DIOCESI DI TRIESTE
SOLENNITÀ DI SAN GIUSTO
+ Giampaolo Crepaldi
Trieste, 3 novembre 2014, Cattedrale di San Giusto
Distinte autorità, carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre!
1. San Giusto, in questa giornata solenne a lui dedicata dalla nostra Chiesa e dalla città di Trieste, con il suo martirio ci indica il valore prezioso e incommensurabile della fede in Cristo per la quale non esitò a donare la sua giovane vita. E deve essere questa sua eroica e luminosa testimonianza di fede a ispirare i criteri più adeguati per affrontare il periodo difficile che vive la nostra Chiesa in seguito al suicidio di un suo sacerdote: don Maks Suard. La Chiesa, pur nello splendore della sua dimensione divina, è impastata di umanità fragile e peccaminosa, sempre e quotidianamente bisognosa del perdono e della misericordia divini. Ma, la fede in Cristo, se vissuta con amore e dedizione, è capace di innescare quei salutari processi di purificazione e di conversione che consentono alla Chiesa di affrontare, con verità e trasparenza, le situazioni che confliggono con il suo essere e il suo operare. Una di queste è quando viene a mancare il rispetto assoluto che si deve avere verso i bambini e i minorenni in genere, che devono avvicinarsi ad essa con il massimo della fiducia, depositari come sono di quella parola che Gesù rivolse ai suoi discepoli: “Lasciate che i bambini vengano a me” e “Se non diventerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”. Per don Maks – che resta per me un figlio carissimo e che, pur avendo riconosciuto il suo tragico errore, gli è venuta meno la forza di affrontarlo lasciandosi adeguatamente aiutare – è giunto ora il momento della nostra pietà umana e cristiana, silenziosa e orante, che lascia a Dio e alla sua onnipotente misericordia il giudizio sul suo gesto.
2. Carissimi, predragi, la testimonianza martiriale di San Giusto ci porta a considerare con sofferta partecipazione i tanti fratelli e sorelle cristiani che, oggi nel mondo, sono vittime di fobie anticristiane, violente e sanguinarie. Le notizie quotidiane sono lì a dirci, con drammatica eloquenza, che si sta realizzando uno sconvolgente genocidio di cristiani. Il nostro amato Santo Padre Francesco, in poco più di un anno di pontificato, è già intervenuto quasi trenta volte per denunciare con forza questo dramma che si sta consumando nell’indifferenza generale. E a dargli ragione ci sono accurati studi, tra i quali spiccano quelli prodotti dal Center for Study of Global Christianity. E per quanto riguarda l’Europa, quelli dell’Observatory on Intolerance and discrimination against Christians in Europe. In tutti i casi, a far problema, in un modo o in un altro, è il Crocifisso, quel Cristo crocifisso che è il cuore e l’anima della fede dei cristiani. Quel Crocifisso che costituisce da sempre – lo fu anche per il martire San Giusto – l’identità irrinunciabile di ogni cristiano e della Chiesa e che ha definito lungo i secoli i profili alti della nostra civiltà e della nostra cultura. Già San Paolo, agli albori della vicenda cristiana, si trovò ad essere sfidato proprio sul Crocifisso. E nella Lettera alla comunità di Corinto descrisse i termini della questione con queste attualissime parole: “Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,20-25).
3. Carissimi fratelli e sorelle, prefragi bratje in sestre, San Giusto è anche patrono della nostra città di Trieste e, in questa circostanza, una doverosa parola di solidarietà il Vescovo la vuole rivolgere alle tante famiglie coinvolte – sia quelle dei lavoratori che quelle dei soci – nella nota vicenda delle Cooperative operaie. Dietro a questa dolorosa vicenda vi sono certamente errori di gestione e livelli di responsabilità che non sta a me valutare. Il compito di tutti è piuttosto quello di cercare e di favorire, anche in questo momento di difficoltà, anzi proprio per questo, un serio approfondimento comune circa il futuro sviluppo della nostra città. E’ su questo tema che ci si dovrà interrogare a fondo per dare risposte adeguate ai veri bisogni della popolazione. Penso ai tanti giovani senza lavoro che cadono nelle trappole della droga, dell’alcolismo e del gioco d’azzardo. Penso ai tanti anziani che si ritrovano soli e, spesso, disperati. Penso alle famiglie, cellule fondamentali della società, sempre più trascurate e abbandonate a se stesse. Da qui, tutta una contabilità di vittime che continua ad ingrossare le cifre del malessere sociale. Certo, i tempi di crisi sono tempi di prova, che Dio consente perché gli uomini si ravvedano e ritrovino la retta via. Alla fredda logica del profitto che non guarda in faccia a nessuno, che per tanto tempo ha regnato anche nella nostra città, occorre sostituire la logica dell’amore solidale e dell’amicizia civile, nella certezza che nulla di quanto è donato agli altri viene in realtà perduto, ma ci è restituito con abbondanza. Rifuggiamo pertanto dalle sirene che ci propongono di contare soltanto sulle nostre – impari – forze. Come dice la Scrittura, “Invano si affaticano i costruttori se il Signore non costruisce la casa” (Sal 126/127). A Maria, Madre e Regina, che a Trieste veneriamo anche con il titolo di Madonna della salute, chiediamo la sua materna protezione, invocandoLa a tener in buona salute la Chiesa tergestina e la Città, che entrambe affidiamo al nostro santo patrono, San Giusto.