Tre nuove invocazioni alla Madonna nella recita delle Litanie Lauretane

NUOVI TITOLI A MARIA

 

Carissimi sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, fratelli e sorelle in Cristo,

il Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti ha reso noto una Lettera con la quale il Santo Padre Francesco ha disposto che nella recita delle Litanie Lauretane vengano introdotte tre nuove invocazioni alla Madonna. La prima, Madre di misericordia, si dovrà recitare dopo l’invocazione Madre della Chiesa; la seconda, Madre della speranza, dopo l’invocazione Madre della divina grazia; la terza, Conforto dei migranti, dopo l’invocazione Rifugio dei peccatori. Con questa iniziativa il Papa è venuto incontro a tante anime in preghiera che, in questi tempi difficili e tormentati, si sono affidate alla materna protezione della Vergine Maria. Sono pertanto ad invitarvi a far tesoro di queste preziose disposizioni e a farle conoscere nei modi e nei tempi che si riterranno essere adeguati allo scopo. In allegato, oltre alla Lettera del Card. Robert Sarah, unisco tre schede di catechesi predisposte dal nostro Ufficio Liturgico sulle nuove invocazioni mariane.

Colgo l’occasione per assicurare la mia preghiera e la mia benedizione.

+Giampaolo Crepaldi

Trieste, 23 giugno 2020

 

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LETTERA AI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE DEI VESCOVI CIRCA LE INVOCAZIONI «MATER MISERICORDIAE», «MATER SPEI», E «SOLACIUM MIGRANTIUM» DA INSERIRE NELLE LITANIE LAURETANE

Dal Vaticano, 20 giugno 2020
Memoria del Cuore Immacolato della B. Vergine Maria

E.mo,

pellegrina verso la Santa Gerusalemme del cielo, per godere della comunione inseparabile con Cristo, suo Sposo e Salvatore, la Chiesa cammina lungo i sentieri della storia affidandosi a Colei che ha creduto alla parola del Signore. Conosciamo dal Vangelo che i discepoli di Gesù hanno infatti imparato, fin dagli albori, a lodare la «benedetta tra le donne» e a contare sulla sua materna intercessione. Innumerevoli sono i titoli e le invocazioni che la pietà cristiana, nel corso dei secoli, ha riservato alla Vergine Maria, via privilegiata e sicura all’incontro con Cristo. Anche nel tempo presente, attraversato da motivi di incertezza e di smarrimento, il devoto ricorso a lei, colmo di affetto e di fiducia, è particolarmente sentito dal popolo di Dio.

Interprete di tale sentimento, il Sommo Pontefice FRANCESCO, accogliendo i desideri espressi, ha voluto disporre che nel formulario delle litanie della beata Vergine Maria, chiamate «Lauretane», siano inserite le invocazioni «Mater misericordiae», «Mater spei» et «Solacium migrantium». La prima invocazione sarà collocata dopo «Mater Ecclesiae», la seconda dopo «Mater divinae gratiae», la terza dopo «Refugium peccatorum».

Mentre sono lieto di comunicare all’E.za Vostra tale disposizione per conoscenza e applicazione, colgo l’occasione per manifestarLe i sensi della mia stima.

Dell’E.za Vostra devotissimo nel Signore.

 

Robert Card. Sarah
Prefetto

+Arthur Roche
Arcivescovo Segretario

 

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SCHEDE PER L’APPROFONDIMENTO

E LA MEDITAZIONE

A cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano

 

MATER MISERICORDIAE – MADRE DI MISERICORDIA

Il titolo, “Mater misericordiae” (Madre di misericordia) che il Santo Padre Francesco ha fatto inserire nelle “Litanie lauretane” non è una novità assoluta per la Chiesa che, con questo titolo, si è rivolta a Maria già da molti secoli con canti, antifone e preghiere. Del resto la stessa Vergine, nel cantico del ‘Magnificat’, per ben due volte cita la misericordia di Dio: prima per quelli che lo temono e quindi manifestata al suo popolo Israele. Il fatto, poi, che Papa Francesco questo titolo mariano lo abbia voluto inserire dopo quello di “Mater Ecclesiae – Madre della Chiesa” ne spiega il perché: Maria, Madre della Chiesa, esercita la sua maternità nell’essere misericordiosa. Del resto, se il suo Figlio, da lei generato, è la misericordia visibile dell’invisibile Dio misericordioso, perché non dovrebbe essere riconosciuta, salutata e venerata con il titolo di Madre della misericordia? Facendo inserire questo titolo nelle Litanie lauretane, continua la tradizione secondo la quale i papi, volendo richiamare l’attenzione dei fedeli su certi momenti più o meno critici della Chiesa e dell’umanità, lungo i secoli, hanno inserito questo o quel titolo con cui pregare la Vergine. La decisione, dunque, presa da Papa Francesco, è per tutta la Chiesa un dono attraverso il quale, dopo averci invitati qualche anno fa (2015), indicendo un anno santo, a ritornare a Dio volgendo lo sguardo a “Gesù Cristo [che] è il volto della misericordia del Padre” (“Misericordiae vultus”, 1), ora ci rinnova quest’invito attraverso Maria soprattutto in questo momento di difficoltà e di smarrimento dovuto anche alla debolezza della fede che la pandemia causata dal Covid-19 ha evidenziato in molti fedeli.

Tanti sono i titoli con i quali la Chiesa saluta e venera Maria fin dai primi secoli. Non deve dunque far meraviglia che alla Madre di Colui che si è reso “in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso” (Eb 2,17), sia riconosciuto ufficialmente il titolo di Madre di misericordia. Come nuova-Eva, Maria incoraggiò il Figlio, nuovo-Adamo, a dare inizio alla realizzazione della redenzione mutando, alle nozze a Cana di Galilea, l’acqua in vino. Maria, con il suo intervento, non agì semplicemente perché spinta da femminile sensibilità verso gli sposi per evitar loro una brutta figura, ma quale profetessa, indicò al Figlio che era giunto il momento di dare inizio ai segni che annunciavano il passaggio dall’acqua della legge e del dovere alla grazia dell’amore misericordioso del Padre, che doveva inondare l’umanità con il vino della nuova ed eterna alleanza. È per questo che la Vergine, divenuta sotto la Croce del Figlio nostra madre, anche oggi, proprio perché Madre di misericordia, ci rivolge il pressante invito: “Qualsiasi cosa vi dice, fatela” (Gv 2,5). Sa bene che la nostra felicità sta nel seguire le orme del Figlio nel quale il Padre, “ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere” (Ef 2,4-5); infatti, “Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente” (Eb 1-3).

Nella Raccolta delle Messa della beata Vergine Maria, approvata dal Sommo Pontefice San Giovanni Paolo II e pubblicata dalla Congregazione per il Culto Divino (15 agosto 1986), è stato inserito anche il formulario dedicato a Maria Vergine Regina e Madre della misericordia. Questo formulario offre molti spunti per la meditazione personale e per istruire e ammaestrare i fedeli. Si raccomanda la lettura e l’approfondimento dell’introduzione al suddetto formulario: in Messe della Beata Vergine Maria; n.39, C.E.I., pag. 127.

 

MATER SPEI – MADRE DELLA SPERANZA

 “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1). “Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo… Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento” (Rm 4,18-21). La Vergine Maria, all’annunzio dell’Angelo che le prospettava una sua maternità, considerando il proprio stato di vergine obiettò: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Lc 1,34). All’assicurazione del Messaggero celeste: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (v. 35), Maria diede il suo pieno assenso cui rimase fedele per tutta la vita: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (v. 38), per cui “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Quando, poi, “Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo” (Eb 11,17-19). Anche Maria, alla quale era stato profetizzato che al Figlio da lei generato, “il Signore Dio darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,32-33), mentre scende dal Calvario non vacilla nella fede ma, superando lo stesso Abramo, in lei la speranza diventa certezza: il Figlio da lei generato risorgerà il terzo giorno come aveva detto! Si può credere che Gesù, apparendo agli Apostoli nell’ottavo giorno di Pasqua, rivolgendosi a Tommaso, alludesse alla Vergine quando disse: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Gv 20,29).

Per Abramo, e in modo eccellente per Maria, la fede si è rivelata il fondamento della speranza. Quella speranza che non delude perché l’amore di Dio era stato riversato nel cuore della Vergine per mezzo dello Spirito Santo che l’aveva ricoperta con la sua ombra (cfr Rm 5,5; Lc 1,35). Se Abramo è il padre per la fede, a buon diritto Maria è la madre e anche della speranza! La sua speranza, derivante dalla fede, è viva (cfr 1Pt 1,3) perché fondata in Cristo e non subì contraccolpi a differenza dei discepoli, che si aspettavano la realizzazione delle loro aspettative umane e rimasero delusi, tanto da allontanarsi da Gerusalemme e Cristo dovette cercarli e spiegare loro le Scritture (cfr Lc 24,21).

Ora, forse, capiamo meglio quale dono il Padre abbia fatto alla Chiesa attraverso il Santo Padre che ci invita tutti a rivolgere suppliche e preghiere a Maria “Madre della speranza”. In mezzo a un mondo che vive nell’illusione che ‘tutto andrà bene’, intendendo con questo che tutto andrà secondo le proprie aspettative umane, volendo evitarci cocenti delusioni e false speranze, ci indica “Maria della speranza” che ci assicura che “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rm 8,28). La Vergine ci esorta a essere radicati e fondati in Dio che è Padre, e Figlio e Spirito Santo: la nostra speranza non sarà delusa (cfr Rm 9,33) perché “nella speranza infatti siamo stati salvati” (Rm 8,24).

Anche il titolo di “Madre della speranza” trova posto tra le “Messe della beata Vergine Maria”. Al n. 37 (pag. 121) troviamo il formulario dedicato a “Maria Vergine madre della santa speranza”. Si raccomanda, anche per un arricchimento personale, di leggere e meditare l’introduzione a questo formulario: è ricco di citazioni e riferimenti; spunti utili per sostenere e illuminare la fede e suscitare una speranza viva nei nostri fedeli.

 

SOLACIUM MIGRANTIUM – CONFORTO DEI MIGRANTI

Fin dall’inizio del suo pontificato Papa Francesco ha indicato a tutto il mondo il grave problema delle migrazioni. Ha fatto questo, e continua a farlo, ricorrendo a tutti i mezzi a sua disposizione: la parola, l’esempio, l’incoraggiamento, la supplica e anche paventando il pericolo, soprattutto per i cristiani, di non essere riconosciuti da Cristo perché in vita non l’hanno accolto sotto le sembianze dello straniero (cfr Mt 25,43). IL Santo Padre sa bene che all’inizio ogni uomo di buona volontà, di fronte a un’emergenza si dà da fare e la generosità e l’entusiasmo lo sostengono. Ma quando un’urgenza diventa ‘normalità’, non bastano più la generosità e l’entusiasmo, è necessaria la fede che porta alla carità. È così che il Papa, per incoraggiare e sollecitare il popolo di Dio, ci indica Maria e ci invita a invocarla con il titolo di “Conforto dei migranti – Solacium migrantium”. Nella sequenza delle Litanie lauretane questo titolo è stato inserito dopo quello di “Rifugio dei peccatori”: come la Vergine si prende cura dei peccatori (per tanti versi ultimi), così conforta e consola i migranti sradicati dalla loro terra, smarriti e senza sicurezze umane, feriti negli affetti, senza diritti da far valere o titoli da esibire.

Tutta l’Antica Alleanza è costellata di ammonimenti rivolti a popolo quali: “Non lederai il diritto dello straniero e dell’orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova. Ricordati che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore, tuo Dio; perciò ti comando di fare questo” (Dt 24,17-18). Questo “Ricordati che sei stato schiavo” ritorna tante volte nella Scrittura perché il Signore sa che facilmente dimentichiamo i suoi benefici e chiamiamo nostra proprietà ciò che abbiamo ricevuto in consegna da lui. È così che il buon Israelita, per non dimenticare le sue origini, ogni anno era tenuto a salire al tempio per portare le primizie come segno di gratitudine verso il Signore e per professare il suo credo: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come forestiero…” (Dt 26,5ss).

Anche di Gesù è detto: “Il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,10-11). Ancora infante, con Maria sua madre e Giuseppe, dovette migrare in Egitto dove si fermò qualche anno. Da adulto dichiarerà: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58).

La Vergine sua Madre, come abbiamo appena accennato, visse come migrante, con Giuseppe suo sposo e il Bambino, in Egitto; fu affidata dal Figlio morente come Madre al discepolo che egli amava “e da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,27). La tradizione vuole che la Vergine abbia soggiornato diverso tempo presso Efeso al seguito del discepolo amato, e le pietre lo confermano.

Anche a noi, membra della Chiesa, “popolo di Dio in marcia, fino a quando non verrà il giorno del Signore” (LG 68), non è permesso di istallarsi, di vivere pensando solo a se stessi: siamo migranti, chiamati a dichiarare con la vita “di essere stranieri e pellegrini sulla terra” (Eb 11,13). Non dimentichiamo che San Paolo ci dice che Cristo “è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro” (2Cor 5,15). Questo è il modo concreto e unico per rispondere all’appello del Papa: non basta la buona volontà e l’entusiasmo di fronte al problema ‘migranti’, è necessaria la fede in Cristo morto e risorto che ci strappa dall’egoismo in cui siamo nati e ci dona la natura nuova di figli di Dio. Ecco perché pregare Maria “Conforto dei migranti”! Lei, beata perché ha creduto (cfr Lc 1,45), figlia prediletta del Padre, prima discepola di Cristo, migrante e pellegrina, Madre della Chiesa e dei figli di Adamo: per il suo patire e peregrinare appoggiata unicamente in Dio, è ben giusto che sia chiamata e invocata “Conforto dei migranti”.

Anche per questo titolo ci può venire un aiuto dalla “Raccolta delle Messe della beata Vergine Maria” (C.E.I. 1986) dove, al n. 41, è riportato il formulario dedicato a “Maria Vergine madre della consolazione”. L’introduzione a questo formulario potrebbe diventare molto utile per chi desidera approfondire il titolo a Maria quale “Conforto dei migranti”.