DIOCESI DI TRIESTE
Solennità di San Giusto Martire
+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 3 novembre 2018
Eccellenza Reverendissima, Eccellenza Sig. Prefetto, Sig. Sindaco, amici fraterni delle Chiese e Comunità ecclesiali, distinte Autorità civili e militari, cari presbiteri, fratelli e sorelle, bratje in sestre!
1. Con questa solenne Eucaristia stiamo celebrando, non solo nel ricordo, ma in una reale comunione, il martire San Giusto, Patrono della Chiesa e della Città di Trieste. Nel Vangelo di Giovanni troviamo scritto: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Queste parole parlano del Signore Gesù. Dal grano caduto in terra che muore, cioè dal sacrificio di Cristo sulla Croce, è germogliata la spiga, la Santa Chiesa, che siamo noi. Cristo non è rimasto solo: l’Unigenito è diventato il Primogenito di molti fratelli; l’Unico è diventato i molti che in Lui formano un solo Corpo. Con questa santa l’Eucaristia noi celebriamo soprattutto la gloria del Cristo crocifisso, cioè il moltiplicarsi del grano caduto in terra che muore e produce molto frutto. In questo modo noi manifestiamo anche una intima e singolare verità: “Il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini” (Benedetto XVI, Insegnamenti I, 2005; LEV, 24).
2. Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, la sorte di Cristo è stata partecipata ed imitata dal martire San Giusto. Chiediamoci: quale è stata la forza che ha sostenuto San Giusto nel suo martirio? La risposta ce la offre la Prima Lettera di San Pietro: “Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori” (3, 14-15). Per quanto paradossale possa sembrare, la risposta cristiana alla domanda che abbiamo formulato è questa: la forza intima che ha sostenuto San Giusto nel suo martirio è stata l’adorazione, la consapevolezza cioè che nulla e nessuno è uguale al Signore nostro Dio; è questo che ha reso San Giusto più forte di ogni potere di questo mondo. Questa è una straordinaria lezione anche per noi cristiani oggi. È l’adorazione la difesa più forte della vera libertà dell’uomo. Quando nella vita del singolo e nella società scompare lo spazio dell’adorazione, il potere non trova più alcun limite. In fin dei conti che cosa testimonia il martire? Egli testimonia il primato dell’amore e della gloria di Dio, che implica l’obbedienza alla sua Legge fino alla morte se necessario. Su questa consapevolezza poggia la Chiesa di Trieste: all’inizio della sua storia con il martirio di San Giusto, fino ai tempi contemporanei con il martirio del beato don Francesco Bonifacio, di cui abbiamo celebrato nel mese di ottobre il decennale della beatificazione.
3. Predragi bratje in sestre, carissimi fratelli e sorelle, la consapevolezza che nulla e nessuno è uguale al Signore nostro Dio – consapevolezza che caratterizzò il martire San Giusto – deve essere ben alimentata anche da noi cristiani al giorno d’oggi di fronte al rischio fondato e alla sottile tentazione di sintonizzare la nostra testimonianza di fede più sulle sirene del mondo che sulle esigenti richieste del Vangelo del Signore. Nel 1937, in pieno nazismo, un teologo protestante, D. Bonhoeffer, impiccato nel 1945 nel campo di concentramento di Flossenbürg, di fronte al medesimo rischio che correva la Comunità protestante di allora, scrisse una pagina attualissima anche per noi cattolici del 2018. Queste le sue parole: “La grazia a buon prezzo è il nemico mortale della nostra chiesa. Noi oggi lottiamo per la grazia a caro prezzo. Grazia a buon prezzo è annunzio del perdono senza pentimento, è battesimo senza disciplina di comunità, è santa Cena senza confessione dei peccati, è assoluzione senza confessione personale. Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza Croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato” (D. Bonhoefer, Nachfolge, 2007, p. 24). Monito grave, ma spiritualmente e pastoralmente rilevantissimo, che ricorda anche a noi cattolici che il solo titolo che deve contraddistinguere la Chiesa di Dio è Cristo, pienezza della Rivelazione del Dio Uno e Trino, venuto e che verrà come segno di contraddizione: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione” (Lc 2,34).
4. Carissimi fratelli e sorelle, predragi bratje in sestre, San Giusto martire, da secoli, è un esempio luminoso di vita cristiana e, da secoli, protegge la Chiesa e la Città di Trieste. In questa circostanza lo vogliamo pregare di aiutare la nostra Chiesa ad essere piena di fede, capace di seminare speranza e di operare con amorevole carità verso i tanti poveri e diseredati che vivono in mezzo a noi; ad assistere i responsabili delle nostre istituzioni impegnati con generosa dedizione a dare un nuovo slancio alla Città, responsabili che ringrazio per la saggezza e l’equilibrio con cui stanno governando eventi in svolgimento proprio oggi e sui quali hanno espresso una motivata e comune posizione i rappresentanti delle comunità religiose della Città. Nelle secolari e innumerevoli vicende – gioiose e tristi, alcune drammatiche – vissute dalle nostre popolazioni, San Giusto è stato sempre un faro di speranza. Di speranza Trieste ha ancora bisogno, per consolidare il suo cammino di sviluppo nella giustizia e nella pace. Hanno bisogno di speranza i suoi giovani, perché il futuro non si mostri loro col volto della minaccia e della paura. Hanno bisogno di speranza i suoi sposi, perché donino con responsabile generosità la vita. Hanno bisogno di speranza i suoi cittadini, perché radicati nella grande tradizione della fede generino ogni giorno rapporti sociali buoni e giusti. Ancora una volta il Vescovo affida a San Giusto la nostra Chiesa e la nostra Città: sia Lui ad indicarci la via verso la vera vita, soprattutto quando il mare dell’esistenza personale e civile si fa burrascoso, sia Lui la nostra difesa e continui da questo colle a proteggere il nostro cammino. Amen!