Pellegrini sulla terra di Dio

DIOCESI DI TRIESTE

XII GIORNATA PER LA CUSTODIA DEL CREATO

CELEBRAZIONE ECUMENICA

+ Giampaolo Crepaldi

Chiesa Serbo-Ortodossa di San Spiridione, 29 settembre 2017

 

1.           Carissimi fratelli e sorelle, carissimi padre Rasko della Comunità Serbo-Ortodossa, padre Gregorio della Comunità Greco-Ortodossa, padre Eusebio della Comunità Rumeno-Ortodossa, siamo riuniti nella splendida chiesa di San Spiridione della Comunità Serbo-Ortodossa per celebrare, con spirito ecumenico, la XII Giornata per la Custodia del Creato che, per quest’anno, ci invita a riflettere sul tema Pellegrini sulla terra di Dio. Questa celebrazione cittadina è impreziosita dal Messaggio che – per la prima volta – è stato scritto e proposto insieme da Papa Francesco e dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I. Si tratta di un testo breve, ma ricco di suggestioni e orientamenti spirituali e culturali, che ci sollecita l’esercizio di una matura e consapevole responsabilità nei confronti del creato, dono incomparabile di Dio agli uomini.

2.           Il Messaggio, in primo luogo, ci invita a contemplare il creato nel contesto dell’azione creatrice di Dio. La Sacra Scrittura, infatti, ci insegna che in principio Dio designò l’umanità a collaborare nella custodia e nella protezione dell’ambiente naturale. “All’inizio, come leggiamo in Genesi (2,5), «nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo». La terra ci venne affidata come dono sublime e come eredità della quale tutti condividiamo la responsabilità finché, “alla fine”, tutte le cose in cielo e in terra saranno ricapitolate in Cristo (cfr Ef 1,10)”. Questo brano del Messaggio ci fa capire come la dignità e la prosperità umane sono profondamente connesse alla cura nei riguardi dell’intera creazione.

3.           Il Messaggio del Santo Padre Francesco e del Patriarca ecumenico Bartolomeo I si sofferma poi a evidenziare come il creato sia costantemente esposto ad atteggiamenti e comportamenti umani che offuscano la nostra vocazione ad essere collaboratori di Dio. Si tratta di uno scenario caratterizzato e gravato da decadenza morale. Su questo specifico punto il Messaggio esprime una viva e diffusa preoccupazione: “La nostra tendenza a spezzare i delicati ed equilibrati ecosistemi del mondo, l’insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, l’avidità nel trarre dal mercato profitti illimitati: tutto questo ci ha alienato dal disegno originale della creazione. Non rispettiamo più la natura come un dono condiviso; la consideriamo invece un possesso privato. Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture. Le conseguenze di questa visione del mondo alternativa sono tragiche e durevoli. L’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili”.

4.           Il Messaggio si conclude con un accorato appello alla responsabilità e a prestare ascolto al grido della terra e ad attendere ai bisogni di chi è marginalizzato, ma soprattutto a rispondere alla supplica di tanti e a sostenere il consenso globale perché venga risanato il creato ferito. Scrivono Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo: “Siamo convinti che non ci possa essere soluzione genuina e duratura alla sfida della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici senza una risposta concertata e collettiva, senza una responsabilità condivisa e in grado di render conto di quanto operato, senza dare priorità alla solidarietà e al servizio”. Questo esercizio della comune responsabilità verso il creato va sostenuto anche da una fervorosa preghiera che ci aiuti a cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in cui ci relazioniamo col mondo.