DIOCESI DI TRIESTE
TE DEUM
+ Giampaolo Crepaldi
Chiesa Beata Vergine del Rosario-Cappella Civica, 31 dicembre 2016
1. Distinte Autorità, carissimi fratelli e sorelle in Cristo, siamo riuniti in questa Cappella Civica della Città di Trieste per ringraziare il Signore, con il canto del Te Deum, di tutte le grazie che ci ha elargito in questo 2016 che, tra poche ore, volgerà verso la fine. Il canto del Te Deum si apre con la lode – Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore – e termina con una professione di fiducia – Tu sei la nostra speranza, non saremo confusi in eterno. Nonostante l’andamento dell’anno sia stato facile o difficile, fecondo o sterile, con il canto del Te Deum intendiamo tutti insieme dare voce alla speranza cristiana, quella che ci fa dire che c’è del bene nel mondo, e questo bene è destinato a vincere grazie a Gesù Cristo. È vero, fanno più notizia le opere del male che quelle del bene. Ma se, come in questa occasione, mettiamo con fiducia tutto nelle mani sapienti del Signore, che professiamo essere il Signore del tempo e della storia, allora ci viene fatta la grazia di valutare gli eventi che accadono nella nostra vita e nel mondo con gli occhi della speranza.
2. Carissimi fratelli e sorelle, nel ricordare alcuni significativi eventi che hanno caratterizzato il 2016, desidero in primo luogo ringraziare il Signore per come la nostra Chiesa ha vissuto il Giubileo della misericordia che, con felice intuizione di papa Francesco, è stato celebrato con l’apertura della Porta santa in tutte le Diocesi del mondo. Anche qui a Trieste, il Giubileo è stato celebrato con particolare intensità, reso ricco da numerosi e significativi eventi: i giubilei delle parrocchie in Cattedrale; i giubilei di Monte Grisa (emblematico quello dei sacerdoti della quattro Diocesi della Regione) di Repentabor-Monrupino e di Muggia Vecchia; la Tenda della misericordia a sant’Antonio nuovo; il ciclo quaresimale di riflessioni sul tema della misericordia nella Cattedra di San Giusto; il pellegrinaggio diocesano a Roma con l’incontro con il Santo Padre al quale abbiamo consegnato il Libro con gli Atti del Sinodo diocesano e tante altre iniziative… Ma, il frutto del Giubileo va rintracciato soprattutto nell’essere stato capace di suscitare in moltissime anime il desiderio e la volontà di convertirsi, spesso tramite la riscoperta del sacramento della confessione, aprendosi così all’incontro salutare con l’Amore trinitario, alla sua misericordia e al suo amore attento e premuroso.
3. Carissimi fratelli e sorelle, durante la solenne festività di San Giusto ho annunciato che il prossimo anno prenderà il via la Visita pastorale del Vescovo alle comunità cristiane della nostra Chiesa diocesana, Visita che avrà come tratto caratterizzante il tema della fede. La Chiesa di Trieste, nelle determinazioni del suo Sinodo, ha ben maturato la consapevolezza della necessità di incrementare la sua missione evangelizzatrice. Questo impegno apostolico è tanto più necessario quando la fede rischia di oscurarsi in contesti culturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenza sociale. Anche Trieste è una città dove la fede cristiana deve essere annunciata sempre di nuovo e testimoniata in maniera credibile. Da una parte, il numero crescente di credenti di altre religioni, la difficoltà delle comunità parrocchiali ad avvicinare i giovani, il diffondersi di stili di vita improntati all’individualismo e al relativismo etico; dall’altra parte, la ricerca in tante persone di un senso per la propria esistenza e di una speranza che non deluda, non possono lasciarci indifferenti. Come l’Apostolo Paolo (cfr Rm 1,14-15), ogni fedele della nostra Chiesa deve sentirsi debitore del Vangelo verso gli altri abitanti!
4. Carissimi fratelli e sorelle, volgendo lo sguardo ora ai problemi che hanno toccato il nostro vivere civile nel 2016, dobbiamo ricordare in modo particolare quello connesso alle migrazioni, anche qui a Trieste motivo di non poche preoccupazioni e di un acceso dibattito pubblico, che ha visto la nostra Chiesa impegnata in prima linea a fronteggiarne gli aspetti connessi all’emergenza umanitaria. In un quadro che resta carente e deficitario di credibili linee di intervento su questo tema scottante sia a livello nazionale sia a livello europeo, è bene dotarsi di un qualche criterio per il discernimento. Primo criterio è che esiste il diritto ad emigrare, a fronte di persecuzioni politiche o religiose, di guerre, di degrado o di povertà endemica o di sottosviluppo che impediscono la sopravvivenza o la condizionano a sofferenze sproporzionate. Se esiste quindi un diritto ad emigrare va tenuto anche presente che c’è anche, e forse prima, un diritto a non emigrare. L’emigrazione non deve essere forzata, costretta o addirittura pianificata. Questo criterio è molto importante perché ad esso sono collegati dei doveri. Il dovere della comunità internazionale di intervenire sulle cause prima che sulle conseguenze. Un altro criterio è che se esiste un diritto ad emigrare non esiste però un diritto assoluto ad entrare in ogni caso in un altro Paese. In altri termini, i Paesi di destinazione hanno il diritto di governare le immigrazioni e di stabilire delle regole per l’accesso e l’integrazione degli immigrati nella loro società. E tra i criteri per la difesa del bene comune nelle politiche immigratorie c’è anche il dovere di salvaguardare la propria identità culturale. Un altro criterio è il realismo cristiano, che significa vedere che dietro le migrazioni non ci sono solo legittimi bisogni, ma anche reti di sfruttamento delle persone e disegni di destabilizzazione internazionale, questi ultimi perseguiti tramite l’esecuzione di spaventosi atti terroristici, perpetrati anche recentemente sul suolo europeo da fondamentalisti islamici.
Carissimi fratelli e sorelle, consegniamo questo 2016 a Maria, Madre del Signore, e affidiamo alla sua sollecita protezione il 2017. Attraverso di Lei, attraverso il suo «sì», è giunta la pienezza del tempo, quel Gesù Bambino che ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti e di guidarli verso esiti di bene.