Il Card. Ernest Simoni, solo il silenzio dell’ “io” lascia spazio a Dio

Il secondo incontro della Cattedra di San Giusto, mercoledì 7 marzo, ha avuto come ospite un grande testimone della fede, il cardinal Ernest Simoni, sacerdote albanese che ha vissuto la crudele e feroce persecuzione del regime comunista. La serata ha avuto un prologo nella chiesa di Nostra Signora di Sion dove il cardinale ha voluto celebrare l’Eucaristia a sottolineare la centralità dell’Eucaristia nella nostra vita spirituale e l’importanza di rendere grazie a Dio ogni giorno, come ha continuato a fare quotidianamente e tra grandi difficoltà anche quando era incarcerato.

L’Arcivescovo Mons. Crepaldi nella presentazione della Cattedra ha voluto sottolineare una particolare circostanza di grazia che lega la figura del card. Simoni, creato cardinale da Papa Francesco nel 2016, della Diaconia di Santa Maria della Scala, alla figura di un altro grande testimone della fede che fu il card. Van Thuân, sepolto proprio nella chiesa di Santa Maria della Scala e che subì le persecuzioni del regime comunista vietnamita. Mons. Crepaldi, che fu per anni stretto collaboratore del card. Van Thuân, ne promuove la memoria attraverso l’attività dell’Osservatorio internazionale sulla Dottrina sociale della Chiesa e ne ha avviato la causa di beatificazione.

Entrambi i cardinali ressero la persecuzione e trovarono nella fede in Cristo, nella fede in Cristo Crocifisso la forza per superare l’odio dei regimi comunisti, praticando, attraverso la Grazia del Signore, la misericordia del perdono e l’amore per ogni uomo, anche per i torturatori.

Il card. Simoni fu arrestato la notte di Natale del 1963, proprio mentre celebrava la Santa Messa, e subì una dura carcerazione vissuta però con tre caratteristiche straordinarie: una fede indomita, una fede sostenuta dalla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, una eroica capacità cristiana di perdonare. Il regime comunista anche in carcere spiava il card. Simoni per estorcere da lui una qualche parola di critica al regime ma lui aveva sempre e solo parole di misericordia. Il Vescovo ha poi ricordato l’incontro di don Ernest con Papa Francesco del 2014 e le lacrime del Papa al sentire la sua testimonianza di fede viva e vissuta. Nel Concistoro del 19 novembre 2016 lo creò cardinale, come a suo tempo fece Papa Giovanni Paolo II con il card. Van Thuân. Il Vescovo ha voluto rimarcare la bellezza della Chiesa che premia questi suoi figli che li indica ad esempio alla Chiesa e al mondo, un mondo in cui le persecuzioni ai cristiani stanno drammaticamente continuando. Per entrare nella giusta dimensione spirituale d’ascolto della testimonianza del cardinale, mons. Crepaldi ha letto una preghiera composta da un padre gesuita che aveva avuto accesso agli archivi segreti della Polizia albanese e nella sua crudezza ben descrive il dramma vissuto dal popolo albanese.

Sangue a Scutari (di Giuseppe Patti SJ)

Veramente, Signore, sei stato qui, con noi,
e ci hai chiesto di assumere nella nostra carne
il peccato dei fratelli.

Siamo stati battuti,
ci hanno messo le uova bollenti sotto le ascelle
e così ci hanno legato
fino alla scottatura delle ossa;
ci hanno lasciati nudi per mesi;
e nudi, legati agli alberi del giardino del convento,
nel nostro gelido inverno.
Per giorni e giorni hanno tenuto immobili le nostre figlie
legate alle ringhiere,
e la notte le hanno tenute impiccate per i polsi.
Hanno scaricato tanti e tanti volts tra le nostre orecchie
e tanti di noi siamo morti così.
Hanno piantato nei nostri inguini
le punte arroventate dei fucili;
hanno denudato in pubblico i nostri sacerdoti;
hanno chiuso in un sacco una nostra figlia
nuda, assieme ad un gatto inferocito,
e poi hanno picchiato e picchiato,
finché tutto è diventato un unico grumo di sangue.
Ci hanno tenuti per giorni e giorni
rannicchiati nel gabinetto puzzolente del sottoscala,
nel tormento fisico e nell’imbarazzo morale.
Per dormire ci hanno accatastato
in una striscia di cemento di soli trentanove centimetri;
hanno bagnato continuamente le nostre topaie d’isolamento,
perché non potessimo distenderci;
hanno tagliuzzato la carne delle nostre cosce
e hanno riempito le ferite di sale;
hanno messo le nostre figlie
nella stessa cella di maschi musulmani
e una ragazza musulmana
nella stessa cella di un frate.
Hanno distrutto Maria,
lasciandola imputridire digiuna
tra cenci sempre appositamente inzuppati:
un amore di ragazza, a ventisei anni!
Hanno frantumato i nostri denti a calci e pugni;
hanno pestato le nostre dita
finché le nostre unghie annerite cadessero nel dolore.
Hanno fatto brulicare i parassiti nella nostra carne:
pulci, cimici e pidocchi: quanti!
Poi ci hanno disinfestato gli ambienti
coprendoci d’insetticidi per tre giorni…
Ci hanno appeso per i piedi come animali macellati.
Albania insanguinata!

Veramente, Signore, sei stato qui, con noi,
e ci hai chiesto di assumere nella nostra carne
il peccato dei fratelli.

Abbiamo marciato nei canali che abbiamo costruito da forzati,
e tanti e tanti di noi siamo morti nel fango.
Hanno scavato i nostri volti e i nostri corpi:
non c’è più bellezza né vigore in noi.
Come vermi, e non uomini, abbiamo brulicato
tra i minerali, sotto terra…

Veramente, Signore, sei stato qui, con noi,
e ci hai chiesto di assumere nella nostra carne
il peccato dei fratelli.

Ci hanno costretto ad essere fedifraghi;
ci hanno costretto a fare la spia ai fratelli;
hanno carpito ai nostri bambini un qualunque segno di Fede
per poterci imprigionare;
sotto tortura ci hanno ingiunto di affermare il falso
e di tradire i fratelli…
Ci hanno tolto pure le lacrime per i nostri fratelli
che hanno assassinato, pena la prigione.

Veramente, Signore, sei stato qui, con noi,
e ci hai chiesto di assumere nella nostra carne
il peccato dei fratelli.

Ci hanno rubato la creatività, l’iniziativa, la cultura;
gli stessi nostri preti sono rimasti vuoti,
stranamente poveri…
I fortunati di noi hanno potuto gridare
«Viva Cristo Re!»
davanti al plotone d’esecuzione
dietro il muro del cimitero cattolico,
e ora là c’è il platano che testimonia,
perché le nostre fosse non le hanno fatte profonde:
i cani sono venuti a grattare sulle nostre salme,
e quindici anni dopo, la calce viva ha bruciato, ha bruciato…
Albania insanguinata…

 

La testimonianza del card. Simoni non ha voluto toccare gli episodi della sua vita, lasciati alla lettura della sua biografia che il Vescovo ha indicato come una lettura che inquieta il cuore perché ci spinge ad una profonda riflessione personale ed un esame di coscienza sulla nostra testimonianza. Il silenzio dell’ “io” infatti è il solo capace di dare spazio a Dio nella nostra vita. Centrale nel dire del cardinale è la riaffermazione di quanto grande sia l’amore di Dio, un amore che è talmente grande che deve essere ricambiato dall’uomo prima di tutto valorizzando il più grande miracolo che ogni giorno si compie in mezzo a noi e cioè Eucaristia, Cristo vivo e vero in mezzo al suo popolo che rende grazie a Dio. Gesù ci aspetta, siamo chiamati ad amare, siamo chiamati a servire ed è questa la grande sapienza cristiana che dobbiamo far nostra perché Gesù è la nostra salvezza. Fondamentale per il card. Simoni è stato sempre il conforto offerto dall’amore alla Madonna al cui Immacolato Cuore sempre si è affidato e mai si stanca di invitare tutti alla preghiera costante del Rosario.

La storia del card. Ernest Simoni è raccontata nel libro «Dai lavori forzati all’incontro con Francesco», scritto dal giornalista Mimmo Muolo e pubblicato dalle Edizioni Paoline.

Lasorte Trieste 07/03/18 - Cattedra di S.Giusto con Card. Ernest Simoni
foto Lasorte

Intervista a S.Em. il card. Ernest Simoni (a cura di M. Manin)

Eminenza, Lei è stato molte volte vicino alla morte, in carcere ha subito varie torture. Invece adesso è incardinato a fianco al Santo Padre. Come ha vissuto questo cambiamento?
Per me è stato tutto improvviso. Non avrei mai creduto che mi fosse stata conferita una nomina così elevata, in quanto molto anziano, all’epoca avevo 87 anni. Però la Madonna e lo Spirito Santo hanno deciso diversamente…
Vorrei dirti una parola: prima di essere diventato cardinale mi sono incontrato casualmente con Franco Mondino, uno dei ragazzi devoti del Santo Padre Pio. Il santo donò a lui il mantello che usava per coprire le stigmate. Quando parlai con Mondino lui mi disse tre volte guardandomi “La Madonna ti ama molto”. Poco dopo fui proclamato cardinale.

Lei ha perdonato i suoi persecutori, ma è anche stato il portatore della dottrina della chiesa e della Pace nel suo paese. Come ha vissuto l’esperienza della misericordia e del perdono?
Grazie al Signore posso raccontarti questa mia esperienza. Quando fui portato in prigione fui accerchiato da carcerati che in realtà erano delle spie che continuamente si rivolgevano a me parlando malissimo del regime comunista e del Presidente – dittatore. Io risposi sempre che la nostra dottrina è l’amore infinito che ha Gesù per tutte le persone: Gesù ci ha insegnato il perdono, ci ha insegnato ad amare i nostri nemici e a pregare per i nostri nemici.

 Eminenza,  quando è stato arrestato?
Correva l’anno 1963. Voglio raccontarti che fui arrestato per aver celebrato su ordine del Papa Paolo VI una messa per il defunto Presidente degli Stati Uniti d’America Kennedy. Passato un mese fui arrestato dopo la celebrazione della messa di mezzanotte della Vigilia di Natale. E’ stato terribile. Sempre sono stato del parere che Gesù porterà il perdono pure per i miei aguzzini.

Lei è stato condannato a morte..
Ti confesso che sono stato molto fortunato e felice quando seppi che non sarei stato condannato a morte! Quasi 5 volte sono stato molto vicino alla morte. Pure in carcere, quando pesavo circa 40 chili è pensavano che sarei morto Dio misericordioso mi salvò. Gesù è il mio salvatore! Gesù è il portatore dell’amore!

Quanto è stata importante la fede e quanto la Sua forza di volontà durante questo percorso.
Gesù è stato per me tutto! Pure la Madre Divina. Noi siamo tutti fragili e bisognosi della grazia Divina. La preghiera è stata per me un mezzo molto importante durante la mia permanenza in carcere. In quel momento ho capito cosa fosse l’amore che Gesù preserva per ognuno di noi.

C’è mai stato un momento di debolezza, fisica e della fede?
Per questo Gesù ci ha detto “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. Da queste parole capiamo che Gesù è sempre vicino a noi. Gesù è stato per me un grande aiuto, è stato il dottore del mio spirito.

Quando è cessata la sua terribile persecuzione?
La mia liberazione arrivò il 5 settembre del 1990. Un funzionario di polizia venne da me è mi disse che era finita, che finalmente sarei stato libero di poter tornare a fare il sacerdote. Subito pensai che si trattasse dell’ennesimo inganno, ma non fu così.

Che rapporto ha adesso con il suo paese l’Albania?
Il Presidente dell’Albania Ilir Meta è una bravissima persona. L’anno scorso mi ha invitato in visita di Stato e mi ha pregato di benedire tutto il Palazzo presidenziale e i presenti alla cerimonia. È stato un momento davvero emozionante per me. In mio onore hanno organizzato un grande ricevimento. Posso affermare che tutti i esponenti del Governo Albanese sono finalmente vicini a Dio.

Com’è la situazione ai giorni nostri in Albania, dal punto di vista del dialogo interreligioso e dal punto di vista sociale? 
Devo dire che in Albania esiste una grande disuguaglianza sociale: ci sono molte persone povere e dall’altra parte persone ricche. Io cerco sempre di convincere le persone di aiutare i più bisognosi.
I Cristiani e i Musulmani in Albania vivono nello spirito di fratellanza. Convivenza, amore, fratellanza e riconciliazione: questi sono, secondo me, i concetti chiave che Gesù Cristo ci insegna.