Quarta Domenica di Quaresima

DIOCESI DI TRIESTE

IV DOMENICA DI QUARESIMA

+ Giampaolo Crepaldi

Cattedrale di San Giusto, 22 marzo 2020

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1.        Per questa quarta domenica di Quaresima, la Chiesa propone alla nostra meditazione il racconto del cieco nato (cf. Gv 9,1-41), che ci offre una serie preziosa di insegnamenti spirituali. Il primo è questo: i discepoli di Gesù, accecati da un assioma teologico che legava in modo automatico la malattia al peccato secondo la mentalità comune del tempo, ritenevano che la cecità del cieco nato fosse conseguenza di un peccato suo o dei suoi genitori. Gesù stigmatizzò il loro pericoloso pregiudizio con queste parole: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio” (Gv 9,3). Il secondo insegnamento: dopo aver rifiutato le idee dei suoi discepoli, Gesù, di fronte alla sventurata cecità di quell’uomo segnato dal limite e dalla sofferenza, non pensa ad eventuali colpe, ma ci rivela che Dio è Amore provvidente e sapiente e che Dio che ha creato l’uomo per la vita. Afferma con forza e solennemente: “Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato… Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo” (Gv 9,5). Il terzo insegnamento riguarda il modo piuttosto singolare utilizzato da Gesù per guarire il cieco nato. Lo fa spalmando sugli occhi del cieco una specie di fango ottenuto mischiando po’ di terra e un po’ di saliva. Questa procedura, a noi incomprensibile, risultava invece chiarissima agli spettatori ebrei perché richiamava una pagina della Bibbia a loro notissima: la creazione dell’uomo avvenuta con la terra plasmata e animata dal soffio di Dio (cf. Gn 2,7). In questo modo Gesù istruisce i suoi riottosi interlocutori di essere venuto nel mondo per ricreare l’uomo, per fare nuova la creazione. Il quarto insegnamento è tutto legato alle accese discussioni che il miracolo di Gesù suscita, puntualmente e ampiamente registrate dall’evangelista Giovanni con i loro risvolti ironici e paradossali. La storia finisce che Gesù e il cieco nato, ma guarito, vengono cacciati via: il primo perché ha violato la legge del sabato e l’altro perché marchiato a vita come peccatore. La sicumera ideologica dei farisei non arretrò di un millimetro neppure di fronte alle mirabili evidenze del miracolo di un cieco nato che riprendeva a vedere.

2.        Carissimi fratelli e sorelle, continua la dolorosa situazione che si è creata con l’epidemia da coronavirus. Continua con un’intensità che lascia senza parole. Tutti siamo rimasti shoccati nel vedere le bare dei poveri defunti di Bergamo portate via dai camion dell’esercito. Tutti siamo ormai confinati in casa in una specie di coprifuoco tipico delle situazioni di guerra. Molti parlano di economia di guerra e di cose simili. Ormai tutti siamo convinti che siamo in guerra contro un virus invisibile, ma insidioso e potente. Una guerra strana, inusuale, fuori da ogni convenzione, assimetrica. Una guerra che ci è piombata addosso, violenta e beffarda, trovandoci tutti impreparati, dovendola combattere con una bottiglietta di soluzione idroalcolica per pulire le mani. Una guerra buia e al buio, tutti vittime di una cecità imponderabile e piena di paure per la salute del corpo e di smarrimenti spirituali nell’anima. Eppure, nella seconda lettura che è stata letta, presa dalla Lettera agli Efesini, san Paolo se ne esce con queste parole avvincenti: “Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore” (Ef 5,8). È l’invito pressante a guardare a Cristo: “Per questo è detto: Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14). Perché? Perché tutto è stato fatto per mezzo di Lui; perché siamo stati pensati e voluti in Lui; perché solo in Lui troviamo la ragione ultima e la spiegazione definitiva di tutta la realtà (cf. Gaudium et spes, 22); perché da Lui giunge a noi la verità sulla nostra vita e sul destino della storia; perché fuori dalla sua luce, la nostra esistenza diventa un enigma insolubile, cieca di fronte all’esperienza del dolore, della sofferenza, della morte. Lasciamoci guarire da Gesù, che vuole donarci la luce di Dio e affidiamoci alla nostra amata Madonna della Salute, che generando Cristo ha dato al mondo la vera luce.