La Diocesi in festa per i quattro nuovi Presbiteri

PresbiteriDIOCESI DI TRIESTE

ORDINAZIONE PRESBITERALE

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 21 giugno 2014

 

 

 

Eccellenza, fratelli nel sacerdozio, cari Andrea Francesco Karol Wladislaw, cari fratelli e sorelle in Cristo!

1.     La Chiesa di Trieste è nella gioia per la grazia – grazia preziosissima – di accogliere nel suo presbiterio quattro nuovi sacerdoti che dedicheranno tutta la loro esistenza a coltivare le anime con la Parola di Dio, con i Sacramenti del Signore Gesù e con la testimonianza convinta e generosa della loro totale dedizione a Cristo e alla Chiesa. E noi, qui riuniti nella Chiesa Cattedrale che con la sua austera bellezza viene a rendere particolarmente solenne il rito della loro ordinazione presbiterale, vogliamo tutti insieme cantare al Signore la nostra gratitudine per aver dimostrato ancora una volta la sua benevolenza verso questa porzione del suo popolo. Un grazie che si allarga doverosamente ai genitori dei quattro candidati che oggi vedono rarefarsi le intime trepidazioni che accompagnarono le scelte singolari dei loro figli; un grazia che si allarga ai Seminari che ne hanno curato la formazione e ai loro superiori e docenti – a rappresentarli sono qui presenti don Maurizio rettore del Seminario di Castellerio e don Janez rettore del Seminario Redemptoris Mater di Trieste -; un grazie alle comunità parrocchiali di origine, alle comunità neocatecumenali per Francesco Karol e Wladislaw, e al Rinnovamento dello Spirito per Andrea. Un prete è il frutto mirabile di un miracoloso concorso dell’opera di Dio e dell’opera della Chiesa, perché è stato Dio che ha chiamato ed è stato Dio che ha gettato nel cuore di Andrea Francesco Karol e Wladislaw il seme della vocazione che poi la Chiesa, con saggezza e discernimento spirituali, ha accolto, ha nutrito e coltivato fino a questo giorno benedetto dalla manifestazione potente dello Spirito che li consacrerà sacerdoti per sempre. Inoltre, a rendere ancor più gioioso il giorno che stiamo vivendo è anche la felice coincidenza liturgica che ci vede procedere alle ordinazioni sacerdotali di questi quattro giovani nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.

2.     Carissimi Andrea Francesco Karol e Wladislaw, la relazione tra il sacerdozio e l’eucaristia, infatti, ha qualcosa di unico.Tutti possono annunciare il vangelo, ma solo i sacerdoti possono trasformare del pane in corpo di Cristo; tutti possono insegnare i misteri della fede, ma solo i sacerdoti possono dire questo è il mio sangue; tutti sono chiamati alla santità, ma solo a chi sono state imposte le mani è chiesto qualcosa di più radicale, perché i sacerdoti sono chiamati ad agire in persona Christiper diventare essi stessi l’offerta gradita al Padre.“Se l’eucaristia è centro e vertice della vita della Chiesa, parimenti lo è del ministero sacerdotale”, scrisse Giovanni Paolo II nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia. E continuava con queste altre parole: “Per questo, con animo grato a Gesù Cristo Signore nostro ribadisco che l’eucaristia è la principale e centrale ragion d’essere del Sacramento del sacerdozio, nato effettivamente nel momento dell’istituzione dell’eucaristia e insieme con essa” (n. 31). Le attività pastorali del presbitero sono molteplici. Se si pensa poi alle condizioni sociali e culturali del mondo attuale, è facile capire quanto sia incombente sui presbiteri il pericolo della dispersione in un gran numero di compiti diversi… Come e cosa fare per affrontare il pericolo della dispersione? Per un prete la risposta è obbligata: egli è in grado di vincere ogni tensione dispersiva nelle sue giornate, trovando nel sacrificio eucaristico, vero centro della sua vita e del suo ministero, l’energia spirituale necessaria per affrontare i diversi compiti pastorali. Carissimi, per premunirvi dal tedio esistenziale della dissipazione spirituale, sarà verso l’eucaristia che dovranno convergere e dall’eucaristia che dovranno partire tutte le strade del vostro impegno pastorale. Esso dovrà prendere forma e forza dall’eucaristia, che è l’attualizzazione del mistero pasquale di Cristo morto e risorto.

3.     Carissimi Andrea Francesco Karol e Wladislaw, il sacramento che fra poco riceverete è, come ogni sacramento, un atto di Cristo, anche se compiuto mediante il Vescovo. È l’azione tramite la quale Cristo stesso configura intimamente la vostra persona alla Sua; imprime un sigillo indelebile – il carattere sacramentale – dis-locando il vostro io nel suo, così che da questa sera voi potrete agire in persona Christi. Tutto il rito sacramentale, nella sua sobria ma solenne semplicità, è orientato ad illuminare la vostra e nostra coscienza alla comprensione di questa verità. Soprattutto il rito delle imposizioni delle mani va in questa direzione. Tra poco, infatti, imporrò le mie mani sul vostro capo, e dopo di me lo faranno S.E. Mons. Ravignani e i sacerdoti presenti. Qual è il senso di questo gesto? È il gesto che significa ciò che il sacramento compie in voi: la configurazione sacramentale a Cristo e quindi il sequestro che Cristo compie della vostra persona per l’opera della redenzione. Da quel momento voi cessate di essere e-mancipati – cioè vivere per voi stessi – e sarete mancipati (manu capti), pienamente dedicati cioè al servizio di Cristo: servi di Cristo per l’annuncio del suo Vangelo di grazia. È la mano di Cristo che si posa su di voi, esprimendo la sua decisione di fare di ciascuno la sua proprietà esclusiva. Da quel momento, dal momento del mancipium, voi appartenete esclusivamente a Cristo. Siete i suoi servi perché inviati a predicare il suo Vangelo, a realizzare il suo opus magnum: la redenzione. Il segno più bello della vostra appartenenza esclusiva a Signore Gesù, da sempre percepito con intelligenza spirituale da tutto il popolo cristiano, è la decisione di onorare il vostro sacerdozio con una vita celibataria.

4.     Carissimi Andrea Francesco Karol e Wladislaw, nell’ambito dell’ordinazione c’è anche un secondo rito particolarmente significativo e suggestivo. Tra poco verrete davanti a me con le vostre mani stese, e io provvederò a ungerle con il sacro crisma. La mano stesa e lo stendere la mano, al contrario della mano chiusa e del chiudere la mano – due di voi vengono da un paese, la Polonia, che della mano chiusa nel gesto del pugno ne aveva fatto il segno identitario, famigerato e tragico, della lotta per l’emancipazione -, è il segno della volontà di donare, della volontà di amare e di aiutare chi è nel bisogno spirituale e materiale. Voi stendete le mani ed esse sono unte dalla forza dello Spirito di Cristo, poiché è lo Spirito dell’amore del Padre e del Figlio che vi manda a “fasciare i cuori feriti, a trasformare in danze di gioia i lamenti dei cuori spezzati”. Non dimenticate mai che le mani di un prete devono essere sempre mani distese, mai mani chiuse. Distese nel gesto della carità e dell’amore, espressione di un cuore libero da ogni ambizione e spirito mondano. Carissimi, amate servire più che essere serviti; abbiate una vera predilezione per i poveri e i deboli; nessuna miseria umana vi sia estranea; nessuna deturpazione della dignità dell’uomo vi lasci indifferenti; impegnatevi a fondo nel portare il Vangelo a giovani; coltivate lo spirito missionario; non piegate mai il ginocchio davanti a nessun potente di questo mondo.

 

5.     Eccellenza, cari fratelli nel sacerdozio, fratelli e sorelle in Cristo, in questa Cattedrale e in questa sera, saremo partecipi di un singolare incontro di amore: Andrea Francesco Karol e Wladislaw faranno della loro persona – corpo, anima e spirito – un olocausto perfetto, un dono a Cristo nella Chiesa mediante la castità perfetta e la promessa di obbedienza. E Cristo li accoglierà e li unirà a sé per sempre. In questo modo, la loro vita sarà messa al sicuro e salvata, perché loro sono stati capaci di donarla. E’ un evento di grazia che contiene anche una formidabile profezia cristiana che viene posta dentro ad un mondo che ogni giorno più devasta la dignità della persona; un mondo che rifiuta la definitività del dono perché considera la libertà come sradicata da ogni appartenenza; un mondo che pensa la convivenza civile come la fortuita convergenza di forze egoistiche contrastanti; un mondo che guarda all’uomo come ad un incidente casuale dell’evoluzione della materia. Nel contesto di questo mondo, anche nel contesto della nostra città, il Signore ha fatto risuonare con l’ordinazione presbiterale di Andrea Francesco Karol e Wladislaw la profezia cristiana del dono e dell’amore, l’unica capace di dare un senso pieno e sano alla vita personale e collettiva. Ai Santi della nostra Chiesa e alla Madre celeste, Regina degli Apostoli, affidiamo i quattro novelli presbiteri, e li preghiamo di proteggere il loro sacerdozio con i frutti della loro celeste intercessione. Così sia!