DIOCESI DI TRIESTE
APERTURA ANNO PASTORALE 2019-2020
+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 20 ottobre 2019
Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre!
1. L’odierno incontro di preghiera è dedicato a implorare dal Signore la grazia della sua benedizione sull’anno pastorale 2019/2020 che la nostra Chiesa diocesana è chiamata a vivere in gioiosa e piena fedeltà al Vangelo del suo Sposo, il Signore Gesù. Esso si celebra nel mese di ottobre, che il Santo Padre Francesco ha voluto caratterizzato da una intenso e preminente profilo missionario, cioè di una Chiesa, evangelizzata ed evangelizzatrice, capace di annunciare, con coraggio profetico, che chiunque crede in Gesù Cristo riceve la remissione dei peccati e la salvezza, come ci ammonisce san Paolo nel brano della Lettera agli Efesini che abbiamo appena ascoltato: “A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristoe illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo” (Ef 3,8-9). Deve essere dunque il Signore Gesù il cuore di ogni programmazione pastorale; deve essere il Signore Gesù il punto di partenza e di arrivo di ogni realtà istituzionale, di ogni iniziativa, di ogni proposta della nostra Diocesi: Signore a cui aderire con fede piena, con speranza fiduciosa e con un amore integro; Signore da proporre come l’unico e vero Salvatore dell’umanità a tutti coloro che lo hanno dimenticato o non lo hanno mai conosciuto. Se il cuore dell’essere e del vivere cristiano, sul piano personale e su quello comunitario, non è Lui, tutto perde senso e valore. La vera sfida pastorale è tornare a Lui, con il cuore aperto, certi di essere accolti per essere presentati al Padre che non vuole altro che stringerci nel suo abbraccio di amore che ci rinnova e ci vivifica con la forza, leggera e liberante, del suo Santo Spirito.
2. Predragi bratje in sestre, carissimi fratelli e sorelle, per alimentare la comune consapevolezza che il Signore Gesù debba essere il cuore di ogni programmazione pastorale, a coronamento della Visita pastorale che terminerà entro il mese di maggio del prossimo anno, ho ritenuto opportuno promuovere una Settimana Eucaristica Diocesana, da celebrarsi nei giorni precedenti la festività del Corpus Domini, per suggellare la nostra gratitudine e il nostro amore per Lui. Nella sua ultima cena con i discepoli – la più intensa e la più drammatica – Gesù istituì l’Eucaristia, quale memoriale della sua perenne presenza tra i suoi discepoli. “Questo è il mio corpo che è per voi”, disse. Il pane donato, il pane che sazia il cuore dell’uomo è il Corpo del Signore, donatoci in cibo. “Questo è il calice del mio sangue versato”, disse. La bevanda che spegne la nostra sete è il Sangue del Signore, donatoci come nostra bevanda. Cibandoci di Lui, sotto la specie del pane e del vino, cresce la nostra unione al Cristo, mentre siamo trasformati nel cibo che mangiamo, cioè in Cristo Signore. Questa intima e profonda trasformazione della nostra persona, può avvenire solo se coltiviamo una vera intimità con Gesù, presente nell’Eucaristia. Per prepararci al meglio alla Settimana Eucaristica Diocesana, provvederò tra poco a costituire un Comitato organizzatore che, sentiti i Consigli diocesani presbiterale e pastorale e le varie realtà associative, elaborerà il programma delle celebrazioni.
3. Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, per amare il Signore, dobbiamo anche conoscerlo di più e meglio. È a partire da questa esigenza del cuore e della mente che il prossimo anno cercheremo di dare concreta attuazione ad una delibera del nostro Sinodo diocesano che ci chiese di dotare la nostra Diocesi di un Direttorio per la catechesi, in modo da dare nuovo slancio a questa attività pastorale, particolarmente bisognosa di un suo profilo unitario e concorde. Su questo punto il Sinodo era stato di una chiarezza esemplare, affermando che “La catechesi non è tutto, ma tutto nella Chiesa ha bisogno di catechesi: la liturgia, i sacramenti, la testimonianza, il servizio, la carità”. Il Direttorio – di cui si è già elaborato una bozza e che sarà sottoposto lungo l’anno all’attenzione dei Consigli diocesani presbiterale e pastorale e, tramite i decanati, ai catechisti stessi – riserva un’attenzione particolare alla catechesi degli adulti, seguendo in questo gli orientamenti dei Vescovi italiani. Inoltre, collega la catechesi alle dinamiche pastorali tipiche dell’iniziazione cristiana. Se da un lato va mantenuto, custodito e coltivato il patrimonio che vede ancora una significativa adesione di fanciulli e ragazzi alla catechesi, è anche necessario aprire ulteriori piste di sperimentazione, se si vuole che le nostre parrocchie offrano a tutti la possibilità di accedere alla fede in modo autentico e costruttivo.
4. Predragi bratje in sestre, carissimi fratelli e sorelle, il quotidiano e intimo rapporto di amore con il Signore Gesù ci salva dal cadere in peccaminose situazioni di degrado personale ed ecclesiale che, purtroppo, le cronache odierne ci informano essere giunte fino a mettere a rischio i bambini e le persone vulnerabili con il delitto di pedofilia. Con esso, una burrasca impietosa si è abbattuta sulla Chiesa; una tragedia di impressionanti proporzioni che papa Francesco e i Vescovi italiani stanno affrontando con determinazione profetica. Anche nella nostra Diocesi è stato istituito il Servizio diocesano per la cura e la protezione dei minori e delle persone vulnerabili. A questo riguardo, durante il prossimo anno pastorale si procederà con un programma di informazione e di formazione dei vari soggetti che, in una maniera o in un’altra, hanno a che fare con i minori e le persone vulnerabili, consapevoli che cura e protezione sono parte integrante della missione della Chiesa. Siamo tutti chiamati a favorire una cultura della prevenzione, la formazione e l’informazione della comunità ecclesiale, la creazione di ambienti sicuri per i più piccoli, l’attuazione di procedure e buone prassi, la vigilanza e quella limpidezza nell’agire, che costruisce e rinnova la fiducia.
5. Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, il 4 ottobre scorso – giorno sventurato per l’uccisione dei due agenti di Polizia Matteo e Pierluigi che affidiamo nella preghiera di suffragio all’abbraccio del Padre celeste – ho ricordato il decennale dell’avvio del mio ministero episcopale qui a Trieste. Per l’occasione sono andato a rileggermi l’omelia che pronunciai qui in Cattedrale, dove vi ho trovato una frase che, prego il Signore, continui a restare programmatica per me e per la nostra Chiesa. Questo il testo: “Seguire Cristo non si esaurisce nel riconoscerlo come maestro e modello, ma è sapere che egli ci chiede di condividere la Sua vita, fino a identificarci con Lui, perché tutto ciò che Cristo ha vissuto, Egli fa sì che noi possiamo viverlo in Lui e che Egli lo viva in noi. Perciò, per noi cristiani, Gesù non è un maestro lontano del quale si ammirano gli insegnamenti morali. Non è un modello esteriore da riprodurre in modo stereotipato. È una persona viva, presente e determinante nell’oggi della storia dell’anima di ognuno di noi. È la via da percorrere per avere vita ed essere nella verità”. A Maria, Madre e Regina veneratissima nella nostra città, affidiamo la nostra Chiesa diocesana, pregandoLa di conservarla unita e operosa e di renderla feconda di bene e di grazia. È Lei la guida del nostro cammino, che indicando Gesù ci esorta e ci consiglia: “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5).