante per eccellenza, adoratore del Padre in Spirito e verità. Ed è anche il Figlio unigenito, che si rivolge a Dio chiamandolo “Abbà”, Padre. La preghiera cristiana si fonda su questa convinzione come su una roccia: pregando si partecipa all’amore del Figlio per il Padre. Cioè ci si rivolge al Padre col Figlio nello Spirito Santo. La preghiera radicata su questo fondamento ci introduce e ci conduce, con dolcezza e potenza, di fronte e dentro alla comunione trinitaria! Ed è questa, e solo questa, la sorgente inesauribile non soltanto della preghiera, ma anche della comunione ecclesiale. Con stupore e trepidazione accogliamo questa grande grazia: tale preghiera è «la voce della stessa sposa che parla allo sposo, anzi è la preghiera che Cristo, unito al suo Corpo, eleva al Padre»[4]!
10. Una Chiesa che prega, dunque, è una Chiesa di cristiani che vivono ogni giorno e ogni ora insieme con Cristo, morendo a se stessi per risorgere con Lui. E in modo specialissimo ciò avviene attraverso la Liturgia delle Ore, esperienza sacramentale della gioia nel quotidiano: essa si configura quindi come una liturgia che “coltiva” la gioia del Risorto all’interno dello scorrere del tempo. Infatti Cristo continua l’«ufficio sacerdotale per mezzo della sua stessa Chiesa, che loda il Signore incessantemente e intercede per la salvezza del mondo intero non solo con la celebrazione dell’eucaristia, ma anche in altri modi, specialmente con la recita dell’Ufficio divino»[5].
11. Nella Chiesa particolare, l’espressione diocesana della fedeltà nel celebrare la Liturgia delle Ore è affidata al Capitolo della Cattedrale, al quale si affiancano oranti l’intero presbiterio diocesano e tutte le comunità religiose. Questa Nota, appare chiaro, intende tuttavia sollecitare la nostra Chiesa a uscire da questa quasi totale esclusività e invitare anche i fedeli laici ad accostarsi – gradualmente, ma con convinzione – alla Liturgia delle Ore, scoprendone la bellezza e la grandezza e attingendovi quella vitalità e profondità della fede che essa non tarda a far fruttificare nel cuore di ogni credente.
Liturgia delle Ore e i fedeli laici
12. La costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium[6], infatti, invita a diffondere anche tra i fedeli laici l’uso della Liturgia delle ore, preghiera universale della Chiesa. E’ quindi comprensibile che, avendo il Concilio ripetutamente sottolineato che «i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo»[7], esso inviti tutti i discepoli di Cristo, che partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo, a rendere dovunque testimonianza, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio[8]. Se «tutti i fedeli formano un sacerdozio santo e regale […] e annunziano le grandezze di colui che li ha chiamati dalle tenebre nella sua luce meravigliosa»[9], anche i laici sono chiamati a vivere con maggiore profondità e consapevolezza la loro partecipazione alla preghiera liturgica, dando ad essa il colore e la ricchezza del loro specifico stato di vita.
13. La presenza di forme tradizionali di pietà nate dal popolo sono indubbiamente espressione di una «spiritualità incarnata nella cultura dei semplici», ma, d’altro canto, nella nostra società occidentale secolarizzata è opportuno e necessario coinvolgere sempre più i cristiani, educandoli ad una spiritualità maggiormente legata alla Scrittura e suscettibile di riflessione personale. Già il Concilio, cinquant’anni fa, affermava che «i “pii esercizi” del popolo cristiano, purché siano conformi alle leggi e alle norme della Chiesa, sono vivamente raccomandati […]. Bisogna però che tali esercizi siano regolati tenendo conto dei tempi liturgici e in modo da armonizzarsi con la liturgia; derivino in qualche modo da essa e ad essa introducano il popolo, dal momento che la liturgia è per natura sua di gran lunga superiore ai pii esercizi»[10]. E’ in tale contesto che prende corpo l’opportunità di favorire una maggior conoscenza e diffusione della preghiera della Liturgia delle ore tra i fedeli laici.
14. Non vi è dubbio che i ritmi di vita e di lavoro del nostro tempo non consentono ai laici di dare alla loro preghiera la stessa cadenza prevista per la vita monastica, ma la riforma della Liturgia delle Ore e l’esplicita previsione conciliare di possibili adattamenti e di maggior elasticità permettono di superare tale ostacolo e di studiare nuove forme e nuovi approcci a un’esperienza pressoché sconosciuta ai laici. Infatti «l’introduzione di svariate forme di celebrazione rende ora la Liturgia delle Ore adattabile a persone di cultura a livelli diversi, dando la possibilità ad ognuno di adeguarla alla propria condizione e vocazione»[11].
15. Se la Liturgia delle Ore è la voce stessa della Chiesa che loda Dio, non vi è dubbio che la sua pratica da parte dei laici, anche in forme specifiche a loro più consone, può bene esprimere la vocazione al sacerdozio comune e può riscattare la preghiera da ogni forma di autoreferenzialità o di intimismo, favorendo invece il dispiegarsi di una espressione alta della Chiesa orante. Essa inoltre consente un particolare approccio alla Scrittura: si incoraggia infatti che l’anima corrisponda alla voce[12] e in tale richiamo riecheggia l’esortazione di Agostino: «la tua vita non proferisca testimonianza contrastante con la lingua. Cantate con le voci, cantate con i cuori, cantate con le labbra, cantate con i costumi». (Serm. 34, 6). A tale scopo i Padri conciliari auspicano che tutti i fedeli «si procurino una conoscenza più abbondante della liturgia e della Bibbia, specialmente dei salmi»[13]. Senza dubbio questi ultimi, in particolare, col loro grande valore teologico di Parola di Dio all’uomo e parola dell’uomo a Dio, col grande respiro che coglie ogni aspetto della vita umana, col loro lato simbolico e profetico – e attraverso una ripetuta lettura ben masticata, come raccomandavano i Padri della Chiesa – possono essere colti da ogni persona in una sempre rinnovata attualizzazione.
Una fraternità orante
16. Per coltivare lo sviluppo e la diffusione di quella che ho chiamato una fraternità orante, resa tale dalla preghiera della Liturgia delle ore, con questa Nota intendo provvedere alla costituzione di un Comitato di studio e promozione, quale struttura organizzativa minima e agile. Il Comitato opererà in stretto collegamento con il Vescovo e con l’Ufficio diocesano per la liturgia.
– In una prima fase di formazione e autoformazione, il Comitato ripercorrerà i passaggi fondamentali del Magistero della Chiesa soprattutto approfondendo il maggior testo di riferimento, Principi e norme della Liturgia delle Ore, di cui è stato detto che è uno dei documenti «più importanti, se non il più prestigioso, di tutta la riforma liturgica postconciliare. Un vero trattato teologico, pastorale, ascetico, liturgico sulla preghiera, sul significato della Liturgia delle Ore e delle parti di cui si compone».
– In una seconda fase il Comitato esaminerà i seguenti snodi:
a – come introdurre i laici alla conoscenza della Liturgia delle ore;
b – come proporla ai laici che desiderano accostarsi a questa esperienza di preghiera;
c – come diffondere tale Liturgia soprattutto presso le parrocchie, le associazioni, i movimenti e i gruppi;
d – come promuovere la preghiera della Liturgia delle Ore presso le famiglie;
e – quali aiuti fornire per sostenere le esperienze, personali o comunitarie, che andranno realizzandosi;
f – vagliare l’opportunità di fornire anche indicazioni specifiche sul calendario liturgico, sulle letture bibliche e su quant’altro possa essere utile.
Il Comitato esaminerà i singoli punti, studiando se e come siano realizzabili, decidendo un ordine nelle priorità e stendendo un breve progetto operativo che presenterà al Vescovo e al Consiglio Pastorale diocesano.
17. Il Comitato avrà al suo interno o richiederà dall’esterno le necessarie competenze liturgiche, bibliche ed esperienziali (intendendo con queste il contributo di religiosi, religiose e presbiteri) e sarà comunque costituito almeno per metà da fedeli laici. Di tale Comitato farà parte la Madre Badessa del Monastero delle Benedettine di Prosecco, dove troverà sede il Comitato medesimo.
Conclusione
18. Cari fratelli e sorelle, chiedo al Signore di avviare questa fraternità orante finalizzata a promuovere la Liturgia della ore tra i fedeli laici, affinché dalla nostra Chiesa diocesana, non solo dai sacerdoti o dal monastero e dalle comunità religiose, ma anche dalle chiese, dalle abitazioni, dalle associazioni e dai gruppi ecclesiali di ogni tipo, dalle case di riposo… si levi una singolare liturgia del mondo, una preghiera di lode e di supplica, espressa in quel modo speciale che ci mette in comunione con tutti i cristiani sparsi sulla Terra. Perché è Cristo stesso che unisce a sé tutta l’umanità, associandola nell’elevare questo divino canto di lode[14]. Nell’affidare questa iniziativa diocesana a Maria, che esultò davanti al suo Signore con il canto mirabile del Magnificat, desidero partecipare a tutti la mia paterna benedizione.
Trieste, 24 gennaio 2015,
memoria di San Francesco di Sales
Riferimenti
Documenti del Concilio Vaticano II
SC Sacrosanctum Concilium – Costituzione sulla Sacra Liturgia
DV Dei Verbum – Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione
LG Lumen Gentium – Costituzione dogmatica sulla Chiesa
PO Presbyterorum Ordinis – Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri
Altri documenti
CCC Catechismo della Chiesa Cattolica (1997)
PNLO, Principi e Norme per la Liturgia delle Ore – Costituzione Apostolica con la quale si promulga l’Ufficio Divino rinnovato a norma del Concilio Ecumenico Vaticano II (1 novembre 1970)
_______________________________
[1] SC 10.
[2] DV 13.
[3] CCC, Parte Seconda: La celebrazione del mistero cristiano, Sez.I, Cap. II, nn.1174-1178 e, d’altra parte, CCC, Parte Quarta: La preghiera cristiana, Sez.I, Cap. II, n. 2655.
[4] SC 84.
[5] SC 83.
[6] Cfr. SC 83, 84, 85, 100.
[7] LG 10.
[8] Cfr. At 2, 42-47.
[9] PO 2.
[10] SC 13.
[11] PNLO 1.
[12] SC 90.
[13] Ivi.
[14] 14 Cfr. SC 83.