DIOCESI DI TRIESTE
L’ENCICLICA FRATELLI TUTTI DI PAPA FRANCESCO
PRESENTAZIONE
Carissimi sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, fratelli e sorelle in Cristo!
1. Nella vigilia della festa di San Francesco d’Assisi lo scorso 3 di ottobre, dopo aver celebrato la Santa Messa presso la tomba del Patrono d’Italia, il Santo Padre Francesco ha firmato e reso pubblica la terza enciclica del suo pontificato che s’intitola Fratelli tutti ed ha come tema principale quello della fraternità e dell’amicizia sociale. Il Papa stesso ha presentato l’Enciclica sociale “come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”. Il documento si rivolge “a tutti i fratelli e le sorelle”, “a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro convinzioni religiose”, invitate ad “agire insieme e guarire dalla chiusura del consumismo, l’individualismo radicale e l’auto-protezione egoistica” e a superare “le ombre di un mondo chiuso” e conflittuale e A “rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale che viva l’amicizia sociale”.
2. Papa Francesco ha tratto ispirazione per questo testo di dottrina sociale della Chiesa in San Francesco d’Assisi, che lo aveva già ispirato a scrivere l’enciclica Laudato si’. Il Santo Padre spiega poi che le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le sue preoccupazioni e che negli ultimi anni ha fatto riferimento ad esse più volte. L’enciclica, infatti, raccoglie in forma compilatoria molti suoi interventi precedenti, dando ad essi un ordine ragionato e motivato. Inoltre, mentre la Laudato si’ aveva ricevuto un forte impulso dagli insegnamenti di Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli, molto dedito alle questioni connesse con la cura del creato, con la Fratelli tutti l’impulso è giunto dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale il Papa si era incontrato nel febbraio del 2019 ad Abu Dhabi, per affermare, in un famoso documento comune, che Dio “ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro”.
3. L’Enciclica si compone di otto capitoli che affrontano e approfondiscono le varie problematiche connesse con la fraternità e l’amicizia sociale. Nel primo capitolo vengono descritti quei tratti del mondo attuale che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale. Tra queste i diritti umani non sufficientemente universali, le nuove forme di colonizzazione culturale, lo scarto mondiale dove “certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti”. Nel secondo capitolo viene sottolineata l’esigenza a farci prossimi all’altro, superando pregiudizi, interessi personali, barriere storiche o culturali, proprio come il Buon Samaritano. Nel terzo capitolo si stigmatizza l’individualismo radicale, descritto come un virus difficile da sconfiggere, che può essere vinto con una riscoperta del valore della solidarietà, con una nuova etica delle relazioni internazionali e una più puntuale considerazione del principio della destinazione universale dei beni. Nel quarto capitolo l’Enciclica tratta il tema di una più condivisa governance globale per i migranti. In particolare, Papa Francesco offre alcune indicazioni pratiche: incrementare e semplificare la concessione di visti; aprire corridoi umanitari; assicurare alloggi, sicurezza e servizi essenziali; offrire possibilità di lavoro e formazione; favorire i ricongiungimenti familiari; tutelare i minori; garantire la libertà religiosa e promuovere l’inserimento sociale. Nel capitolo quinto si affronta il tema della politica. Scrive Papa Francesco: “Penso a una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose”. Poi: “Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neoliberale. I politici sono chiamati a prendersi «cura della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone”. Il capitolo ospita un vigoroso appello ad eliminare definitivamente la tratta, “vergogna per l’umanità”, e la fame, in quanto è “criminale”. Nel capitolo sesto si afferma che il vero dialogo è quello che consente il rispetto della dignità umana: “Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell’ordine o di intelligence che possano assicurare illimitatamente la tranquillità”. Per il Papa «se si tratta di ricominciare, sarà sempre a partire dagli ultimi». Nel capitolo settimo si parla del valore e della promozione della pace. In questa prospettive l’eliminazione totale delle armi nucleari è «un imperativo morale ed umanitario». Piuttosto – suggerisce il Papa – con il denaro che si investe negli armamenti, si costituisca un Fondo mondiale per eliminare la fame. Non manca anche il richiamo alla pena di morte: “È inammissibile. È impossibile immaginare che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone”. Nel capitolo ottavo si sottolinea che le religioni devono essere al servizio della fraternità, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana. Come credenti ci vediamo provocati a tornare alle fonti: l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo. La verità violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni. La conclusione dell’enciclica è affidata a due preghiere: una al Creatore e l’altra cristiana ecumenica per infondere uno spirito di fraternità.
4. L’Enciclica di Papa Francesco è ora nella nostra disponibilità per essere letta e valorizzata nella sua integralità, senza lasciarci condizionare da resoconti giornalistici che sono spesso fuorvianti e debitori di interpretazioni anguste e interessate. Nell’arco di questo anno pastorale la nostra Chiesa diocesana troverà il modo per fare una degna presentazione del documento e per individuare gli strumenti per renderlo accessibile in un quadro di efficaci proposte formative. Per ora sono ad invitare a fare nostro quanto il Santo padre Francesco esprime nella preghiera che chiude l’Enciclica Fratelli tutti: “Dio nostro, Trinità d’amore, dalla potente comunione della tua intimità divina effondi in mezzo a noi il fiume dell’amore fraterno. Donaci l’amore che traspariva nei gesti di Gesù, nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana. Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano, per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi. Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza riflessa in tutti i popoli della terra, per scoprire che tutti sono importanti, che tutti sono necessari, che sono volti differenti della stessa umanità amata da Dio. Amen”.
✠ Giampaolo Crepaldi
Trieste, 12 ottobre 2020