Il nostro dies natalis e le tribolazioni del tempo presente
Carissimi fratelli nel sacerdozio!
1. L’epidemia da coronavirus ci impedisce di celebrare la Messa Crismale del Giovedì Santo che, nelle aspettative di tutti, è sempre stato il nostro incontro più significativo e anche quello più atteso dell’anno. Il confinamento che viviamo non ci impedirà comunque di far memoria delle parole del profeta Isaia, fatte proprie da Gesù nella sinagoga di Nazaret, che costituiscono il cuore pulsante di quella Messa: “Lo Spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (61,1). Esse possiedono la forza di rivelarci, non solo il mistero del dies natalis del Verbo incarnato come sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, ma anche il mistero del dies natalis del nostro sacerdozio in Cristo. Abbiamo qui la sorgente profonda ed eterna della nostra predestinazione ad essere partecipi, in modo singolare, del sacerdozio del Verbo incarnato. È, infatti, con un unico atto ed in un unico movimento di amore che il Padre, attraverso la potente azione dello Spirito Santo, ha consacrato l’Unigenito e ciascuno di noi. Anche se l’epidemia ci impedisce l’incontro nella nostra Cattedrale, nessuno potrà impedirci di porci in intima e personale comunione spirituale con il Signore per celebrare con Lui il nostro dies natalis e ringraziarLo per la dignità sublime a cui ci ha elevati, rendendoci “ministri della Nuova Alleanza” (2Cor 3,6).
2. Carissimi fratelli, la condizione inedita che viviamo come preti con la quasi totale sospensione delle attività pastorali e che condividiamo con il nostro popolo, provoca una serie di interrogativi e, soprattutto, sollecita un attento discernimento spirituale su quello che il Signore vuole comunicarci in questo tempo di dolorosa tribolazione. In questi giorni ho ricordato spesso la figura del Card. François Xavier Nguyên Van Thuân che, per lunghissimi anni, con le tribolazioni della vita e del ministero ebbe una grande familiarità. Lo conobbi bene quando ero a Roma per aver avuto la grazia di lavorare e collaborare con lui per 10 anni. Egli, che aveva passato 13 anni di ingiusta reclusione nelle carceri vietnamite – 9 dei quali in completo isolamento –, mi raccontava che, nei giorni tribolati della prigionia, impaurito e sfiduciato, meditava spesso sulla domanda dei discepoli a Gesù durante la tempesta: “Maestro, non t’importa che moriamo?” (Mc 4,38). Poi continuava con questo singolare racconto. Una notte, dal fondo del cuore, una voce gli parlò: “Perché ti tormenti così? Devi distinguere tra Dio e le opere di Dio, tutto ciò che hai compiuto e desideri continuare a fare – visite pastorali, formazione di seminaristi, religiosi, religiose, laici, giovani, costruzioni di scuole, di centri studenteschi, missioni per l’evangelizzazione dei non cristiani…–, tutto ciò è un’opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te; egli affiderà le sue opere ad altri, molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solamente, non le sue opere!”. Proprio in quella desolante tribolazione della prigionia che lo aveva privato di ogni riferimento umano e di tutte le relazioni ecclesiali, lo raggiunse la grazia divina della speranza cristiana: Dio gli si era manifestato come il Tutto e questo gli bastava. Mi confidava che questa ispirazione lo salvò. In questo tempo di ‘digiuno pastorale’ per il venir meno delle opere di Dio che ci riempivano la vita e il ministero, come al Cardinale Van Thuân, così anche a noi Dio sta inviando un messaggio di conversione e di salvezza: mettere Lui a primo posto, farci bastare Lui. Ci sta dicendo: Tu hai scelto Dio solamente, non le sue opere!
3. Carissimi fratelli, per la Messa Crismale, quale segno di gratitudine e di comunione, avevo pensato di farvi dono di un piccolo libretto che raccoglie le riflessioni proposte da S.E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine, in occasione della nostra due giorni di aggiornamento di febbraio. Il coronavirus ha impedito anche questa iniziativa, ma non mi impedisce di farvi giungere, tramite questa lettera, la mia profonda gratitudine per il dono di avere voi come cooperatori del mio ministero episcopale. In questi dieci anni ho conosciuto il vostro umile e quotidiano eroismo; l’amore che portate verso la porzione del popolo cristiano che la Chiesa vi ha affidato, per le famiglie, i bambini, i giovani, gli anziani, i poveri, i malati, gli sfiduciati…; la vostra costanza nelle difficoltà, la vostra perseveranza nelle tribolazioni del ministero. Vi ringrazio di cuore. Vi invito inoltre a riservare la vostra preghiera di suffragio per tre nostri confratelli che ci hanno lasciato dal Giovedì Santo dell’anno scorso: Don Pietro Girotto che viveva a Monza, mons. Mario Cosulich, Preposito del Capitolo della Cattedrale e don Giorgio Giurissi. Ricordiamo al Signore anche i confratelli ammalati e, in particolare, S.E. Mons. Eugenio Ravignani. Le tribolazioni che viviamo ci fanno andare con la memoria alla figura di un sacerdote del nostro presbiterio, il Beato don Francesco Bonifacio, la cui esemplare testimonianza sacerdotale usque ad effusionem sanguinis, offerta in tempi non meno tribolati dei nostri, volevo onorare durante la Messa Crismale con l’esposizione, per la prima volta, della sua stola, di altre sue reliquie e con la pubblicazione, nelle ultime pagine del sopracitato libretto, del testo inedito di una sua intensa e profonda preghiera, trovata tra le pagine del suo Breviario, che recitava prima di esercitare il ministero della Confessione. Lo aggiungo a questa lettera come motivo di consolazione, sicuri che il nostro Beato ci aiuterà e ci sosterrà, mentre vi affido tutti alla materna protezione della Madonna della Salute, Madre tenerissima del nostro sacerdozio.
Conto sulla vostra preghiera, vi auguro una santa Pasqua nel Signore risorto e vi benedico.
✠ Giampaolo Crepaldi
Trieste, 9 aprile 2020, Giovedì Santo
Preghiera inedita del Beato don Francesco Bonifacio
Signore, dammi la Sapienza,
che siede accanto a te in trono (Sap 9,4).
Ch’io non apra a nessuno
cui si debba chiudere
e che non chiuda a nessuno
cui si debba aprire.
Fammi dolce nell’attirare i peccatori,
prudente nell’interrogarli,
esperto nell’ammaestrarli.
Maturità nelle risposte,
rettitudine nei consigli,
luce nelle oscurità,
delicatezza nelle cose intricate,
vittoria nelle difficoltà.
Ch’io salvi gli altri
senza perdere me stesso.
Il testo della preghiera è stato trovato tra le pagine del Breviario del Beato.