Fatima, Monte Grisa: pellegrini con Maria – Nota Pastorale dell’Arcivescovo

DIOCESI DI TRIESTE

Fatima, Monte Grisa: pellegrini con Maria

Nota Pastorale

+ Giampaolo Crepaldi
13 maggio 2017

 

Il Centenario delle apparizioni di Fatima

1. Ricorre quest’anno il Centenario delle apparizioni della Vergine Maria ai tre pastorelli di Fatima, Giacinta Francesco e Lucia. Le apparizioni, infatti, ebbero inizio il 13 maggio del 1917 e terminarono il 13 ottobre dello stesso anno. Per il legame, stretto e vitale, che si è stabilito tra il Santuario di Fatima e il nostro Santuario di Monte Grisa – dove si venera appunto la stessa immagine della Madonna e si coltiva la stessa devozione e spiritualità -, ho ritenuto opportuno raggiungervi con una Nota pastorale nell’intento di aiutarvi a vivere – con rinnovata fede, nella preghiera e con riconoscenza – il Centenario delle apparizioni. Sarà anche questo un’occasione per esprimere il nostro amore alla Madonna e per affidarci fiduciosi alla sua materna protezione. Come non ricordare a questo proposito le parole di san Giovanni Paolo II riguardanti il pellegrinaggioche compì nel 2000 a Fatima, anno del Grande Giubileo, per beatificare Francesco e Giacinta: «Da Fatima si diffonde su tutto il mondo un messaggio di conversione e di speranza, un messaggio che, in conformità con la rivelazione cristiana, è profondamente inserito nella storia. Esso, a partire proprio dalle esperienze vissute, invita i credenti a pregare assiduamente per la pace nel mondo e a fare penitenza per aprire i cuori alla conversione. È questo il genuino Vangelo di Cristo riproposto alla nostra generazione particolarmente provata dagli eventi passati. L’appello che Dio ci ha fatto giungere mediante la Vergine Santa conserva intatto ancor oggi la sua attualità» (Udienza Generale, 17 maggio 2000).

2. Il messaggio di conversione e di speranza che si diffonde da Fatima è stato più volte sottolineato e valorizzato dai Sommi Pontefici che, in quel luogo benedetto, si sono recati per implorare grazie per la Chiesa e per il mondo. Il beato Paolo VI fu il primo Papa che si recò a Fatima – dove incontrò anche suor Lucia – il 13 maggio del 1967 su invito dell’episcopato portoghese in occasione del cinquantenario delle apparizioni. Nella sua omelia affermò di essere andato per “chiedere a Maria una Chiesa più unita, più vera, più santa … [e per pregare] perché le speranze e le energie, suscitate dal Concilio, abbiano a maturare di quello Spirito Santo …. da cui proviene la vera vita cristiana … [e per pregare] per la pace nel mondo …. Noi diciamo il mondo è in pericolo. Perciò siamo venuti ai piedi della Regina della Pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace”. (Paolo VI, Pellegrino a Fatima, LEV 1967). San Giovanni Paolo II si recò a Fatima per la prima volta il 13 maggio 1982, un anno dopo l’attentato subito in piazza San Pietro. In quella circostanza così si espresse: “Se la Chiesa ha accolto il messaggio di Fatima è soprattutto perché esso contiene una verità e una chiamata, che nel loro fondamentale contenuto sono la verità e la chiamata del Vangelo stesso”. In definitiva, la verità e la chiamata che giungono a noi da Fatima si concretizzano nel vivere e annunciare il Vangelo in pienezza, percorrendo la strada della santità di vita. Papa Benedetto XVI si recò a Fatima il 13 maggio 2010, durante l’Anno sacerdotale, e, in quella circostanza, affermò: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa… il messaggio di Fatima va proprio alla risposta fondamentale, cioè conversione permanente, penitenza, preghiera, e le tre virtù teologali: fede, speranza, carità”. Il prossimo 13 maggio si recherà a Fatima anche Papa Francesco per affidare il mondo al Cuore Immacolato di Maria in un periodo storico contrassegnato da nubi che minacciano temporali tempestosi, capaci di mettere a rischio la pace, la comprensione tra le nazioni e il futuro dell’umanità. E la programmata canonizzazione dei pastorelli Giacinta e Francesco sarà un ulteriore segno dell’importanza che la Chiesa continua ad assegnare al messaggio di Fatima per il presente e il futuro dell’umanità.

3. L’illusione di cui parlò Papa Benedetto XVI è quella di ritenere di poter condurre la propria vita unicamente con le nostre forze, cioè senza Dio e il suo aiuto, senza considerare che siamo sue creature e che siamo felici solo se viviamo in una relazione vitale con Lui e secondo la legge con la quale ci ha pensato e creato: l’amore e la verità. Suor Lucia, Veggente e Serva di Dio, scrisse, infatti, che il messaggio di Fatima non è altro che un “appello ad osservare la Sua Legge e ricordarci lo scopo per il quale siamo stati creati” (Suor Lucia, Gli appelli del messaggio di Fatima, LEV). È un messaggio quindi che, nel denunciare e stigmatizzare pericolose illusioni, riecheggia quanto la Sacra Scrittura ci insegna nel Salmo 33 ai versetti 16-19: “Il re non si salva per un grande esercito né un prode scampa per il suo grande vigore. Un’illusione è il cavallo per la vittoria, e neppure un grande esercito può dare salvezza. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame”.

4. Il messaggio che ci giunge da Fatima è, in ultima analisi, la chiamata alla santità, che la Madonna impreziosisce con una precisa indicazione: “Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà fino a Dio” (17 giugno 1917). Questo il commento di suor Lucia: «Questo rifugio e questa via sono stati annunciati da Dio a tutta l’umanità subito dopo la sua prima caduta: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15). La nuova generazione che nascerà da questa Donna annunciata da Dio trionferà nella lotta contro la generazione di Satana fino a schiacciargli la testa. La devozione al Cuore Immacolato di Maria si deve stabilire nel mondo attraverso una vera consacrazione di conversione e donazione. Come nella consacrazione il pane e il vino si convertono nel Corpo e Sangue di Cristo, [anche noi] siamo assorbiti con l’essere vitale nel Cuore di Maria» (Sr. Lucia, Gli Appelli del Messaggio di Fatima, LEV). Il Cuore di Maria è quindi il dono che Dio fa a tutti, il rifugio e la via verso la salvezza. Da parte nostra dobbiamo aprirci a questo Cuore materno e diventare figli di Maria: Lei ci farà da Madre, come ha fatto da Madre a Gesù; Lei ci condurrà al Padre, come ha condotto Gesù lungo la sua vita terrena fino al suo abbraccio col Padre; Lei soffrirà con noi e ci darà la forza per partecipare con amore alla Croce di Gesù, nostro Redentore, come Lei vi ha partecipato.

La strada della santità

5. Il Santuario di Monte Grisa sorse avendo nel suo orizzonte ideale Fatima e il suo messaggio: in quell’orizzonte trovò compiuta espressione un voto del mio predecessore mons. Antonio Santin a favore della Città e la volontà di san Giovanni XXIII di erigere un Santuario quale perpetua testimonianza della consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Per questo stretto legame che esiste tra il Santuario di Monte Grisa e quello di Fatima e per l’importanza e il valore spirituale che assume il messaggio che nella Cova da Iria la Madonna rivolse ai tre pastorelli, è assai opportuno che questo messaggio venga custodito, coltivato e proposto anche nel nostro Santuario di Trieste che, in questo modo, può diventare sempre più uno spazio privilegiato per chi, con sincera apertura del cuore, si rende pronto e disponibile a intraprendere la strada della santità, strada che va scandita secondo le tappe che la Vergine Maria ha indicato: conversione, penitenza riparatrice, misericordia di Dio e preghiera. Si tratta di tappe da seguire non assecondando impossibili tempistiche temporali, ma secondo quelle molteplici esigenze che rispondono ad una progressiva maturazione spirituale, capace di tenerle tutte in debita considerazione, senza censure e dimenticanze.

5.a) Conversione. Il nucleo centrale del messaggio di Fatima è l’appello alla conversione. In esso e con forza profetica è costantemente evocato e denunciato il dramma del peccato. Di fronte alla visione dell’inferno, la piccola Giacinta chiede: “Che peccati fa quella gente per andare all’inferno?”, e la cugina Lucia le risponde: “Non so. Forse il peccato di non andare a messa la domenica, di rubare, di dire brutte parole, di imprecare e di bestemmiare”. Il peccato, che si manifesta come la genesi della tragedia umana, è richiamato con insistenza soprattutto per sottolineare l’urgenza della conversione, di quella personale in primo luogo, ma anche di quella degli altri da conseguire attraverso la preghiera e il dono di se stessi. I sacrifici fatti per la conversione dei peccatori, infatti, saranno l’espressione stessa dell’offerta che i pastorelli fanno di sé stessi in funzione dei molti. Inoltre nel contesto del messaggio di Fatima possiamo cogliere anche l’appello ad una conversione che riguarda gli stessi avvenimenti storici, per orientarli verso esiti di bene, di pace e di giustizia.

5.b) Penitenza riparatrice. Leggendo la biografia del pastorello Francesco si resta colpiti da questa sua affermazione: «La Vergine Maria e Dio stesso sono infinitamente tristi. Tocca a noi consolarli». È quindi la tristezza di Dio che sollecita la penitenza riparatrice dei fanciulli. L’Angelo invita al sacrificio “in atto di riparazione per i peccati dai quali (Dio) è offeso”. Anche la Signora del Rosario chiede un “atto di riparazione dei peccati coi quali Dio viene offeso”. A giugno del 1917 i tre bambini vedono nella “luce intensa” che la Signora trasmette un cuore che loro capiscono essere l’ “Immacolato Cuore di Maria, oltraggiato dai peccati dell’umanità, che chiede riparazione”. La devozione dei primi sabati sarà, nell’apparizione di luglio, indicata come uno dei mezzi di riparazione. Sacrificio, penitenza, riparazione per le offese: questi inviti sono rivolti anche a noi. Se intendiamo fare tesoro del messaggio di Fatima dobbiamo essere pronti ad accogliere queste proposte, che abbiamo più o meno cancellato dal nostro vocabolario. Se riflettiamo bene queste proposte corrispondono a realtà spirituali che sono essenziali, perché sono tutte presenti e assunte nella Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. La riparazione, infatti, non è né più né meno che un atto di amore. In questo modo la vive Francesco, il consolatore della tristezza di Dio, tutto dedito a rallegrare Colui che ama e dal quale si sente infinitamente amato.

5.c) Misericordia di Dio. Il Messaggio di Fatima è certamente caratterizzato dal tema della tristezza di Dio, ma è soprattutto caratterizzato da quello della sua infinita misericordia. L’Angelo, nelle sue apparizioni ai tre pastorelli, affermò che “i Cuori di Gesù e Maria hanno grandi piani di misericordia per voi”. Come per i pastorelli di Fatima, anche per noi si tratta di far tesoro della inesauribile misericordia del Padre celeste che ci è stata pienamente rivelata e donata nella Croce di Cristo. Contemplando le piaghe del Signore Gesù, particolarmente quella del suo cuore trapassato, al quale è intimamente unito il Cuore Immacolato e doloroso di Maria, ognuno di noi è chiamato a lasciarsi plasmare da Cristo Signore che è l’Agnello senza macchia, fino a diventare una cosa sola con Lui. Dio è certamente triste per il dramma dell’umanità, con tutto il cumulo impressionante dei suoi peccati, delle sue sofferenze, delle sue ingiustizie e dei suoi egoismi. Ma il Messaggio di Fatima irrompe, all’inizio del secolo XX – il terribile secolo breve -, come eco del Vangelo della misericordia, l’unico capace di trasformare la storia umana segnata dal peccato personale e sociale in storia di grazia, di pace e di autentica promozione dell’uomo.

5.d) La preghiera. L’invito a pregare che giunge ai pastorelli prima dall’Angelo e poi dalla Madonna è la trama, solida e illuminante, che lega in senso compiuto tutto il messaggio di Fatima. Alcune di queste preghiere, ricche di risonanze bibliche e teologiche, sono bellissime e le ripropongo qui, invitandovi a recitarle spesso. Dio mio, io credo, adoro, spero e Vi amo. Io Vi domando perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano, non Vi amano” (L’Angelo nella primavera 1916, a Fatima). “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi, delle indifferenze da cui Egli medesimo è offeso. Per i meriti infiniti del suo Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria io Vi domando la conversione dei poveri peccatori” (L’Angelo nell’autunno 1916, a Fatima). “O Santissima Trinità, vi adoro! Mio Dio, mio Dio, Vi amo nel Santissimo Sacramento!” (La Madonna il 13 maggio 1917, a Fatima). “O Gesù è per amor vostro, per la conversione dei peccatori, ed in riparazione per i peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria” (La Madonna il 13 luglio 1917, a Fatima). “Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia” (La Madonna il 13 luglio 1917, a Fatima).

5.e) Eucaristia e Rosario. Vi è un palpito eucaristico nel cuore del messaggio di Fatima. Se le prime parole dell’Angelo ai tre pastorelli sono un invito alla preghiera – Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo -, l’Angelo introdurrà poi i bambini ai sapori del mistero eucaristico. La tematica eucaristica è presente nella sfida lanciata dalla stessa Signora vestita di bianco: “Vorreste offrire voi stessi a Dio? Vorreste offrire voi stessi in sacrificio per l’umanità?”. Si fa in questo modo eco alle parole pronunciate da Cristo: “questo è il calice della nuova Alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Lc 22,20). Le parole della Madonna sono un invito rivolto anche a noi a vivere partendo dalla logica eucaristica del dono di sé. Questo invito a vivere nell’Eucaristia è altresì il profondo significato della comunione riparatrice dei primi sabati, che va conservata e incrementata. Inoltre, in ogni apparizione, la Madonna chiese ai pastorelli di pregare e di recitare la corona del Rosario “il terzo tutti i giorni”. Meditare e pregare i misteri della vita di Cristo è lasciarsi modellare dalla presenza di Dio, così come Maria stessa fece. Nel Rosario vi è tutto il Vangelo che la Chiesa proclama, esortandoci a farlo diventare preghiera perché, come accadde per Maria, sia fonte di vita anche per ognuno di noi. La Madonna è veramente la via più facile, più bella e sicura per giungere a Gesù!

5.f) L’impegno e la preghiera per la pace. L’8 ottobre del Grande Giubileo del 2000, il Papa san Giovanni Paolo II fece portare in Vaticano la statua della Madonna di Fatima per consacrare a Lei il terzo millennio con la seguente affermazione: «Sono tempi duri quelli che viviamo; però la certezza è che non sarà il male ad avere l’ultima parola. Perché Maria ha detto: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”». Non si può non rimanere fortemente impressionati al sapere che, all’interno della corona posta sulla statua della Madonna di Fatima, è stato incastonato il proiettile che trapassò il corpo di san Giovanni Paolo II, nell’attentato di cui fu vittima in piazza san Pietro il 13 maggio 1981. “Una mano materna mi ha protetto”, dirà il Papa, sapendo che quello era il giorno dell’apparizione a Fatima. Mi sembra questo ricordo, il modo migliore per evidenziare il profondo legame tra Fatima e la pace. Le apparizioni avvennero durante la tragedia della prima guerra mondiale (1914-1918): in quelle ore tenebrose di odio e di violenza la Madonna apparve ai tre pastorelli, Francesco, Giacinta e Lucia, il 13 maggio 1917, portando un messaggio di luce, di pace, di speranza. Fatima è un invito pressante ad uscire da un tunnel tenebroso che consenta all’umanità di passare dalla guerra alla pace, dalla notte al giorno, dalle tenebre alla luce. Nei segreti di Fatima troviamo l’eco delle atrocità della storia umana dell’ultimo secolo, ma si rinnova anche l’invito alla fiducia nella promessa del Cuore Immacolato di Maria e nella parola finale della tenerezza di Dio.

Proposte per il Centenario

6. In occasione del centenario delle apparizioni di Fatima, il santuario di Monte Grisa ha formulato una serie di proposte pastorali che intendo sostenere con forza per il valore spirituale che rivestono. Le richiamo velocemente: pellegrinaggio di un Decanato per il 13 di ogni mese; pellegrinaggio dei malati; pellegrinaggio dei bambini e delle famiglie; pellegrinaggio del laicato associato; pellegrinaggio delle persone impegnate nel sociale e nel politico. Si tenga presente che dal 30 giugno al 4 luglio si terrà il pellegrinaggio diocesano a Fatima. Come si vede, le proposte sono tutte unificate dalla forma del pellegrinaggio. Il cammino esteriore del pellegrinaggio è l’invito a un percorso interiore nell’intimità del pellegrino, sicuro della compagnia di Maria, pellegrina piena di grazia, che incoraggia alla ricerca di Dio e all’attenzione per i propri fratelli. Pellegrinare è percorrere un cammino di trasformazione: tornare ad essere bambini nella fiducia in Dio, nella maturità della fede, nella forma dei primi testimoni della misericordia di Dio a Fatima, Francesco, Giacinta e Lucia. Termino questa Nota pastorale con la preghiera Giubilare di Consacrazione, che vi invito a recitare con particolare fervore.

Salve, Madre del Signore,
Vergine Maria, Regina del Rosario di Fatima!
Benedetta fra tutte le donne,
sei l’immagine della Chiesa rivestita di luce pasquale,
sei l’onore del nostro popolo,
sei il trionfo sul male.

Profezia dell’Amore misericordioso del Padre,
Maestra dell’Annuncio della Buona Novella del Figlio,
Segno del Fuoco ardente dello Spirito Santo,
insegnaci, in questa valle di gioie e di dolori,
le verità eterne che il Padre rivela ai piccoli.

Mostraci la forza del tuo manto protettore.
Nel tuo Cuore Immacolato,
sii il rifugio dei peccatori
e la via che conduce a Dio.

Unito ai miei fratelli,
nella Fede, nella Speranza e nell’Amore,
a Te mi affido.
Unito ai miei fratelli, attraverso di Te, a Dio mi consacro,
o Vergine del Rosario di Fatima.

E alla fine, avvolto dalla Luce che dalle tue mani giunge a noi,
darò gloria al Signore per i secoli dei secoli.

Amen.