Lasorte Trieste 19/03/19 - Chiesa S.Giuseppe della Chiusa, Anniversario Ordinazione Episcopale, Vescovo Crepaldi

Nella Solennità di San Giuseppe l’Arcivescovo festeggia il XVIII anniversario di Ordinazione episcopale

Martedì 19 marzo, nella solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, l’Arcivescovo mons. Crepaldi, come ormai è tradizione, ha presieduto la Celebrazione eucaristica nel santuario di Ricmanje. Per il Vescovo non è solo il momento in cui celebrare la figura di un santo a lui particolarmente caro, di mettersi accanto alla comunità parrocchiale di Ricmanje, ricca della sua componente slovena e italiana, in festa per il suo patrono ma anche quello di rendere grazie a Dio per il suo Ministero episcopale che ha preso avvio il 19 marzo 2001 con l’ordinazione da parte di S.S. Giovanni Paolo II, nella basilica di San Pietro in Vaticano.

Ad accogliere i tanti fedeli e presbiteri presenti alla cerimonia è stato il Parroco, don Rosario Palic, che ha espresso al Vescovo i suoi auguri e quelli della sua comunità per il suo instancabile e ricco ministero di Pastore per il bene della Chiesa particolare e per la sua grande paternità nella quale esprime il mistero dell’amore misericordioso del Padre che accoglie ed accompagna i suoi figli. Il cammino di questo ministero è segnato talvolta dalla croce, segno dell’amore gratuito che ha l’unico obiettivo nella salvezza dei figli in Cristo, che mostra una Chiesa capace di rivelare la bellezza della fede e della carità concreta. Un particolare saluto è stato indirizzato agli allievi e maestre della Scuola parentale “Maria Mater Sapientiae”, scuola nata dall’amore per la vita e la famiglia, alla cui realizzazione ha dato un forte impulso proprio il Vescovo.

Mons. Crepaldi nella suo omelia ha ribadito i motivi che lo spingono a venire ogni anno a celebrare nel santuario dedicato a san Giuseppe, così ricco di storia e devozione popolare, per chiedere al santo Patrono della Chiesa universale una benedizione particolare e la protezione per il suo Ministero e per tutta la Chiesa tergestina. E la preghiera del Vescovo quando unita a quella del suo popolo ha una efficacia più forte e feconda. Ha poi raccontato di avere l’immagine di san Giuseppe sul suo comodino, immagine attraverso la quale lo prega sempre di avere la forza di fare la volontà di Dio. Ciò che infatti risalta dai Vangeli rispetto alla figura di San Giuseppe è la capacità dell’uomo di mettere da parte i propri progetti per dar spazio al progetto di Dio con l’obbedienza della fede. Un’obbedienza che sicuramente ha portato a lui delle umane sofferenze ma vissute nella prospettiva della fede, nella gioia di poter rispondere con coerenza alla volontà di Dio. E anche il Vescovo prega per avere quotidianamente la forza di fare la volontà del Padre che ci ha inviato il Figlio suo, attraverso lo Spirito Santo. Non solo il Vescovo ma ogni credente in Cristo è chiamato a mettere in sordina il proprio io, la propria volontà, per sintonizzarsi invece sulla Parola e la volontà di Dio. Il mondo invece ci spinge a mettere il nostro io in risalto, silenziando Dio, estromettendolo dalla nostra vita. Mons. Crepaldi ha rimarcato poi la sponsalità di san Giuseppe, sposo della Vergine Maria, e in questa relazione ha riversato un amore incredibile. Anche il Vescovo è sposo della Chiesa particolare e deve avere in ogni circostanza, nella gioia e nella prova, un cuore carico di amore per la sua Chiesa ad immagine di quanto san Giuseppe seppe vivere e testimoniare. San Giuseppe infine è padre e questo modello di paternità deve esercitare il Vescovo sul Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, attraverso il governo della diocesi, attraverso l’ascolto dei presbiteri anche nelle loro difficoltà, attraverso l’accoglienza gioiosa del fiorire di nuove vocazioni. L’esercizio della paternità è necessario soprattutto oggi dove si cerca invece solo il rapporto paritario, evitando il retto giudizio del padre, la sua guida, la ricerca del vero bene della persona, della società e della Chiesa. Mons. Crepaldi ha quindi invitato tutti a unirsi alla sua preghiera affinchè il suo episcopato sia sorretto dalla forza della fede, fedele nella sua sponsalità, pronto e generoso nella sua paternità, affidando questa preghiera a san Giuseppe e alla Beata Vergine Maria le cui mani sono sostegno sicuro e saldo per la pace del cuore.

Indirizzo augurale del Vicario Generale mons. Pier Emilio Salvadè

Carissimo Vescovo Giampaolo,
ci siamo ritrovati qui a celebrare con tutta la Chiesa la Solennità di San Giuseppe e in particolare oggi stiamo festeggiando i 18 anni del Suo Episcopato … e lo facciamo a nome non solo di noi che siamo qui, ma a nome di tutti i Presbiteri, Diaconi e Religiosi/e, seminaristi presenti in diocesi.
Ciò che emerge dalla figura di San Giuseppe che oggi festeggiamo è l’elemento della cura che egli ha avuto nei confronti del “figlio non suo” Gesù.
E anche se Gesù non è frutto della carne di Giuseppe noi lo chiamiamo “suo figlio”, perché proprio questa cura ha reso Giuseppe padre, padre “putativo”, ma pur sempre padre.
Cosa significa avere cura per un figlio? Innanzitutto significa fare spazio a lui nella propria vita. Solo così un padre diventa tale: se fa spazio nella sua vita ai figli.
E la vita di un figlio è fonte di gioia e di soddisfazione, da una parte, ma anche fonte di preoccupazione e di sofferenza, dall’altra. Quanti padri dormono poco la notte, perché preoccupati dei propri figli magari senza lavoro, o per altri problemi….
Certamente è stato così anche per Giuseppe. Non è stato sicuramente facile essere padre in terra del Figlio di Dio: i pochi accenni che i Vangeli ci riportano ci mostrano che la sua vita è stata tutt’altro che semplice.
Eppure Giuseppe ha fatto spazio nella sua vita per questo Figlio che è Gesù: quel Figlio che letteralmente gli ha cambiato completamente tutti i piani, tutte le sue decisioni sulla sua vita e sulla vita di coppia che voleva intraprendere… Giuseppe, senza dire una parola nel Vangelo, si affida e si fida.
Carissimo Vescovo Giampaolo, oggi siamo qui per ringraziarLa e per pregare per Lei, perché possa sempre più avere cura della S. Chiesa Tergestina, di noi che siamo suoi “figli” in Cristo.
Non è facile fare il pastore, il Vescovo, certamente.
Ma una cosa apre il cuore dei figli: sentirsi nel cuore del padre. Un padre può anche sbagliare ma se un figlio sente di essere nel cuore del padre, allora tutto va bene.
Carissimo Vescovo Giampaolo, Le auguriamo di tenerci sempre nel suo cuore.
In questi mesi di visita pastorale sta provando sulla sua pelle la fatica e la bellezza di questo contatto quotidiano con i figli…
In particolare Le chiediamo di pregare sempre per i suoi preti e soprattutto per coloro che stanno vivendo un momento di difficoltà nel loro ministero.
Noi assicuriamo la nostra preghiera per Lei, per le sue preoccupazioni e per le sue attese e speranze su questa nostra santa chiesa tergestina.
San Giuseppe, patrono della Chiesa, l’accompagni nel cammino del suo ministero. Ad multos annos!