DIOCESI DI TRIESTE
Santo Natale: Messa del giorno
+ Giampaolo Crepaldi
Cattedrale di San Giusto, 25 dicembre 2017
Carissimi fratelli e sorelle,
1. «E il Logos si fece carne». Con questa singolare e straordinaria dichiarazione che troviamo nel Prologo del Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato, siamo informati che Colui che esisteva da tutta l’eternità è entrato nel tempo e nella storia umana. Per illustrare il mistero dell’evento natalizio, l’evangelista Giovanni aggiunge anche l’immagine biblica della tenda: «Ha posto la sua tenda in mezzo a noi», che evoca la tenda del deserto (Es 25,8-9), costruita perché Dio potesse “abitare in mezzo a loro”, in mezzo al Suo popolo. Il Logos, che all’inizio del Prologo appare in tutto il suo splendore e potenza, si immerge paradossalmente nell’abisso della nostra natura finita e fa della nostra quotidianità e ferialità lo spazio dove piantare la sua tenda. Contemplando questo mistero, non possiamo non provare una gioia inesprimibile nell’apprendere la notizia inaudita che il Logos eterno si è fatto bambino per annunciarci che Dio ci ama. Gioia di sapere che Lui è il nostro “principio”, che noi eravamo amati prima ancora di essere creati e che saremo amati per sempre. Di sapere che la nostra esistenza è immersa nel mistero dell’amore di Dio.
2. Carissimi fratelli e sorelle, nel suo ultimo Natale, il beato Paolo VI, nell’omelia della Messa, propose una illuminante riflessione sul significato della nascita del Salvatore: “Che cosa è il Natale se non questo avvenimento storico, cosmico, estremamente comunitario perché rivolto a proporzioni universali, ed insieme incomparabilmente intimo e personale per ciascuno di noi, poiché il Verbo eterno di Dio, in virtù del Quale noi già viviamo della nostra esistenza naturale (cfr At 17, 23-28), è appunto venuto in cerca di noi; Lui eterno si è inserito nel tempo, Lui infinito si è quasi annientato «assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, è apparso in forma umana, ha umiliato se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce» (Fil 2,6 ss.). I nostri orecchi sono – ahimè! – abituati a simile messaggio, e i nostri cuori sordi a simile chiamata, una chiamata d’amore: «così Dio ha amato il mondo …» (Gv 3,16); anzi siamo precisi: ciascuno di noi può dire con San Paolo: «Egli ha amato me, e ha dato la sua vita per me…»! (Gal 2,20)”. Il Natale è questo arrivo del Verbo di Dio fatto uomo fra noi. Ciascuno può dire: per me! Il Natale è questo prodigio. Il Natale è questa meraviglia. Il Natale è questa gioia. Ritornano alle labbra le parole di Pascal: «Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia»!
3. Carissimi fratelli e sorelle, come i pastori anche noi, pieni di meraviglia e di gioia, dobbiamo portarci alla grotta di Betlemme per incontrare il Bambino adagiato nella mangiatoia. Contemplando quella scena impareremo molte cose. In primo luogo, la sacralità della vita umana – messa ancora una volta a repentaglio dalle ultime scelte sul cosiddetto biotestamento –, il valore fondamentale della maternità della donna e della famiglia fondata sul matrimonio. Capiremo che le persone umili, i pastori, sono destinatarie di un’attenzione speciale e privilegiata perché chiamate per prime ad incontrare Gesù. Impareremo ad amare la pace (Pace in terra agli uomini che Dio ama) e a coltivare l’apertura del cuore verso altri popoli e culture (i Magi venuti dall’Oriente). Ci renderemo disponibili a rispettare l’ambiente naturale creato da Dio: per rendere viva la rappresentazione della Natività, in genere, non mancano mai le stelle, le campagne, i monti, i corsi d’acqua e il bue, l’asinello e le pecorelle. Impareremo, soprattutto, quanto sia fonte di salvezza e di rinnovamento personale incontrare Gesù. Papa Francesco ci incoraggia a seguire questa direzione: «… Entriamo nel vero Natale con i pastori, portiamo a Gesù quello che siamo, le nostre emarginazioni, le nostre ferite non guarite, i nostri peccati. Così, in Gesù, assaporeremo lo spirito vero del Natale: la bellezza di essere amati da Dio. Con Maria e Giuseppe stiamo davanti alla mangiatoia, a Gesù che nasce come pane per la mia vita. Contemplando il suo amore umile e infinito, diciamogli semplicemente grazie: grazie, perché hai fatto tutto questo per me». Buon Natale a tutti!